non ti si conosce più.
Vai e vieni, scivoli
per un mondo di valzer
gelati, all’ingiù;
e passando, i capricci,
gli impulsi ti carpiscono
baci senza vocazione,
a te, la momentanea
prigioniera dell’agevole.
«Che allegra!» dicono tutti.
Ed è che tu allora
tenti di essere altra,
così somigliante
a te stessa, che ho paura
di perderti, così.
Ti seguo. Attendo. So
che quando non ti osservino
gallerie né astri,
quando il mondo crederà
di sapere ormai chi sei
e dirà: «Sì, ora so»,
tu scioglierai,
con le braccia in alto,
dietro i capelli,
il nodo, guardandomi.
Senza rumore di cristallo
cadrà per terra,
maschera senza peso
ormai inutile, il riso.
E quando ti vedrai
nell’amore che io ti tendo sempre
come uno specchio ardente,
tu riconoscerai
un volto serio, grave,
una sconosciuta
alta, pallida e triste,
la mia amata. Che mi ama
al di là delle risa.
- Pedro
Salinas -
Poesie tratte da «La voce a te dovuta»,
Giulio Einaudi Editore – Torino 1979 Trad. italiano
Giulio Einaudi Editore – Torino 1979 Trad. italiano
Un’anima tu avevi
cosi chiara ed aperta
ch’io non potetti mai
nella tua anima entrare.
Andavo in cerca di aditi angusti,
d’alti e difficili passaggi…
Si andava alla tua anima
per aperti cammini.
Preparai un’alta scala
- sognavo di alte mura
che le fossero a guardia -,
però l’anima tua
era senza riparo
di muri e di recinti.
E ricercai la stretta porta
della tua anima,
ma non aveva accessi,
così franca com’era,
la tua anima.
Dov’è che cominciava?
Dov’è che aveva termine?
E rimasi per sempre seduto
sulle vaghe frontiere della tua anima.
- Pedro Salinas -