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domenica 14 agosto 2022

Vorrei morire al suo posto - San Massimiliano Maria Kolbe

 Le ore passano lente come secoli sotto un sole di piena estate che di ora, in ora si fa più spietato per quegli uomini distrutti dalla fame, dalla sete e dalla fatica. Qualcuno comincia a stramazzare al suolo svenuto. Se non si rianima sotto il grandinare delle percosse, è trascinato via, per i piedi e gettato in un angolo del "piazzale".
Testa di mastino, alle 18, si pianta, a gambe divaricate, davanti alle sue vittime, sul campo un silenzio di tomba.
"L'evaso non è stato ritrovato dieci di voi moriranno nel bunker della fame. La prossima volta toccherà a venti."
Lentamente il capo inizia la sua scelta fissando nello sguardo, uno ad uno i prigionieri e di ciascuno assaporando il terrore.
"Questo qui", Testa di mastino puntava a caso il suo indice sul numero cucito sulla giacca del prigioniero. Il drappello dei martiri è completo.

"Arrivederci amici, ci rivedremo lassù, dove c'è vera giustizia", "viva la Polonia! E' per essa che io do la mia vita".
Francesco G. n° 5659, piange disperato ricordando la moglie e i figli. Tra le file dei risparmiati lo sbigottimento lascia il posto ad un senso di sollievo, alla gioia: vivere ancora, sfuggendo alla morte atroce del bunker della fame. 
Un uomo esce dalle fila - numero 16.670 - e con passo deciso si presenta a Testa di Mastino.
"Cosa vuole da me questo sporco polacco?"
"Vorrei morire al posto di uno di quelli."
"Perché?"
"Sono vecchio, ormai (aveva 47 anni!) e buono a nulla - La mia vita non può più servire gran che."
"E per chi vuoi morire?"
"Per lui, ha moglie e bambini"
"Ma tu chi sei?"
"Un prete cattolico." 
Padre Massimiliano Kolbe - n° 16.670

Era Massimiliano Maria Kolbe, morto ad Auschwitz il 14 agosto 1941 e proclamato santo nel 1982 da papa Giovanni Paolo II.


un po di biografia: http://leggoerifletto.blogspot.it/2012/10/san-massimiliano-kolbe-biografia.html


"Mia amata Mamma, verso la fine del mese di maggio sono giunto con un convoglio ferroviario nel campo di Auschwitz. Da me va tutto bene. Amata Mamma, stai tranquilla per me e per la mia salute, perché il buon Dio c'è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto."

Padre Kolbe in una lettera alla mamma



“Dalla Divina Maternità scaturiscono tutte le grazie concesse alla Santissima Vergine Maria, e la prima di tali grazie è l'Immacolata Concezione. 
Questo privilegio deve starle particolarmente a cuore, se a Lourdes Ella stessa volle chiamarsi: "Io sono l'Immacolata Concezione". 
Con questo nome, tanto gradito al cuore, desideriamo chiamarla anche noi.„

- Padre Massimiliano Kolbe -


Vergine tutta Santa

Vergine Immacolata, 
scelta tra tutte le donne 
per donare al mondo il Salvatore, 
serva fedele del mistero della Redenzione, 
fa’ che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù 
e seguirlo sul cammino della vita 
che conduce al Padre. 
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato 
trasforma i nostri cuori. 
Regina degli apostoli, rendici apostoli! 
Fa’ che nelle tue sante mani 
noi possiamo divenire strumenti docili 
e attenti per la purificazione 
e santificazione del nostro mondo peccatore. 
Condividi con noi la preoccupazione 
che grava sul tuo cuore di Madre, 
e la tua viva speranza
che nessun uomo vada perduto. 
Possa, o Madre di Dio, 
tenerezza dello Spirito Santo, 
la creazione intera celebrare con te
la lode della misericordia e dell’amore infinito.

- San Massimiliano Kolbe - 



Buona giornata a tutti. :-)


sabato 14 agosto 2021

San Massimiliano Kolbe e l'orologio

Ad una stazione salì, fra gli altri, nel nostro scompartimento una persona colta, che si pose a sedere proprio di fronte a me e si associò subito alla nostra compagnia.
“Ma possiamo noi sapere se Dio esiste?”, incominciò egli a dire.
“Certamente”
“Forse uno può solamente credere a questo; nessuno, infatti, è in grado di dimostrare che Dio esista”.
“Abbia la bontà di ascoltarmi e io glielo dimostrerò con chiarezza... Prima di tutto, mi scusi, quale grado di istruzione possiede lei?”.
“Universitaria, ho studiato diritto”.
“Forse anche filosofia?”.
“Questa poi no; del resto, che ha a che fare la filosofia con la fede?”.
“La fede deve essere in accordo con la ragione e qui serve appunto la filosofia, soprattutto nella questione circa l'esistenza di Dio. Ma ora io debbo sapere in che cosa ci troviamo tutti d'accordo, poiché mi conviene iniziare da questo, altrimenti edificheremmo su un fondamento instabile.
Perciò, incominciamo: esiste lei?”.
“Sì. Tuttavia io sono solamente una parte del mondo”.
“La prego, di quello che siamo discuteremo più avanti; per il momento le chiedo solo se lei esiste”.
“Certamente”.
“E lei, signora?”.
“Lo affermo anch'io”.
“C'è forse qualcuno dei presenti che la pensi diversamente?”.
Tutti acconsentono.
“La nostra esistenza, quindi, è certa”.
“Questo non lo direi”.
“E perché?”.
“Perché in genere noi non possiamo conoscere nulla con certezza; ciò che alcuni affermano, altri lo negano”.
“Perciò, lei non è certo di esistere?”.
“Io sono solamente una piccola parte della materia esistente nell'universo”.
“Per me non si tratta di ciò che lei è - ripeto - ma del fatto più generale che lei esiste, cioè del fatto che lei è qualche cosa, oppure non è niente”.
“Evidentemente, non sono un niente”.
“E certo?”.
“Sì”.
“Ha un orologio, lei?”.
“Sì”, rispose portando la mano al taschino.
“Appartiene a lei?”.
“Sì, è mio”.
“Sicuramente?”.
“Senza dubbio”.
“Mi scusi, ma se lei ne dubitasse, la pregherei di darmelo e metterlo nel mio taschino (i presenti ridono). Perciò la sua premessa, secondo la quale noi non possiamo conoscere nulla con sicurezza, è falsa, poiché lei considera la propria esistenza come un assioma e non ha alcuna voglia di mettere in dubbio che questo orologio le appartenga.
E io non esisto, forse?”.
“...Sì”.
“E questa signora, e questo signore, e in definitiva tutti noi qui presenti?”.
“Anche loro”.
“Ne è certo?”.
“...Sì, ne sono certo”.
“Ma perché lei afferma questo?”.
“Perché... i miei occhi me lo dicono chiaramente”.
“E questi campi e questi prati che passano davanti ai finestrini della carrozza, e il mondo intero e le stelle che sono sopra le nostre teste, esistono?”.
“Anche loro; insomma, riconosco ormai che quello che scorgiamo con i nostri occhi deve esistere; Dio, però, non lo vediamo”.
“Mi scusi, la locomotiva sta viaggiando in testa al treno?”.
“È evidente”.
“Ne è certo?”.
“Sì che lo sono”.
“Ma lei la vede?”.
“No, ma se così non fosse, la nostra carrozza non andrebbe avanti”.
“Quindi, lei riconosce ormai che noi possiamo conoscere qualche cosa non solo mediante la visione diretta, ma riusciamo a giungere alla conoscenza di una data causa partendo da un effetto.
È vero?”.
“Sì”.
“Che direbbe lei di un uomo che, a proposito del suo orologio, ragionasse nel modo seguente: ‘Questa cassa metallica si è staccata per puro caso in una miniera, si è fusa da sola in un modo singolare, si è purificata e ha preso la forma che noi vediamo ora. Anche la scritta vi si è impressa per puro caso.
Pure il cristallo si è fuso e si è affilato per puro caso.
Gli stessi ingranaggi a ruota si sono fatti da soli.
E le altre parti che compongono quest'orologio si sono formate da sole per purissimo caso e, infine, si sono messe tutte insieme come le vediamo e così segnano le ore senza bisogno di una mente umana, neanche della mano di un uomo: tutto per caso’. Se quell'uomo affermasse tali cose con tutta serietà, che ne direbbe lei?”.
“Che probabilmente gli ha dato di volta il cervello”.
“Ebbene, nella natura abbiamo degli organismi formati in modo incomparabilmente più misterioso. Sicuramente lei si meraviglia quando studia l'anatomia, la composizione anche di un occhio
umano soltanto. Quante parti diverse, come sono delicate e come servono magnificamente per vedere!
L'intera natura è composta di milioni e di miliardi di organismi che vivono, si sviluppano e si riproducono. Si potrebbe, dunque, affermare che queste meraviglie della natura siano un puro caso? Qualcuno potrebbe dire: ‘Tutto questo non avviene senza una causa, è vero; ma tali cause hanno a loro volta una propria causa, e queste altre cause ancora’.
Tuttavia, in questa serie di cause, spinta magari all'infinito, non dobbiamo forse ammettere una causa prima?
Da sole, infatti, le cause non danno nessuna perfezione, ma comunicano soltanto ciò che loro stesse hanno ricevuto, mentre a noi interessa l'artefice di quella perfezione.
Una causa prima deve esserci... e... ed essa è Dio”.
“È evidente”.
Sul volto di quel signore si notava una specie di meraviglia, per il fatto che fino a quel momento non era riuscito a giungere ad una simile conclusione; può darsi che in passato non avesse mai riflettuto su tale verità.

- San Massimiliano Kolbe -



«Tu ci sei necessario, o Signore, o Redentore nostro, per scoprire la miseria morale e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono» 

- san Paolo VI, papa - 



Buona giornata a tutti. :-)



sabato 15 agosto 2020

Preghiera per l’Assunzione della Beata Vergine Maria, preghiera, storia, dogma – Pio XII


O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini,
noi crediamo nella tua assunzione in anima e corpo al cielo,
ove sei acclamata da tutti i cori degli angeli e da tutte le schiere dei santi.
E noi ad essi ci uniamo per lodare
e benedire il Signore che ti ha esaltata sopra
tutte le creature e per offrirti l'anelito della nostra devozione
e del nostro amore.
Noi confidiamo che i tuoi occhi misericordiosi
si abbassino sulle nostre miserie
e sulle nostre sofferenze; che le tue labbra sorridano alle nostre gioie
e alle nostre vittorie;
che tu senta la voce di Gesù ripeterti per ciascuno di noi:
Ecco tuo figlio.
E noi ti invochiamo nostra madre e ti prendiamo, come Giovanni, per guida,
forza e consolazione della nostra vita mortale.
Noi crediamo che nella gloria, dove regni vestita di sole e coronata di stelle,
sei la gioia e la letizia degli angeli e dei santi.
E noi in questa terra, ove passiamo pellegrini, guardiamo verso di te,
nostra speranza;
attiraci con la soavità della tua voce per mostrarci un giorno,
dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del tuo seno, o clemente,
o pia, o dolce Vergine Maria.

(papa Pio XII)



Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, noi Ti ringraziamo e Ti benediciamo perchè la Vergine Maria, Madre di Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, è stata assunta nella Gloria del Cielo.
In Lei primizia e immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero di salvezza e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza.
Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro Colei che ha generato il Signore della vita. Amen.

(Dal prefazio dell'Assunzione)




15 agosto: Assunzione Beata Vergine

La solennità dell'Assunzione di Maria deriva dalla liturgia locale di Gerusalemme; nel VI secolo era già diffusa in tutta la chiesa bizantina. 

Nel corso del VII secolo viene accolta dalla liturgia romana sotto diversi nomi: Dormitio, Pausatio, Natalis.
Il 1° novembre 1950 Pio XII definì l'Assunzione di Maria dogma di fede e, per conseguenza, ristrutturò la liturgia del giorno. L'Assunzione è l'unica festa mariana dotata di una messa per la sera della vigilia. 

Il senso e contenuto teologico di tale solennità è espresso nella bolla Munificentissimus Deus: "L'Augusta Madre di Dio...fu innalzata in anima e corpo alla celeste gloria". 
Maria è entrata, unica tra tutte le pure creature umane, in anima e corpo nella beatitudine del cielo.
La Lumen Gentium la presenta in questi termini: "L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo" (n. 59). 

La liturgia vede in Maria la Donna di cui parla S. Giovanni. 


Donna misteriosa, al centro della lotta tra le potenze delle tenebre e il Messia. Anch'essa insidiata insieme al Figlio; anch'essa vincitrice con Lui perché sostenuta da Dio. Ci troviamo qui di fronte ai motivi centrali della festività: la vittoria di Maria sul peccato e sull'inferno; la partecipazione attiva ala lotta di Cristo e alla sua vittoria. La gioia di questa festa, pertanto, è la gioia della vittoria, del coronamento, la gioia dell'esultanza della Pasqua. E' lo stesso mistero del mattino di Pasqua di risurrezione che si realizza in Maria. La stessa vittoria alla quale Lei ha dato la sua attiva, personale e piena collaborazione. 

Assunta perchè Immacolata 
L'Assunzione è il coronamento e il maturarsi in Dio di una situazione in cui Maria si è stabilita con la sua Concezione Immacolata, progredita e giunta ad una pienezza singolare con la divina maternità. La divina maternità ha realizzato in Maria un perfezionamento di tutto il suo essere. Tutto ciò evidentemente ha conferito ancora bellezza e preziosità al corpo di Maria, reso capace di un'unica circolazione vitale col Figlio di Dio, fatto uomo. Tra Lei e il Verbo fatto carne, per nove mesi, c'è stato un interscambio vitale, che mentre formava il Figlio, perfezionava e arricchiva della sua santità la Madre. 

Assunta perchè Madre di Dio pienamente conforme a Cristo 
L'Assunzione è il coronamento e il maturarsi in Dio di una situazione in cui Maria si è stabilita con la sua Concezione Immacolata, progredita e giunta ad una pienezza singolare con la divina maternità. La divina maternità ha realizzato in Maria un perfezionamento di tutto il suo essere. Tutto ciò evidentemente ha conferito ancora bellezza e preziosità al corpo di Maria, reso capace di un'unica circolazione vitale col Figlio di Dio, fatto uomo. Tra Lei e il Verbo fatto carne, per nove mesi, c'è stato un interscambio vitale, che mentre formava il Figlio, perfezionava e arricchiva della sua santità la Madre. 

L'Assunzione di Maria, speranza e ideale della Chiesa 
In Maria si è rivelato il compimento del mistero della salvezza. Come infatti avrà compimento? 
Nella risurrezione e glorificazione definitiva di tutta la persona umana. Sarà, questo compimento, la pasqua definitiva e perfetta della Chiesa, perché glorificazione anche del corpo. Gesù lo aveva affermato; ma con l'Assunzione di Maria le parole e il mistero di Cristo si evidenziano in una maniera che aiuta la fede e le certezze del popolo dei credenti. Sicchè, celebrando l'Assunzione, la speranza cristiana si fortifica e il cuore dei credenti si riempie di consolazione. 
E' in questo contesto spirituale che si capisce il linguaggio esultante che riempie e dà fisionomia alla celebrazione liturgica. La seconda antifona dei primi vespri afferma: "La porta del paradiso è stata chiusa a tutti a causa di Eva e per mezzo di Maria è stata di nuovo spalancata". 
Aggiunge ancora sicurezza alla nostra fede, perché si compie nell'ambito di una pura creatura. 
Ci dice quale sia il nostro destino. Quella gloria che oggi esalta davanti al cielo e alla terra Maria Santissima, è quanto Dio ha preparato per i suoi figli. Di quella stessa gloria brillerà il corpo di ognuno. 
Maria assunta in cielo è veramente la speranza e l'ideale della Chiesa.

Fonte: Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe



Santo e glorioso è il corpo della Vergine Maria


I santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi, rivolti al popolo in occasione della festa odierna, parlavano dell'Assunzione della Madre di Dio come di una dottrina già viva nella coscienza dei fedeli e da essi già professata; ne spiegavano ampiamente il significato, ne precisavano e ne approfondivano il contenuto, ne mostravano le grandi ragioni teologiche. Essi mettevano particolarmente in evidenza che oggetto della festa non era unicamente il fatto che le spoglie mortali della beata Vergine Maria fossero state preservate dalla corruzione, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione, perché la Madre ricopiasse il modello, imitasse cioè il suo Figlio unico, Cristo Gesù.
San Giovanni Damasceno, che si distingue fra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'Assunzione corporea della grande Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio».
San Germano di Costantinopoli pensava che l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio non solo convenivano alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo corpo verginale: «Tu, come fu scritto, sei tutta splendore (cfr. Sal 44, 14); e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto tempio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta».
Un altro scrittore antico afferma: «Cristo, nostro salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, fu lui a restituire la vita alla Madre. Fu lui a rendere colei, che l'aveva generato, uguale a se stesso nell'incorruttibilità del corpo, e per sempre. Fu lui a risuscitarla dalla morte e ad accoglierla accanto a sé, attraverso una via che a lui solo è nota».
Tutte queste considerazioni e motivazioni dei santi padri, come pure quelle dei teologi sul medesimo tema, hanno come ultimo fondamento la Sacra Scrittura. Effettivamente la Bibbia ci presenta la santa Madre di Dio strettamente unita al suo Figlio divino e sempre a lui solidale, e compartecipe della sua condizione.
Per quanto riguarda la Tradizione, poi, non va dimenticato che fin dal secondo secolo la Vergine Maria viene presentata dai santi padri come la novella Eva, intimamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta. Madre e Figlio appaiono sempre associati nella lotta contro il nemico infernale; lotta che, come era stato preannunziato nel protovangelo (cfr. Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, su quei nemici, cioè, che l'Apostolo delle genti presenta sempre congiunti (cfr. Rm capp. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26; 54-57). Come dunque la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e il segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la comune lotta si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale, secondo le affermazioni dell'Apostolo: «Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria» (1 Cor 15, 54, cfr. Os 13, 14).
In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto» di predestinazione, immacolata nella sua concezione, vergine illibata nella sua divina maternità, generosa compagna del divino Redentore, vittorioso sul peccato e sulla morte, alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già il suo Figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli.


Dalla Costituzione Apostolica «Munificentissimus Deus» di Pio XII, papa
(AAS 42 [1950], 760-762. 767-769)




Buona Festa dell'Assunta a tutti :-)

venerdì 14 agosto 2020

San Massimiliano Kolbe – Transito e riflessioni di papa Benedetto XVI


Papa Benedetto XVI: L’amore vince le tenebre dell’odio e dell’egoismo

Il 14 agosto, la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Kolbe, sacerdote francescano polacco morto nel lager nazista di Auschwitz per salvare un padre di famiglia. Il Papa lo ha definito una “luce” che “ha incoraggiato altri a donarsi” per essere vicini ai sofferenti e agli oppressi. Ce ne parla Sergio Centofanti.



Vincere il male con il bene, l’odio con l’amore: è ciò che ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento nuovo” di Gesù: “amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Parole che padre Kolbe ha vissuto fino in fondo e che – come dice il Papa – invitano tutti noi a seguire l’amore senza misura del nostro Signore:

“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Udienza generale, 9 agosto 2006)

L’amore verso Gesù passa attraverso il sì di Maria. E padre Kolbe, sacerdote mariano nel suo dna, ha continuato a dare speranza e consolazione a quanti erano con lui nel bunker della fame di Auschwitz, totalmente affidato alla Madre di Dio fino alla fine. Era il 14 agosto 1941:

“'Ave Maria!': fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità”.




I martiri non si scoraggiano nel fare il bene anche quando il male sembra distruggere tutto:
“Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A San Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore’”.


(Udienza generale, 13 agosto 2008)

  



Il martirio di San Massimiliano M.Kolbe

«Chiedo di andare a morire al suo posto»
Una notizia terribile, agghiacciante arriva nel blocco 14, al quale apparteneva anche san Massimiliano Kolbe: è fuggito uno dei prigionieri del blocco 14. Se il prigioniero non tornerà, il giorno seguente sicuramente dieci prigionieri del blocco 14 verranno scelti e condannati a una morte atroce: la morte di fame e sete in un orrido e tenebroso sotterraneo, chiamato “bunker della morte”.
Il prigioniero non tornò. Verso il tramonto, il comandante Fritsch si presentò a scegliere i dieci da condannare nel blocco schierato davanti a lui.
La seguente testimonianza è quella di colui che è stato salvato dalla morte, Francesco Gajowniczek, il quale così descrive quello che lui ha potuto vedere e sentire:
«Eravamo allineati in dieci file, durante l’appello della sera. Mi trovavo nella stessa fila di Padre Kolbe; ci separavano tre o quattro prigionieri. Il Lagerführer Fritsch, circondato dalle guardie, si avvicinò, e cominciò a scegliere nelle file dieci prigionieri per mandarli a morire. Indicò col dito anche me. Uscii dalla fila e mi sfuggì un grido: avrei desiderato vedere ancora i miei figli! Dopo un istante uscì dalla fila un prigioniero, offrendo se stesso in mia vece. Si avvicinò, perciò, al Lagerführer e cominciò a dirgli qualcosa. Allora una guardia lo condusse nel gruppo dei condannati a morte; io ebbi l’ordine di rientrare nella fila».
Un altro testimone presente alla drammatica scena fu il medico Niceto Francesco Wlodarski, che si trovava lì presente.
«Dopo la scelta dei dieci prigionieri – egli racconta – Padre Massimiliano uscì dalla fila e, togliendosi il berretto, si mise sull’attenti dinanzi al comandante. Questi, sorpreso, rivolgendosi a lui, disse: “Che cosa vuole questo porco polacco?”. Padre Massimiliano, puntando la mano verso Francesco Gajowniczek, già prescelto per la morte, rispose: “Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perché egli ha moglie e figli...”. Il colonnello Fritsch, meravigliato, sembrava non riuscisse a trovare la forza per parlare. Dopo un po’, però, con un cenno della mano, pronunciando la sola parola: “Fuori!”, ordinò a Gajowniczek di ritornare nella fila lasciata prima. In tal modo, Padre Massimiliano prese il posto del condannato...».

L’eroico gesto con il quale san Massimiliano Kolbe salvò la vita a Gajowniczek, suo compagno di prigionia nel campo di Auschwitz, è oggetto di un interessante studio che sottolinea la liceità e l’elevatissimo valore morale di tale martirio: il più simile a quello di Cristo che «volontariamente si consegnò alla morte».
Ricorre il 70° anniversario del martirio di san Massimiliano (14 agosto 1941). È passato il tempo del nazismo hitleriano, ma i cristiani continuano a morire sotto i colpi di una maligna, subdola, persecuzione: «Ogni cinque minuti un cristiano viene ucciso a causa della sua fede. Nel 2011 si stima che saranno 105 mila le vittime della persecuzione contro i cristiani. Tra il 2000 e il 2010 le vittime sono state 160 mila all’anno, mentre nel XX secolo sono stati 45 milioni i cristiani uccisi a motivo della loro religione»


(M. Introvigne, in www.vaticaninsider.com).
Tra i 45 milioni di martiri del XX secolo c’è anche san Massimiliano. Eppure il suo martirio si distingue per il carattere spiccatamente eroico, sovranamente libero, dell’offrirsi nelle mani del persecutore. Questo gesto inusitato ricorda da vicino l’eroismo dei proto martiri francescani del 1220 e, in ultima analisi, il Re dei Martiri, Cristo, che «volontariamente si consegnò alla morte» (cf Messale Romano, Preghiera eucaristica IV). [...]
Il suo gesto, tuttavia, rimane incomprensibile al di fuori di una logica di amore serafico. Mentre nella dinamica del martirio normalmente vi è il dilemma che costringe ad una scelta: o la fedeltà a Cristo o la vita, qui vi è l’assoluta gratuità.


San Massimiliano, da parte sua, non aveva doveri particolari verso l’incolumità fisica di nessuno in quel lager. Aveva invece un dovere generale, in quanto sacerdote, di provvedere alla salute della loro anima. Ma proprio per questo, a vedute umane, sarebbe stato più utile da vivo che da morto, per tutte le assoluzioni in articulo mortis che avrebbe potuto impartire, per tutte le parole di fede che avrebbe potuto rivolgere a quella gente esulcerata dalla ferocia belluina degli aguzzini.
Si potrebbe invocare il principio secondo cui «senza la divina autorità non è lecito a nessuno uccidersi direttamente con l’intenzione di uccidersi. Sarebbe contro la carità verso se stessi, e sarebbe un’ingiuria al bene comune e a Dio, che è il solo diretto e assoluto Signore della vita umana» (ivi, p. 622).
E’ stato l’impulso della carità divina a spingere padre Massimiliano a compiere quel gesto, in ossequio al suo carattere sacerdotale, alla sua appartenenza all’Ordine dell’amore serafico e alla corona rossa promessagli dalla Madonna sin dalla sua infanzia. In verità, san Massimiliano non si è ucciso, né si è consegnato con l’intenzione di uccidersi. L’hanno ucciso i nazisti che odiavano la fede cattolica; l’oggetto immediato della sua offerta era di salvare la vita di un fratello, ma la sua intenzione più vera era di conformarsi nel modo più perfetto a Cristo, che si è sacrificato per amore dell’intera umanità. [...] La morte è semplicemente tollerata come effetto secondo, previsto, accettato, ma non voluto per sé. [...]
La difficoltà di individuare distintamente nel sacrificio di san Massimiliano i tratti essenziali del martirio era avvertita anche dal postulatore della sua causa di beatificazione. Tant’è vero che è stato beatificato da Paolo VI con il titolo di Confessore, mentre è stato canonizzato dal beato Giovanni Paolo II col titolo di Martire della Carità. La differenza tra il martirio per la fede e il martirio per la carità sta, nella necessità del primo, e nella libertà del secondo, secondo i due modi di esser principio dell’intelletto e della volontà: necessario il primo, libero il secondo.

Nel martirio di san Massimiliano,  va aggiunto il “fattore Immacolata”, per il quale l’«accettazione volontaria della morte» si trasforma nell’“offrirsi spontaneamente alla morte”, perché in questo consiste “l’amore più grande” (Gv 15,13), l’amore dell’Ordine serafico.


"Non abbiate affatto paura di amare troppo l'Immacolata, dato che non l'ameremo mai nel modo in cui l' ha amata Gesù. (San  Massimiliano Kolbe)


Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 5 giugno 2019

Ai margini della strada

Sono qui, Signore Gesù,
al margine della strada,
senza strada.

Vedo altri sfrecciare davanti a me,
e tutti mi appaiono felici e sicuri di sè;
io invece non vedo che nebbia e foschia.

I miei passi, però, cercano le tue orme da seguire;
il bene e il male sono nel mio cuore che,
senza tregua, cerca, chiede e chiama.

Ravviva in me tutto ciò che è addormentato,
tutto ciò che languisce,
tutto ciò che muore di tristezza
e donami un pieno d'entusiasmo.

Desidero essere il tuo discepolo
e imparare da Te, Maestro.
Signore, sono debole, incostante.
Insegnami a fermarmi da Te
per “fare il pieno” e poi ripartire;
e Tu precedimi e spianami un po' il cammino:
allora arriverò là dove Tu vuoi!




Ogni caduta, anche se gravissima e ripetuta, serva a noi sempre e solamente come gradino verso una perfezione più alta. 
Per questo soltanto, infatti, l'Immacolata permette una caduta per guarirci dall'amor proprio, dalla superbia, per condurci all'umiltà e per renderci in tal modo più docili alle grazie divine.


- San Massimiliano Kolbe -




Il cammino con chi non è degno dei tuoi passi è cammino su foglie secche …
Sciuperà le tue scarpe lasciando solo orme di pioggia nell’ anima.


La vera disabilità è quella dell'anima che non comprende.... 
Quella dell'occhio che non vede i sentimenti...... 
Quella dell'orecchio che non sente le richieste di aiuto... 
Solitamente, il vero disabile è colui che, additando gli altri, ignora di esserlo.

- Gladys Rovini -
Appoggiati a me  




Buona giornata a tutti. :-)

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sabato 18 maggio 2019

Perchè i buoni soffrono - San Massimiliano Maria Kolbe

Non più tardi di ieri l'altro, il signor N. N. mi ha posto la seguente domanda:

“Di solito i buoni soffrono, mentre il più delle volte i cattivi se la passano abbastanza bene. Dove sta la giustizia?”.
“Iddio è infinitamente giusto, non è vero?”.
“Si, certo”.
... “Altrimenti non sarebbe Dio. Di conseguenza, Egli deve ricompensare ogni buona azione e punire ogni azione cattiva. Nessuna azione, nessuna parola, nessun pensiero sfuggirà al Suo giudizio. Attualmente, però, esiste forse al mondo una persona, sia pure la peggiore di tutte, che non faccia mai nulla di buono?”.
“Non esiste di certo”.
“Ebbene, almeno qualche volta ognuno compie bene il proprio dovere, oppure dimostra pietà verso il suo prossimo, oppure riesce a fare almeno qualche altra cosa buona. Ebbene, se quest'uomo sarà vissuto talmente male da meritare, dopo la morte, l'inferno, quando sarà che Dio lo ricompenserà di quel poco di bene che avrà fatto?… Quando?…”.
“Nell'altro mondo”.
“Ma al di là lo attende solo l'inferno”.
“Allora in questo…”.
“Inoltre, esiste forse una persona, sia pure la migliore di tutte, che non abbia mai fatto alcunché di male?”.
“Neppure una persona simile esiste”.
“Ed è vero, poiché anche 'il giusto cade sette volte' (Pr 24, 16) al giorno. Perciò, se Dio vuole abbreviargli il purgatorio o concedergli subito il paradiso, dove avrà luogo il 'saldo dei conti'?”.
“Ah! dev'essere proprio così…”.
“Iddio manifesta un amore particolare proprio verso coloro che punisce già in questo mondo, poiché nel purgatorio vi è soltanto una lunga e pesante punizione, mentre se accettiamo volontariamente le croci in questo mondo, ci meritiamo una gloria ancora maggiore in paradiso; di qui pure il proverbio: "Dio ama colui che Egli percuote”.

Non sono affatto da invidiare, quindi, le persone cattive che godono una vita felice; costoro, anzi, dovrebbero temere fortemente che questo fatto possa essere già la ricompensa per quel poco di bene da essi operato.

Santa giornata a tutti sotto il Manto dell'Immacolata!



- San Massimiliano M. Kolbe -


Il beato Giovanni Paolo II
al campo di concentramento di Auschwitz
visita la cella di Padre Kolbe, 1979

Uno dei testi più belli che si trovano tra gli scritti di San Massimiliano Maria Kolbe: una lettera che egli invia il 13 aprile del 1933 ai suoi figli in Giappone dalla nave che lo sta portando in patria per delle faccende. Da questa lettera, trasuda la follia d'amore che il Santo aveva verso l'Immacolata e il tenero amore che aveva non solo verso i suoi confratelli, ma verso tutte le anime. 

È un testo che commuove, e allo stesso tempo infonde fiducia nell'amore della Vergine, spingendo decisamente le anime piccole a consacrarsi a Lei. Maria!

Miei Cari,
Non ho fatto in tempo a spedire questa lettera da Shanghai, perciò aggiungo ancora qualcosa qui a Hong Kong.
La testa non mi funziona, mi duole, non ho dormito bene, perciò non scrivo molto. 

Ho parlato con don Wieczorek riguardo ai fratelli che dovranno passare di qui. Se non partirà da Hong Kong andrà a prenderli alla nave. Don Siara non sta più a Hong Kong. 
Pomeriggio.
Sono già stato da don Wieczorek e l'ho pregato di andare incontro al nostro quartetto, che arriverà qui il 25 IV, cioè fra 12 giorni. Ho fatto un breve sonnellino, perciò la testa è un po' più fresca. Solo adesso mi sono ricordato della richiesta di fr. Severino a proposito degli articoli di apertura. 

Senza dubbio l'Immacolata stessa dirigerà le cose in modo tale che, se non arriverà nulla da parte mia, sarà bene ugualmente, anzi forse sarà anche meglio. Mando l'articolo di apertura per giugno, ma non è troppo tardi? Preghiamo affinché l'Immacolata divenga al più presto possibile... la Regina del mondo intero, perché ci sono ancora tanti pagani, tanti poveri peccatori.

Inoltre, con il Suo aiuto, ripetiamoLe che per Lei siamo disposti a tutto, ad ogni fatica, sofferenza, umiliazione, alla morte per fame o per qualche altra causa, ma solamente con il Suo aiuto, perché da soli noi non possiamo assolutamente far nulla.Qualche volta mi preoccupo per voi, ma mi consolo pensando che l'Immacolata si ricorda di voi assai di più, senza paragone, di quanto io possa immaginare, mentre voi, da parte vostra, desiderate con tutto il cuore di lasciarvi condurre da Lei liberamente.
Sto pensando perché, invece di raccontare le vicende del viaggio, ritorno continuamente all'Immacolata e all'amore verso di Lei, ma voi, amatissimi Figli, mi comprendete, perché siete di questo medesimo spirito. 

Carissimi Figli, nelle difficoltà, nelle tenebre, nelle debolezze, negli scoraggiamenti ricordiamoci che i paradiso... il paradiso... si sta avvicinando. Ogni giorno che passa è un intero giorno in meno di attesa.
Coraggio, dunque! Ella ci attende di là per stringerci al Cuore.
Inoltre, non date retta al diavolo, qualora volesse farvi credere che il paradiso esiste, ma non per voi, perché, anche se aveste commesso tutti i peccati possibili, un solo atto di amore perfetto lava tutto al punto tale che non ci rimane neppure un'ombra. 
Carissimi Figli, come desidererei dirvi, ripetervi quanto è buona l'Immacolata, per poter allontanare per sempre dai vostri piccoli cuori la tristezza, l'abbattimento interiore o lo scoraggiamento. La sola invocazione “Maria”, magari con l'anima immersa nelle tenebre, nelle aridità e perfino nella disgrazia del peccato, quale eco produce nel Suo Cuore che tanto ci ama! E quanto più l'anima è infelice, sprofondata nelle colpe, tanto più questo Rifugio di noi poveri peccatori la circonda di sollecita protezione. 
Ma non affliggetevi mai se non sentite tale amore. Se volete amare, questo è già un segno sicuro che state amando; ma si tratta solo di un amore che procede dalla volontà.
Anche il sentimento esteriore è frutto della grazia, ma non sempre esso segue immediatamente la volontà. Vi potrà capitare, miei Cari, un pensiero, quasi una mesta nostalgia, una supplica, un lamento...: “Chissà se l'Immacolata mi ama ancora?”.
Figli amatissimi!
Lo dico a tutti insieme e a ciascuno in particolare nel Suo nome, notate bene, nel Suo nome: Ella ama ciascuno di voi, vi ama assai e in ogni momento senza alcuna eccezione.
Questo, carissimi Figli, ve lo ripeto nel Suo Nome. 
E dite questa stessa cosa a quei quattro che giungeranno subito dopo la presente lettera. 
Vostro

- Padre Massimiliano M. Kolbe -























"La guarigione completa e radicale è la "salvezza". 
In verità, la lebbra che realmente deturpa l'uomo e la società è il peccato; sono l'orgoglio e l'egoismo che generano nell'animo umano indifferenza, odio e violenza. 
Questa lebbra dello spirito, che sfigura il volto dell'umanità, nessuno può guarirla se non Dio, che è Amore. 
Aprendo il cuore a Dio, la persona che si converte viene sanata interiormente dal male".

- papa Benedetto XVI -
Angelus, 14 ottobre 2007






Atto di consacrazione della famiglia alla Vergine SS. della Mercede

Dègnati, o dolcissima Vergine della Mercede, di visitare con il tuo divin Figlio, questa casa che da oggi in poi è tua; e ricolma i fortunati tuoi figli che vi abitano delle celesti grazie e dei singolari favori che costantemente concedi alle famiglie consacrate al tuo tenero cuore di Madre.
Tu stessa, o Sovrana Redentrice degli schiavi, hai manifestato che desideri e vuoi regnare nelle famiglie. 

Perciò questa famiglia tutta, ascoltando la tua voce, 
risponde premurosa alla tua chiamata e contrariamente all’abbandono e all’indifferenza di tante famiglie, ti proclama, 
o carissima Madre della Mercede, sua amabile Regina 
e ti consacra interamente le sue gioie, le sue fatiche, 
le sue tristezze, il suo presente ed il suo avvenire.
Benedici dunque i presenti, benedici gli assenti, 

benedici anche o amorosa Madre, i nostri cari defunti. 
Prendi dimora in questa tua casa, 
te ne supplichiamo per gli acerbissimi dolori che soffristi ai piedi della croce; stabilisci in essa il tuo dolce regno ed il dominio della tua carità 
e del tuo amore, della tua bontà e delle tue misericordie.
Vieni, o Signora, e regna in questa casa; 

vieni e comanda in essa come Madre, come Regina, come Padrona. 
Tutto qui è tuo, tutto ti appartiene.
Allontana tutto ciò che ti disgusta, correggi tutti i difetti che vedi in essa, ispira in essa l’amore casto e l’osservanza delle sante leggi, 

infondi in tutti i suoi membri lo spirito di fede e di pietà, 
di fortezza e di purezza.
Fa, o Signora, che la mansuetudine, la pazienza, l’umiltà, 

il distacco ed il disprezzo per le folli vanità, 
e tutte le altre virtù che furono tue prerogative, 
formino anche la delizia di questa famiglia.
Aprici, o Signora, il tuo dolce manto di Madre 

e come in un’arca di salvezza custodisci sotto di esso tutti i componenti di questa famiglia che sono tuoi fino alla vita eterna.
Viva sempre amata, benedetta e glorificata tra noi la Vergine SS. della Mercede, unitamente al cuore vittorioso di Gesù. Amen



- Immaculada Concepción -
Fray Juan Sánchez Cotán (Orgaz (Toledo), 1560 - Granada, 1627) Entre 1617 y 1618



Buona giornata a tutti :-)


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