Dobbiamo fermarci in tempo, prima di
diventare quello che gli altri si aspettano che siamo.
È nostra responsabilità
darci la forma che vogliamo, liberarci di un po' di scuse e diventare chi
vogliamo essere, manipolare la nostra esistenza perché ci assomigli.
Non importa se hai le braccia o non
le hai, se sei lunghissimo o alto un metro e un tappo, se sei bianco, nero,
giallo o verde, se ci vedi o sei cieco o hai gli occhiali spessi così, se sei
fragile o una roccia, se sei biondo o hai i capelli viola o il naso storto, se
sei immobilizzato a terra o guardi il mondo dalle profondità più inesplorate
del cielo. La diversità è ovunque, è l'unica cosa che ci accomuna tutti.
Tutti siamo diversi, e meno male,
altrimenti vivremmo in un mondo di formiche.
Non c'è nulla che non possa essere
fatto, basta trovare il modo giusto per farlo.
Io tengo il microfono con i piedi,
altri con le mani, altri ancora lo tengono sull'asta. Sta a noi trovare il modo
giusto per noi.
Io credo nella legge
dell'attrazione: quello che dai ricevi. Se trasmetti amore, attenzione,
serenità; se guardi alla vita con uno sguardo costruttivo; se scegli di essere
attento agli altri e al loro benessere; se conservi le cose che ami e lasci
scivolare via quelle negative, la vita ti sorriderà.
Se avessi avuto paura sarei andata
all'indietro, invece che avanti.
Se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata, non
mi sarei buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata. Invece
ho immaginato. Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice.
Ed è
una gioia raccontarla, questa mia felicità.
- Simona Atzori -
da: "Cosa ti manca per essere felice", ed. Mondadori
incontro emozionante il 4 aprile 2017 in San Pio V, Milano
Perché ci identifichiamo sempre con quello che non abbiamo, invece di guardare
quello che c'è?
Spesso i limiti non sono reali, i limiti sono
solo negli occhi di chi ci guarda.
- Simona Atzori -
da: "Cosa ti manca per essere felice", ed. Mondadori
«Cosa fanno le mie mani? Cosa potrebbero fare
di più? A cosa mi servirebbero le mie mani?
La mia risposta potrebbe sembrare
strana a chi le mani le ha, a chi non conosce il mondo che creo attraverso i
miei piedi, a chi non sa che esiste un altro modo.
Le mie mani non mi servono.
Le visualizzo, le dipingo, ma rimangono lì, come un’immagine senza funzione,
per quanto belle possano essere, per quanto utili possano sembrare. I miei
piedi sì che sono preziosi. Fanno magie. Fanno le mani. Chi potrebbe mai aver
bisogno di quattro mani?»
- Simona Atzori -
da: "Cosa ti manca per essere felice", pag.132, ed. Mondadori
La vera disabilità
La vera
disabilità
è
quella dell'anima
che non
comprende,
quella
dell'occhio
che non
vede i sentimenti,
quella
dell'orecchio
che non
sente le richieste d'aiuto.
Solitamente,
il vero disabile è colui che,
additando
gli altri, ignora di esserlo.