Anche quell’uomo aveva questa opinione che il segno del Cristianesimo fosse un simbolo di barbarie e di irragionevolezza.
È una storia assai interessante. Ed è una perfetta allegoria di ciò che accade ai razionalisti come te. Egli cominciò, naturalmente, col bandire il crocifisso da casa sua, dal collo della sua donna, perfino dai quadri. Diceva, come tu dici, che era una forma arbitraria e fantastica, una mostruosità; e che la si amava soltanto perché era paradossale. Poi diventò ancora più furioso, ancora più eccentrico; e avrebbe voluto abbattere le croci che si innalzavano lungo le strade del suo paese, che era un paese cattolico romano.
Alla fine, in un eccesso di frenesia, s’arrampicò sul campanile di una chiesa, ne strappò la croce e l’agitò nell’aria, in un tragico soliloquio sotto le stelle. Poi, una sera d’estate, mentre se ne tornava a casa, lungo un viale, il demone della sua follia lo ghermì di botto, con quella violenza e quel delirio che trasfigurano il mondo agli occhi dell’insensato. Si fermò un momento, fumando la sua pipa, di fronte a una lunghissima palizzata e all’improvviso gli si spalancarono gli occhi.
Non brillava una luce, non si muoveva una foglia; ma egli credette di vedere, come in un fulmineo cambiamento di scena, la lunga palizzata tramutata in un esercito di croci innumerevoli legate l’una all’altra, su per la collina, giù per la valle. Allora, facendo volteggiare nell’aria il suo pesante bastone, egli mosse contro la palizzata come contro una schiera di nemici. E, per quanto era lunga la strada, spezzò, strappò, sradicò tutte quelle assi che incontrava sul suo cammino.
Egli odiava la croce e ogni palizzata è una parete di croci. Quando arrivò a casa, era pazzo da legare. Si lasciò cadere sopra una sedia, ma rimbalzò subito in piedi perché in ogni oggetto di falegnameria scorgeva l’intollerabile immagine. Si buttò sul letto, ma ricordò che anche quello, come ogni opera artigianale, era costruito in base a quel piano maledetto.
Distrusse tutti i suoi mobili, perché erano fatti di croci. Appiccò il fuoco alla casa perché era fatta di croci. Lo ritrovarono nel fiume.
Lucifero guardò il vecchio monaco mordendosi le labbra.
— È vera questa storia? — chiese.
— Oh, no — disse Michele con disinvoltura. — È una parabola: è la parabola di
tutti voi razionalisti. Cominciate con l’infrangere la Croce; ma finite col
distruggere il mondo abitabile.
- Chesterton Gilbert Keith -
da: La sfera e la croce
Spesso noi credenti ci piazziamo in
una sorta di parcheggio spirituale, dove magari continuiamo ad ascoltare la
Parola [di Dio], sì, ma senza lasciare che ci cambi. Noi cerchiamo di stare
meglio possibile, ma di Dio a volte non capiamo niente”.
(Miriano Costanza, “Niente di ciò che
soffri andrà perduto. Mistica della vita quotidiana”, Venezia, Sonzogno, 2020,
p. 123)
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