Ero nell’ufficio parrocchiale quando
sono entrate due donne: la prima la conoscevo bene, ma l’altra non l’avevo mai
vista. Quella che conoscevo mi ha detto:
“Padre, questa donna ha bisogno di
lei”.
Mi sono rivolto alla nuova venuta e le
ho chiesto per quale motivo si era rivolta a me. La fissavo in faccia; faceva
strani segni con gli occhi e con le mani. Già mi era venuto in mente chi
potesse essere e le ho detto:
“Signora, di chi ha paura? Qui non c’è
il demonio, qui c’è Cristo Signore”.
E le ho messo davanti agli occhi il
Crocifisso che tengo sulla scrivania.
A quel punto l’agitazione della donna
si è fatta violenta, ma ero preparato al peggio e le ho gridato:
“Ma tu sei una maga! Che cosa vuoi da
Dio?”.
Dapprima è rimasta sorpresa, e poi mi
ha detto :
“Voglio essere liberata dal demonio
perché il mio uomo sta morendo”.
Le ho risposto in tono perentorio:
“Di che cosa sta morendo il tuo uomo?
Forse gli hai fatto una fattura o gli hai mandato una maledizione?”.
E lei tra le lacrime mi ha risposto che gli aveva gridato, con cattiveria:
“Ti pigliasse una cancrena!”.
Quella maledizione era giunta a segno e il suo uomo stava in ospedale morente,
in camera di rianimazione.
Con voce severa le ho detto:
“Io non sono un santo e non faccio miracoli; sono un esorcista che, con l’aiuto
e nel nome di Dio, scaccio i demoni. Ma la vita al tuo uomo non posso
restituirla”.
A questo punto la donna ha fatto un balzo tale da salire in ginocchio sulla
scrivania e ha allungato le braccia con l’intenzione di afferrarmi per il
collo. Ero preparato a quella reazione del demonio e ho fatto in tempo a
gridare:
“satana, in nome di Dio, fermati!”.
Ella, con gli occhi sbarrati e con la bocca spalancata, pur tenendo ancora le
braccia tese verso il mio collo, è rimasta immobile: Dio mi aveva protetto.
Allora ho gridato al demonio:
”In Nome di Dio, satana, ti ordino di non muoverti da questa posizione”.
Sono andato in Chiesa, ho messo la teca sul petto. Quando sono tornato
nell’ufficio parrocchiale la donna era ancora nella posizione in cui l’avevo
lasciata. Le ho ordinato di scendere dalla scrivania, di non tentare di
avvicinarsi a me più di quella distanza di quando stava seduta.
Con l’Ostia consacrata ero più
tranquillo e con voce risoluta le ho detto:
“Invece di piangere per il tuo uomo, dovresti piangere per le tante persone
alle quali in vent’anni di carriera hai fatto del male”.
Ella con voce cavernosa mi ha gridato:
“Se il mio uomo muore farò del male a tutta la città”.
Io mi sono alzato di scatto, l’ho afferrata per le spalle e l’ho spinta fuori
dall’ufficio e dalla chiesa gridandole:
“Con l’odio che hai nel cuore non sei degna di stare qui”.
Allora la donna che l’accompagnava mi ha detto:
“Padre, lei tratta tutti con gentilezza e non manda via quelli che sono
posseduti dal demonio. Come mai quella lì l’ha cacciata via in malo modo?”.
Le ho risposto:
“Noi esorcisti possiamo aiutare a liberarsi dalla possessione demoniaca solo quelli
che lo desiderano. Ma chi ha l’odio nel cuore non desidera essere liberato. E
poi sta certa che entro un’ora la maga verrà di nuovo qui”.
Infatti poco dopo ella è ritornata e le ho detto che se voleva che le facessi
l’esorcismo doveva darmi la dimostrazione che voleva essere liberata,
portandomi tutto quello che aveva di magico.
Alle 15 ho riaperto la Chiesa e ho
visto che le due donne stavano lì ad aspettarmi; avevano due grosse borse mi ha
fatto rabbrividire: oltre ad attrezzi vari, come vassoi per bruciare l’incenso,
c’erano candele rosse e nere, chiodi, spilli, limoni, fotografie da cui
ritagliare il ritratto di una persona; e poi decine e decine di fatture già
fatte. C’erano inoltre libri sulla magia, sulla stregoneria, sulle fatture,
sulle messe nere, sulle orge sataniche e tante altre cose. Dopo aver cosparso
il tutto per bene con l’acqua benedetta e dopo aver invocato Dio perché
annullasse ogni maleficio, ho chiuso tutta quella roba in un armadio affinché
nessuno la potesse trovare. Poi ho inviato la maga a tornare la sera con
quattro uomini, quando la chiesa era chiusa. Sono arrivati puntuali. Mi ero
reso conto che non era necessario consultare uno psichiatra, tanto era chiara
la presenza demoniaca . Ho indossato i paramenti sacri e ho cominciato
l’esorcismo. Ho subito comandato al demonio di non fare del male ad alcuno dei
presenti, di non avvicinarsi a nessuno, di star lontano almeno mezzo metro da
ognuno. Poi ho iniziato il rito. Ogni tanto la maga scattava in piedi, urlava,
bestemmiava; io facevo finta di non sentirla. Ella allungava le mani intorno a
sé, ma non toccava nessuno, tanto che il demonio ha urlato:
“Che avete messo qui davanti? Non riesco a passare!”.
Il demonio interrompeva spesso la preghiera; diceva che loro erano in tredici,
mentre io ero solo e non sarei mai riuscito a cacciarli via. Gli comandavo in
nome di Dio di tacere; e a quest’ordine si infuriava, e una volta mi ha
gridato:
“Ma che cosa hai messo fra te e me? Una lastra di cristallo?”
Alla fine mi ha detto :
“Ma smettila! Lei non vuole essere liberata; altrimenti ti avrebbe portato
tutto; invece nell’armadio della sua camera ha due borse di fattura già fatte e
pronte per essere spedite”.
A questo punto la donna ha affermato di essere stanca, di non poter resistere
più. Ho colto l’occasione per troncare l’esorcismo dicendole:
“Con i demoni stanchi io non combatto. Proseguiremo domani, ma a condizione che
tu domani mattina mi porti le due buste di fatture che, a quanto mi ha detto il
demonio, tieni nascoste nell’armadio. Ti aspetto domani alle sette”. L’indomani
alle sette precise era davanti alla porta della chiesa con le borse; e
piangendo mi ha detto:
“Il mio uomo sta morendo. Lo hanno messo nel polmone d’acciaio”.
Io le ho detto:
“Ora vai in ospedale a trovare il tuo uomo; ma a lui ci penserà Dio. Ritornerai
questa sera alle 20, con gli uomini che ti hanno accompagnata ieri”.
Alle 19 erano già tutti in chiesa. Ho chiuso le porte, ho indossato i paramenti
e mi sono preparato per la lotta. La maga non faceva altro che ripetermi di
fare presto, perché i dottori avevano dato al suo uomo un’ora di vita.
Ho recitato poche preghiere, poi ho
ripreso subito l’esorcismo imperativo.
A un certo punto, urlando, la donna ha
cominciato a vomitare; dalla bocca è uscito un grumo di terra marrone e saliva.
Mentre lo aspergevo con acqua benedetta, contavo; questo è il primo demonio.
Seguitavo a pregare, a dare ordini, e uno dopo l’altro sono usciti altri dodici
demoni. Allora una voce cavernosa mi ha gridato:
“io sono satana; non riuscirai a cacciarmi”.
Ho guardato l’orologio e ho visto che mezzanotte era passata da una decina di
minuti. Ho detto:
“GIA' SIAMO NELLA FESTA DELL' IMMACOLATA CONCEZIONE. Satana, in Nome di Maria
Santissima Immacolata ti ordino di uscire da questa donna e di andare dove Dio
ti ha comandato di andare”.
Ho ripetuto questo comando una decina di volte, fino a quando la rauca voce del
demone si è fatta di nuovo sentire:
“Basta con quel Nome, Non lo voglio più sentire!”. Ho risposto:
“demonio, quel Nome lo ripeterò per tutta la notte; se non vuoi sentirmi
nominare il Nome di Maria Santissima Immacolata, Madre di Gesù, esci da questa
donna e vattene via”.
Allora la maga ha ricominciato a vomitare, e dopo un urlo è caduta a terra
svenuta. Era finalmente libera da tutti i demoni. Ci siamo messi a fare
pulizia, mentre la maga dormiva. Usavo acqua benedetta, con molto alcool nel
secchio; poi ho dato fuoco a un foglio e l’ho buttato sui residui vomitati con
l’uscita dei tredici diavoli. Solo quando tutto era pulito ho ordinato alla
maga, in nome di Dio, di alzarsi. Si è alzata molto lentamente, come se il
demonio l’avesse fatta a pezzi. Le ho detto che quella mattina l’aspettavo in
chiesa; si doveva confessare e comunicare. Così fu fatto.
Dopo pochi giorni, mentre mi trovavo in una casa per una preghiera di
liberazione, ha squillato il telefono. La padrona è andata a rispondere e poi è
venuta di corsa a riferirmi:
“Quella signora (che era una maga) mi ha detto di riferirle che suo marito sta
bene. I medici, il giorno dell’Immacolata, sono rimasti stupiti: credevano di
trovare il paziente morto e invece l’hanno trovato che stava meglio e voleva
mangiare. Poi l’hanno riportato in corsia; migliorava a vista d’occhio e
mangiava regolarmente. Prima di Natale è tornato a casa guarito”.
Il giorno di Natale marito e moglie erano in chiesa. Poi sono venuti
nell’ufficio parrocchiale a ringraziarmi, si sono confessati e hanno fatto la
comunione.
Il diavolo
rispose:
"Ho
visto tre cose in te: ho capito quanto fosse grande la tua gloria, pensando
alla mia bellezza e al mio splendore; ritenevo che tu dovessi essere onorato
sopra ogni cosa, osservando la mia gloria; per questo mi inorgoglii e decisi di
non limitarmi ad essere tuo pari ma di superarti. Poi seppi che eri più potente
di tutti e per questo desiderai essere più potente di te. In terzo luogo, vidi
le cose future quali si presentano necessariamente e che la tua gloria e il tuo
onore sono senza inizio e senza fine. Ebbene invidiai queste cose e dentro di
me pensai che avrei sopportato di buon grado pene e tormenti purchè tu cessassi
di esistere e con questo pensiero caddi miseramente; ecco perchè esiste
l'inferno."
(Santa Brigida, Libro I, 34)
Preghiera a Maria SS. per le Anime del Purgatorio più dimenticate
Buona giornata a tutti. :-)
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