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mercoledì 20 marzo 2019

Sul Dare da "Il Profeta" di Kahlil Gibran

Allora un uomo ricco disse: Parlaci del Dare.
E lui rispose:

Date poca cosa se date le vostre ricchezze.
E' quando date voi stessi che date veramente.
Che cosa sono le vostre ricchezze se non ciò che custodite e nascondete nel timore del domani?
E domani, che cosa porterà il domani al cane troppo previdente che sotterra l'osso nella sabbia senza traccia, mentre segue i pellegrini alla città santa?
E che cos'è la paura del bisogno se non bisogno esso stesso?
Non è forse sete insaziabile il terrore della sete quando il pozzo è colmo?
Vi sono quelli che danno poco del molto che possiedono, e per avere riconoscimento, e questo segreto desiderio contamina il loro dono.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Essi hanno fede nella vita e nella sua munificenza, e la loro borsa non è mai vuota.
Vi sono quelli che danno con gioia e questa è la loro ricompensa.
Vi sono quelli che danno con rimpianto e questo rimpianto è il loro sacramento.
E vi sono quelli che danno senza rimpianto né gioia e senza curarsi del merito.
Essi sono come il mirto che laggiù nella valle effonde nell'aria la sua fragranza.

Attraverso le loro mani Dio parla, e attraverso i loro occhi sorride alla terra.
E' bene dare quando ci chiedono, ma meglio è comprendere e dare quando niente ci viene chiesto.
Per chi è generoso, cercare il povero è gioia più grande che dare.
E quale ricchezza vorreste serbare?
Tutto quanto possedete un giorno sarà dato.
Perciò date adesso, affinché la stagione dei doni possa essere vostra e non dei vostri eredi.
Spesso dite: "Vorrei dare ma solo ai meritevoli".
Le piante del vostro frutteto non si esprimono così né le greggi del vostro pascolo.
Esse danno per vivere, perché serbare è perire.
Chi è degno di ricevere i giorni e le notti, è certo degno di ricevere ogni cosa da voi.
Chi merita di bere all'oceano della vita, può riempire la sua coppa al vostro piccolo ruscello.
E quale merito  sarà grande  quanto la fiducia, il coraggio,  anzi la carità  che sta nel  ricevere?
E chi siete voi perché gli uomini vi mostrino il cuore, e tolgano il velo al proprio orgoglio così che possiate vedere il loro nudo valore e la loro imperturbata fierezza?
Siate prima  voi stessi  degni  di essere colui che da  e allo stesso  tempo  uno strumento  del dare.
Poiché in verità è la vita che da alla vita, mentre voi, che vi stimate donatori, non siete che testimoni.
E voi che ricevete - e tutti ricevete - non permettete che il peso della gratitudine imponga un giogo a voi e a chi vi ha dato.
Piuttosto i suoi doni siano le ali su cui volerete insieme.
Poiché preoccuparsi troppo del debito è dubitare della sua generosità che ha come madre la terra feconda, e Dio come padre.

- Khalil Gibran -
 da : "Il Profeta"  


Ti amo, fratello, chiunque tu sia, sia che tu t'inchini nella tua chiesa, o t'inginocchi nel tuo tempio, o preghi nella tua moschea.


Tu ed io siamo figli di una sola fede, giacché le diverse vie della religione non sono che le dita dell'amorevole mano di un solo Essere Supremo, una mano tesa verso tutti, che offre a tutti l'interezza dello spirito, ansiosa di accogliere tutti.

Dio vi ha dato uno spirito sulle cui ali librarvi nell'esteso firmamento dell'Amore e della Libertà.

Non è penoso allora che voi spezziate con le vostre stesse mani le vostre ali e tolleriate che la vostra anima strisci come un insetto sopra la terra?



- Khalil Gibran -

Fonte: "La voce del Maestro", Newton & Compton Editori 


Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 2 gennaio 2019

Sulla Preghiera da : "Il Profeta" di Khalil Gibran

Allora una sacerdotessa disse: Parlaci della Preghiera.
E lui rispose dicendo:

Voi pregate nell'angoscia e nel bisogno, ma dovreste pregare anche nella pienezza della gioia e nei giorni dell'abbondanza.

Perché non è forse la preghiera l'espansione di voi stessi nell'etere vivente ?
Se riversare la vostra notte nello spazio vi conforta, è gioia anche esprimere l'alba del vostro cuore.
E se non potete fare a meno di piangere quando l'anima vi chiama alla preghiera, essa dovrebbe spingervi sempre e ancora al sorriso.
Pregando vi innalzate sino a incontrare nell'aria coloro che pregano nello stesso istante, e non potete incontrarli che nella preghiera.

Perciò la visita a questo tempio invisibile non sia altro che estasi e dolce comunione.
Giacchè se entrate nel tempio soltanto per chiedere, voi non avrete.
E se entrate per umiliarvi, non sarete innalzati.
O se entrate a supplicare per il bene altrui, non sarete ascoltati.
Entrare nel tempio invisibile è sufficiente.

Con la parola io non posso insegnarvi a pregare.
Dio non ascolta le vostre parole, se non le pronuncia egli stesso attraverso le vostre labbra. E io non posso insegnarvi la preghiera dei monti, dei mari e delle foreste.

Ma voi, nati dalle foreste, dai monti e dai mari, potete scoprire le loro preghiere nel vostro cuore,
E se solo tendete l'orecchio nella quiete della notte, udrete nel silenzio:
"Dio nostro, ala di noi stessi, noi vogliamo secondo la tua volontà.
Desideriamo secondo il tuo desiderio.
Il tuo impero trasforma le nostre notti, che sono le tue notti, in giorni che sono i tuoi giorni. Nulla possiamo chiederti, perché tu conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano in noi.
Tu sei il nostro bisogno, e nel donarci più di te stesso, tutto ci doni".

 Sulla Preghiera da : "Il Profeta" di Khalil Gibran




Ci sono quelli
che danno poco del molto che hanno
e lo danno per ottenere riconoscenza,
e il loro desiderio guasta i loro doni.
E ci sono quelli
che hanno poco e lo danno tutto.
Sono proprio loro
quelli che credono nella vita
e nella generosità della vita,
e il loro scrigno non è mai vuoto.
Ci sono quelli che danno con gioia,
e questa gioia è la loro ricompensa.
E ci sono quelli che danno con dolore,
e questo dolore è il loro battesimo.
E ci sono quelli che danno
e nel dare non provano dolore
né cercano gioia
né danno pensando alla virtù.
Essi danno come in quella valle laggiù
dove il mirto esala nello spazio la sua fragranza.
Per mezzo delle mani di gente come loro
Dio parla e dietro ai loro occhi
egli sorride alla terra.

È bene dare quando si è richiesti,
ma è meglio dare quando,
pur non essendo richiesti,
comprendiamo i bisogni degli altri.

E per chi è generoso,
il cercare uno che riceva
è gioia più grande che non il dare.
E c'è forse qualcosa che vorresti trattenere?

Tutto ciò che hai
un giorno o l'altro sarà dato via.

Perciò dà adesso,
si che la stagione del dare sia la tua,
non quella dei tuoi eredi.

- Kahlil Gibran -


Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 15 novembre 2018

Sul Bene e Male da "Il Profeta" di Kahlil Gibran

E un anziano della città disse: Parlaci del Bene e del Male.

E lui rispose:

Io posso parlare del bene che è in voi, ma non del male. 
Poiché il cattivo non è che il buono torturato dalla fame e dalla sete. 
In verità, quando il buono è affamato cerca cibo anche in una caverna buia e quando è assetato beve anche acqua morta. 
Siete buoni quando siete in armonia con voi stessi. Tuttavia, quando non siete una sola cosa con voi stessi, voi non siete cattivi. 
Una casa divisa non è un covo di ladri, è semplicemente una casa divisa. 
E una nave senza timone può errare senza meta tra isole pericolose senza fare naufragio. 
Siete buoni nello sforzo di donare voi stessi. Tuttavia non siete cattivi quando perseguite il vostro vantaggio. Quando cercate di ottenere, non siete che una radice avvinghiata alla terra per succhiarne il seno.

Certo, il frutto non può dire alla radice: "Sii come me, maturo e pieno e sempre generoso della tua abbondanza". 
Poiché come il frutto ha bisogno di dare, così la radice ha bisogno di ricevere. Siete buoni quando la vostra parola è pienamente consapevole. 
Tuttavia non siete cattivi quando nel sonno la vostra lingua vaneggia. E anche un discorso confuso può rafforzare una debole lingua. 
Siete buoni quando procedete verso la meta, decisi e con passo sicuro.

Tuttavia non siete cattivi quando vagate qua e là zoppicando. 
Anche chi zoppica procede in avanti. 
Ma vi è agile e forte, non zoppichi davanti allo zoppo stimandosi cortese. 
Voi siete buoni in molteplici modi e non siete cattivi quando non siete buoni. Siete soltanto pigri e indolenti. Purtroppo il cervo non può insegnare alla tartaruga ad essere veloce. 
Nel desiderio del gigante che è in voi risiede la vostra bontà, e questo è un desiderio di tutti. In alcuni è un torrente che scorre impetuoso verso il mare, trascinando con sé i segreti delle colline e il canto delle foreste. 
In altri è una corrente placida che si perde in declivi e indugia prima di raggiungere la sponda.

Ma chi desidera molto non dica a chi desidera poco: "Perché esiti e indugi?" Poiché, in verità, chi è buono non chiede a chi è nudo: "Dov'è il tuo vestito?"
Né a chi è senza tetto: "Cos'è accaduto alla tua casa ?".

Sul Bene e Male da "Il Profeta" di Kahlil Gibran


Le parole false non solo sono cattive per conto loro, ma infettano anche l'anima con il male

(citato in PlatoneFedro, 91)





Buona giornata a tutti. :)





mercoledì 3 ottobre 2018

Una nuvoletta in viaggio

In un giorno d'Autunno, il Vento soffiava dispettoso facendo volare le foglie. Una piccola Nuvoletta che stava passeggiando lì vicino, gli disse: "Ciao Vento, posso giocare con te?". 
Il Vento allora chiese: "Cosa potresti fare? Sai soffiare?". 
La nuvoletta ci provò: "...fff... fff... no non sono capace", disse sconsolata. Allora il Vento le rispose: "Tu non sei capace di soffiare come me, vattene via!". 
E la Nuvoletta se ne andò triste.
Più avanti incontrò l'Estate e il Sole splendeva luminoso nel cielo. Allora si avvicinò e disse: "Ciao Sole, posso giocare con te?". Ma il Sole seccato le rispose: "Non vedi che ti sei messa troppo vicina a me? Mi stai oscurando! Vattene via, tu non sei capace di splendere come me e nemmeno di creare calore!". 
E la Nuvoletta se ne andò sempre più triste.
Poco più in là c'era l'Inverno e la neve cadeva leggera, così la Nuvoletta si fermò e chiese: "Ciao Neve, posso giocare con te?". La Neve la squadrò dalla testa ai piedi e sussurrò: "Ma tu sei capace di far nevicare?". La nuvoletta ci provò e si sforzò talmente tanto che da grigia divenne nera, ma di Neve niente. "No, non credo di esserne capace", brontolò la nuvoletta emettendo un tuono. "Shhh!", la zittì la Neve, "allora non puoi aiutarmi. Io cado silenziosa, tu sei troppo rumorosa! Tu non sei capace di cadere leggera e coprire il paesaggio come me, vattene via!". 
E la Nuvoletta se ne andò ancora più triste.
Ormai era sconsolata, quando trovò la Primavera e sentì qualcuno piangere. Si chinò e vide un piccolo Fiorellino che singhiozzava disperato, allora si avvicinò e gli chiese il perché di tanta tristezza. E il Fiorellino rispose: "Ho sete, sto per morire, puoi aiutarmi?". "Non lo so, io non so fare quasi niente.., non so soffiare come il vento, non so splendere come il sole, non so cadere leggera come la neve, e nessuno mi vuole…". 
Così dicendo la Nuvoletta si mise a piangere e le sue lacrime diventarono tante gocce di pioggia, che dissetarono il Fiorellino. 
Da quel giorno la Nuvoletta e il Fiorellino diventarono molto amici e capirono di aver bisogno l'uno dell'altra per essere felici.



Alcuni di noi sono come l'inchiostro,
altri come la carta.
E se non fosse
per il nero di quelli,
qualcuno tra noi sarebbe muto;
e se non fosse per il bianco di questi,
qualcuno tra noi sarebbe cieco.
Se ci fossero due uomini uguali,
il mondo
non sarebbe grande abbastanza
da contenerli.

- Kahlil Gibran - 
 Le parole non dette


Buona giornata a tutti. :-)








martedì 21 agosto 2018

Sul Piacere da "Il Profeta" di Kahlil Gibran

Allora un eremita, che visitava la città una volta l'anno, si fece avanti e disse:
Parlaci del Piacere.

E lui rispose dicendo:

Il piacere è un canto di libertà, Ma non è libertà.
È la fioritura dei vostri desideri, Ma non il loro frutto.
È un abisso che esorta alla scesa, Ma non è profondo né alto.
È un uccello in gabbia che si alza in volo, Ma non è lo spazio conquistato.
Sì, francamente, il piacere è un canto di libertà.
E io vorrei che lo intonaste in tutta pienezza
Ma temo che a cantarlo perdereste il cuore.

Alcuni giovani tra voi ricercano il piacere come se fosse tutto, e vengono giudicati e biasimati.
Non vorrei né giudicarli né biasimarli.  Vorrei che cercassero.
E troveranno non solo il piacere,
Poiché il piacere ha sette fratelli, e il minore è più bello dello stesso piacere.
Non avete udito di quell'uomo che, scavando la terra in cerca di radici, scoprì un tesoro?

E alcuni anziani tra voi ricordano con rimpianto i piaceri, come errori compiuti nell'ebbrezza.
Ma il rimpianto è l'oscurità della mente, e non il suo castigo.
Essi dovrebbero ricordare i loro piaceri riconoscenti come per il raccolto di un'estate.
Ma se il rimpianto li conforta, si confortino pure.
E tra voi vi sono quelli non così giovani per cercare, né così vecchi per ricordare.
E nella paura di cercare e ricordare, essi fuggono ogni piacer temendo di umiliare e offendere l'anima. Ma proprio in questo è il loro piacere.
E in tal modo scoprono tesori, sebbene scavino radici con mano tremante.
Ma ditemi, chi può offendere lo spirito?
L'usignolo offende il silenzio della notte, o la lucciola le stelle?
E la vostra fiamma o il vostro fumo mortificano il vento?
Pensate forse di poter turbare lo spirito come con un bastone uno stagno tranquillo?

Spesso, negandovi al piacere, non fate altro che respingere il desiderio nei recessi del vostro essere.
Chissà che non vi attenda domani ciò che oggi avete negato.
Anche il vostro corpo conosce la sua ricchezza e il suo legittimo bisogno, e non permette inganno.
Il corpo è l'arpa della vostra anima.
E sta a voi trarne musica armoniosa o confusi suoni.

E ora domandatevi in cuore: "Come potremo distinguere il buono dal cattivo nel piacere?".
Andate nei vostri campi e giardini, e imparerete che il piacere dell'ape è raccogliere il nettare del fiore,
E che il piacere del fiore è conceder all'ape il suo nettare.
Poiché il fiore per l'ape è una fonte di vita,
E l'ape per il fiore è una messaggera d'amore.
E per l'ape e per il fiore donarsi e ricevere piacere è a un tempo necessità ed estasi.
Popolo di Orfalese, nel piacere siate come le api e come i fiori.


Sul Piacere da "Il Profeta" di Kahlil Gibran



Ci eravamo sfiorati nel più importante dei modi. 
Per caso.

- Richard Bach -



Ti amo bambina,
di una febbre sensuale
che mi rugge nel sangue
quando dal primo bacio,
carezzevole sulla guancia fresca,
ti passo sulle labbra,
le serro nelle mie
e ti lambisco la lingua
umida di amore,
libidinosamente,
e scontro i denti forti
nitidi nei miei denti,
e tutti e due mordiamo,
suggiamo senza posa
e una mia mano timida
dalla tua gola fresca
ti scivola sul petto
e si contragge e stringe sopra un seno,
piccolo, cedevole,
molle di amore
come la tua bocca è bagnata.
O quando lontano da te
dinanzi al tuo ritratto
mi struggo a contemplare
dove di tra lo scialle
il tuo corpo è nascosto,
ma s’indovina nitido
e in basso tra le frange,
appaiono accavallate
le belle gambe nervose,
ma molli come i seni,
e le lunghe fila nere s’indugiano
in perfide ambagi
sulle ginocchia
sulle cosce strette
che mai amerò.
E questo è pure quell’amore triste
- ma oh come lontano
in questa sera trepidante di speranza -
che si perdeva in sogno a contemplare
i tuoi capelli lievi,
il tuo viso distrutto
dal segreto soffrire,
i tuoi grandi occhi spalancati
vigili sul dolore
- ma come tutto questo è stanco e pallido! -
Mi tenta questa sera
una gioia più forte,
una speranza più ardente,
che mi freme nel cuore
al pensiero sensuale di te.
Eppure tu eri bella
in quel sogno lontano,
in quell’ardore triste,
e ancora mi riafferri,
tentatrice, così.
Oh potere divino
di confondere in te
le due gioie diverse
e lambirti d’amore
in un’oscurità piena di luce,
che mi lasci negli occhi
il tuo sogno e il tuo pianto,
ma mi bruci e mi scuota le membra
sussultanti,
strette contro le tue membra
frementi,
in un delirio d’anima e di sangue.
Questo, bambina,
Non ti fa paura?

- Cesare Pavese -



Buona giornata a tutti. :-)






lunedì 18 giugno 2018

Sul mangiare e sul bere - Khalil Gibran


Allora un vecchio oste disse: Parlaci del Mangiare e del Bere.

E lui disse:

Vorrei che poteste vivere della fragranza della terra, e che la luce vi nutrisse in libertà come una pianta. Ma poiché per mangiare uccidete, e rubate al piccolo il latte materno per estinguere la sete, sia allora il vostro un atto di adorazione. 
E sia la mensa un altare su cui i puri e gli innocenti della foresta e dei campi vengano sacrificati a ciò che di più puro e innocente vi è nell'uomo.

Quando uccidete un animale, ditegli nel vostro cuore: "Dallo stesso potere che ti abbatte  io pure sarò colpito e distrutto, Poiché la legge che ti consegna nelle mie mani consegnerà me in mani più potenti. Il tuo sangue e il mio sangue non sono che la linfa che nutre l'albero del cielo".

E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore: "I tuoi semi vivranno nel mio corpo, E i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore. 
La loro fragranza sarà il mio respiro. E insieme gioiremo in tutte le stagioni.
E quando in autunno raccoglierete dalle vigne l'uva per il torchio, direte nel vostro cuore: "Io pure sarò vigna, e per il torchio sarà colto il mio frutto. 
E come vino nuovo sarò custodito in vasi eterni.".
E quando l'inverno mescete il vino, per ogni coppa intonate un canto nel vostro cuore.
E fate in modo che vi sia in questo canto il ricordo dei giorni dell'autunno, della vigna e del torchio.

- Khalil Gibran -
da: "Il Profeta"



Lo scopo dell'alimentazione è di allungare la vita, purificare la mente e rinforzare il corpo: solo questo. 

- A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada -




Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 

- Genesi -



Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare. 

- Rhetorica ad Herennium -


 Buona giornata a tutti. :-)