"Normalmente quando pensiamo ai santi noi
immaginiamo che sono persone eccezionali, lontani da tutti, fuori dalla nostra
esistenza quotidiana.
La santità è una cosa
normale. E’ il destino di ogni essere umano, di gente ordinaria come noi.
La folla dei santi, di cui ci parla l’Apocalisse,
siamo noi. La santità è il fine della nostra esistenza.
Ma la santità è un’ambizione? La santità è
qualcosa che dobbiamo ricercare? In che senso noi possiamo dire che dobbiamo
aspirare alla santità? In primo luogo bisogna che noi dobbiamo diventare
persone mosse dal desiderio profondo e passionato da qualcosa. La nostra
società consumistica celebra quotidianamente piccoli desideri. Tenta di farci
credere che noi possiamo essere felici solamente realizzando i nostri piccoli
desideri: avere una macchina, passare delle belle vacanze... La ricerca di Dio,
il cammino verso la santità comincia nel momento in cui noi non ci
accontentiamo del benessere naturale, ma quando noi diciamo: “No, io voglio di
più, e altro , che queste cose”. Sovente noi pensiamo che i santi siano delle
persone che sono riusciti a controllare e a regolare i loro desideri. Tutto è
controllato in loro. Ma può essere che essi siano piuttosto delle persone che
hanno saputo svegliare in loro i desideri e le passioni radicate profondamente
nel loro essere? Ho letto un testo sui santi domenicani e sono stato colpito
dal fatto che essi erano persone appassionate.
Pensate a San Tommaso d’Aquino, per
esempio. Il suo biografo Tocco, lo ha chiamato “l’uomo del desiderio”. Una
leggenda narra che Gesù, un giorno, domandò a Tommaso cosa desiderasse, Tommaso
rispose: “Domine, non nisi te. Signore nient’altro che te!”
Avendo il desiderio profondo di capire,
Tommaso rifiuta le soluzioni facili. Egli voleva comprendere meglio il suo Dio,
ma era tanto onesto che percepiva che era impossibile. Un uomo di desiderio. E
noi altri, come studenti, siamo veramente affascinati dal desiderio di
comprendere, o siamo soddisfatti ci promuovono con summa cum laude?
Pensiamo a Bartolomeo de Las Casas che
aveva questa passione inesauribile per la giustizia e il desiderio instancabile
per un mondo nel quale gli Indiani potessero vivere con dignità. Egli scriveva
al re: “Io penso che Dio voglia che io riempia il cielo e la terra, e il mare
ancora, di grida, di lacrime e di gemiti per la giustizia.”
Noi tutti parliamo della giustizia. Noi
sappiamo che dobbiamo cercarla. Ma la giustizia è veramente una passione che
tocca profondamente il nostro essere? O i nostri propositi sono delle vane
parole? Pensiamo a Caterina da Siena. Appassionata per la riforma della Chiesa,
parlava del Cristo come del desiderio e dell’amore in lei.
Tutti, noi vorremmo trasformare la Chiesa;
una Chiesa più giusta e più onesta. Ma abbiamo noi una vera passione, come
Caterina? Siamo invitati a raggiungere la folla immensa dei santi, di ogni
lingua e nazione. Ma la prima cosa che ci è chiesta è che noi siamo delle
persone appassionate. Discutendo con alcuni giovani che volevano diventare
domenicani la mia prima domanda fu: “siete appassionati per qualcosa?”
Perché questo è molto più importante del
desiderio di entrare nell’Ordine.
Se c’è passione in noi, Dio può cominciare
a lavorare!
Beati i poveri, i miti, beati gli afflitti.
Noi siamo invitati a essere felici.
E’ difficile trovare dei santi tristi. I
santi sono i beati perché la loro vita è conforme al loro desiderio più
profondo; essi sono scappati dalla prigione delle loro piccole ambizioni, delle
piccole passioni.
Essi sono leggeri nel loro cuore. Essendo
stati percepiti nel loro profondo desiderio, non possono prendersi troppo sul
serio.
Il nostro problema è che ci prendiamo
troppo sul serio. Siamo invitati a lasciare dietro di noi non solo le nostre
piccole ambizioni m anche le piccole identità.
A partire dal XVII sec. noi Europei siamo
stati assillati dalla questione sull’identità. Chi sono? Qual è la mia identità
come essere umano, come cristiano, come domenicano? E ci richiudiamo nelle
nostre piccole identità che ci danno poco sicurezza.
La S. Scrittura ci offre liberazione. Essa
ci spalanca le porte, perché noi possiamo immaginare chi siamo.
San Giovanni ci dice: "Il mondo non ci
conosce - noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è ancora stato
rivelato”. Noi siamo stati liberati dall’ossessione dell’identità, perché ciò
che noi siamo è inimmaginabile.
Dal XVII sec. le nostre società hanno
sviluppato l’orrore nei riguardi della folla. Nella folla, l'individuo perde la
sua identità. Nella folla noi non sappiamo chi siamo. La folla è pericolosa,
come la folla della Rivoluzione Francese. Ma per noi, c’è una folla immensa,
che nessuno può contare, la folla dei santi. Il nostro destino è appartenere a
questa folla; è qui che noi saremo liberati da tutte le nostre piccole
questioni d'identità, perché chi siamo è al di la di ciò che noi possiamo
immaginare. E noi saremo liberi."
(Omelia di fr. Timothy Radcliffe - Friburgo, 1°
Novembre 1992 )
Preghiera ai Santi del Paradiso
O spiriti celesti e voi tutti Santi del Paradiso,
volgete pietosi lo
sguardo sopra di noi,
ancora peregrinanti
in questa valle di dolore e di miserie.
Voi godete ora la
gloria che vi siete meritata
seminando nelle
lacrime in questa terra di esilio.
Dio è adesso il
premio delle vostre fatiche,
il principio,
l'oggetto e il fine dei vostri godimenti.
O anime beate,
intercedete per noi!
Ottenete a noi
tutti di seguire fedelmente le vostre orme,
di seguire i vostri
esempi di zelo e di amore ardente a Gesù
e alle anime, di
ricopiare in noi le virtù vostre,
affinché diveniamo un giorno partecipi della
gloria immortale.
Amen.
Non crediate mai che i santi nascano tali, che vengano
al mondo come 'prodotto finito' o, comunque, inevitabilmente destinati a
divenire ciò che in realtà divengono.
- Cyril Martindale -
da "Santi"
Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già
posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che
la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra
del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di
questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli
perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi
incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro
sofferenze, e anche le loro tristezze.
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.
«… ecco, una moltitudine immensa, che
nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano
in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e
tenevano rami di palma nelle loro mani.» (Ap 7,9)
«Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importante, anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia.
Ci sono i santi di tutti i giorni, i santi “nascosti”, una sorta di “classe media della santità”, come diceva uno scrittore francese, quella “classe media della santità” di cui tutti possiamo fare parte.»
- papa Francesco -
omelia nella basilica di san Paolo
fuori le mura - 14 aprile 2013
I Santi in Paradiso- Beato Angelico
"...dire che
il Santo è l’uomo vero
è un’affermazione più provocatoria
di quel che possa sembrare:
significa infatti affermare che solo l’uomo
che vive intensamente il rapporto col Dio
può godere del rapporto con la realtà mondana
in modo autentico.
Significa attaccare frontalmente
quel sottile dualismo tra valori mondani e valori spirituali,
tra naturale e soprannaturale,
tra mondo e Dio,
in cui molto cattolicesimo moderno
ha sempre più rischiato di lasciarsi intrappolare.
Il rapporto con Dio - scrive ancora don Giussani -
è l’ipotesi di lavoro più adeguata
all’incremento e alla realizzazione dell’unità della personalità.
Per questo il mondo ha ancora,
anzi soprattutto oggi,
bisogno dello “spettacolo della santità”
è un’affermazione più provocatoria
di quel che possa sembrare:
significa infatti affermare che solo l’uomo
che vive intensamente il rapporto col Dio
può godere del rapporto con la realtà mondana
in modo autentico.
Significa attaccare frontalmente
quel sottile dualismo tra valori mondani e valori spirituali,
tra naturale e soprannaturale,
tra mondo e Dio,
in cui molto cattolicesimo moderno
ha sempre più rischiato di lasciarsi intrappolare.
Il rapporto con Dio - scrive ancora don Giussani -
è l’ipotesi di lavoro più adeguata
all’incremento e alla realizzazione dell’unità della personalità.
Per questo il mondo ha ancora,
anzi soprattutto oggi,
bisogno dello “spettacolo della santità”
da: La santità del
laico
nel pensiero di Luigi Giussani
e Divo Barsotti
nel pensiero di Luigi Giussani
e Divo Barsotti
Auguri a tutti :-)
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