Ci sono
parecchie teorie sul perché la famiglia stia perdendo terreno come istituzione.
Alcuni sostengono che il problema è economico. . altri ecologico... altri
ancora danno la colpa alla mancanza di gratificazioni... alcuni pensano che
tutta la questione vada inserita in un sistema di priorità....
A me personalmente, la famiglia americana piace.
Ha un sacco di potenziale. E poi, il mondo non è fatto per le coppie senza figli. I servizi da tavola sono per sei o per dodici, le sedie della cucina per quattro, le gomme da masticare cinque per pacchetto.
Secondo il mio punto di vista, la famiglia ha cominciato a degenerare nel momento in cui i genitori si sono messi in mente di comunicare con i figli. Quando abbiamo cominciato a «mettere le carte in tavola», a «scambiarci i punti di vista», a «vuotare il sacco». Tutte cose alle quali le madri non erano abituate e che avrebbero preferito lasciar perdere.
A me personalmente, la famiglia americana piace.
Ha un sacco di potenziale. E poi, il mondo non è fatto per le coppie senza figli. I servizi da tavola sono per sei o per dodici, le sedie della cucina per quattro, le gomme da masticare cinque per pacchetto.
Secondo il mio punto di vista, la famiglia ha cominciato a degenerare nel momento in cui i genitori si sono messi in mente di comunicare con i figli. Quando abbiamo cominciato a «mettere le carte in tavola», a «scambiarci i punti di vista», a «vuotare il sacco». Tutte cose alle quali le madri non erano abituate e che avrebbero preferito lasciar perdere.
La
principale responsabile della decadenza della famiglia è stata l'istruzione. Ha
dato il via a uno scontro di titani......
L'abisso
aperto tra genitori e figli dai nuovi metodi di insegnamento della matematica,
per esempio, non ha nemmeno cominciato a colmarsi.
Prima di allora, conservavo ancora un misterioso potere. Non dicevo mai niente, ma i miei figli erano convinti che avessi scoperto il fuoco.
Prima di allora, conservavo ancora un misterioso potere. Non dicevo mai niente, ma i miei figli erano convinti che avessi scoperto il fuoco.
Quando
cominciammo lo scambio di idee e nozioni, mia figlia un giorno mi chiese:
«Mamma, che
cos'è un esponente?»
«È un tipo
strano che gira intorno ai cortili delle scuole. Ma dove l'hai trovata questa
parola? Sulla parete dei gabinetti pubblici?»
«È nel mio
nuovo libro di matematica», disse lei. «Speravo che potessi aiutarmi. Vogliono
che trovi la mantissa sulla tavola, determini Pantilogaritmo e scriva la
caratteristica come esponente di base dieci.»
Ci pensai
su un minuto buono. «Da quanto tempo manca, questa mantissa?»
Mia figlia
andò in camera sua, chiuse la porta a chiave e non la vidi più fino a quando prese il
diploma.
Le cose non
andavano meglio con il sistema metrico. Una volta che un bambino sa che un
millimetro quadrato equivale a 0,00155 pollici quadrati, come potrà nutrire
ancora un minimo di rispetto per una madre che una volta prese le misure del
pavimento del bagno per metterci la moquette e finì col comprarne abbastanza da
rivestire l'intero territorio del New Jersey?
E quale
madre moderna non si è sentita una nullità tutte le volte che ha dovuto
comunicare con l'insegnante dei suoi figli?
Non credo
ci sia cosa che temo di più al mondo di un bambino che alza la testa dai
fiocchi d'avena e dice senza parere: «Ho bisogno della giustificazione
altrimenti la maestra non mi riammette in classe». «Suppongo di doverla
scrivere su un pezzo di carta», chiedo.
«Quella che
hai scritto sulla carta oleata era illeggibile. Ma se non hai un pezzo di carta posso
sempre restare a casa un altro giorno», disse lui.
Strappai
via un pezzetto di carta da parati e dissi: «Dammi una matita».
Gli ci
volle un po'. Alla fine, dopo un quarto d'ora di ricerche, trovammo un
mozzicone
nella lavatrice.
«Mi sembra
che esageri, con questa giustificazione», gli dissi sospirando.
«Non
capisci», disse lui. «Senza giustificazione non è proprio possibile tornare a scuola.»
Cominciai a
scrivere. «La tua maestra è una signora, una signorina o una femminista?»
«Non so»,
disse lui pensieroso. «Ha una macchina tutta sua e si porta i libri da sé.»
«Cara Weems», cominciai.
«D'altra
parte è stata alzata fino a tardi per vedere chi vinceva il concorso di Miss
America.»
«Cara
signorina Weems», ricominciai.
«Non
importa», disse lui scrollando le spalle. «Quando avrà il bambino, verrà
un'altra maestra.»
«Cara
signora Weems», scrissi alla fine. «La prego di voler giustificare Brucie per
l'assenza di ieri. Si è svegliato la mattina lamentando crampi allo stomaco
e...» «Cancella i crampi allo stomaco», ordinò lui, «raccontale che stavo
troppo male perfino per guardare la TV.»
«Cara
signora Weems, Brucie ha avuto una disfunzione intestinale e...» «Che cos'è una
disfunzione intestinale?» «Crampi alla pancia.»
«No!
L'ultima volta che hai scritto crampi sulla giustificazione quella mi ha messo vicino alla
porta e non mi ha tolto gli occhi di dosso per tutta la mattina.» «Te lo sei
immaginato», dissi io. «La vuoi o no la giustificazione?» «Te l'ho detto che
non posso tornare a scuola senza.» «OK, prendi il dizionario e guarda alla C.»
Guardò il
dizionario sopra la mia spalla. «Che cosa significa C-O-L-I-C-A?» «Significa
che ti metterà di nuovo vicino alla porta», dissi io, leccando la busta.
Per scrivere la giustificazione mi ci vollero venticinque minuti, vale a dire otto di più di quelli che sono stati necessari per firmare la Dichiarazione di Indipendenza. Non ne avrei parlato affatto, ma proprio ieri, mentre ripulivo un giubbotto, ho trovato la giustificazione in una tasca: mai letta, inutile.
Per scrivere la giustificazione mi ci vollero venticinque minuti, vale a dire otto di più di quelli che sono stati necessari per firmare la Dichiarazione di Indipendenza. Non ne avrei parlato affatto, ma proprio ieri, mentre ripulivo un giubbotto, ho trovato la giustificazione in una tasca: mai letta, inutile.
Secondo me
i moderni sistemi educativi sono una contraddizione. È come dare un calcolatore
a un bambino di tre anni: riuscirà a trovare subito il 10,6 per cento di 11,653
dollari, ma non saprà se è più grossa una moneta da dieci cent o una da cinque.
È come
vostra figlia che parte per l'università portandosi dietro tutta la vostra
roba, biancheria, lenzuola, mobili, valigie, televisore e automobile, e poi
dice: «Devo prendere le distanze dal vostro stupido atteggiamento
consumistico». I miei figli fanno un gran parlare di ecologia. Eppure si
portano in giro la causa numero uno dell'inquinamento di questo paese: la roba
da ginnastica. Mercoledì scorso un paio di calzoncini, una camicia e un paio di
scarpe da ginnastica sono entrati da soli in guardaroba e si sono appoggiati
stancamente alla parete. Sono rimasta lì a guardare un vaso di edera appassire
e morire davanti ai miei occhi. Ricacciando indietro le lacrime, ho urlato a
mio figlio: «Da quanto tempo non lavi questi vestiti?»
«Dall'inizio
dell'anno scolastico», mi ha urlato di rimando.
«Quale anno
scolastico?»
«1972-73.»
«Lo sapevo.
Sai, non capisco come faccia il tuo insegnante di educazione fisica a sopportare
una cosa del genere.»
«Ha detto
che eravamo sopportabili fino a ieri.»
«E cos'è
successo ieri?»
«Pioveva e
siamo dovuti rientrare in palestra.»
«Non c'è un
regolamento sui vestiti... quando bisogna lavarli e roba del genere?» «Sì.
Dobbiamo lavarli ogni quattro mesi, che ce ne sia bisogno o meno.» Spiegai
attentamente i calzoncini sporchi di fango, la maglietta che scricchiolava e i
calzini all'ultimo stadio del rigor mortis.
Mentre
cercavo di districare una patata fritta rimasta impigliata in una stringa delle
scarpe, non potei fare a meno di pensare che quello era un bambino allevato in
un mondo completamente asettico. Quand'era piccolo, gli facevo bollire i
giocattoli e sterilizzavo le bende per l'ombelico. Mettevo una mascherina al
cane tutte le volte che entrava nella sua stanza. Mi lavavo le mani PRIMA di
cambiargli i pannolini. Dove avevo sbagliato?
Sotto il
suo letto c'erano mucchi di vestiti sporchi brulicanti di fauna assortita. Nei
suoi cassetti c'erano capi di biancheria sporca internamente rifoderati in
plastica: da quanto
tempo pensate che fossero là dentro? Nel suo armadio c'erano tute e jeans che
non avevano bisogno di attaccapanni per star su.
Aprii lo
sportello della lavatrice e tastai alla ricerca della roba da ginnastica appena lavata.
Trovai solo una stringa, due etichette e una patata fritta immacolata.
«Che cos'è
successo alla mia roba da ginnastica?» chiese mio figlio.
«Questo è
tutto quello che ne è rimasto, una volta eliminati la sporcizia e il sudore.»
(continua...)
- Erma Bombeck -
(continua...)
- Erma Bombeck -
Figuriamoci se non sappiamo che la famiglia
è anche il luogo della nostra miseria, della fatica, delle nevrosi a volte, del
sudore delle lacrime. Dello scontro, delle litigate furibonde in alcune, oppure
del grigiore. Sappiamo che la famiglia non è mai perfetta, a volte è proprio un
disastro, altre volte invece funziona, ma sempre a prezzo di fatica e impegno.
Soprattutto di una decisione di fondo. Noi che andiamo in giro a difendere la
famiglia non abbiamo nessuna intenzione di farne un quadretto a tinte pastello. Noi sappiamo che
un padre e una madre sono una condizione necessaria ma non sufficiente alla
crescita serena dei figli. Ci sono pessimi padri e pessime madri. Però che la
condizione è necessaria dobbiamo dirlo, e se questa è percepita come omofobia,
non so che farci. Se le lettere in cui dico alle mie amiche che vale la pena
sposarsi sono oscurantiste, non so che farci. Se i capitoli in cui scrivo che
maschi e femmine sono diversi e parlano due lingue sono considerati stereotipi
da bigotta, non so che farci.
(Costanza Miriano)
Questo è il matrimonio!
Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano sempre, per tutta la vita, senza fare caso a questa cultura del provvisorio che fa la vita a pezzi...
. Coloro che si sposano pregano insieme e con la comunità. Perché?
Solo perché si usa fare così? No!
Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme, un lungo viaggio che non è a pezzi dura tutta la vita, hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno!
Bisogna avere il coraggio di chiedere scusa quando in famiglia sbagliamo.
Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole: permesso, grazie e scusa.
Chiediamo permesso, per non essere invadenti. Diamo grazie per l'amore: quante volte al giorno dici grazie a tua moglie o a tuo marito? E per ultima scusa: tante volte sbagliamo... alcune volte dico che volano i piatti, si dicono parole forti! Ma sentite questo consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace e ricominciare di nuovo.
Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano sempre, per tutta la vita, senza fare caso a questa cultura del provvisorio che fa la vita a pezzi...
. Coloro che si sposano pregano insieme e con la comunità. Perché?
Solo perché si usa fare così? No!
Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme, un lungo viaggio che non è a pezzi dura tutta la vita, hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno!
Bisogna avere il coraggio di chiedere scusa quando in famiglia sbagliamo.
Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole: permesso, grazie e scusa.
Chiediamo permesso, per non essere invadenti. Diamo grazie per l'amore: quante volte al giorno dici grazie a tua moglie o a tuo marito? E per ultima scusa: tante volte sbagliamo... alcune volte dico che volano i piatti, si dicono parole forti! Ma sentite questo consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace e ricominciare di nuovo.
- Papa Francesco -
C'è chi dice che tra noi ci sono Angeli che si presentano
come persone normali. Le mamme sono senza dubbio tra queste persone speciali.
Sanno meravigliarci ogni giorno per le infinite energie che esprimono nelle
cose ordinarie ed ancor più nei momenti difficili. Ai loro figli fanno i regali
più preziosi: il primo è la vita, poi il loro tempo, le loro energie ed il loro
amore. Abbiamo mille ragioni per ringraziarle ogni
giorno. Ma le mamme vogliono da noi un solo grande regalo. Vederci sereni ed
essere ricambiate nell'amore incondizionato che ci donano ogni giorno.
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