Beato il cuore che fa spazio a tutti dentro
di sé e trova sempre al suo interno un angolino libero per l'ultimo
che arriva.
Beato il cuore che non riesce a chiamare
estraneo anche il più diverso, ma vive l'accoglienza come
legge fondamentale, perché questo è il Vangelo.
Beato il cuore che vive un continuo
"Eccomi" agli altri, a Dio e a stesso: crescerà fino alla
pienezza.
Beato il cuore che si fa solidale nella
verità con tutti e ciascuno, in ogni situazione, nella buona e nella
cattiva salute: sarà artefice della civiltà dell'amore.
Beato il cuore che non è gonfio di
sé, non si vanta, non manca di rispetto: sarà beato perché perdendo
se stesso si ritrova.
Beato il cuore che si compiace della
verità, della giustizia e della purezza: sarà specchio di Dio e città sul
monte.
Beato il cuore che si lascia compromettere
dalla sofferenza degli altri ed offre solidarietà, asilo,
speranza: realizzerà l'unità dei fratelli.
Beato il cuore che non conosce il colore
della pelle o la diversità delle lingue, ma solo il linguaggio degli
occhi, del sorriso, del volto e della luce di Dio: sarà rigeneratore di
speranza.
Beato il cuore che vive l'attenzione agli
altri, la generosità, l'autenticità della vita e una presenza
operosa: sarà costruttore del Regno di Dio.
Beato il cuore mite e umile, perché sarà
una nuova incarnazione del Cuore di Cristo.
La fede si trasmette più per generazione che per
indottrinamento.
Questo perché la parola della vita è molto più
eloquente e convincente della dialettica discorsiva.
Ad ognuno di noi è affidato un numero di anime da
generare alla vita con e in Cristo. Se manchiamo a questo impegno, ci saranno
boccioli che non fioriranno perché non li abbiamo avvolti del calore di uno
sguardo, dall’irradiazione di un sorriso, dalla cura di un silenzio che
ascolta. Saremmo, in un certo senso, fautori di un “aborto” spirituale.
- Robert Cheaib -
...L'uomo sa che non può rispondere da solo al proprio
bisogno fondamentale di capire. Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di
essere autosufficiente, egli fa l'esperienza di non bastare a se stesso.
Ha
bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò
che gli manca, deve uscire da se stesso verso Colui che sia in grado di colmare
l'ampiezza e la profondità del suo desiderio.
L'uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l'Assoluto; l'uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l'uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare......
Questa attrazione verso Dio, che Dio stesso ha posto nell'uomo, è l'anima della preghiera, che si riveste poi di tante forme e modalità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia e persino il peccato di ciascun orante.........
- papa Benedetto XVI -
L'uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l'Assoluto; l'uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l'uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare......
Questa attrazione verso Dio, che Dio stesso ha posto nell'uomo, è l'anima della preghiera, che si riveste poi di tante forme e modalità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia e persino il peccato di ciascun orante.........
- papa Benedetto XVI -
dalla Catechesi dell'Udienza Generale dell' 11 maggio 2011