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mercoledì 19 aprile 2017

Il Dio-con-noi - Cardinale Alessandro Maggiolini

Non mi basta, non so che farmene di un Dio lontano, chiuso in se stesso, disinteressato dai miei problemi, incapace di commozione... 
Il «Dio dei filosofi» di cui parlava Pascal: la Causa incausata, il Motore immobile, l'Atto puro e indiveniente... 
Che me ne faccio di questo Dio che ha paura di contaminarsi?
Non lo contamino a mia volta. 
Lo imparo, al più; ma non mi sento di pregarlo e di amarlo. 
Non mi interessa, non mi attrae. 
Non mi mette neppure a disagio, tanto è astratto: faccia il suo mestiere se ne ha uno da fare; esista come gli va di esistere: un ossequio formale, e mi lasci in pace...
Voglio un Dio che mi sia prossimo; un Dio che si introduca e viva nella storia e nella mia vita; un Dio che sappia comprendermi non dalla finestra della sua aseità, ma dal di dentro della mia esperienza; un Dio che sappia sorridere e piangere e lavorare e riposarsi, la sera; un Dio che abbia mani, occhi, mente e cuore: il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; il Dio di Gesù Cristo. 
Questo è un Dio che mi atterrisce e mi affascina: un Dio che rimane l'Assoluto, il Trascendente, il Tutt'altro; eppure è uno come me, consostanziale alla mia vita; uno che posso incontrare per strada e salutare o urtare col gomito o evitare perché mi scomoda, o corrergli incontro perché finalmente l'ho trovato...
La realtà dell'Incarnazione che altro è?
Strana situazione, la nostra di uomini. 
Viviamo legati a meschinità deludenti, e tuttavia celiamo nell'intimo una inesprimibile aspirazione all'Infinito: ma ad un Infinito che ci raggiunga, che ci si metta al fianco, che diventi come noi, per renderci sopportabile l'esistenza e consentirci di superarla in una comunione che leghi il desiderio e il compimento, la domanda e la risposta, il Tutto e il nulla. 
L'attrazione degli opposti che si toccano e fanno unità.
Non finiremo mai di stupirci di fronte al mistero del Verbo che si fa carne.
Le prime generazioni cristiane han faticato ad accoglierlo e a comprenderlo un poco. Si son perfino ritratte incredule talvolta, indispettite quasi.
A noi l'annuncio appare meno ostico. 
Ci sembra, tutto sommato, normale, banale, che Dio si sia fatto uomo... 
Forse immaginiamo Gesù come una parvenza; un personaggio etereo; un bambino che piangeva, ma in fondo fingeva di piangere, che imparava a camminare, ma in fondo sapeva già camminare; una sorta di fantasma che si manifestava con l'aureola intorno al capo anche quando sedeva a tavola o discorreva con gli amici. No. E un censito alla nostra anagrafe. 
E se fosse vissuto al nostro tempo, tra noi, vestirebbe probabilmente con un abito normale comprato al supermercato, e di giorno indosserebbe la tuta...
Il motivo di stupore sta proprio qui: nel «come noi». 
Eppure è Dio. 
Dio che ci si è fatto collega d'ufficio, compagno di stabilimento, vicino di corsia, il signore dell'appartamento accanto, o dentro la nostra casa...
Ecco un Dio così mi urta, mi scandalizza; ma al tempo stesso mi attrae.
Ha compreso le tendenze più recondite che porto nel cuore: le tendenze che neppure riesco a chiarire a me stesso, ma che sento come insopprimibili. 
E viene a salvarmi dalle mie grettezze, dai miei tradimenti.
Dio diviene uomo perché l'uomo possa diventare Dio. Una vocazione stupenda.

- card. Alessandro Maggiolini -



Il grande apostolo non è l’attivista, ma colui che mantiene in ogni momento la sua vita sotto l’impulso divino. Ognuna delle nostre azioni ha un momento divino, una durata divina, una intensità divina, tappe divine, un termine divino. 
Dio inizia, Dio accompagna, Dio termina. 
La nostra opera, quando è perfetta, è insieme tutta sua e tutta mia. 
Se è imperfetta è perché noi abbiamo messo le nostre deficienze, è perché non abbiamo mantenuto il contatto con Dio durante tutta la durata dell’opera, è perché abbiamo camminato più in fretta o più piano di Dio.
La nostra attività non è pienamente feconda, se non nella perfetta sottomissione al ritmo divino, in una sincronizzazione totale della mia volontà con quella di Dio. 

Perciò dopo l’azione bisogna ritornare continuamente alla orazione, per incontrare sé stessi e incontrare Dio, per rendersi conto, senza passione, se davvero camminiamo nel cammino divino... 
Questa vita di orazione deve condurre l’anima a darsi in modo naturale a Dio, al dono completo di sé stessa. 



- san Alberto Hurtado - 

riflessione personale, 1947




Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 11 marzo 2013

I miracoli di Cristo non sono gesti spettacolari – Mons. Alessandro Maggiolini -

I miracoli di Cristo non sono gesti spettacolari. 

Sono atti di bontà che manifestano il regno tra noi: il Regno che è salvezza di tutto l'uomo.

Così, anche la guarigione di un sordomuto, oltre che realtà, può essere "segno" di un intervento del Signore Gesù che ci libera il cuore.

L'egoismo è sempre disattenzione a Dio e agli altri. 

È chiusura in noi stessi. È affondare nella solitudine e nella disperazione.
Abbiamo bisogno di ascoltare e di parlare.

Di ascoltare, innanzitutto. 

Viviamo in una cultura intrisa di parole e vuota di senso e di passione.

Talvolta, una persona che taccia e presti ascolto è una grande benedizione.

Dio ci parla nella sua Chiesa. I fratelli ci dicono le loro sofferenze e le loro gioie avare.

Ascoltare e parlare, intervenendo con saggezza e pulizia, con tenerezza e vigore, con il linguaggio giusto, con il tono appropriato.

Dicendo ciò che va detto.

Ne nasce una incomparabile comunione con Dio che rende sorridente la vita.

Ne nasce una fraternità che ha Dio come Padre e Cristo come primogenito.

Per morire e risorgere con lui.

(Mons. Alessandro Maggiolini)




‎"Il pellegrinaggio interiore della fede verso Dio si svolge soprattutto nella preghiera. Sant’Agostino ha detto una volta che la preghiera, in ultima analisi, non sarebbe altro che l’attualizzazione e la radicalizzazione del nostro desiderio di Dio. 
Al posto della parola “desiderio” potremmo mettere anche la parola “inquietudine” e dire che la preghiera vuole strapparci alla nostra falsa comodità, al nostro essere chiusi nelle realtà materiali, visibili e trasmetterci l’inquietudine verso Dio." 

- Papa Benedetto XVI -




Far ritornare la società attuale alla carità dei primi cristiani non sarà mai possibile se i membri della conquista non siano essi stessi l'esempio pratico. 

Si legge nelle prime storie del cristianesimo che i pagani si convertivano non tanto per i miracoli, quanto piuttosto per il disprezzo che i primi cristiani avevano della gloria e del denaro. 

Allora, se i miracoli non sono bastati per convertire il mondo pagano, occorrerà trovare i mezzi più adatti. 
E il mezzo più adatto, anzi il più efficace, credo sia la santità della nostra vita. 

Sia dunque la nostra vita santa, ma di quella santità che si presenta come modello da imitare.

- beato don Luigi Monza -




È il miracolo dell’amore di Dio, che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra. E l’esperienza di questo miracolo d’amore ci fa essere ottimisti, nonostante le difficoltà, le sofferenze e il male che incontriamo. 

- Benedetto XVI -







Buona settimana a tutti quanti! :-) 




domenica 30 settembre 2012

"Cranky" uomo vecchio -

Cosa vedi infermiera ? ..Cosa vedete ?
Che cosa stai pensando mentre mi guardi ?
"Un povero vecchio"....non molto saggio..
con lo sguardo incerto ed occhi lontani..
Che schiva il cibo.. e non da risposte..
..e che quando provi a dirgli a voce alta : .."almeno assaggia" !
sembra nulla gli importi di quello che fai per lui..
Uno che perde sempre il calzino o la scarpa..
..che ti resiste, non permettendoti di occuparti di lui..
per fargli il bagno, per alimentarlo... e la giornata diviene lunga ..

Ma cosa stai pensando?.. E cosa vedi ??
.. Apri gli occhi infermiera !!.. perchè tu non sembri davvero interessata a me..

Ora ti dirò chi sono.. mentre me ne stò ancora seduto quì a ricevere le tue attenzioni... lasciandomi imboccare per compiacerti.

"Io sono un piccolo bambino di dieci anni con un padre ed una madre,
Fratelli e sorelle che si voglion bene ..
Sono un ragazzo di sedici anni con le ali ai piedi..
che sogna presto di incontrare l'amore ..
A vent'anni sono già sposo... il mio cuore batte forte ..
giurando di mantener fede alle sue promesse ..
A venticinque....ho già un figlio mio..
che ha bisogno di me e di un tetto sicuro, di una casa felice in cui crescere.
Sono già un uomo di trent'anni e mio figlio è cresciuto velocemente,
siamo molto legati uno all'altro da un sentimento che dovrebbe durare nel tempo.
Ho poco più di quarant'anni, mio figlio ora è un adulto e se ne và,
ma la mia donna mi stà accanto.. per consolarmi affinchè io non pianga.
A poco più di cinquant'anni... i bambini mi giocano attorno alle ginocchia ,
Ancora una volta, abbiamo con noi dei bambini io e la mia amata..

Ma arrivano presto giorni bui.... mia moglie muore..
..guardando al futuro rabbrividisco con terrore..
Abbiamo allevato i nostri figli e poi loro ne hanno allevati dei propri.
..e così penso agli anni vissuti... all'amore che ho conosciuto.
Ora sono un uomo vecchio... e la natura è crudele.
Si tratta di affrontare la vecchiaia... con lo sguardo di un pazzo.
Il corpo lentamente si sbriciola... grazia e vigore mi abbandonano.
Ora c'è una pietra... dove una volta ospitavo un cuore.
Ma all'interno di questa vecchia carcassa un giovane uomo vive ancora
e così di nuovo il mio cuore martoriato si gonfia..
Mi ricordo le gioie... ricordo il dolore.
Io vorrei amare, amare e vivere ancora ..
ma gli anni che restano son pochissimi.. tutto è scivolato via .. veloce.
E devo accettare il fatto che niente può durare.."

Quindi aprite gli occhi gente.. apriteli e guardate..
"Non un uomo vecchio".. avvicinatevi meglio e... vedete ME !!






Giovani si diventa
Auguro una giovinezza perenne e crescente.
Il calendario procede anonimo e freddo, come un destino.
Eppure, l'anagrafe non possiede il mistero dell' età:
diciottenni possono già essere stanchi e sfiduciati e
ottantunenni possono essere inventivi e sciolti,
creativi nell'animo,
come chi ha ancora qualcosa da dire e
progetti da elaborare.
Vecchi si nasce, giovani si diventa.
E il soggetto di questa giovinezza è celato nel cuore che si 
sospende alla semplicità di Dio.

- Mons. Alessandro Maggiolini -



Una parola gentile, un piccolo complimento, un gesto di cortesia, soprattutto verso un anziano... sono scintille che illuminano la nostra giornata e quella di chi li riceve.




Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare
 è quello di rimanere semplice
e avere la capacità di scoprire un mondo
anche in un granello di sabbia.
(Romano Battaglia)


Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it






martedì 11 settembre 2012

La preghiera : un dovere? - Mons. Alessandro Maggiolini -

La prossima volta che andate a Messa, provate a far caso, amici: spesso, durante il rito ci si muove a fatica; non si ha la sincronia e lo scatto d'un corpo di ballo quando ci si alza, ci si siede, ci si inginocchia; e le risposte che si danno al prete lungo tutta la mezz'ora sembrano sospiri sommessi, incerti, vellutati, paurosi... 
Ma c'è una risposta che si fa coro risoluto; è l'ultima, quando si sente: «La Messa è finita, andate in pace»; allora è un'esplosione d'esultanza, uno squillo di trombe compatte come una banda: «Rendiamo grazie a Dio». 
E qui c'è lo scatto felino, da centometristi, verso la porta: la chiesa si svuota in un baleno, altro che Berruti o Mennea.
Sto forse esagerando, lo so. Ma so anche che la Messa ha preso il nome proprio dalla conclusione... Ci avete pensato? È il sacrificio di Cristo e tante altre cose - il cuore della vita della Chiesa -; eppure... Ite, missa est.

Chiederei d'essere creduto: non sto rimproverando nessuno. Sto semplicemente rilevando che la preghiera, spesso, non è una esultanza e una spontaneità: è una fatica e un dovere. 
Bisogna prenderla per quel che è. Bisogna adattarvisi con coraggio, anche se impegna maledettamente: perché costringe ad essere attenti; perché impone una sincerità difficilissima verso se stessi; perché mette a confronto con Dio che richiede una conversione mai conclusa; o, più banalmente: perché altre cose aspettano fuori, più piacevoli o comunque meno ardue...
Non è raro udire frasi come: «Io prego quando mi sento»; o: «Non è giusto forzare la persona quando si pone di fronte a Dio»; o: «La preghiera dev'essere gesto spontaneo, istintivo, gioioso: è un atto d'amore»... 
Come se l'amore fosse fatto soltanto di occhi languidi e di attrazione irresistibile, e non richiedesse anche di ricordare gli anniversari, di decidere a chi tocca alzarsi prima dal letto per preparare il caffè, di lavorare sodo, di far trovare la cena pronta, di lucidare le scarpe e altre cose intuibili...

Talvolta ci si imbatte persino in prediche che presentano la preghiera soltanto come un fervore incontenibile: l'acqua per la terra riarsa; l'aria per i polmoni; la luce per gli occhi... Son paragoni frusti che vorrebbero esprimere un bisogno, un'inclinazione a cui non si può resistere...
Mah. Forse qualche volta capita anche così: agli inizi, in certi momenti particolarmente felici. Ma solitamente, ho i miei dubbi.
Non vorrei presentare la preghiera come un castigo: un poco come quando ci si imponeva un rosario, poniamo, da recitare per una marachella... Certo fatica è, e dovere: proprio perché è amore. 
Sarò sbagliato, ma se mi affidassi alla pura istintività, alla spontaneità più travolgente, da parte mia - in altri campi - avrei già l'atto fuori un plotone di zie e avrei sulla coscienza più d'un alunnicidio o d'un fedelicidio... Comunque non pregherei quasi mai.
Sì, perché è troppo facile insistere sulla non forzatura, sulla propensione, sul desiderio innato e incontrollabile della preghiera per poi non pregare. 
Un poco come quando si dice: a Messa non ci vado, a confessarmi non ci vado, a pregare non mi ci metto, se non mi sento, se non sono preparato. E non si tiene conto che ci si può anche impegnare a sentire, a prepararsi...

Cose ovvie, direte. Certo. Ma siamo così scaltri nell'evitare i doveri, che ci diamo perfino l'aria di persone serie e abissalmente pensose in questi trucchi da bambini. Sembra che tendiamo alla mistica più sconvolgente, e invece abbiamo soltanto voglia di veder la partita o di metterci a leggere il giornale. Il Signore aspetti pure...
Posso sembrare un moralista arcigno, e invece sto dicendo a voce alta cose che pensiamo tutti. E sto parlando di gioia, nonostante le apparenze: quella vera, fedele e conquistata...

(Mons. Maggiolini Alessandro)


Fonte: http://www.notedipastoralegiovanile.it/


Cristo non condanna nessuno alla perdizione, 
egli è pura salvezza, e chi sta presso di lui, 
sta entro lo spazio della liberazione e della salvezza. 
Il male non viene inflitto da lui, 
ma esiste là dove l'uomo è rimasto lontano da lui, 
nasce dallo starsene chiusi nel proprio io. 
(Papa Benedetto XVI)

Non dite che siete peccatori, 
che avete sempre troppe miserie 
e che perciò non potete accostarvi alla Santa Comunione. 
Sarebbe come dire che siete troppo ammalati 
e che perciò non volete ne medici ne medicine. 
(Santo Curato d'Ars)



‎"La santità non è una giacchetta già fatta, che basta infilare una volta per sempre! Se fosse così, noi saremmo tutti santi da un pezzo, Invece, è un vestito che dobbiamo fabbricarci a poco a poco, penosamente, e quasi tutto con la sola parte superiore di noi, la volontà, mentre la parte inferiore tira indietro. Bisogna fare come quando si cammina per la strada e ci sono da lontano dei cani, che abbaiano e disturbano. Si lascino abbaiare e si tiri dritto lo stesso" (Papa Giovanni Paolo I).

Buona giornata a tutti. :-)