"Il
luogo in cui ci troviamo è un luogo della memoria, è il luogo della Shoah.
Il passato
non è mai soltanto passato. Esso riguarda noi e ci indica le vie da non
prendere e quelle da prendere.
Come Giovanni Paolo II ho percorso il cammino
lungo le lapidi che, nelle varie lingue, ricordano le vittime di questo luogo:
sono lapidi in bielorusso, ceco, tedesco, francese, greco, ebraico, croato,
italiano, yiddish, ungherese, neerlandese, norvegese, polacco, russo, rom,
rumeno, slovacco, serbo, ucraino, giudeo-ispanico, inglese.
Tutte queste lapidi
commemorative parlano di dolore umano, ci lasciano intuire il cinismo di quel
potere che trattava gli uomini come materiale non riconoscendoli come persone,
nelle quali rifulge l'immagine di Dio.
Alcune lapidi invitano ad una
commemorazione particolare.
C'è quella in lingua ebraica.
C'è quella in lingua ebraica.
I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo
ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall'elenco dei popoli della terra. Allora
le parole del Salmo: "Siamo messi a morte, stimati come pecore da
macello" si verificarono in modo terribile. In fondo, quei criminali
violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio
che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi
dell'umanità che restano validi in eterno.
Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo – a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo.
Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo – a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo.
Con
la distruzione di Israele, con la Shoah, volevano, in fin dei conti, strappare
anche la radice, su cui si basa la fede cristiana, sostituendola
definitivamente con la fede fatta da sé, la fede nel dominio dell'uomo, del
forte."
- papa Benedetto XVI -
dal discorso ad Auschwitz-Birkenau 28
Maggio 2006
C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco".
C'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l' eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C'è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
(Joyce Lussu)
La scena di svolge nella fabbrica “Deutsche Emaillewarenfabrik” dove quotidianamente hanno lavorato più di mille lavoratori ebrei, salvati dalla deportazione nei campi di concentramento, per lo più insegnanti, intellettuali o scrittori, ritenuti "non necessari" dalle autorità naziste.
La guerra è terminata con la resa della Germania e i soldati sovietici stanno arrivando. Oskar Schindler, è ancora ufficialmente membro del Partito Nazista e riunisce tutti gli ebrei al centro della fabbrica, i tedeschi hanno i mitra pronti. Gli ordini sono di uccidere tutti e di dare fuoco ad ogni cosa.
Oskar Schindler:
“La resa incondizionata della Germania è stata appena annunciata. A mezzanotte la guerra finirà ufficialmente. Domani inizierete a cercare notizie dei sopravvissuti delle vostre famiglie. Nella maggior parte dei casi... non li troverete. Dopo sei lunghi anni di omicidi, le vittime avranno il cordoglio di tutto il mondo. Noi siamo vivi. Molti di voi sono venuti da me a ringraziarmi. Ringraziate voi stessi. Ringraziate l'impavido Stern, e alcuni altri che preoccupati per voi hanno affrontato la morte ogni istante. Io sono un membro del partito nazista. Sono un fabbricante di munizioni varie. Sfruttatore del lavoro di schiavi. Io sono... un criminale. A mezzanotte voi sarete liberi e io braccato. Rimarrò con voi fino a cinque minuti dopo la mezzanotte, allo scadere dei quali – e spero che mi perdonerete – dovrò fuggire.
(Si rivolge alle SS)
So che avete ricevuto ordini dal nostro comandante, che a sua volta li ha ricevuti dai suoi superiori, di eliminare la popolazione di questo campo. Questo è il momento di farlo. Eccoli; sono tutti qui. È la vostra opportunità. Oppure, potete andarvene dalle vostre famiglie da uomini e non da assassini.
(Le SS escono lentamente; Schindler torna a rivolgersi ai lavoratori)
In memoria delle innumerevoli vittime fra il vostro popolo, io vi chiedo di osservare tre minuti di silenzio.
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