La nube squarciata
[…] La tentazione
fondamentale è l’oscurarsi improvviso delle prospettive di giustizia: il
presentimento che non ce la faremo.
Questo presentimento
non può non condurci a interrogarci se per caso noi non abbiamo, appunto,
dimenticato il nome di Dio, se noi non abbiamo omesso, per caso, di cercare il
volto di Dio al di là delle nubi.
Se si squarciassero le nubi, se il nostro Dio si rivelasse!
Per lo più noi aspettiamo un Dio che venga a ratificare le nostre scale di valori, le nostre opere di giustizia. Ma se noi avessimo il coraggio di riconoscere che tutto quello che abbiamo fatto è vano e che tutte le nostre epopee di conquista si concludono in una prospettiva di incenerimento, che tutte le nostre rivoluzioni pur necessarie non fanno che ribadire altri rapporti di schiavitù!... Se per un certo momento ci prendesse questo scoraggiamento storico e cosmico! Allora la voce profetica riemergerebbe dal nostro cuore.
Se si squarciassero le nubi, se il nostro Dio si rivelasse!
Per lo più noi aspettiamo un Dio che venga a ratificare le nostre scale di valori, le nostre opere di giustizia. Ma se noi avessimo il coraggio di riconoscere che tutto quello che abbiamo fatto è vano e che tutte le nostre epopee di conquista si concludono in una prospettiva di incenerimento, che tutte le nostre rivoluzioni pur necessarie non fanno che ribadire altri rapporti di schiavitù!... Se per un certo momento ci prendesse questo scoraggiamento storico e cosmico! Allora la voce profetica riemergerebbe dal nostro cuore.
Sentiremmo con forza
che siamo opera delle sue mani, argilla fragile: argilla fragile ai tempi di
Isaia e argilla fragile ai tempi degli astronauti.
Questo riconciliarsi con la nostra fragilità radicale e insuperabile ci fa riacquistare l’occhio lucido e il distacco storico sufficienti per percepire che le giustizie di cui andiamo fieri non sono altro – sotto mentite spoglie – che le antiche ingiustizie; che la schiavitù non è per niente finita, esiste ancora oggi; che il genocidio, come c’era ai tempi antichi, c’è oggi; che la prepotenza dell’uomo sull’uomo è diventata legge, norma, anche là dove essa si orpella di stupende ideologie di liberazione; che c’è, dunque. La impotenza assoluta dell’uomo di stabilire il Regno della giustizia.
Questo riconciliarsi con la nostra fragilità radicale e insuperabile ci fa riacquistare l’occhio lucido e il distacco storico sufficienti per percepire che le giustizie di cui andiamo fieri non sono altro – sotto mentite spoglie – che le antiche ingiustizie; che la schiavitù non è per niente finita, esiste ancora oggi; che il genocidio, come c’era ai tempi antichi, c’è oggi; che la prepotenza dell’uomo sull’uomo è diventata legge, norma, anche là dove essa si orpella di stupende ideologie di liberazione; che c’è, dunque. La impotenza assoluta dell’uomo di stabilire il Regno della giustizia.
[…] La certezza
pessimistica della fragilità costitutiva del mondo, ci impedisce di affidarci con
troppo entusiasmo alle creazioni della storia. Questa non è una debolezza, ma è
una garanzia per l’uomo, è preservazione del quoziente di pietà che dobbiamo
avere per l’uomo.
Guai a coloro che sono sicuri su come deve essere fatto il mondo: domani ci impiccheranno!
Guai a coloro che non hanno la perplessità di fronte all’enigma dell’uomo, all’imprevedibile della storia, all’ingresso improvviso della diversità che ci obbliga a chiudere i libri delle ideologie e a cominciare da capo.
Solo chi ha il senso della fragilità ricomincia da zero con gioia. Ma chi ha il senso della presunzione non ricomincia da zero: vuole che la sua visione del mondo si affermi. E allora la giustizia si fa «panno immondo», è sporcizia. E la storia è qui a dimostrarcelo.
Guai a coloro che sono sicuri su come deve essere fatto il mondo: domani ci impiccheranno!
Guai a coloro che non hanno la perplessità di fronte all’enigma dell’uomo, all’imprevedibile della storia, all’ingresso improvviso della diversità che ci obbliga a chiudere i libri delle ideologie e a cominciare da capo.
Solo chi ha il senso della fragilità ricomincia da zero con gioia. Ma chi ha il senso della presunzione non ricomincia da zero: vuole che la sua visione del mondo si affermi. E allora la giustizia si fa «panno immondo», è sporcizia. E la storia è qui a dimostrarcelo.
La radicalità della fede, dunque,
non è in funzione contestativa contro il desiderio autentico dell’uomo di far
giustizia in questo mondo.
E’ – come vi dicevo in partenza – una specie di
condizione interiore preliminare che dà misura a tutto. Quante volte mi avviene,
nei dibattiti, di sentirmi chiedere qual è lo specifico cristiano nell’impegno
storico!
Quasi sempre devo dire questo: non si dà uno specifico oggettivabile,
un condensato dottrinale. Lo specifico è questo atteggiamento esistenziale di
fondo, questa professione interiore della fragilità dell’uomo, e di tutta la
sfera dell’uomo, e quindi di tutte le ideologie del cambiamento.
In questo
atteggiamento l’uomo è misurato per quel che è, e il volto di Dio è atteso come
suprema manifestazione del nostro destino, del quale non sappiamo più parlare.
Abbiamo smesso di parlare di paradiso, inferno e purgatorio, ma non dobbiamo
mica smettere di parlare di questo riferimento a Colui che sta oltre le nubi e
che le squarcerà, e che darà senso a tutto nel lucido giudizio della Sua
parola! Questo è lo specifico: cioè un atteggiamento che non si determina in
contenuti, in proposte, in alternative storiche perché le abbraccia tutte e
tutte le attraversa con la sentenza di fragilità e di provvisorietà. […]
- padre Ernesto Balducci -
[Il mandorlo e il fuoco,
Avvento, 1a domenica]
L'avvento, in molti riti cristiani, è il
tempo liturgico che precede il Natale ed è preparatorio allo stesso: nei riti
cristiani occidentali segna l'inizio del nuovo anno liturgico.
La parola
avvento deriva dal latino adventus e significa "venuta" anche se,
nell'accezione più diffusa, viene indicato come "attesa".
L'avvento è
presente negli anni liturgici della Chiesa cattolica, della Confessione
luterana e della Comunione anglicana.
In tutte le confessioni questo periodo è
contraddistinto da un atteggiamento di attesa del Natale imminente da parte dei
fedeli e dal raccoglimento e dalla preghiera per l'accoglienza del Messia di
cui si rivive spiritualmente la nascita.
In avvento il colore dei paramenti sacri del sacerdote è il viola, tranne la domenica della terza settimana in cui facoltativamente possono essere indossati paramenti rosa.
In avvento il colore dei paramenti sacri del sacerdote è il viola, tranne la domenica della terza settimana in cui facoltativamente possono essere indossati paramenti rosa.
Maria, che dopo
l'annuncio dell'Angelo
hai atteso il tuo
Gesù nel silenzio e nella preghiera
insegnaci ad essere
vigilanti per andare incontro a Cristo
con le nostre lampade
accese.
Maria, che hai detto
il tuo sì,
accettando di fare
totalmente la volontà del Signore
aiutaci ad essere generosi ed obbedienti.
aiutaci ad essere generosi ed obbedienti.
Maria, che hai
vissuto nella povertà,
ma ricca della grazia di Dio
fa' che sappiamo accogliere il tuo Figlio Gesù
ma ricca della grazia di Dio
fa' che sappiamo accogliere il tuo Figlio Gesù
come il dono più
grande, il vero regalo di Natale.
Buona giornata a tutti. :-)
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