Lascia che ti
ricordi, tra gli altri, alcuni sintomi evidenti di mancanza di umiltà:
- pensare che ciò che fai o dici è fatto o detto meglio di quanto dicano o
facciano gli altri;
- volerla avere sempre vinta;
- discutere senza ragione o, quando ce l'hai, insistere caparbiamente e in malo modo;
- dare il tuo parere senza esserne richiesto, e senza che la carità lo esiga;
- disprezzare il punto di vista degli altri;
- non ritenere tutti i tuoi doni e le tue qualità come ricevuti in prestito;
- non riconoscere di essere indegno di qualunque onore e stima, persino della terra che calpesti e delle cose che possiedi;
- citarti come esempio nelle conversazioni;
- parlar male di te, perché si formino un buon giudizio su di te o ti contraddicano;
- scusarti quando ti si riprende;
- occultare al Direttore qualche mancanza umiliante, perché non perda il buon concetto che ha di te;
- ascoltare con compiacenza le lodi, o rallegrarti perché hanno parlato bene di te;
- dolerti che altri siano più stimati di te;
- rifiutarti di svolgere compiti inferiori;
- cercare o desiderare di distinguerti;
- insinuare nelle conversazioni parole di autoelogio o che lascino intendere la - tua onestà, il tuo ingegno o la tua abilità, il tuo prestigio professionale...;
- volerla avere sempre vinta;
- discutere senza ragione o, quando ce l'hai, insistere caparbiamente e in malo modo;
- dare il tuo parere senza esserne richiesto, e senza che la carità lo esiga;
- disprezzare il punto di vista degli altri;
- non ritenere tutti i tuoi doni e le tue qualità come ricevuti in prestito;
- non riconoscere di essere indegno di qualunque onore e stima, persino della terra che calpesti e delle cose che possiedi;
- citarti come esempio nelle conversazioni;
- parlar male di te, perché si formino un buon giudizio su di te o ti contraddicano;
- scusarti quando ti si riprende;
- occultare al Direttore qualche mancanza umiliante, perché non perda il buon concetto che ha di te;
- ascoltare con compiacenza le lodi, o rallegrarti perché hanno parlato bene di te;
- dolerti che altri siano più stimati di te;
- rifiutarti di svolgere compiti inferiori;
- cercare o desiderare di distinguerti;
- insinuare nelle conversazioni parole di autoelogio o che lascino intendere la - tua onestà, il tuo ingegno o la tua abilità, il tuo prestigio professionale...;
- San Josemaria Escrivà de Balaguer -
(Solco, 260)
“Dio non ti strappa dal tuo ambiente, non ti allontana dal mondo, né dal tuo stato, né dalle tue nobili ambizioni umane, né dal tuo lavoro professionale... però, lì, ti vuole santo!”.
- San Josemaria Escrivà de Balaguer -
vergognarti perché manchi di certi beni...
- San Josemaria Escrivà de Balaguer -
(Solco, 263)
“La santità che il Signore esige da te si ottiene
compiendo con amore di Dio il lavoro, i doveri di ogni giorno, che quasi sempre
sono un tessuto di cose piccole”.
- San Josemaria Escrivà de Balaguer -
Per essere santi, non bisogna per forza
essere vescovi, preti o religiosi: no, tutti siamo chiamati a diventare santi!
Tante volte, poi, siamo tentati di pensare che la santità sia riservata
soltanto a coloro che hanno la possibilità di staccarsi dalle faccende
ordinarie, per dedicarsi esclusivamente alla preghiera. Ma non è così! Qualcuno
pensa che la santità è chiudere gli occhi e fare la faccia da immaginetta.
No! Non è questo la santità!
La santità è qualcosa di più grande, di più profondo che ci dà Dio. Anzi, è proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi. E ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova.
Ma tu sei consacrato, sei consacrata? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione e il tuo ministero.
Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa.
Sei un battezzato non sposato? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro e offrendo del tempo al servizio dei fratelli. "Ma, padre, io lavoro in una fabbrica; io lavoro come ragioniere, sempre con i numeri, ma lì non si può essere santo…" – "Sì, si può! Lì dove tu lavori tu puoi diventare santo. Dio ti dà la grazia di diventare santo. Dio si comunica a te".
Sempre in ogni posto si può diventare santo, cioè ci si può aprire a questa grazia che ci lavora dentro e ci porta alla santità.
Sei genitore o nonno? Sii santo insegnando con passione ai figli o ai nipoti a conoscere e a seguire Gesù. E ci vuole tanta pazienza per questo, per essere un buon genitore, un buon nonno, una buona madre, una buona nonna, ci vuole tanta pazienza e in questa pazienza viene la santità: esercitando la pazienza. Sei catechista, educatore o volontario? Sii santo diventando segno visibile dell'amore di Dio e della sua presenza accanto a noi.
Ecco: ogni stato di vita porta alla santità, sempre! A casa tua, sulla strada, al lavoro, in Chiesa, in quel momento e nel tuo stato di vita è stata aperta la strada verso la santità. Non scoraggiatevi di andare su questa strada.
E' proprio Dio che ci dà la grazia. Solo questo chiede il Signore: che noi siamo in comunione con Lui e al servizio dei fratelli.
No! Non è questo la santità!
La santità è qualcosa di più grande, di più profondo che ci dà Dio. Anzi, è proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi. E ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova.
Ma tu sei consacrato, sei consacrata? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione e il tuo ministero.
Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa.
Sei un battezzato non sposato? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro e offrendo del tempo al servizio dei fratelli. "Ma, padre, io lavoro in una fabbrica; io lavoro come ragioniere, sempre con i numeri, ma lì non si può essere santo…" – "Sì, si può! Lì dove tu lavori tu puoi diventare santo. Dio ti dà la grazia di diventare santo. Dio si comunica a te".
Sempre in ogni posto si può diventare santo, cioè ci si può aprire a questa grazia che ci lavora dentro e ci porta alla santità.
Sei genitore o nonno? Sii santo insegnando con passione ai figli o ai nipoti a conoscere e a seguire Gesù. E ci vuole tanta pazienza per questo, per essere un buon genitore, un buon nonno, una buona madre, una buona nonna, ci vuole tanta pazienza e in questa pazienza viene la santità: esercitando la pazienza. Sei catechista, educatore o volontario? Sii santo diventando segno visibile dell'amore di Dio e della sua presenza accanto a noi.
Ecco: ogni stato di vita porta alla santità, sempre! A casa tua, sulla strada, al lavoro, in Chiesa, in quel momento e nel tuo stato di vita è stata aperta la strada verso la santità. Non scoraggiatevi di andare su questa strada.
E' proprio Dio che ci dà la grazia. Solo questo chiede il Signore: che noi siamo in comunione con Lui e al servizio dei fratelli.
Papa Francesco, 20 novembre 2014
Buona giornata a tutti. :-)