Il terzo infine si
intrufolò nella mappa della vita di chi l'aveva conosciuta per misurare se,
agendo con generosità o egoismo, avesse avuto un'influenza su di loro e il panorama,
anche questa volta, non fu certamente incoraggiante.
Infine i tre angeli
si riunirono per un rapido consulto e l'unica cosa che trovarono a favore della
vecchia signora fu una pagnotta, regalata un giorno a un mendicante.
Presero quindi la
pagnotta come prova a favore, confidando sul fatto che anche un solo gesto
concreto di generosità può essere molto importante. Avrebbero comunque portato
ogni cosa davanti al giudice preposto a quella sentenza, perché spettava a lui
l'ultima parola.
Si recarono quindi
dalla defunta che, ancora spaesata dalla nuova situazione, stava aspettando
qualcuno che andasse a prenderla.
«Beh, e adesso cosa
facciamo?» chiese la donna indispettita dall'attesa.
«Ci aspetta il
tribunale per il giudizio sulla tua vita terrena» risposero gli angeli.
La vecchia signora
cominciò a ripercorrere velocemente gli anni trascorsi, facendo emergere
l'inquietante dubbio che forse molte occasioni per comprendere erano andate
sprecate, ma ormai il tempo era scaduto e ciò che era stato non poteva più
essere cambiato.
Giunti al tribunale,
gli angeli guidarono la donna in una delle innumerevoli stanze, dove un vecchio
signore dal volto bonario stava seduto dietro un'immensa scrivania piena di
mappe della vita, di scatole di ricordi, di cartelle nelle quali erano
racchiusi a bizzeffe ogni sorta di pensieri ed emozioni. Senza contare i
cartoni delle giustificazioni che parevano scoppiare tanto erano stati stipati.
Gli angeli
consegnarono il risultato delle loro ricerche e il giudice esaminò ogni cosa
con grande attenzione, poi si alzò e uscì dalla stanza.
La donna certo non
sapeva che nella stanza accanto si trovava l'immenso libro in cui si poteva
consultare il tempo passato e quello futuro, giacché in quelle pagine tutto era
presente.
Rientrato, il vecchio
giudice si fece portare la pagnotta regalata al mendicante e gliela consegnò.
Come per magia, non appena l'ebbe presa, la donna cominciò a salire verso
l'alto.
Siccome era passato
troppo poco tempo dalla morte del corpo, i pensieri non avevano ancora
abbandonato l'anima della vecchia e così cominciarono immediatamente a renderla
tronfia e compiaciuta del gesto fatto verso quel povero che, in verità, lei non
ricordava neanche più.
Mai avrebbe
immaginato che una pagnotta, data con noncuranza, l'avrebbe salvata e portata
verso l'alto come trainata da un filo invisibile.
A un tratto, dietro
di lei, comparve un uomo emaciato e malvestito che si attaccò alla sua veste e
fu sollevato con lei, poi un'altra persona si aggrappò a sua volta al povero e
poi un'altra e un'altra ancora, fino a formare una lunga fila in salita verso
il Paradiso.
L'anima della vecchia
signora, tutta intenta a rallegrarsi con se stessa, in un primo momento non si
accorse nemmeno di quel codazzo che si portava appresso. Poi, d'un tratto,
ricordandosi della terra e della sua vita, ebbe un attimo di smarrimento, si
voltò e vide tutte quelle persone che salivano in Paradiso approfittando di
lei.
Ne fu assai
contrariata e, agitando il lembo della veste con una mano, gridò irritata:
«Andate via, la pagnotta appartiene solo a me!».
Nel fare quel gesto
il pane le sfuggì di mano, ricadendo velocemente in basso e portando con sé la
donna con tutto il suo seguito.
In quello stesso
attimo il vecchio giudice scosse tristemente il capo, pensando alle preziose
occasioni offerte dall'amore divino e non comprese.
Aprendo il suo
voluminoso libro, in fianco al nome della donna, scrisse con cura
un'annotazione: «Il male che avvolge la terra è la pretesa che anche una sola
piccolissima cosa possa appartenere all'uomo».
Leggenda popolare
spagnola
La Quaresima ci ricorda ogni anno che «il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno» (ibid., 11). Chiediamo dunque a Dio la paziente costanza dell’agricoltore (cfr Gc 5,7) per non desistere nel fare il bene, un passo alla volta. Chi cade, tenda la mano al Padre che sempre ci rialza. Chi si è smarrito, ingannato dalle seduzioni del maligno, non tardi a tornare a Lui che «largamente perdona» (Is 55,7). In questo tempo di conversione, trovando sostegno nella grazia di Dio e nella comunione della Chiesa, non stanchiamoci di seminare il bene. Il digiuno prepara il terreno, la preghiera irriga, la carità feconda. Abbiamo la certezza nella fede che «se non desistiamo, a suo tempo mieteremo» e che, con il dono della perseveranza, otterremo i beni promessi (cfr Eb 10,36) per la salvezza nostra e altrui (cfr 1 Tm 4,16). Praticando l’amore fraterno verso tutti siamo uniti a Cristo, che ha dato la sua vita per noi (cfr 2 Cor 5,14-15) e pregustiamo la gioia del Regno dei cieli, quando Dio sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15,28).
La Vergine Maria, dal cui grembo è germogliato il Salvatore e che custodiva tutte le cose «meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19) ci ottenga il dono della pazienza e ci sia vicina con la sua materna presenza, affinché questo tempo di conversione porti frutti di salvezza eterna.
Roma, San Giovanni in Laterano, 11 novembre 2021, Memoria di San
Martino Vescovo