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mercoledì 8 dicembre 2021

Il sì di Maria, il suo "eccomi", è il sì a quell'Amore - 8 dicembre 2021

"Quando venne la pienezza del tempo (Gal 4,4), come il 6° giorno l'uomo fu formato dalla terra con la potenza e la sapienza della divina mano, all'inizio della sesta età del mondo, l'arcangelo Gabriele fu inviato alla Vergine ed ella diede il suo consenso. 
Lo Spirito Santo discese su di lei, infuocandone l'anima come fuoco divino e santificandone la carne con la più perfetta purezza, e su di lei "stese la sua ombra la potenza dell'Altissimo" (Lc 1,36) affinché ella potesse sostenere tale ardore. Così per opera dell'Altissimo si formò immediatamente un corpo, un'anima creata e nello stesso tempo i due furono uniti alla divinità nella persona del Figlio, affinché questi fosse Dio e Uomo, restando salve le proprietà di ognuna delle due nature.
Oh! Se tu potessi anche solo un poco capire quale fu e di quale intensità l'incendio che si accese allora in cielo, il ristoro procurato e la consolazione accordata! 
A quale dignità fu elevata la Vergine Maria! 
Quale fu la nobiltà concessa al genere umano e quale la condiscendenza della Maestà divina! 
Se tu potessi sentire i canti di giubilo della Vergine, salire la montagna con la Madonna, contemplare i soavi abbracci della Sterile con la Vergine, e il modo di cui si riempie di senso il dovere di salutarsi, modo in cui l'umile servo riconosce il suo Signore; l'araldo il suo Giudice; la voce, il Verbo! 
Sono sicuro che allora non potresti non cantare con soavi accenti insieme alla Beata Vergine il sacro cantico: "L'anima mia magnifica il Signore..." (Lc 1,46). Sono sicuro che con gioia e trasporto ti uniresti al bambino Profeta per adorare l'ammirabile concezione verginale".


- San Bonaventura -
 (1221-1274)
L'albero di Vita, n. 3



Mediante la concezione di Maria veniva posta come la base, il fondamento della città che ospita il sommo Bene; si preparava la dimora della luce eterna, il tempio in cui avrebbe abitato corporalmente lo spirito incorporeo e incontenibile, che crea tutti gli esseri e dà loro la vita. 
La Sapienza di Dio, che si stende da un confine all'altro con forza, tutto riempie, tutto regge: chi non vorrà ammettere che questa Sapienza abbia pervaso di un nuovo ineffabile gaudio il cielo, la terra e tutto ciò che contengono, quando fu concepita Maria, la Vergine, Madre degnissima del Figlio divino? E che una gioia le abbia illuminato l'universo a causa della totale restaurazione che un'ispirazione divina e segreta faceva prevedere? Questa concezione segnò il primo albore della vita di colei che avrebbe accolto in sé il sommo Bene: come potremmo dire che Ella abbia contratto la macchia d'origine inestimabile derivata dal primo peccato?
Tutto quello che Dio ha mai potuto volere per qualcuno altro da sé di onorevole, è certissimo che l'ha voluto per te, o beata fra tutte le donne. 
Ha voluto far di te sua Madre, lui il Creatore, il Padrone e il Sovrano di ogni creatura, lui l'Autore e il Signore di tutti gli esseri non solo intelligenti, ma anche di quelli che superano ogni intelligenza. 
Ti ha reso sua Madre; ne segue che ti ha costituita sovrana e imperatrice di tutto l'universo. Eccoti, dunque, o Maria, la regina dei cieli, della terra e del mare, di tutti gli elementi e di quanto essi contengono; perché tu fossi tutto ciò, Iddio ti formava mediante l'operazione dello Spirito Santo, nel seno di tua madre, fin dal primo istante della tua concezione. 
Questa è la verità, o nostra Signora, verità che ci colma di allegrezza.
Dolcissima Maria, a cui è riservata una grandezza senza pari, tu che sei destinata a diventare la Madre del sommo Bene, la regina nobile e prudente, dopo tuo Figlio, di tutti gli esseri passati, presenti e futuri, ascolta la nostra domanda: 
"Hai potuto fin dall'origine essere tale che possiamo collocarti a un livello superiore a ogni altra creatura su cui, come sappiamo con certezza, tu eserciti il tuo impero? L'Apostolo della pura verità colui che tuo Figlio, dal cielo dove ora dimora, ha soprannominato strumento eletto, afferma che tutti gli uomini hanno peccato in Adamo. Verità certa, che non è lecito negare, come io affermo con forza. 
Considerando, però, l'eminenza della grazia divina in te, o Maria, io noto che in modo inestimabile tu sei posta non tra le creature ma al di sopra di ogni essere creato, tranne il tuo Figlio. 
Così concludo che quando fosti concepita, non rimanesti vincolata dalla medesima legge che lega la natura di tutti gli altri esseri umani. 
No, tu fosti completamente libera dalla schiavitù di qualsiasi peccato grazie a una virtù specialissima, a un'operazione che rimane impenetrabile all'intelletto umano. Solo il peccato teneva lontani gli uomini dalla pace di Dio. Per distruggere il peccato e ricondurre cosi il genere umano alla pace divina, il Figlio di Dio volle farsi uomo, in modo però che in lui non ci fosse nessuna connivenza con quanto separava l'uomo da Dio. 
E perché questo si realizzasse, era giusto che la madre da cui sarebbe nato il Figlio dell'uomo fosse pura da ogni peccato. Altrimenti, la carne non avrebbe potuto unirsi così intimamente a quella purezza suprema e l'uomo essere assunto in una così grande unità con Dio, da permettere che tutto ciò che è proprio di Dio fosse senza distinzione anche dell'uomo, e tutto ciò che è proprio dell'uomo fosse anche di Dio. 
O Maria, chi può fissare lo sguardo, chi può cogliere la tua eccellenza? 
E per giungere a tanta sublimità, tu sorgevi purissima nel seno di tua madre. Se non fossi stata concepita in questo modo è certo che non avresti potuto pervenire fino alla sublime altezza di Madre di Dio.

- Eadmero di Canterbury -
Dal Trattato "La concezione di Maria santissima":
(Tractatus de Conceptione Sanctaæ Mariæ. PL 159, 303-307)


C'è una parola nel vangelo di oggi che attira particolarmente la mia attenzione: kecharitomene, piena di grazia. 
Guardare Maria, Immacolata, piena di Grazia, la "tutta Bella" non significa guardare all'impeccabile Maria, colei che non sbaglia mai, la "sempre perfetta". 
Kecharitomene è, in un certo senso, il nome proprio di Maria, l'eternamente piena di Grazia, Colei che è amata da sempre e per sempre. 
Kecharitomene ci ricorda che al principio e fondamento della storia, e di ogni storia, c'è l'Amore eterno del Padre, nel Figlio. 
E noi, forse, non siamo eternamente amati? Che differenza c'è tra noi e Maria? Lei quell'Amore l'ha riconosciuto, l'ha scelto, l'ha accolto. 
Quell'amore in Lei si è fatto carne. 
Il sì di Maria, il suo "eccomi", è il sì a quell'Amore, vertiginoso sì, ma salvifico. 
Se c'è una cosa che questa festa mi ricorda, che ci ricorda, non è essere buoni, belli e bravi come Maria, ma disponibili ad accogliere quell'Amore, capaci di farci grembo ospitale per quell'amore che è Vita.


- Luca Gigliotti, Ft -




Memorare, piissima Virgo Maria,
a saeculo non esse auditum
quemquam ad tua currentem praesidia,
tua implorantem auxilia,
tua petentem suffragia
esse derelictum.
Ego, tali animatus confidentia,
ad te, Virgo virginum Mater, curro;
ad te venio, coram te gemens,
peccator, assisto.
Noli, Mater Verbi,
verba mea despicere,
sed audi propitia et exaudi.
Amen



Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 8 dicembre 2020

Maria segno di benedizione, 8 dicembre - card. Carlo Maria Martini



Dalle “maledizioni” umane, alla partecipazione della “benedizione” di Maria

In questa festa liturgica della Madonna ascoltiamo una pagina della Scrittura che è davvero impressionante.
Mi ha colpito perché in essa c’è, per la prima volta nella Bibbia, la parola della maledizione: Maledetto il serpente più di tutte le bestie selvatiche (Gn 3, 14). La maledizione del serpente è simbolo della maledizione di tutte quelle cose che rovinano gli uomini.
Mi ha colpito perché penso a quante altre volte la parola «maledizione» è stata, da allora, ripetuta, a quante volte sono state lanciate nel mondo delle maledizioni gli uni contro gli altri, a quante volte siamo giunti a maledire noi stessi e addirittura a maledire Dio.
A partire dal racconto che la Scrittura ci riporta, il segno doloroso del peccato e della tristezza è entrato nel mondo e, per così dire, ci perseguita. Forse non arriviamo sempre a pronunciare quella parola ma ci sono tante cose in noi, intorno a noi, nella società che non vanno, che noi non vogliamo e che suscitano in noi un moto di ribellione.
Ci ribelliamo contro noi stessi perché non siamo sempre ciò che vorremmo essere; ci ribelliamo contro gli altri che riteniamo la causa di ciò che in noi non va; ci ribelliamo anche contro Dio perché non sappiamo capire quanto Dio ci ama.
È, dunque, una parola terribile che si riproduce nella storia umana, così come si riproduce il peccato.
È il peccato la vera causa di tutte le scontentezze, di tutte le tristezze, di tutte le guerre, di tutte quelle cose che sono in realtà la maledizione dell’uomo.
Ed ecco che il Vangelo ci porta il ricordo delle parola contraria alla maledizione:


«Benedetta tu, benedetta tu tra le donne!» (Lc 1, 42).


Questa parola rivolta alla Madonna è simbolo del meglio di noi stessi.
Noi siamo chiamati non a maledire noi stessi e gli altri:
noi siamo chiamati in realtà a benedire Dio,
a benedire la vita, a benedire il futuro.
La Madonna è il simbolo di tutto questo,
è il simbolo di tutte quelle cose che noi vorremmo essere,
è il simbolo di quello che vorremmo che il mondo fosse,
che vorremmo che gli altri fossero, che vorremmo che fosse la società.
Pregando oggi la Madonna noi preghiamo, quindi, col meglio di noi stessi, con tutto ciò che di bene c’è in noi.
Preghiamo perché questo bene si allarghi, preghiamo perché ciò che in noi è magari soltanto uno spazio di luce diventi più largo,
preghiamo perché ciò che in noi è uno spiraglio di serenità cresca.
Possiamo augurarci che la Madonna entri nella nostra vita con la sua benedizione in modo da poter dire, in tutta verità:

Benedetta sei, o Maria, tra tutte le donne!
Fammi partecipe della tua benedizione,
fa’ che anch’io senta quanto c’è in me che può diventare parte della tua benedizione!


- +Cardinale Carlo Maria Martini - 




Lectio libri Sapientiae (Prov. VIII, 22-35).

Dominus possedit me in initio uiarum suarum, antequam quidquam faceret a principio. Ab aeterno ordinata sum, et ex antiquis, antequam terra fieret. Nondum erant abyssi, et ego iam concepta eram: necdum fontes aquarum eruperant: necdum montes graui mole constíiterant: ante colles ego parturiebar: adhuc terram non fecerat, et flumina, et cardines orbis terrae. Quando praeparabat caelos, aderam: quando certa lege et gyro uallabat abyssos: quando aethera firmabat sursum, et librabat fontes aquarum: quando circumdabat mari terminum suum, et legem ponebat aquis, ne transirent fines suos: quando appendebat fundamenta terrae. Cum eo eram cuncta componens: et delectabar per singulos dies, ludens coram eo omni tempore: ludens in orbe terrarum: et deliciae meae esse cum fíliis hominum. Nunc ergo, fílii, audite me: Beati, qui custodiunt uias meas. Audite disciplinam, et estote sapientes, et nolite abiicere eam. Beatus homo, qui audit me, et qui uigilat ad fores meas quotidie, et obseruat ad postes ostii mei. Qui me inuenerit, inueniet uitam, et hauriet salutem a Domino.




"Alla materna intercessione di Maria, 

Vergine dell’Avvento, 
affidiamo il nostro cammino 
incontro al Signore che viene, 
per essere pronti ad accogliere, 
nel cuore e in tutta la vita,
l’Emmanuele, 
Dio-con-noi." 

- Papa Benedetto XVI -
Angelus del 9 dicembre 2012



“Rallegrati, vergine Maria,
figlia della mia terra,
sorella dell’anima mia,
rallegrati, gioia della mia gioia.
Sono come un vagabondo nella notte,
ma tu sei un tetto sotto il firmamento.
Sono una coppa assetata,
ma tu sei il mare aperto del Signore.
Rallegrati Vergine Maria,
ala della mia terra,
corona dell’anima mia;
rallegrati, gioia della mia gioia:
felici coloro che ti proclamano felice!”

- Gertrud von Le Fort -




Buona giornata a tutti. :-)

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