Ad una stazione salì, fra gli altri, nel nostro scompartimento una persona
colta, che si pose a sedere proprio di fronte a me e si associò subito alla
nostra compagnia.
“Ma possiamo noi sapere se Dio esiste?”, incominciò egli a dire.
“Certamente”
“Forse uno può solamente credere a questo; nessuno, infatti, è in grado di
dimostrare che Dio esista”.
“Abbia la bontà di ascoltarmi e io glielo dimostrerò con chiarezza... Prima di
tutto, mi scusi, quale grado di istruzione possiede lei?”.
“Universitaria, ho studiato diritto”.
“Forse anche filosofia?”.
“Questa poi no; del resto, che ha a che fare la filosofia con la fede?”.
“La fede deve essere in accordo con la ragione e qui serve appunto la
filosofia, soprattutto nella questione circa l'esistenza di Dio. Ma ora io
debbo sapere in che cosa ci troviamo tutti d'accordo, poiché mi conviene
iniziare da questo, altrimenti edificheremmo su un fondamento instabile.
Perciò, incominciamo: esiste lei?”.
“Sì. Tuttavia io sono solamente una parte del mondo”.
“La prego, di quello che siamo discuteremo più avanti; per il momento le chiedo
solo se lei esiste”.
“Certamente”.
“E lei, signora?”.
“Lo affermo anch'io”.
“C'è forse qualcuno dei presenti che la pensi diversamente?”.
Tutti acconsentono.
“La nostra esistenza, quindi, è certa”.
“Questo non lo direi”.
“E perché?”.
“Perché in genere noi non possiamo conoscere nulla con certezza; ciò che alcuni
affermano, altri lo negano”.
“Perciò, lei non è certo di esistere?”.
“Io sono solamente una piccola parte della materia esistente nell'universo”.
“Per me non si tratta di ciò che lei è - ripeto - ma del fatto più generale che
lei esiste, cioè del fatto che lei è qualche cosa, oppure non è niente”.
“Evidentemente, non sono un niente”.
“E certo?”.
“Sì”.
“Ha un orologio, lei?”.
“Sì”, rispose portando la mano al taschino.
“Appartiene a lei?”.
“Sì, è mio”.
“Sicuramente?”.
“Senza dubbio”.
“Mi scusi, ma se lei ne dubitasse, la pregherei di darmelo e metterlo nel mio
taschino (i presenti ridono). Perciò la sua premessa, secondo la quale noi non
possiamo conoscere nulla con sicurezza, è falsa, poiché lei considera la
propria esistenza come un assioma e non ha alcuna voglia di mettere in dubbio che questo orologio le appartenga.
E io non esisto, forse?”.
“...Sì”.
“E questa signora, e questo signore, e in definitiva tutti noi qui presenti?”.
“Anche loro”.
“Ne è certo?”.
“...Sì, ne sono certo”.
“Ma perché lei afferma questo?”.
“Perché... i miei occhi me lo dicono chiaramente”.
“E questi campi e questi prati che passano davanti ai finestrini della
carrozza, e il mondo intero e le stelle che sono sopra le nostre teste,
esistono?”.
“Anche loro; insomma, riconosco ormai che quello che scorgiamo con i nostri
occhi deve esistere; Dio, però, non lo vediamo”.
“Mi scusi, la locomotiva sta viaggiando in testa al treno?”.
“È evidente”.
“Ne è certo?”.
“Sì che lo sono”.
“Ma lei la vede?”.
“No, ma se così non fosse, la nostra carrozza non andrebbe avanti”.
“Quindi, lei riconosce ormai che noi possiamo conoscere qualche cosa non solo
mediante la visione diretta, ma riusciamo a giungere alla conoscenza di una
data causa partendo da un effetto.
È vero?”.
“Sì”.
“Che direbbe lei di un uomo che, a proposito del suo orologio, ragionasse nel
modo seguente: ‘Questa cassa metallica si è staccata per puro caso in una
miniera, si è fusa da sola in un modo singolare, si è purificata e ha preso la
forma che noi vediamo ora. Anche la scritta vi si è impressa per puro caso.
Pure il cristallo si è fuso e si è affilato per puro caso.
Gli stessi ingranaggi a ruota si sono fatti da soli.
E le altre parti che compongono quest'orologio si sono formate da sole per
purissimo caso e, infine, si sono messe tutte insieme come le vediamo e così
segnano le ore senza bisogno di una mente umana, neanche della mano di un uomo:
tutto per caso’. Se quell'uomo affermasse tali cose con tutta serietà, che ne
direbbe lei?”.
“Che probabilmente gli ha dato di volta il cervello”.
“Ebbene, nella natura abbiamo degli organismi formati in modo incomparabilmente
più misterioso. Sicuramente lei si meraviglia quando studia l'anatomia, la
composizione anche di un occhio
umano soltanto. Quante parti diverse, come sono delicate e come servono
magnificamente per vedere!
L'intera natura è composta di milioni e di miliardi di organismi che vivono, si
sviluppano e si riproducono. Si potrebbe, dunque, affermare che queste
meraviglie della natura siano un puro caso? Qualcuno potrebbe dire: ‘Tutto
questo non avviene senza una causa, è vero; ma tali cause hanno a loro volta
una propria causa, e queste altre cause ancora’.
Tuttavia, in questa serie di cause, spinta magari all'infinito, non dobbiamo
forse ammettere una causa prima?
Da sole, infatti, le cause non danno nessuna perfezione, ma comunicano soltanto
ciò che loro stesse hanno ricevuto, mentre a noi interessa l'artefice di quella
perfezione.
Una causa prima deve esserci... e... ed essa è Dio”.
“È evidente”.
Sul volto di quel signore si notava una specie di meraviglia, per il fatto che
fino a quel momento non era riuscito a giungere ad una simile conclusione; può
darsi che in passato non avesse mai riflettuto su tale verità.
- San Massimiliano Kolbe -
«Tu ci sei necessario, o Signore, o Redentore nostro, per scoprire la miseria morale e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono»
- san Paolo VI, papa -
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