Il nostro cuore e il nostro spirito fan così
presto a credere di avere ragione!
E’ così difficile accettare di avere torto e
non solo, ma che siano anche persone che amiamo e altre che non amiamo.
Veniamo
all’Arca per amare e scopriamo di odiare quella persona; non la vogliamo, non
vogliamo vederla, non riusciamo a guardarla negli occhi.
E’ così che nascono dentro di noi e
all’interno della nostra comunità ogni sorta di sentimenti che spesso ci si
rifiuta di riconoscere: la collera, l’odio, l’angoscia, il rifiuto dell’altro.
E’ la scoperta del lupo che c’è in ognuno di noi. Nel più intimo di noi stessi
abbiamo una parte molto vulnerabile, quella legata all’amore e alla tenerezza,
una parte che viene facilmente ferita.
Il grande tesoro del bambino è la fiducia.
Ma
se il bambino viene ferito nella fiducia e nell’amore, è obbligato a
proteggersi per non soffrire troppo.
Per questo, fin dalla nostra prima
infanzia, abbiamo creato dei meccanismi di difesa nei confronti della vita relazionale.
La relazione la si desidera e nello stesso
tempo la si teme.
Se ti avvicini troppo a me rischi di violare la mia intimità,
diventi un pericolo per me.
Se ti allontani troppo da me, se non mi saluti più
quando mi incontri per la strada, mi fai star male.
L’amore è nello stesso
tempo ciò che più cerco e ciò che più temo. Viviamo tutti questo mistero del
cuore umano che ha sete e che ha paura. Così abbiamo costruito ogni sorta di
protezione attorno al nostro cuore.
Abbiamo messo il lupo, la nostra
aggressività, alla porta della nostra ferita e della nostra vulnerabilità.
Ma il lupo può rivoltarsi contro di noi e
allora cadiamo nella depressione. Ci colpevolizziamo perché ci sentiamo dei
buoni a nulla; nessuno può amarci e nello stesso tempo ci sentiamo incapaci di
amare. Allora tutte le forze di aggressione si ritorcono contro di noi […]
Siamo stati tutti feriti; ecco perché abbiamo
creato questo mondo d’indipendenza, di successo individuale nel quale ci si
chiude agli altri. Ma è in questa ferita profonda che Dio si manifesta, perché
se la comunità è un luogo di sofferenza è anche un luogo di crescita e di
guarigione.
Conoscere se stesso, come dice Socrate,
conoscere il modo con il quale si agisce e si reagisce, significa diventare
saggi ed avere la possibilità di crescere.
A scuola e all’Università si
imparano molte cose, ma è in famiglia e in comunità che si impara a sconoscersi
e ad amare.
La comunità è il luogo dei passaggi verso l’amore.
E
questi passaggi non sono facili: il passaggio dall’egoismo e dal litigio
all’amore e all’unità, il passaggio dalla paura alla fiducia, il passaggio
dalla vanagloria alla gloria di Dio.
- Jean Vanier -
tratto da: "Lettera della
tenerezza di Dio", EDB ; pp. 10-11
Il povero ci disturba perché ci chiede
qualcosa che non vorremmo.
Vivere un’alleanza con il povero significa
mettersi in comunione con lui e diventare vulnerabili, significa perdere la
propria libertà per acquistare una nuova libertà, quella dell’Amore.
Il povero è pericoloso perché chiama al
cambiamento, ad una trasformazione, ad una conversione radicale.
«In passato ho viaggiato moltissimo, ma da
quattro anni ho deciso di fermarmi nella mia comunità, anche perché mi accorgo
che sto diventando più fragile.
Ultimamente vivo con un ragazzo psicotico grave: rido molto insieme con lui ed ho scoperto che essere fragili è super!
Auguro a tutti di invecchiare: ognuno di noi nasce fragile, un piccolo bambino, e anche Gesù lo è stato.
Siamo nati per vivere e anche per morire: non possiamo avere paura della morte, milioni di persone l’hanno già fatto prima di noi, non è un problema! La mia vocazione è sempre stata quella di essere felice, camminando insieme con i poveri e i deboli di tutto il mondo».
Ultimamente vivo con un ragazzo psicotico grave: rido molto insieme con lui ed ho scoperto che essere fragili è super!
Auguro a tutti di invecchiare: ognuno di noi nasce fragile, un piccolo bambino, e anche Gesù lo è stato.
Siamo nati per vivere e anche per morire: non possiamo avere paura della morte, milioni di persone l’hanno già fatto prima di noi, non è un problema! La mia vocazione è sempre stata quella di essere felice, camminando insieme con i poveri e i deboli di tutto il mondo».
- Jean Vanier -
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