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lunedì 19 novembre 2012

San Giuseppe Moscati “Il medico Santo” di Napoli, preghiera di intercessione e biografia -

Oggi grande festa in Cielo e in terra

Preghiamo:


O San Giuseppe Moscati, medico e scienziato insigne, che nell'esercizio della professione curavi il corpo e lo spirito dei tuoi pazienti, guarda anche noi che ora ricorriamo con fede alla tua intercessione.

Donaci sanità fisica e spirituale, intercedendo per noi presso il Signore.

Allevia le pene di chi soffre, dai conforto ai malati, consolazione agli afflitti, speranza agli sfiduciati.

I giovani trovino in te un modello, i lavoratori un esempio, gli anziani un conforto, i moribondi la speranza del premio eterno.

Sii per tutti noi guida sicura di laboriosità, onestà e carità, affinché adempiamo cristianamente i nostri doveri, e diamo gloria a Dio nostro Padre. Amen.


La morte, per i cristiani, è la nascita al Cielo e per questo le feste dei santi si celebrano nel giorno della loro dipartita dal mondo. Anche la festa di S. Giuseppe Moscati doveva tenersi il 12 aprile di ogni anno, ma, per motivi pastorali (evitare che la festa cadesse durante il periodo quaresimale), si è ottenuto, dalla Congregazione per il Culto Divino, di celebrarla il 16 novembre. In questo giorno, infatti, nel 1930, i resti mortali del Santo furono trasferiti nella chiesa del Gesù Nuovo e, in questo stesso giorno, nel 1975, fu beatificato.
Poiché il Martirologio Romano e i calendari liturgici e non, in generale, pongono la memoria al 12 aprile, questa composizione agiografica si trova e al 12 aprile e al 16 novembre-






Giuseppe Moscati nacque il 25 luglio 1880 a Benevento, settimo tra i nove figli del magistrato Francesco Moscati e di Rosa De Luca, dei marchesi di Roseto. Fu battezzato il 31 luglio 1880.

Nel 1881 la famiglia Moscati si trasferì ad Ancona e poi a Napoli, ove Giuseppe fece la sua prima comunione nella festa dell'Immacolata del 1888.
Dal 1889 al 1894 Giuseppe compì i suoi studi ginnasiali e poi quelli liceali al "Vittorio Emanuele", conseguendovi con voti brillanti la licenza liceale nel 1897, all'età di appena 17 anni. Pochi mesi dopo, cominciò gli studi universitari presso la facoltà di medicina dell'Ateneo partenopeo.


Fin dalla più giovane età, Giuseppe Moscati dimostra una sensibilità acuta per le sofferenze fisiche altrui; ma il suo sguardo non si ferma ad esse: penetra fino agli ultimi recessi del cuore umano.
Vuole guarire o lenire le piaghe del corpo, ma è, al tempo stesso, profondamente convinto che anima e corpo sono tutt'uno e desidera ardentemente di preparare i suoi fratelli sofferenti all'opera salvifica del Medico Divino.
Il 4 agosto 1903, Giuseppe Moscati conseguì la laurea in medicina con pieni voti e diritto alla stampa, coronando così in modo degno il “curriculum” dei suoi studi universitari.

Dal 1904 il Moscati, dopo aver superato due concorsi, presta servizio di coadiutore all'ospedale degl'Incurabili, a Napoli, e fra l'altro organizza l'ospedalizzazione dei colpiti di rabbia e, mediante un intervento personale molto coraggioso, salva i ricoverati nell'ospedale di Torre del Greco, durante l'eruzione del Vesuvio nel 1906.
Negli anni successivi Giuseppe Moscati consegue l'idoneità, in un concorso per esami, al servizio di laboratorio presso l'ospedale di malattie infettive Domenico Cotugno.
Nel 1911 prende parte al concorso pubblico per sei posti di aiuto ordinario negli Ospedali Riuniti e lo vince in modo clamoroso. Si succedono le nomine a coadiutore ordinario, negli ospedali e poi, in seguito al concorso per medico ordinario, la nomina a direttore di sala, cioè a primario. Durante la prima guerra mondiale è direttore dei reparti militari negli Ospedali Riuniti.

A questo “curriculum” ospedaliero si affiancano le diverse tappe di quello universitario e scientifico: dagli anni universitari fino al 1908, il Moscati è assistente volontario nel laboratorio di fisiologia; dal 1908 in poi è assistente ordinario nell'Istituto di Chimica fisiologica. In seguito a concorso viene nominato preparatore volontario della III Clinica Medica, e preposto al reparto chimico fino al 1911. Contemporaneamente, percorre i diversi gradi dell'insegnamento.

Celebre e ricercatissimo nell'ambiente partenopeo quando è ancora giovanissimo, il professore Moscati conquista ben presto una fama di portata nazionale ed internazionale per le sue ricerche originali, i risultati delle quali vengono da lui pubblicati in varie riviste scientifiche italiane ed estere.

Non sono tuttavia unicamente e neppure principalmente le doti geniali ed i successi clamorosi del Moscati che suscitano la meraviglia di chi lo avvicina. Più di ogni altra cosa è la sua stessa personalità che lascia un'impressione profonda in coloro che lo incontrano, la sua vita limpida e coerente, tutta impregnata di fede e di carità verso Dio e verso gli uomini.
Scienziato di prim' ordine, vede nei suoi pazienti il Cristo sofferente, lo ama e lo serve in essi. È questo slancio di amore generoso che lo spinge a prodigarsi senza sosta per chi soffre, a non attendere che i malati vadano a lui, ma a cercarli nei quartieri più poveri ed abbandonati della città, a curarli gratuitamente, anzi, a soccorrerli con i suoi propri guadagni.
E tutti, ma in modo speciale coloro che vivono nella miseria, intuiscono ammirati la forza divina che anima il loro benefattore.
L'attività esterna cresce costantemente, ma si prolungano pure le sue ore di preghiera e si interiorizzano progressivamente i suoi incontri con Gesù sacramentato.

La sua concezione del rapporto tra fede e scienza ben si riassume in due suoi pensieri:
« Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo, in alcuni periodi; e solo pochissimi uomini son passati alla storia per la scienza; ma tutti potranno rimanere imperituri, simbolo dell'eternità della vita, in cui la morte non è che una tappa, una metamorfosi per un più alto ascenso, se si dedicheranno al bene.»
« La scienza ci promette il benessere e tutto al più il piacere; la religione e la fede ci danno il balsamo della consolazione e la vera felicità... »

Il 12 aprile 1927, il prof. Moscati dopo aver preso parte alla Messa, come ogni giorno, ed aver atteso ai suoi compiti in Ospedale e allo studio privato, si sentì male e spirò sulla sua poltrona, stroncato in piena attività, a soli 46 anni; la notizia del suo decesso viene annunciata e propagata di bocca in bocca con le parole: “È morto il medico Santo”.

Giuseppe Moscati è stato beatificato dal Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978), nel corso dell'Anno Santo, il 16 novembre 1975; proclamato Santo dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), il 25 ottobre 1987.



San Giuseppe Moscati di fronte al malato

[Poesia anonima, ispirata da una testimonianza del dott. Giovanni Cattatelli, pubblicata dall’Osservatore Romano della Domenica, del 23-11-1975]

 « Ti spiace accompagnarmi? »
Sentì chiedersi lo studente
dal giovane Primario
a cui riconosceva tutta Napoli,
un prestigio già fuor dell'ordinario
per aver legato saldamente
alla Scienza la Fede più fervente.

« Non è per esercizio di diagnostica
che desidero averti insieme a me.
Le discussioni sopra i casi clinici
le sai fare benissimo da te.
Vorrei che,
da cristiano già temprato,
tu vedessi
l’autentico “malato” ».

Si avviarono in un dedalo di vicoli
stretti e fangosi, non senza disagio.
Poi, dentro il corridoio di un tugurio,
(il professor Moscati più a suo agio
per la pratica certo dell'ambiente;
un poco più a tentoni lo studente),

si spinsero all'estremo pianerottolo
contemplando uno squallido spettacolo:
un uomo dall'aspetto cadaverico,
sopra una branda retta per miracolo,
fissò lo sguardo sopra il professore,
quasi in attesa del suo salvatore.

Il quale, prontamente inginocchiatosi
presso il giaciglio come ad un rituale,
conchiuse un minuzioso esame clinico
con la puntura di un medicinale,
furtivamente alla famiglia ansiosa,
lasciando anche un'offerta generosa.
Poche parole al bravo allievo espressero
il senso di quel gesto (abituale al Maestro)
e so quanto ne orientarono
l'esimia attività professionale:
« Ricordalo: tu hai visto nettamente

l'immagine del CRISTO Sofferente! ».

Chi pensa solamente a prendere non potrà mai cogliere la bellezza del donare e la felicità che si nasconde nel far felici gli altri. Dividere i dispiaceri li dimezza; ma dividere le gioie, le raddoppia. Ma se non abbiamo nulla cosa possiamo... mai donare? Invece possiamo sempre donare qualcosa. Cedere il posto sull’autobus è donare, salutare la gente per strada è donare, regalare un semplice sorriso è donare, tutte cose che, nessun denaro potrà mai comprare, che rendono felice il cuore e “arricchiscono chi le riceve, senza impoverire chi le dona”.


lunedì 5 novembre 2012

Preghiera a San Carlo Borromeo e biografia -




O Gloriosissimo San Carlo,
modello per tutti di fede, di umiltà,
di purità, di costanza nel patire,
di ogni più eletta virtù, voi che arricchito
dall'Altissimo dei doni più eccelsi,
tutti li impiegaste nel promuovere
la gloria di Dio e la salvezza delle anime
fino a restar vittima del vostro zelo,
impetrateci dal Signore, vi supplichiamo,
la grazia di essere vostri imitatori,
come voi lo foste di Gesù Cristo.

Otteneteci ancora, vi preghiamo,
lo spirito di sacrificio, lo zelo indefesso
per il bene dei nostri fratelli, la fedeltà a Dio,
l'amore alla Chiesa, la rassegnazione
nelle avversità e la perseveranza nel bene.

E voi, Dio delle misericordie,
e Padre di ogni consolazione,
che vedete i mali onde è afflitta
la cristiana famiglia, deh !
muovetevi a pietà di noi,
soccorreteci e salvateci.

Non guardate, no, ai nostri meriti,
ma a quelli del vostro servo e nostro
protettore San Carlo.

Esaudite le sue preghiere a favor nostro,
ora che trionfa nei Cieli, come esaudite
quelle che vi innalzava pel suo popolo
quaggiù sulla terra. Così sia!



Glorioso S.Carlo, che v'adoperaste con ogni premura perchè fosse da tutti osserv
ata con esattezza la disciplina di santa Chiesa, applicando quelle riforme dalla medesima stabilite, alle quali voi prendeste gran parte; otteneteci la grazia di amare sempre con tenerezza questa madre santissima di tutti i fedeli, e di praticare con esattezza e docilità quanto ella ci prescrive.




San Carlo Borromeo nasce nel 1538 ad Arona, sulla Rocca dei Borromeo, padroni del Lago Maggiore e delle terre rivierasche. Era il secondo figlio del conte Giberto e quindi, secondo l’uso di quei tempi  andò in convento a 12 anni. Si rivelò subito un ottimo studente. Suo zio era Papa Pio IV e a soli 22 anni lo nominò cardinale.
Amante dello studio, fondò un’accademia, secondo l’uso dei tempi, detta delle “Notti Vaticane”. Inviato al Concilio di Trento, fu indispensabile la sua opera per attuare le direttive conciliari.
Instancabile lavoratore, innumerevoli i suoi scritti. 
Nel 1562, muore  il fratello maggiore. Carlo avrebbe potuto chiedere di mettersi a capo della famiglia ma preferì rimanere allo stato di ecclesiastico. Fu consacrato Vescovo nel 1563, a soli 25 anni.
Entrò trionfalmente a Milano, destinata ad essere il campo della sua attività apostolica. La sua arcidiocesi era vasta quanto un regno, stendendosi sulle terre in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria e Svizzera. Il giovane Vescovo la visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e della condizione dei fedeli. Fondò seminari, edificò ospedali ed ospizi. Profuse, inoltre, a piene mani, le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Nello stesso tempo difese i diritti della Chiesa contro i signorotti e i potenti.
Riportò l’ordine e la disciplina nei conventi, con un tal rigore da buscarsi un colpo d’archibugio, sparato da un frate indegno, mentre stava pregando nella sua cappella. La palla non lo colpì, nonostante la sua mantella rimase forata all’altezza della spina dorsale. La cosa fu vista come il segno che Dio voleva che si realizzassero alcune opere del santo. Il foro fu la più bella decorazione dell’arcivescovo di Milano.
Durante la terribile peste del 1576, quella stessa mantella divenne coperta per i malati, assistiti personalmente dal cardinale Arcivescovo. La sua attività parve prodigiosa, come organizzatore e ispiratore di confraternite religiose, di opere pie, di istituti benefici. Milano, durante il suo episcopato, rifulse su tutte le altre città italiane. Da Roma, i Santi della riforma cattolica guardavano ammirati e consolati al Borromeo, modello di tutti i Vescovi. Ma per quanto robusta, la sua fibra era sottoposta a una fatica troppo grave.
Bruciato dalla febbre, continuò le sue visite pastorali, senza mangiare, senza dormire, pregando e insegnando. Fino all’ultimo, continuò a seguire personalmente le sue fondazioni, contrassegnate da una sola parola: "Humilitas."
Il 3 novembre del 1584, San Carlo morì. Aveva solo 46 anni, e lasciava ai Milanesi il ricordo di una santità seconda soltanto a quella di un altro Vescovo Milanese, Sant’Ambrogio.
 
Fonte: Confraternita di San Carlo Borromeo
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lunedì 28 febbraio 2011

Preghiera per ottenere l’intercessione di papa Luciani -

Signore Gesù,
tu che ci hai dato la grande gioia
di venerare Papa Giovanni Paolo I come Tuo Vicario
sulla terra,e quindi nei Tuoi inscrutabili disegni
ci hai fatto provare l'immenso dolore della sua inattesa
scomparsa,concedici le grazie che Ti domandiamo, affinchè,
sicuri della sua intercessione presso di Te,
possiamo un giorno venerarlo sugli altari:
allora la sua bontà e umiltà,proposte ad esempio dei fedeli
saranno un perenne invito a tradurre nella vita
il suo insegnamento e a diffondere serenità ed amore.
Amen


Papa Giovanni Paolo I, nato Albino Luciani (Forno di Canale, 17 ottobre 1912-Città del Vaticano, 28 settembre 1978), eletto papa il 26 agosto 1978.
Il suo pontificato fu tra i più brevi della storia: la sua morte avvenne infatti dopo soli 33 giorni dalla sua elezione al soglio di Pietro.
Papa Luciani riposa nelle Grotte Vaticane dal 4 ottobre 1978.
Nel 1990 è stata formalizzata la richiesta di beatificazione. A papa Giovanni Paolo I vengono attribuite diverse guarigioni che sono allo studio della Congregazione per le Cause dei Santi.
Viene ricordato con gli affettuosi appellativi di "papa del sorriso" e "sorriso di Dio”

« Signore, prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze, ma fammi diventare come tu mi desideri. »
(Preghiera particolare di papa Giovanni Paolo I)




Buona giornata a tutti. :-)