«Tutto questo
eterno correre, questo eterno gioco di miserabili passioncelle, specialmente
quelle che mirano all’interesse, a sopraffarsi l’un l’altro; le chiacchiere, le
maldicenze, i dispetti, quel modo di misurarsi da capo a piedi. Ad ascoltare
quello che la gente dice, vengono le vertigini, c’è da istupidirsi.
A vederli,
sembrano tutti intelligenti, persone piene di dignità, e non senti altro che “A
quello hanno dato questo, quest’altro ha avuto un appalto”.
“Ma per quale ragione,
di grazia?” grida un terzo. “Tizio ieri sera si è rovinato al gioco, al club;
Sempronio ha guadagnato trecentomila rubli!”
Non è che noia, noia e ancora
noia!…
Dov’è l’uomo, in tutto questo?
Dov’è finita la sua dignità?
Dove si è
nascosto?
Come mai si è abbassato a tal punto?….
E la nostra migliore gioventù
che fa?
Non dorme, forse, ballando, passeggiando, scorazzando per il viale
Nevsky?
Il loro è un continuo, vuoto passare di giorni. Ma con quale superbia e
con quale indicibile dignità, con che sguardo di riprovazione guardano chi non
è vestito come loro, chi non ha i loro nomi e i loro titoli!
E s’illudono, quei
disgraziati, di stare al di sopra della gran massa.
E quando si riuniscono tra
di loro, litigano e si ubriacano come selvaggi.
E queste sarebbero persone
vive, che non dormono? Ma non soltanto i giovani. Guarda gli adulti.
Si
invitano, si offrono l’un l’altro da mangiare senza cordialità, senza bontà,
senza reciproca simpatia!
Si riuniscono per un pranzo, per una serata, come se
andassero all’ufficio, freddamente, senza allegria, per fare sfoggio del
proprio cuoco, della propria casa, per ridere poi l’uno dell’altro e farsi lo
sgambetto.
L’altro giorno, a pranzo, non sapevo dove guardare, avrei voluto
nascondermi, mi sarei cacciato sotto la tavola, quando han cominciato a
massacrare la reputazione degli assenti: quello era stupido, quell’altro vile,
il terzo un ladro, il quarto ridicolo!
Non si salvava nessuno. E mentre
dicevano queste cose si guardavano con certi occhi, come per dire:”Fa tanto che
l’uscio si richiuda alle tue spalle, e ti faremo lo stesso servizio!”
Perchè si
riuniscono se si giudicano così?
Perchè si stringono la mano?
Non hanno mai uno
scoppio sincero di risa, una simpatia schietta!
Cercano di attirare loro chi
abbia un grado elevato, un nome sonante: “Ho avuto ospite il tale, sono stato
dal talaltro”.
Si vantano poi. Ma che vita è questa? Non me ne faccio proprio
nulla, la rifiuto. Che ci posso imparare? Cosa ci posso ricavare?»
- Ivan Aleksandrovič
Gončarov -
da: Oblomov, Обло́мов, 1859, ed. BUR
"È così: il nostro mondo civile non è che una
grande mascherata. Vi si incontrano cavalieri, preti, soldati, dottori,
avvocati, ecclesiastici, filosofi, e che altro ancora! Ma non sono, costoro,
ciò che rappresentano: non sono altro che maschere, sotto le quali, di regola,
si celano degli speculatori. Non capisco perchè mai, per riguardo verso
l'altrui dabbenaggine, dovrei provare rispetto per la menzogna e per
l'impostura. Ciò che io rispetto è la verità, di qualunque cosa si tratti; e,
appunto per questo, non ho alcun rispetto per ciò che è contrario alla verità.
La sua luce, in questo mondo, non potrà mai risplendere
finchè voi continuerete a tenere le menti in catene, come state facendo."
Arthur Schopenhauer
...il cielo non è
un luogo che prima dell'Ascensione di Cristo sia stato sbarrato da un
positivistico decreto di Dio, per venir poi un giorno altrettanto
positivisticamente riaperto.
La realtà del cielo nasce invece in primo luogo dall'intimo incontro fra Dio e l'uomo.
Il cielo va definito come la presa di contatto fra la natura dell'uomo e la natura di Dio...
Il cielo è quindi quel futuro dell'uomo e dell'umanità che quest'ultima non può darsi da sé, e che perciò le rimane precluso sintanto che essa bada solo a se stessa; per fortuna sua però, esso le è stato per la prima volta e decisamente aperto nell'uomo avente il suo centro esistenziale in Dio, nell'uomo tramite il quale Dio si è inserito nella natura umana...
La realtà del cielo nasce invece in primo luogo dall'intimo incontro fra Dio e l'uomo.
Il cielo va definito come la presa di contatto fra la natura dell'uomo e la natura di Dio...
Il cielo è quindi quel futuro dell'uomo e dell'umanità che quest'ultima non può darsi da sé, e che perciò le rimane precluso sintanto che essa bada solo a se stessa; per fortuna sua però, esso le è stato per la prima volta e decisamente aperto nell'uomo avente il suo centro esistenziale in Dio, nell'uomo tramite il quale Dio si è inserito nella natura umana...
card. Joseph Ratzinger -
da "Introduzione al cristianesimo"
Buona giornata a tutti. :-)
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