Pensare, ascoltare, tenere
costantemente il cervello impegnato, è diventato il solo modo per evitare di
sentire.
Chi si butta sul lavoro creandone un
motivo di vita.
Chi si concentra totalmente sullo
studio.
Chi si getta sui figli o sugli
animali.
Chi sulla politica, sullo sport,
creando reazioni ossessivo-compulsive.
Lo scopo è sempre quello di riempire
un vuoto per non ascoltare la nostra anima.
Ascoltare, udire, non significa
necessariamente capire, consapevolizzare.
Sentire, percepire, è ciò che
inconsciamente invece temiamo.
A volte, ascoltare percependo
realmente i vari stimoli, interni od esterni, può essere più difficile di
quanto si creda. Disabituati fin dall'infanzia, ormai, è una pratica talmente
poco diffusa quella del sapersi ascoltare che, chi lo fa e ne trae degli spunti
di consapevolezza, viene considerato una persona fuori dalla norma e spesso
viene preso ad esempio diventando perfino una guida spirituale per chi sta, in
un qualche modo, cercando di intraprendere un percorso di consapevolezza.
Noi nasciamo tutti con un dono, una
scatola . La scatola delle percezioni. Questa scatola funziona ad una sola
condizione, dev'essere flessibile il più possibile. Più noi la riempiamo di
convinzioni, dogmi, teorie, obblighi, falsi impegni, divertimenti fittizi,
intrattenimenti cerebrali, più questa scatola smette, poco a poco, di
esercitare la sua funzione.
Il risultato è quello che siamo. Esseri
spesso incapaci di cogliere le sfumature della vita, le espressioni di gioia o
di tristezza del nostro animo o delle persone che ci stanno intorno. Occupiamo,
affannati, lo spazio a nostra disposizione perchè, quello che sentiremmo
lasciando la scatola vuota, sarebbe la vera percezione della realtà. Un eco che
ci descrive quello che siamo e quello che abbiamo intorno. E quando la realtà
risulta scomoda da accettare, più facile è dunque sommergerla sotto a decine di
rumori ed impegni che non ci fanno ascoltare quella vocina che rimbomba dentro
la scatola, raccontandoci quello che siamo e quello che potremmo essere.
- da il Libro rosso di Jung -
Abbiamo bisogno di silenzio e
solitudine come dell'acqua e dell'aria.
Il frastuono e la confusione a lungo
andare consumano e soffocano le energie vitali.
Abbiamo bisogno di silenzio e
solitudine per sentire che cosa ha da dirci la nostra anima. Perché lei parla
sottovoce e con discrezione.
Abbiamo bisogno di silenzio e solitudine per
coltivare amicizie autentiche. Abbiamo bisogno di silenzio e solitudine per
accorgerci di essere vivi.
L. Josephy
RICONOSCERTI
Ma non ti ho riconosciuto in quello
sguardo di umiltà e di bisogno.
Non ti ho riconosciuto con quelle mani
stanche, ferite, rugose.
Non ti ho riconosciuto con quegli
abiti sporchi, con quella pelle dal colore diverso.
Non ti ho riconosciuto seduto
all'angolo della strada, addormentato su una panchina coperto da cartoni.
No, Signore, conosco le tue parole,
conosco il volto spesso visto su quadri, ma non ti riconosco nel fratello che
incontro ogni giorno, che mi tende la mano, che mi parla di Te.
silence
Buona giornata a tutti :-)
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