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sabato 22 novembre 2014

Il leone e il cagnolino - Lev Tolstòj -

Londra, c’era una mostra di bestie feroci e, per entrare a visitarle, si poteva pagare, oppure portare dei cani e dei gatti, da dare in pasto alle belve.
Un tale ebbe voglia di vedere le belve: acchiappò per la strada un cagnolino e lo portò al serraglio. L’uomo fu lasciato entrare e il cagnolino fu preso e gettato nella gabbia in pasto al leone. Il cagnolino si mise la coda fra le zampe e si ritirò in un angolo della gabbia. Il leone gli s’accostò e lo fiutò.
Il cagnolino si coricò sulla schiena, alzò le zampette e agitò la coda. 
Il leone gli diede un tocco con la zampa e lo rivoltò. Il cagnolino saltò su e restò seduto dinanzi al leone sulle zampette posteriori. Il leone lo guardava fisso, piegava la testa ora di qua, ora di là, e non lo toccava. 
Quando il padrone delle belve gettò al leone la carne, il leone ne strappò un boccone e lo lanciò al cagnolino. Quando la sera il leone si mise a dormire, il cagnolino gli si stese accanto e gli posò la testa sulla zampa. 
Da quel giorno, il cagnolino visse sempre dentro la gabbia del leone, e il leone non lo toccava, mangiava e dormiva con lui e, certe volte, perfino ci giocava insieme.
Una volta, un signore venne a visitare il serraglio e riconobbe il proprio cagnolino: disse che il cagnolino era suo, e chiese al padrone del serraglio che glielo restituisse. Il padrone acconsentì, ma come provarono a chiamare il cagnolino per estrarlo dalla gabbia, il leone s’incollerì e si mise a ruggire. 
Così seguitarono a vivere insieme, leone e cagnolino, un anno intero, nella stessa gabbia. Un brutto giorno, il cagnolino s’ammalò e morì.
Il leone smise di mangiare, stava sempre a fiutare il cagnolino, a leccarlo, a smuoverlo con la zampa. Quand’ebbe capito che era morto, d’improvviso diede un balzo, drizzò la criniera, cominciò a battersi la coda sui fianchi, poi si slanciò contro la parete della gabbia e si mise a mordere i chiavistelli e il piancito (pavimento ndt). Per tutta la giornata si dibatté, girò su e giù per la gabbia, e continuò a ruggire; alla fine s’accovacciò accanto al cagnolino morto e si quietò. Il padrone andò per portar via la bestiola morta, ma il leone non permetteva a nessuno di accostarsi. Allora, il padrone pensò che il leone avrebbe scordato il suo dolore se gli si fosse dato un altro cagnolino come quello e gli mise nella gabbia un cagnolino vivo; ma subito il leone lo sbranò in mille pezzi. Poi, abbracciò con le zampe il cagnolino morto, e così rimase disteso cinque giorni. Il sesto giorno il leone morì.

- Lev Tolstòj - 
da: Racconto dal vero



Il bene è in tutti: troppo spesso manca solo il coraggio di usarlo. 

- Lev Tolstoj -





"Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, 
ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. 
Il dolore fa due cose: ti insegna e ti dice che sei vivo. 
Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. 
In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore 
lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere 
nella tua vita lo comporterà in un modo o nell'altro."


- Jim Butcher -






Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.

- Italo Calvino -




Buona giornata a tutti :-)




sabato 20 aprile 2013

Mi presento con le colpe e i dolori - Sant’Agostino


Signore, a te mi presento con le mie colpe e i miei dolori. 
Se considero il male che ho fatto, ben poco è quello che soffro: assai più grande è il castigo che merito. 
Più grave è il peccato che ho commesso che la croce che sopporto. Ma, pur soffrendo, non so strapparmi dalla via del peccato.
La mia debolezza è atterrita dal tuo castigo, ma la cattiva mia consuetudine non si muta; il rimorso mi tormenta, ma l’ostinazione non si piega; la mia anima sospira, ma la mia vita non si emenda.


Se tu hai pietà non mi correggo; se tu mi punisci, mi sottometto..
Mentre mi percuoti confesso d’aver sbagliato; dopo il tuo richiamo, dimentico il mio pianto.

Se stendi la tua mano, nel timore faccio molti propositi; appena hai sospeso la tua giustizia, più non mantengo quanto ho promesso. 
Se mi punisci, ti prego di perdonarmi; quando mi hai perdonato, di nuovo ti provoco con i miei peccati.
Guardami, Signore! Sono un reo che confessa tutta la sua miseria. Se tu non mi perdoni, giustamente merito d’essere condannato.
O Padre Onnipotente, che concedi ogni grazia senza alcun merito, tu che mi hai creato dal nulla, perdona i miei peccati e le mie infedeltà!

O Padre Onnipotente, tu, che concedi ogni grazia, senza alcun merito, perdona i miei peccati e le mie infedeltà.  


(Sant’Agostino)


Il Signore è mia luce e mia salvezza. (Sal 26)


I peccati sono le nuvole dell'anima: oscurano il sole, oscurano Dio.

- Benedetta Bianchi Porro - 
             



CONFESSIONE

            La confessione o meglio il sacramento della riconciliazione ci deve mettere davanti a Dio Giudice supremo come al momento della morte e davanti a Gesù crocifisso che noi tutti abbiamo fatto soffrire e morire con innumerevoli peccati. 

La Bibbia insegna che chi dice di non aver peccati è un bugiardo ed è contro Dio; chi riconosce i peccati e chiede perdono  con vero dolore è purificato e santificato.

Chi dice di non avere peccati è il più bugiardo del mondo e il più incosciente che non merita perdono perché rende vano il sacramento. 

Confessarsi senza quel dolore grande, che esige il sacramento, è un peccato gravissimo perché distrugge il sacramento ossia un’azione divina.  Rendere vana un gesto divino è volersi opporre a lui come Satana.

Per suscitare il dolore dei peccati pensa alle parole di Gesù:  Quello che fate agli altri lo fate a me! Ogni offesa al prossimo è grave perché va diretta al Padre di tutti, a Gesù Salvatore morto in croce e allo Spirito Santo santificatore.

Anche se il prossimo è buono e non risponde alle offese,  quelle offese vanno contro Dio.  Piangi i tuoi innumerevoli peccati con vivo dolore.  Guarda Gesù crocifisso e digli:  Gesù, io ti ho causato tanti dolori, tante sofferenze, tanta amarezza!  Come sono stato crudele!  Me ne pento con tutto il cuore.  Sono come un assassino e come coloro che hanno crocifisso Gesù.

  Confessarsi senza grande dolore, senza rendersi conto di trovarsi davanti al Crocifisso morente per colpa mia, è una grande incoscienza.  Ti prego, non ti accostare alla confessione come se si ricevesse una qualsiasi benedizione o come prendere il pane benedetto nella festa di sant’Antonio.  Assolutamente no!  In tal caso sarebbe come uno che si avvicina a una ruspa potentissima che polverizza le rocce e si avvicina mettendosi al posto delle pietre!!!  E’ qualche cosa di peggio, perché si scherza con una potenza divina, infinita che può distruggere il male o la persona.  E’ meglio non confessarsi perché si moltiplicano i peccati.

Dice la Bibbia che perfino i santi peccano sette volte al giorno.  Quanti sono i giorni dall’ultima confessione?  E quelli di tutta la tua vita?

Dio ci salva per sola e infinita misericordia.  Nessuno dubiti della sua bontà e della propria salvezza.  Tutti ricorriamo con fiducia illimitata all’unico Dio che ci salva gratis e vuole che noi perdoniamo ai nostri debitori. 




Hai molto da dolerti, umiliarti e pentirti.  Ripeti più volte l’atto di dolore prima di confessarti, pensando a Gesù sofferente in croce per te. 



Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.


Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti più e di fuggire le occasioni prossime di Peccato.  Signore, misericordia, perdonami.

Gesù, mi pento di tutti i miei peccati da quando sono nato fino adesso; sono molti e gravi contro te e contro il prossimo!  Mi dispiace di averti fatto soffrire e morire in croce.  Provo grande dolore di tutti i miei peccati.  Sono debole e chiedo il tuo aiuto.  Ma io mi voglio sforzare quanto più so e posso per amor tuo, mio sommo Bene!  Confido in te.  Ti chiedo perdono con tutto il cuore.  Abbi pietà di me.  Metti nel mio cuore un dispiacere immenso per il peccato,  male peggiore che possa esiste.