Fa
parte della missione del contemplativo mantenere vivo nel mondo il senso del
peccato. In questo, egli è il discendente dei profeti dell'Antico Testamento,
perché questa era anche la loro missione.
Il contemplativo è uno che, come il
servo di Jhwh, «conosce il patire», non solo per il suo peccato, ma per il
peccato di tutto il mondo, che prende su di sé perché è un uomo tra gli uomini
e non si può dissociare dalle opere degli altri uomini. La vita contemplativa
del nostro tempo è quindi necessariamente modificata dai peccati della nostra
epoca. Essi fanno scendere su di noi una nube di oscurità di gran lunga più
terribile dell'innocente notte dell'inconoscienza.
È la notte oscura dell'anima ad essere
discesa su tutto il mondo.
La contemplazione nell'epoca di
Auschwitz e Dachau, Solovky e Karaganda è qualcosa di più buio della
contemplazione all'epoca dei Padri della Chiesa.
E proprio per questa ragione, l'urgenza
di cercare una traccia di luce spirituale può essere una tentazione sottile di
peccato. È certamente peccato se significa un rifiuto deciso del fardello della
nostra epoca, una fuga nell'irrealtà e nell'illusione spirituale, fino al punto
da non condividere la miseria degli altri uomini.
- Padre Merton Thomas -
La cecità nei confronti delle cose esteriori è un problema di interpretazione e valutazione. Il contemplativo non cessa di conoscere gli oggetti esterni.
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