martedì 4 febbraio 2014

Due sassolini azzurri - don Bruno Ferrero -

Due sassolini, grossi sì e no come una castagna, giacevano sul greto di un torrente. Stavano in mezzo a migliaia di altri sassi, grossi e piccoli, eppure si distinguevano da tutti gli altri. Perché erano di un intenso colore azzurro. Loro due sapevano benissimo di essere i più bei sassi del torrente e se ne vantavano dal mattino alla sera. 
«Noi siamo i figli del cielo!», strillavano, quando qualche sasso plebeo si avvicinava troppo. «State a debita distanza! Noi abbiamo il sangue blu. Non abbiamo niente a che fare con voi!».
Erano insomma due sassi boriosi e insopportabili. Passavano le giornate a pensare che cosa sarebbero diventati, non appena qualcuno li avesse scoperti. «Finiremo certamente incastonati in qualche collana insieme ad altre pietre preziose come noi».
«Sul dito bianco e sottile di qualche gran dama». «Sulla corona della regina d'Olanda».
Un bel mattino, mentre i raggi del sole giocavano con le trine di spuma dei sassi più grandi, una mano d'uomo entrò nell'acqua e raccolse i due sassolini azzurri.
«Evviva!», gridarono i due all'unisono. «Si parte!». Finirono in una scatola di cartone insieme ad altri sassi colorati.
«Ci rimarremo ben poco!», dissero, sicuri della loro indiscussa bellezza.
Poi una mano li prese e li schiacciò di malagrazia contro il muro in mezzo ad altri sassolini, in un letto di cemento tremendamente appiccicoso.
Piansero, supplicarono, minacciarono. Non ci fu niente da fare.
I due sassolini azzurri si ritrovarono inchiodati al muro.
Il tempo ricominciò a scorrere, lentamente. I due sassolini azzurri erano sempre più arrabbiati e non pensavano che ad una cosa: fuggire. Ma non era facile eludere la morsa del cemento, che era inflessibile e incorruttibile.
I due sassolini non si persero di coraggio. Fecero amicizia con un filo d'acqua, che scorreva ogni tanto su di loro. Quando furono sicuri della lealtà dell'acqua, le chiesero il favore che stava loro tanto a cuore. «Infiltrati sotto di noi, per piacere. E staccaci da questo maledetto muro».
Fece del suo meglio e dopo qualche mese i sassolini già ballavano un pò nella loro nicchia di cemento.
Finalmente, una notte umida e fredda, Tac! Tac!: i due sassolini caddero per terra. «Siamo liberi!».
E mentre erano sul pavimento, lanciarono un'occhiata verso quella che era stata la loro prigione.
«Ooooh!». La luce della luna che entrava da una grande finestra illuminava uno splendido mosaico. Migliaia di sassolini colorati e dorati formavano la figura di Nostro Signore. Era il più bel Gesù che i due sassolini avessero mai visto. Ma il volto... il dolce volto del Signore, in effetti, aveva qualcosa di strano. Sembrava quello di un cieco. Ai suoi occhi mancavano le pupille!
«Oh, no!». I due sassolini azzurri compresero. Loro erano le pupille di Gesù. Chissà come stavano bene, come brillavano, come erano ammirati, lassù.
Rimpiansero amaramente la loro decisione. Quanto erano stati insensati!
Al mattino, un sacrestano distratto inciampò nei due sassolini e, poiché nell'ombra e nella polvere tutti i sassi sono uguali, li raccolse e, brontolando, li buttò nel bidone della spazzatura.

Puoi buttarti giù fin che ti pare: resti la pupilla degli occhi di Dio

don Bruno Ferrero



"Il mondo è pieno di gente che ha paura di perdere l’autobus, il treno, l’aereo, la nave. Il mondo è pieno di gente che si mette a correre pur di non perdere questi mezzi e di conseguenza arrivare in ritardo a lavoro, a scuola o altro. E raramente c’è chi ha paura di perdere una persona e si mette a correre pur di non perderla."




Il cristiano sa che la sofferenza non può essere eliminata, ma può ricevere un senso, può diventare atto di amore, affidamento alle mani di Dio che non ci abbandona e, in questo modo, essere una tappa di crescita della fede e dell’amore. … La luce della fede non ci fa dimenticare le sofferenze del mondo. Per quanti uomini e donne di fede i sofferenti sono stati mediatori di luce! Così per san Francesco d’Assisi il lebbroso, o per la Beata Madre Teresa di Calcutta i suoi poveri. Hanno capito il mistero che c’è in loro. Avvicinandosi ad essi non hanno certo cancellato tutte le loro sofferenze, né hanno potuto spiegare ogni male. La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino.

All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. In Cristo, Dio stesso ha voluto condividere con noi questa strada e offrirci il suo sguardo per vedere in essa la luce. Cristo è colui che, avendo sopportato il dolore, « dà origine alla fede e la porta a compimento » (Eb 12,2).

Papa Francesco 

Enciclica « Lumen Fidei/ La luce della fede » , § 56-57 ( © Libreria Editrice Vaticana)






...Noi, che continuiamo a non riuscire a stare insieme, che non siamo adatti a Dio, veniamo accolti da lui. Egli porta l'abito della nostra povertà. Nel momento in cui ci accoglie, diventiamo capaci di Dio, ci è dato accesso a Dio. Veniamo lavati, nella misura in cui accettiamo di abbassarci nel suo amore. Questo amore significa che Dio ci accoglie, senza condizioni previe, anche se non siamo né degni, né capaci di lui, perché lui, Gesù Cristo, ci trasforma e diventa nostro fratello. E' pur vero che il racconto di Giovanni mostra che lì, dove Dio non pone limiti, questo li può porre l'uomo. Se ne vedono due. Il primo compare nella figura di Giuda: dice il no dell'avidità e della cupidigia, dell'autoglorificazione, che non vuole accogliere Dio. E' il no che vuole creare lui stesso il mondo e che non è disposto a riceverlo in dono da Dio. "Meglio restare debitori, che pagare con una moneta che non porti la nostra immagine; lo esige la nostra sovranità": è quanto afferma Nietzsche............

Accanto a questo rifiuto, che viene dalla cupidigia e dalla superbia dell'uomo, c'è però anche il pericolo dell'uomo pio, rappresentato da Pietro: la falsa umiltà, che non vuole ciò che è grande, non vuole che Dio si abbassi fino a noi; la falsa umiltà, in cui si nasconde anche la superbia di non accettare alcun perdono, ma di voler essere puri da se stessi; la falsa presunzione e la falsa modestia, che non vuole far sua la misericordia di Dio. Ma Dio non vuole la falsa modestia che respinge la sua bontà; vuole invece l'umiltà, che si lascia lavare e, in questo modo, diventa pura. E' questo il modo in cui egli si dà a noi........

Joseph Ratzinger - da "Il Dio vicino" L'eucarestia cuore della vita cristiana -




Preoccupazione. L'interesse che paghiamo sui guai prima che essi arrivino.

- John Garland Pollard - 




Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it





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