E' un presepe strano. Il presepe dei poveri della
cronaca.
Vorrei fare un presepe con i nomi che ci hanno
commosso, che hanno suscitato forti sentimenti con le loro storie dure lanciate
dai media e poi se ne sono andati nell'oblio di tutti, tranne di quelli che li
hanno amati veramente.
Un presepe degli esibiti e poi dimenticati.
Un presepe degli esibiti e poi dimenticati.
Presepe di Arianna, ad esempio, che fu uccisa insieme
alla madre dal padre marocchino a Treviso. E presepe del marito di Monica, che
era uscito per andare a prender le pizze per la moglie e i due piccoli e al
ritorno ha trovato lei con il coltello in mano e il cadavere di Alessandro, tre
anni.
Presepe di quei duecentotredici o
duecentocinquantasette o quanti erano che affondarono davanti alle coste
libiche.
Senza nome, proprio come le statuine del presepe, identificabili per qualcosa che fanno, o che gli succede (il filatore, il panettiere, quello che ha un colpo di sonno davanti a Dio…).
Senza nome, proprio come le statuine del presepe, identificabili per qualcosa che fanno, o che gli succede (il filatore, il panettiere, quello che ha un colpo di sonno davanti a Dio…).
Presepe del sorriso di Rachida, marocchina, liberata a
Limbiate, Milano, dopo dieci anni di schiavitù del clan di zingari che l'aveva
rapita in Marocco.
O della fisarmonica di Petru, che suonava alla fermata
Montesanto a Napoli, e il 26 maggio cadde colpito a caso durante la sparatoria
di otto sicari di camorra, davanti alle telecamere.
Davanti alla grotta con il Bambino, sotto la stella,
mettiamo questa sfilza di poveri nomi sparati a caratteri cubitali o nei titoli
che corrono sugli schermi di tutti, per uscire dal lato che sembra portare al
niente.
Invece, no: memoria e presepe di questi e degli infiniti
altri che riemergono negli archivi della mente o del web, chiamata anche di
questi sperduti di fronte al segno universale di speranza, di loro non più solo
come nomi da dare in pasto al circo dei media ma da posare, delicatamente, tra
il muschio e i sassolini, come per un'offerta, un risarcimento, un omaggio.
Perché il presepe, si sa, è la festa umile e altissima
delle comparse.
Di coloro che hanno valore per il fatto solo d'esserci. Il Dio che s'è incarnato per risarcire e salvare le comparse nel teatro del mondo che sembra dominato dai potenti e dai famosi accetterà anche questo strano presepe, fatto di ritagli di giornale, di vite illuminate per un attimo dai faretti televisivi, e di senza più fama.
Di coloro che hanno valore per il fatto solo d'esserci. Il Dio che s'è incarnato per risarcire e salvare le comparse nel teatro del mondo che sembra dominato dai potenti e dai famosi accetterà anche questo strano presepe, fatto di ritagli di giornale, di vite illuminate per un attimo dai faretti televisivi, e di senza più fama.
Perché è Natale anche nelle redazioni dei
giornali e dei network di media.
E ognuno deve mettere nel presepe qualcosa di
caro.
Quei nomi sono la cosa più cara, più onorevole, più
importante nel lavoro non facile di dare e commentare le notizie.
Davide
Rondoni
Da: Il Sole 24Ore del 24/12/2009
(Don Mario Picchi)
La nostra serenità dipende più da quello che abbiamo
nel cuore, che non da ciò che abbiamo nel portafoglio. Ci sono persone che
hanno tutto e sono tristi come se non avessero nulla. Ci poi altre persone che
hanno solo il minimo per vivere e sorridono come se avessero tutto. Perché la
povertà spesso profuma di dignità.
- Agostino Degas -
Non pregano e non vanno in Chiesa la domenica.
Loro, i poveri, rimangono sulla porta.
Dentro c'è troppa luce e troppa ricchezza.
Entreranno nelle Chiese durante la settimana, quando è tutto buio, quando non c'è nessuno, per sedersi su un banco, non per pregare ma per dormire e riposare i piedi stanchi.
Loro, i poveri, rimangono sulla porta.
Dentro c'è troppa luce e troppa ricchezza.
Entreranno nelle Chiese durante la settimana, quando è tutto buio, quando non c'è nessuno, per sedersi su un banco, non per pregare ma per dormire e riposare i piedi stanchi.
Ma quella per Gesù, che fu povero come loro, sarà la preghiera
più bella.
(Don Mario Picchi)
Aragorn : Figli di Gondor! Di Rohan! Fratelli miei!
Vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore!
Ci sarà un giorno, in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza, ma non è questo il giorno!
Ci sarà un giorno, in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza, ma non è questo il giorno!
Ci sarà l'ora dei lupi e degli scudi frantumati quando l'era degli uomini
arriverà al crollo, ma non è questo il giorno!
Quest'oggi combattiamo! Per
tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra, v'invito a resistere! Uomini
dell'Ovest!
da: Il Signore degli Anelli, Il ritorno del Re
Buona giornata a tutti. :-)
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