La grande quercia del bosco era molto vecchia.
Nella corteccia del tronco e dei rami, i solchi
lasciati dal tempo erano profondi.
Non sapeva ancora quanto le rimanesse da vivere.
Un tempo era stata eletta regina del bosco, non solo
per la sua grandezza, ma anche per la sua bontà.
Nel folto della sua chioma, come un grande mamma teneva
i nidi degli uccellini.
Li riparava dal freddo e dal vento, durante l’inverno, e dalla calura nelle
giornate estive.
Il suo impegno era quello di mantenere l’ordine e la
giustizia affinché nel bosco tutto funzionasse a dovere.
Ma ora era giunto il tempo di lasciare la corona.
Voglio eleggere il mio successore –disse – per fare questo ho bisogno di aiuto,
chiamerò i miei amici uccellini.
Detto questo diede un forte scossone alla sua chioma e
da questa uscirono cinguettando spaventati un gran numero di uccellini dai più
svariati colori.
-Ho bisogno di voi – disse la quercia- voglio affidarvi un compito.
Gli uccellini ripresisi dallo spavento si fermarono sui
rami ad ascoltare.
Voglio riunire tutti gli alberi –disse la quercia- per
nominare il mio successore.
Andate e dite ad ognuno che questa sera al chiarore della luna piena ci sarà
una grande assemblea.
Gli uccellini fecero quello che gli aveva chiesto la
quercia; nel bosco, intanto, si spargeva la notizia che mise in allarme tutte
le piante.
Ogni albero era convinto di possedere le migliori
qualità, e perciò si sentiva in diritto di essere eletto.
C’era chi si vantava di avere un bel tronco lungo e
diritto, chi una grande e folta chioma, altri ritenevano di far maturare dei
frutti meravigliosi.
Per migliorare il loro aspetto, gli alberi chiamarono
in aiuto alcuni animaletti.
Gli scoiattoli con la coda, si misero a lucidare il tronco del loro albero
preferito e per fare questo salivano e scendevano dall’albero.
Il picchio lavorò incessantemente tutto il giorno
picchiettando per mangiare tutte le larve e i vermetti .
Venne la notte, la luna era già alta nel cielo e
i suoi raggi rendevano scintillanti le foglie degli alberi bagnate dall’umidità
della sera.
La grande quercia dalla sua posizione riusciva a vedere
tutti perché si trovava proprio in cima ad una collinetta.
Bene –disse- vedo che siete tutti pronti! Sapete perché vi ho chiamato; ora
vorrei sentire le vostre voci.
Il carpino fu il primo a prendere la parola.
- Cara quercia, ci dispiace molto che tu abbia deciso di non governarci più;
sono convinto che non avrai difficoltà nella scelta di colui che continuerà a
governare con la tua stessa saggezza e lo stesso impegno.
E’un impegno faticoso, che richiede un albero dal legno duro, tenace e compatto
che sia in grado di combattere le avversità, e tu lo sai che io possiedo tutte
queste qualità.
- Hai dimenticato una cosa! - disse il tiglio che si
trovava poco distante .
Io vivo molti anni, anzi decenni, e questo mi sembra un aspetto da non
sottovalutare…potrei governare a lungo.
Non dimenticate l’altezza – disse il pino – il mio
sguardo arriva fino al mare, da quassù potrei controllare ogni cosa.
La grande quercia ascoltava attentamente mentre la luna
osservava perplessa.
Il gufo saggio che se ne stava appollaiato su un ramo
scuoteva la testa.
- Puoi parlare !- disse la quercia- mi sarebbe utile un tuo consiglio.
Da molti anni vivo in questo bosco -disse il gufo
- conosco tutti gli alberi, i loro pregi e i loro difetti.
Non c’è nessuno che sia perfetto, ognuno ha qualcosa di diverso ed è questo
che li rende unici e speciali.
Tutti sono utili per la nostra sopravvivenza, nei tronchi troviamo riparo, nei
rami si costruiscono i nidi, i frutti degli alberi ci sfamano, le gemme e i
fiori profumati servono alle api per il loro miele delizioso.
Ti ringrazio caro gufo, le tue parole mi hanno fatto
riflettere -disse la quercia – e prima di prendere una decisione voglio
pensarci bene.
Intanto vicino ad una siepe, al limitare del bosco un cipresso e un coniglio
chiacchieravano animatamente: - Fatti avanti –diceva il coniglio- che cosa
aspetti a parlare?!
Ma io di che cosa posso vantarmi ?- rispose il
cipresso- che per parlare con il suo amico stava piegato quasi fino a toccare
la punta per terra.
Io ti conosco bene - disse il coniglio – tu non ami il
chiasso e le chiacchiere inutili.
E’ vero che vivi in disparte, un po’ isolato, ma non per questo non conosci il
bosco! Tu non parli molto, ma ascolti tanto, sei onesto e saggio e chi ha
bisogno può contare sul tuo aiuto.
E vero, è così! - Dissero in coro la volpe, l’orso, il riccio e gli altri
animaletti che avevano ascoltato la conversazione. -
Il nostro amico cipresso ha un grande cuore, noi vogliamo che ci accudisca e ci
governi.
Erano queste le parole che la grande quercia voleva
sentire e così prese la sua decisione e fece diventare il timido cipresso il re
del bosco.
La luna nel cielo sorrise compiaciuta e poi stanca, se ne andò a dormire,
lasciando il posto ai primi deboli raggi di sole.
(Maria Maddalena
Covassi)
Signore,
ch'io non cerchi di raccogliere sorrisi
quanto di seminarli.
- Anna
Marinelli -
L'unico modo di
avere un amico è esserlo.
- Ralph Waldo
Emerson -
"Amicizia"
Un amico
Ho stretto la mano
dell'amico, Signore,
e improvvisamente, di fronte a quel volto triste e preoccupato,
ho temuto la tua assenza nel suo cuore.
Sono impacciato come davanti ad un tabernacolo chiuso
quando ignoro se tu vi abiti.
Se tu non fossi presente, Signore, noi saremmo separati.
Perché la sua mano nella mia non sarebbe che carne su carne,
e il suo cuore per il mio, cuore d'uomo per l'uomo.
Voglio la tua vita per lui e per me insieme,
perché voglio che il mio amico sia, per tuo merito,
il mio fratello.
- Padre Michel Quoist -
Buona giornata a tutti. :-)