giovedì 15 settembre 2016

Se il tuo Dio - don Andrea Gallo

Se il tuo Dio è bambino di strada umiliato, maltrattato, assassinato,
bambina, ragazza, donna violentata, venduta, usata,
omosessuale che si dà fuoco senza diritto di esistere,
handicappato fisico, mentale, compatito, prostituta dell'Africa,
dei Paesi dell'est, che tenta di sfuggire la fame e la miseria
creata dai nostri stessi Paesi,
transessuale deriso e perseguitato, emigrato sfruttato e senza diritti, barbone senza casa
né considerazione, popolo del Terzo mondo al di sotto della soglia di povertà,
ragazza mai baciata, giovane senza amore, donna e uomo cancellati in carcere, prigioniero politico
che non svende i suoi ideali, ammalato di Aids accantonato,
vittima di sacre inquisizioni, roghi, guerre, intolleranze religiose,
indigeno sterminato dall'invasione cattolica dell'America,
africano venduto come schiavo a padroni cristiani,
ebreo, rom, omosessuale o altro
dissidente sterminato ad Auschwitz e negli altri lager nazisti o nei gulag sovietici,
morto sul lavoro sacrificato alla produzione, palestinese, maya o indigeno derubato della sua terra,
vittima della globalizzazione; se il tuo Dio ti spinge a condividere con loro ciò che hai e ciò che sei,
a difendere i diritti degli omosessuali e degli handicappati,
a rispettare quelli che hanno altre religioni e opinioni, a stare dalla parte degli ultimi
a preferire loro all'oppressore che vive nei fasti di palazzi profani o sacri,
viaggia con aerei privati, viene ricevuto con gli onori militari e osannato dalle folle;
se egli considera la terra e i beni non come privilegio di alcuni,
ma come proprietà di tutti, se ama ricchi e oppressori
strappando loro le ingiustizie che li divorano come cancro
togliendo il superfluo rubato e rovesciando i potenti dai loro troni sacri o profani,
se non gli piacciono le armi, le guerre e le gerarchie, se non fa gravare,
come i farisei, pesi sugli altri che lui stesso non può portare,
se non proibisce il preservativo che ostacola la diffusione dell'Aids,
se ha rispetto per chi vive delle gravidanze non desiderate,
se non impone alle donne le sue convinzioni sull'aborto ma sta
loro vicino con amore e solidarietà, se non è maschilista e
non discrimina le donne, se non toglie alle persone non sposate il diritto di amare,
se non consacra la loro subordinazione, se non impone nulla,
ma favorisce la libertà di coscienza, se rispetta gli altri dei e le altre dee,
se non pensa di essere il solo vero Dio,
se non è convinto di avere la verità in tasca e cerca con gli altri;
se è umile, tenero, dolce, a volte smarrito e incerto, se si arrabbia quando è necessario
e butta fuori dal tempio commercianti e sacri banchieri,
se ama madre terra, piante, animali, fiori e stelle; se è povero tra i poveri,
se annuncia a tutti il vangelo di liberazione degli oppressi
e ci libera da tutte le religioni degli oppressori;
allora
qualunque sia il suo nome, il suo sesso, la sua etnia il colore della pelle, nera, gialla, rossa o
pallida, qualunque sia la sua religione, animista, cattolica, protestante, induista, musulmana,
maya, valdese, shintoista, ebrea, buddista, dei testimoni di Geova,
Chiesa dei santi degli ultimi giorni, di qualsiasi Chiesa o setta
non m'importa egli sarà anche il mio Dio perché manifestandosi negli ultimi è Amore
con l'universo delle donne e degli uomini, nello spazio e nel tempo e
con la totalità dell'essere, amore cosmico che era,
sta e viene nell'amore di tutte le donne e di tutti gli uomini, nei loro sforzi per
la giustizia, la libertà, la felicità e la pace.

- Don Andrea Gallo - 
Estratto dal libro “Il Vangelo di un utopista” (Aliberti Editore, 2011, con prefazione di Loris Mazzetti)


 C’è un episodio che vorrei ricordarvi, che riguarda Einstein, lo scienziato. Einstein, ebreo, doveva lasciare la Germania perché era iniziata la persecuzione degli ebrei, dei rom, degli omosessuali. Arrivato all’ufficio immigrazione a New York, gli chiesero i documenti, e un funzionario gli domandò, quasi urlandogli contro: «Di che razza sei?»
Einstein lo guardò sorridendo e rispose: «Umana!»
Io sono un prete, sono un cattolico. Ma prima di tutto, come ogni mio fratello e sorella, appartengo alla razza umana. 
Ricordate il dibattito sulla questione del crocifisso nelle scuole? Qualche anno fa il movimento universitario leghista ha chiesto al rettore dell’Università di Bergamo l’urgente acquisto di crocifissi da appendere alle pareti delle aule dell’ateneo statale.
Si strepitava con orgoglio padano: «Il crocifisso è simbolo di valori cristiani, ultimo baluardo di fronte al fondamentalismo», come se fossimo alla viglia di una guerra di religione, come se si stesse per partire per una battaglia di Lepanto.
Ma il crocifisso bisogna portarlo nel cuore, o appenderlo ai muri di uno spazio pubblico, anche quando la sua presenza non esprime un sentimento condiviso? La fede è forse salva, in questo modo? Gesù, umile e mite di cuore, non si è mai imposto a nessuno, mentre noi abbiamo la pretesa di appenderlo sul muro delle classi e degli edifici pubblici.
Mi domando ancora: se in questi luoghi non c’è il crocifisso, un cattolico viene meno alla sua fede e forse è esentato dal praticare quotidianamente, tra i fratelli, i consigli evangelici? 
C’è vera relazione tra il crocifisso ostentato, magari con sentenza del magistrato, e la testimonianza cristiana?
Il primato della parola di Dio esige che la Chiesa sappia far sorgere ambiti comunitari, luoghi di libertà, di presa di parola, di comunicazione fraterna, di ascolto dell’altro
Tutto quello starnazzare intorno al crocifisso è veramente sorto per difendere la croce del Vangelo? Non credo proprio!
Il cristiano, nel suo impegno sociale e politico, non creda di costruire il regno di Dio sulla Terra, tanto meno di edificare la città di Dio nella città dell’uomo: il cristiano deve trarre dal regno 
veniente i criteri di relativizzazione delle realtà quotidiane, la lucidità per il discernimento degli idoli, la distanza critica rispetto all’opera delle proprie mani, l’umiltà di chi si colloca accanto agli altri uomini, non in posizioni di superiorità.
La Repubblica italiana, con la sua Costituzione, è democratica, laica, antifascista (non è un optional, l’antifascismo, per nessun cittadino).
La decadenza della nostra classe politica (di sinistra, di centro, di destra) è preoccupante. 
Si potranno abrogare tutte le leggi (altre sono in arrivo), ma chi ci salverà da questa vergognosa decadenza da basso impero
Si vuole andare dallo Stato laico, ancora così imperfetto, allo Stato pluriteocratico? 
Quale ecumenismo si cerca? C’è veramente nell’aria uno Stato confessionale nuovo?
È necessario, oggi più che mai, aprire una riflessione, un vero approfondimento dei segni dei tempi, del nuovo millennio.
I cristiani, con gli altri uomini, riconoscendo di non aver nessun titolo che li abiliti più degli altri a tentare di realizzare qualunque progetto sociale, faranno la fatica della riproposizione, che non è imposizione, dei valori
evangelici. 
Di tempo in tempo, di luogo in luogo, reinventeranno i segni di comunicazione e i segni del linguaggio culturale, ricercheranno una nuova antropologia in mezzo agli altri, apriranno cammini di giustizia e di pace, interculturali, interreligiosi e soprattutto democratici.
La Chiesa non ha bisogno di alleanze strategiche con i responsabili di una società alla deriva, incapace di governarsi, una società smarrita fondata sulla monopolizzazione della comunicazione, la cui arma principale è la menzogna.
L’obiettivo prioritario, a mio avviso, deve essere la lucida difesa della laicità di tutti: apparteniamo tutti a un’unica famiglia umana.
La libertà religiosa per tutti, e per me, prete cattolico, impedire che il pernicioso 
fascino di una religione civile abbia il sopravvento. 
Per questo le argomentazioni di chi vuol ridurre il crocifisso a simbolo ed emblema della cultura nazionale mi hanno provocato un’amarezza profonda.
Non sappiamo più «dare a Cesare quel che è di Cesare»… e lo vogliamo dare a Dio.
Sono queste le prospettive del mio cristianesimo?

- Don Andrea Gallo - 
Estratto dal libro “Il Vangelo di un utopista” (Aliberti Editore, 2011, 89 pp, 9,90 Eu)  con prefazione di Loris Mazzetti.



"Il Vangelo è vita, è liberazione, è il gusto e il rischio della vita (…) 
Quando sei convinto che a trecento metri ci sia quello che vuoi raggiungere, li percorri e ti rendi conto che l’utopia è trecento metri più in là. Per questo ti dici: “Allora è veramente irrealizzabile”. 
Invece no, perché c’è un aspetto positivo: che si sta camminando, e l’utopia si realizza strada facendo (…) 
Quando gli uomini e le donne cercano di entrare in contatto con Dio, allora nascono le preghiere: ci sono anche delle formule prefissate, ma la vera preghiera è l’espressione che viene dal profondo del cuore (…) 
Sono un cattolico, ma prima di tutto appartengo alla razza umana (…) 
Ho avuto cinque cardinali, non mi hanno mai scomunicato! Una volta uno di loro mi ha chiamato, aveva un mucchio di lettere, e mi ha detto: “Guarda cosa scrivono i fedeli di te! Sei sempre con i delinquenti, i farabutti, le puttane, i transessuali!” Io ho replicato: “Ma scusi eminenza, ma Gesù come si sarebbe comportato?” “Ah se la metti su questo piano....” E su che piano la deve mettere un povero cristiano come me? A me piace pregare, rivolgermi a questo grande amore, al cosmo... perché l'inferno non c'è. Tutte le volte che sentite parlare dell'inferno e di Dio con un aspetto punitivo o vendicativo non credeteci! (…) Sperate nell’impossibilità, perché Dio è oltre l’impossibile…"

- Don Andrea Gallo - 
Estratto dal libro “Il Vangelo di un utopista” (Aliberti Editore, 2011, 89 pp, 9,90 Eu)  con prefazione di Loris Mazzetti.


Buona giornata a tutti. :-)



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