sabato 6 agosto 2016

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (pagg.91,92,93) - Luis Sepùlveda

Non hai fame, Fortunata? Ci sono i calamari – spiegò Zorba.
La gabbianella non aprì becco.
Ti sentì male? – insistè preoccupato Zorba – Sei malata?
Vuoi che mangi per farmi ingrassare? – domandò lei senza guardalo.
Perché tu cresca sana e forte – rispose Zorba.
E quando sarò grassa, inviterai i topi a mangiarmi? – stridette con i lucciconi agli occhi.
Da dove tiri fuori queste sciocchezze? - miagolò deciso Zorba.
Lì per lì per scoppiare a piangere. Fortunata gli riferì tutto quello che Mattia le aveva strillato. Zorba le leccò le lacrime e all’improvviso si sentì miagolare come non aveva mai fatto prima.
Sei una gabbiana. Su questo lo scimpanzé  ha ragione, ma solo su questo. Ti vogliamo tutti bene, Fortunata. E ti vogliamo bene perché sei una gabbiana, una bella gabbiana.
Non ti abbiamo contraddetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perché ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa.
Non abbiamo potuto aiutare tua madre, ma te sì.
Ti abbiamo protetta fin da quando sei uscita dall'uovo.
Ti abbiamo dato tutto il nostro affetto senza alcuna intenzione di fare di te un gatto.
Ti vogliamo gabbiana.
Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo i tuoi amici, la tua famiglia, ed è bene tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso.
È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo.
Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana.
Devi volare. Quando ci riuscirai, Fortunata, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l'affetto tra esseri completamente diversi.
Volare mi fa paura – stridette Fortunata alzandosi.
Quando succederà, io sarò accanto a te – miagolò Zorba leccandole la testa – L’ho promesso a tua madre. –
La gabbianella e il gatto nero grande e grosso iniziarono a camminare. Lui le leccava teneramente la testa, e lei gli copriva il dorso con una delle sue ali tese.
(Luis Sepùlveda)
Fonte: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare,Luis Sepùlveda, Salani Editore (pagg.91,92,93)



Ora volerai, Fortunata.
Respira.
Senti la pioggia.
È acqua.
Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole ed arriva sempre come ricompensa dopo la pioggia.
Apri le ali…
Ora volerai.
Il cielo sarà tutto tuo.
- Luis Sepùlveda -





La trama del libro (in brevissimo):
La gabbiana Kengah con le ali sporche di petrolio riesce, con le ultime forze, a raggiungere la città di Amburgo e precipita sul balcone di una casa dove abita il gatto Zorba.
Prima di morire, la povera gabbiana riesce ad affidare il suo primo (e ultimo) uovo a Zorba, dopo avergli strappato tre importanti promesse:
1) Di non mangiare l’uovo
2) Di averne cura finché non nascerà la gabbianella
3) Di insegnarle a volare.
Con grande amore il gattone “cova” l’uovo e così nasce Fortunata.
Zorba, con l’aiuto dei gatti del porto,  riesce ad allevare e a proteggere la gabbianella che cresce nella convinzione di essere un gatto.
Un brutto giorno la scimmia Mattia (invidiosa,  antipatica, bisbetica e un po’ cattiva)  le rivela la verità: sei adottata....non sei un gatto ma un gabbiano… i gatti del porto ti allevano per mangiarti…


Buona giornata a tutti. :-)





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