Un’ora circa è passata... Le urla e le
bestemmie dei due ladri torturati muoiono in gemiti, e i gemiti nel silenzio
della consunzione e nel silenzio la Grazia di Dio e le abitudini del passato
hanno operato insieme.
Uno di loro, a lato, è ancora attanagliato dal suo dolore, e lo riacutizza, e lo contrasta, e si adagia in questo modo e in quest’altro, cercando di lenirlo; l’altro invece comprende che oltre il suo dolore c’è qualche cos’altro nell’universo, che il suo dolore non può essere il principio e la fine di tutte le cose.
Di tanto in tanto riesce ad afferrare qualche sguardo, torcendo in qua e in là il capo, attraverso il sangue accecante e le lacrime, attraverso la nuvola di polvere sollevata dalla folla impetuosa, di un Altro che pende nel mezzo. Anche il suo compagno lo ha veduto, ma ha veduto la sua pazienza solo come un rimprovero al suo tormento... «Se tu sei Cristo, salva te stesso e noi» (Lc 23, 39).
Eppure egli vede qualche cosa di più che un fallimento e una tragedia: egli forse ha udito la prima Parola che gemette quando i chiodi lo perforarono; e per questo dettaglio, e quello, e l’altro, la sua mente ottenebrata - la mente di bambino selvatico - cominciò dolorosamente a lavorare.
Ed anche la Grazia cominciò a lavorare nelle sue misteriose operazioni, su questa mente piccola e rachitica, come un raggio di sole in un vicolo sporco... Con tutta la nostra teologia noi non conosciamo quasi nulla dei procedimenti divini; noi conosciamo solo alcune condizioni, una frazione dei suoi effetti; abbiamo balbettato qualche cosa delle sue opere e niente più.
Questo, comunque, noi sappiamo: che l’uomo a cui la Grazia venne non era del tutto egoista, che c’era in lui sufficiente ricettività perché la Grazia potesse penetrarvi.
Uno di loro, a lato, è ancora attanagliato dal suo dolore, e lo riacutizza, e lo contrasta, e si adagia in questo modo e in quest’altro, cercando di lenirlo; l’altro invece comprende che oltre il suo dolore c’è qualche cos’altro nell’universo, che il suo dolore non può essere il principio e la fine di tutte le cose.
Di tanto in tanto riesce ad afferrare qualche sguardo, torcendo in qua e in là il capo, attraverso il sangue accecante e le lacrime, attraverso la nuvola di polvere sollevata dalla folla impetuosa, di un Altro che pende nel mezzo. Anche il suo compagno lo ha veduto, ma ha veduto la sua pazienza solo come un rimprovero al suo tormento... «Se tu sei Cristo, salva te stesso e noi» (Lc 23, 39).
Eppure egli vede qualche cosa di più che un fallimento e una tragedia: egli forse ha udito la prima Parola che gemette quando i chiodi lo perforarono; e per questo dettaglio, e quello, e l’altro, la sua mente ottenebrata - la mente di bambino selvatico - cominciò dolorosamente a lavorare.
Ed anche la Grazia cominciò a lavorare nelle sue misteriose operazioni, su questa mente piccola e rachitica, come un raggio di sole in un vicolo sporco... Con tutta la nostra teologia noi non conosciamo quasi nulla dei procedimenti divini; noi conosciamo solo alcune condizioni, una frazione dei suoi effetti; abbiamo balbettato qualche cosa delle sue opere e niente più.
Questo, comunque, noi sappiamo: che l’uomo a cui la Grazia venne non era del tutto egoista, che c’era in lui sufficiente ricettività perché la Grazia potesse penetrarvi.
I. Così, a poco a poco, la verità (non osiamo
dire tutta la verità esplicita) cominciò a filtrare, quella ottenebrata
intelligenza cominciò a ricevere barlumi, che venivano, andavano e ritornavano,
del supremo fatto che i colti Farisei trascurarono... cominciò a comprendere che
il Criminale non era del tutto un Criminale, che la corona di spine non era
solo un dileggio, che l’iscrizione della Croce nascondeva qualche cosa oltre
l’irrisione...
Il Dolore è mago strano quando la Grazia vi sta di dietro, un iniziatore ai segreti, un Sommo Sacerdote che regala e dispensa misteri sconosciuti a coloro che non hanno sofferto...
Almeno conosciamo che il ladro parlò (un miracolo più grande che l’asina di Balaam), che un assassino riconobbe il Signore della Vita, che un bugiardo disse la verità, che un fuorilegge si sottomise al Re. «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno».
Egli domanda, la minima cosa che si poteva chiedere, cioè che un Re il quale tra qualche giorno entrerà nel regno non si dimentichi totalmente di una creatura come Disma, che una volta soffrì al suo fianco.
Né vi soggiunge dubbioso «Se tu sei il Cristo» ma esplicitamente lo chiama «Signore». Né domanda per il proprio sollievo «Salva Te stesso e noi», ma solo per un futuro ricordo: Un giorno, quando sarà, ricòrdati di me...
E, dopo la parola, avviene il miracolo che accade sempre quando l’anima comincia con umiltà di prendere il posto più basso.
Appena avremo imparato ad essere servi, riceveremo il posto e il nome di Amici. «Amico, vieni più avanti...» (Lc 14, 10). «Non vi chiamo più servi... poiché vi ho chiamato amici» (Gv 15, 15). Egli, difatti, è l’unico cui servire è regnare, il cui servizio è perfetta libertà. «Oggi stesso tu sarai con me in Paradiso» (Lc 23, 43).
Il Dolore è mago strano quando la Grazia vi sta di dietro, un iniziatore ai segreti, un Sommo Sacerdote che regala e dispensa misteri sconosciuti a coloro che non hanno sofferto...
Almeno conosciamo che il ladro parlò (un miracolo più grande che l’asina di Balaam), che un assassino riconobbe il Signore della Vita, che un bugiardo disse la verità, che un fuorilegge si sottomise al Re. «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno».
Egli domanda, la minima cosa che si poteva chiedere, cioè che un Re il quale tra qualche giorno entrerà nel regno non si dimentichi totalmente di una creatura come Disma, che una volta soffrì al suo fianco.
Né vi soggiunge dubbioso «Se tu sei il Cristo» ma esplicitamente lo chiama «Signore». Né domanda per il proprio sollievo «Salva Te stesso e noi», ma solo per un futuro ricordo: Un giorno, quando sarà, ricòrdati di me...
E, dopo la parola, avviene il miracolo che accade sempre quando l’anima comincia con umiltà di prendere il posto più basso.
Appena avremo imparato ad essere servi, riceveremo il posto e il nome di Amici. «Amico, vieni più avanti...» (Lc 14, 10). «Non vi chiamo più servi... poiché vi ho chiamato amici» (Gv 15, 15). Egli, difatti, è l’unico cui servire è regnare, il cui servizio è perfetta libertà. «Oggi stesso tu sarai con me in Paradiso» (Lc 23, 43).
- Robert Hug Benson -
da: L'amicizia di Cristo
Mattia Trotta, Il buon
ladrone
I
fatti essenziali della vita di Gesù non appartengono solo al passato, ma sono
presenti, in modi diversi, in tutte le generazioni. E così anche nel nostro
tempo, negli ultimi duecento anni, osserviamo la stessa cosa.
Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede, che ci hanno insegnato molte cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura, della storia della salvezza, ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo: che Gesù era realmente Figlio di Dio, che il Dio trinitario entra nella nostra storia, in un determinato momento storico, in un uomo come noi.
L’essenziale è rimasto nascosto! Si potrebbero facilmente citare grandi nomi della storia della teologia di questi duecento anni, dai quali abbiamo imparato molto, ma non è stato aperto agli occhi del loro cuore il mistero. Invece, ci sono anche nel nostro tempo i piccoli che hanno conosciuto tale mistero. […]
Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede, che ci hanno insegnato molte cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura, della storia della salvezza, ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo: che Gesù era realmente Figlio di Dio, che il Dio trinitario entra nella nostra storia, in un determinato momento storico, in un uomo come noi.
L’essenziale è rimasto nascosto! Si potrebbero facilmente citare grandi nomi della storia della teologia di questi duecento anni, dai quali abbiamo imparato molto, ma non è stato aperto agli occhi del loro cuore il mistero. Invece, ci sono anche nel nostro tempo i piccoli che hanno conosciuto tale mistero. […]
Potremmo elencarne tanti! Ma da tutto ciò nasce la questione: perché è così?
È
il cristianesimo la religione degli stolti, delle persone senza cultura, non
formate?
Si spegne la fede dove si risveglia la ragione?
Come si spiega questo?
Forse dobbiamo ancora una volta guardare alla storia. Rimane vero quanto Gesù
ha detto, quanto si può osservare in tutti i secoli.
E tuttavia c’è una “specie” di piccoli che sono anche dotti.
E tuttavia c’è una “specie” di piccoli che sono anche dotti.
Sotto la croce sta la Madonna,
l’umile ancella di Dio e la grande donna illuminata da Dio.
E sta anche
Giovanni, pescatore del lago di Galilea, ma è quel Giovanni che sarà chiamato
giustamente dalla Chiesa “il teologo”, perché realmente ha saputo vedere il
mistero di Dio e annunciarlo: con l’occhio dell’aquila è entrato nella luce
inaccessibile del mistero divino.
Così, anche dopo la sua risurrezione, il Signore, sulla strada verso Damasco, tocca il cuore di Saulo, che è uno dei dotti che non vedono. Egli stesso, nella prima Lettera a Timoteo, si definisce “ignorante” in quel tempo, nonostante la sua scienza.
Così, anche dopo la sua risurrezione, il Signore, sulla strada verso Damasco, tocca il cuore di Saulo, che è uno dei dotti che non vedono. Egli stesso, nella prima Lettera a Timoteo, si definisce “ignorante” in quel tempo, nonostante la sua scienza.
Ma il Risorto lo tocca:
diventa cieco e, al tempo stesso, diventa realmente vedente, comincia a vedere.
Il grande dotto diviene un piccolo, e proprio per questo vede la stoltezza di
Dio che è saggezza, sapienza più grande di tutte le saggezze umane.
- papa Benedetto XVI -
Omelia, Cappella Paolina, 1° dicembre 2009
- papa Benedetto XVI -
Omelia, Cappella Paolina, 1° dicembre 2009
“Dalla croce lo
sguardo è più puro.
Regalami il tuo
sguardo al buon ladrone.
E guardami così, mio
Signore.
Voglio solo stare con
te.
Non voglio sentirmi
importante,
né inserirmi in alcun
posto.
La mia anima sogna il
cielo che è infinito.
La mia vita è così
piccola stesa sulla riva.
Sogno il mare che
accarezza la mia barca.
Ho tanti progetti
custoditi nel profondo.
Te li offro.
È vero, sogno in
grande.
E la mia vita è
meravigliosa com’è, lo so.
Ma continuo a sognare
in grande.
Ti offro la rinuncia
a ciò che avrebbe potuto essere,
a ciò che può essere.
Ma il mio cielo è
nella mia vita di ora.
E una e mille volte,
in tutte le
circostanze della mia vita,
scelgo te.
Tu, Gesù, scegli me.
Non voglio desiderare
quello che non ho”.
Buona giornata a tutti. :-)
Nessun commento:
Posta un commento