mercoledì 27 gennaio 2021

Il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa apriva i cancelli di Auschwitz

Il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa apriva i cancelli di Auschwitz.
Faceva freddo in quelle notti del gennaio 1945. 
Sempre più spesso i prigionieri di Auschwitz udivano forti esplosioni. Era il segnale che l'Armata Rossa si stava avvicinando. Ogni giorno un poco di più. Già il 18 gennaio, per paura di essere catturati, i gerarchi nazisti avevano iniziato la ritirata. 
Tutti i prigionieri sani furono evacuati: le SS portarono con sé più di 60.000 detenuti per un’ultima e terribile marcia verso i lager più occidentali. Pochissimi di loro arrivarono. Quasi nessuno sopravvisse a quella tragica e disumana marcia nel gelo.
Per cancellare le tracce dei loro crimini, inoltre, il 20 gennaio, ad Auschwitz, i nazisti avevano fatto saltare i forni crematori 2 e 3, dove erano stati bruciati i corpi di centinaia di migliaia di ebrei.
La notte tra il 25 e il 26 fu la volta del crematorio 5.
Il giorno dopo le truppe sovietiche della prima armata si trovarono di fronte il cancello del lager, dove campeggiava una delle insegne più tristemente famose dello scorso secolo: "Arbeit Macht Frei": il lavoro rende liberi.
Entrarono quindi nel campo di sterminio, trovando 7.000 prigionieri ancora in vita. Erano quelli abbandonati dai nazisti perché considerati malati.
Quando entrarono nel campo principale, i soldati dell'Armata Rossa trovarono i corpi di circa 600 prigionieri giustiziati dai nazisti in fuga o morti di stenti. I restanti uomini, donne e bambini ancora vivi versavano in condizioni strazianti. 
Appena dopo l'ingresso nel lager, il corpo di Sanità sovietico organizzò il primo ospedale da campo, nel quale furono chiamati a prestare servizio numerosi volontari polacchi dalla vicina cittadina di Oswieçim, che i tedeschi chiamavano appunto Auschwitz. 
Molti dei prigionieri erano gravi e costretti a letto. Tra questi vi erano oltre 400 bambini vittime, oltre che della fame e delle disperate condizioni igienico-sanitarie, anche degli esperimenti del medico delle SS Josef Mengele. 
La maggior parte degli ex-internati dovette attendere 3 o 4 mesi di riabilitazione prima di poter fare ritorno a casa, poiché il loro fisico non era più in grado di ricevere un'alimentazione normale. Molti dei bambini rimasti orfani nel lager furono portati in orfanotrofi o case-famiglia nei mesi di febbraio e marzo 1945. Soltanto pochissimi avrebbero avuto la fortuna di riunirsi con i propri genitori.
Primo Levi l’ha ribadito in numerose occasioni: la liberazione non ebbe niente di festoso, ma fu accompagnata – in chi non era troppo malato o denutrito, per rendersi conto di quanto accadeva – da un insieme di sentimenti contrastanti: la consapevolezza dell’offesa subita, la vergogna per essere sopravvissuti, il rimorso per azioni immorali compiute durante la prigionia o per omissioni di soccorso nei confronti di compagni in difficoltà. 
In altri soggetti, il delirio, la follia o il mutismo totale denotavano che l’esperienza del lager li aveva completamente devastati; in tutti i superstiti, avrebbe lasciato segni profondi e del tutto indelebili.
Il tentativo di annientamento degli ebrei d’Europa perpetrato dal nazismo e dai suoi alleati, nel segno di una ideologia criminale che si abbatté anche contro altre categorie, teorizzando la supremazia di uomini su altri uomini e portando l’Europa e il mondo a una immane catastrofe, è una parte della nostra storia collettiva che scuote le coscienze, spingendo le persone a chiedersi come possa essere accaduto.
Nei campi di sterminio non perirono soltanto donne, bambini e uomini ebrei. Non dobbiamo scordarlo.
Le vittime furono complessivamente fra i 13 e i 19 milioni.



Gli ebrei nei campi di sterminio erano contraddistinti da una stella a 6 punte gialla. 
I popoli rom e i sinti avevano invece il triangolo nero.
Ma la difesa della razza era anche lo sterminio dei disabili fisici o mentali. Già prima della guerra era stato predisposto il programma Aktion T4. 
Questo programma di eugenetica mirava all'eliminazione dei bambini disabili ed alla pratica dell'eutanasia sugli adulti ricoverati o portatori di malformazioni congenite. Si stima che l'esecuzione del programma sia costata la vita di oltre 200.000 persone.
In Germania, la Legge per la prevenzione delle nascite affette da malattie ereditarie, promulgata il 14 luglio 1933, aveva richiesto ai medici di registrare qualsiasi caso di malattie ereditarie, ad eccezione di quelle che affliggessero le donne al di sopra dei 45 anni. La violazione delle norme sulla registrazione era punibile mediante multe. 
Nel 1934, il primo anno di entrata in vigore della legge, circa 4.000 persone presentarono ricorsi amministrativi contro le decisioni delle autorità responsabili per la sterilizzazione. 3.559 ricorsi furono respinti. 
Tra il 1933 e la caduta del regime nazista, ebbe luogo l'istituzione di oltre 200 "Corti per la salute ereditaria" (Erbgesundheitsgerichten), che disposero la sterilizzazione coatta di oltre 400.000 persone.
Gli scienziati tedeschi elaborarono dunque una vera e propria teoria dell’eutanasia sociale, secondo cui bisognava porre fine alle vite non degne di essere vissute, le Lebensunwertes Leben. 
In tal modo si sarebbero risparmiate inutili sofferenze a individui irrecuperabili ed in più si sarebbe garantito che non riproducendosi non avrebbero indebolito la razza. I malati psichici furono spesso utilizzati come cavie umane dagli scienziati nazisti.


Gli omosessuali portavano il triangolo rosa.
Il triangolo rosso cucito sugli abiti nei lager segnalava un altro tipo di prigionieri: gli oppositori politici. 
Milioni tra comunisti, liberali, antifascisti in genere furono deportati con accuse quali resistenza ideologica, sabotaggi, tentata evasione. 
Per i nazisti erano in odore di marxismo anche i cosiddetti “Bibelforscher“, i Testimoni di Geova. Il loro triangolo era viola. Gli aderenti a questo movimento rifiutavano il servizio militare e il saluto nazista, il celebre “Heil Hitler”, in quanto incompatibili con il loro credo: secondo la loro convinzione, infatti, esiste un solo Dio, Geova, e solo a lui, e a nessun altro potente, nemmeno a Hitler, potrebbe mai essere indirizzato un saluto di siffatta riverenza. 
Negli anni del Terzo Reich circa 10.000 Testimoni di Geova, per la maggior parte di nazionalità tedesca, vennero imprigionati e uccisi nei campi di concentramento: la metà degli aderenti al movimento!


Secondo i documenti britannici e le rilevazioni dell’Armata Rossa le vittime potrebbero essere così suddivise, seppure a grandi linee:
- 5,9 milioni di ebrei
- 3 milioni di prigionieri sovietici
- 2 milioni di polacchi (non ebrei)
- 500 mila di Rom e Sinti
- 200 mila disabili e portatori di handicap
- 50 mila cristiani pentecostali
- 200 mila massoni
- 15 mila omosessuali
- 10 mila Testimoni di Geova
- 2,5 milioni di oppositori politici
- 1,5 milioni di prigionieri slavi

Alfred Hitchcock, nel 1945, ha diretto un documentario sull’Olocausto rimasto segreto fino al 1985. Era il re dell'orrore, o perlomeno stava per diventarlo, ma le immagini che si trovò davanti in una saletta dei “Pinewood Studios” fecero arretrare inorridito anche lui.
Prodotto da Sidney Bernstein su ordine del Comando Supremo delle Potenze Alleate in Europa, il documentario fu girato da cineoperatori inglesi al seguito dell’esercito, in dieci campi di concentramento, inclusi Dachau, Buchenwald, Bergen-Belsen e Mauthausen. 
Successivamente fu montato da Hitchcock. 
La pellicola avrebbe dovuto inchiodare la Germania alle sue responsabilità, ma il vento della Realpolitik iniziò presto a soffiare e, per mantenere i rinati equilibri tra vincitori e sconfitti, che hanno dato il via alla cosiddetta “guerra fredda”, si accantonò il documentario, considerato troppo crudo: mostrava montagne di cadaveri scheletrici, cumuli di capelli, di occhiali, valigie e giocattoli. Nel filmato si vedono prigionieri con ancora addosso l'uniforme a strisce dei lager, internati che fanno la doccia per la prima volta senza il timore di finire in una camera a gas o che lottano ostinatamente per sradicare il tifo.
Nel 1985 la pellicola fu rinvenuta negli archivi di Stato britannici e si è dovuto aspettare altri vent’anni, fino al 2014, perché l’antropologo André Singer mettesse le mani sul materiale e lo portasse finalmente alla luce nel suo documentario “Night will fall” (Perché non scenda la notte).


E’ purtroppo vero che anche le grandi democrazie hanno una responsabilità nell’Olocausto: Usa, Canada, Gran Bretagna e altri Paesi avrebbero potuto accogliere i rifugiati ebrei già alla fine degli anni Trenta, ma si rifiutarono. Nel 1938, alla conferenza sui rifugiati ebrei che si tenne a Evian-les-Bains, in Francia, parteciparono 32 Paesi. Nessuno, tranne la Repubblica Dominicana e la Bolivia, rivide le proprie quote d’immigrazione.
Così come dobbiamo rammentare che proprio 80 anni fa, nel 1938, l’Italia si rese protagonista di una vergognosa legislazione anti-ebraica. 
Il 22 agosto del 1938 ebbe luogo il censimento speciale nazionale degli ebrei, ad impostazione razzista. Vennero censite 58.412 persone aventi per lo meno un genitore ebreo; di esse, 46.656 si dichiarano apertamente ebree. Si trattava di circa l’1 per mille della popolazione della penisola. Successivamente, il 2 settembre dello stesso anno, il Consiglio dei ministri approvò un primo gruppo di decreti antiebraici. Essi contenevano tra l’altro provvedimenti immediati di espulsione degli ebrei dalla scuola e di espulsione della maggior parte degli ebrei stranieri giunti nella penisola dopo il 1918.
Dopo che il 6 ottobre il Gran consiglio del fascismo approvò la “Dichiarazione sulla razza”, testo che dettava le linee generali della legislazione antiebraica, il 10 novembre del 1938 il Consiglio dei ministri approvò un secondo e più organico gruppo di leggi antiebraiche. 
Esse tra l’altro contenevano la definizione giuridica di “appartenente alla razza ebraica” e disposero il divieto di matrimonio tra “ariani” e “semiti”; inoltre recavano provvedimenti di espulsione degli ebrei dagli impieghi pubblici, dalla scuola e di limitazione del loro diritto di proprietà.



Assenza fatale

Un giorno Dio si assentò dalla Terra
per trascorrere interminabili anni di vacanze…
lasciando che il disordine degli eventi si manifestasse.
Le nubi oscurarono la luce dei cuori… e si scatenò l’inferno.
Campi di grano di spighe vuote inondati di sangue
di fiori morti… dai rigogliosi sprezzi e copiosi odi.
Coglievan le bestie a piene mani le vite innocenti
tra sordi e ciechi… e indifferenti macere coscienze.
Invano la Terra implorava pietà!
ma fu… la catastrofe dei popoli e dei valori umani.
Dio tornò e urlò alle genti… vergogna!
Marchiando l’uomo a bestia per sempre… e pianse.
Inondando la Terra da colpose lacrime per esser mancato…
e tornò alla luce, pian piano… la pace in Terra e nei cuori.

- Marco Spyry - 






Buona giornata a tutti. :-)




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