E guarda, a
proposito, quell'episodio dell'entrata trionfale a Gerusalemme io lo trovo così
bello!
Nostro Signore si è
degnato assaggiare il trionfo come tutto il resto, come la morte, non ha
rifiutato nulla delle nostre gioie, non ha rifiutato che il peccato.
Ma la sua morte, diamine!,
l'ha curata, non vi manca nulla.
Invece, il suo
trionfo, è un trionfo per bambini, non ti pare? Un'immagine di Épinal, con
l'asinello, le fronde verdi, e la gente di campagna che batte le mani. Una
parodia gentile, un po' ironica, delle magnificenze imperiali. Nostro Signore
sembra sorridere - Nostro Signore sorride spesso -, ci dice: «Non prendete
troppo sul serio questo genere di cose; ma infine ci sono dei trionfi
legittimi, non è proibito trionfare; quando Giovanna d'Arco rientrerà in Orléans
sotto i fiori e le orifiamme, con la sua bella tunica di panno d'oro, non
voglio che creda di far del male.
Poiché ci tenete
tanto, miei poveri ragazzi, l'ho santificato, il vostro trionfo, l'ho
benedetto, come ho benedetto il vino delle vostre vigne».
E, quanto ai
miracoli, nota bene, è la stessa cosa. Non ne fa più del necessario. I miracoli
sono le immagini del libro, le belle immagini.
- Georges Bernanos -
dal "Diario di
un curato di campagna", pp. 173-174
...Nel Vangelo della lavanda dei piedi il
colloquio di Gesù con Pietro presenta ancora un altro particolare della prassi
di vita cristiana, a cui vogliamo alla fine rivolgere la nostra attenzione.
In
un primo momento, Pietro non aveva voluto lasciarsi lavare i piedi dal Signore:
questo capovolgimento dell’ordine, che cioè il maestro – Gesù – lavasse i
piedi, che il padrone assumesse il servizio dello schiavo, contrastava
totalmente con il suo timor riverenziale verso Gesù, con il suo concetto del
rapporto tra maestro e discepolo. “Non mi laverai mai i piedi”, dice a Gesù con
la sua consueta passionalità (Gv 13, 8).
È la stessa mentalità che, dopo la
professione di fede in Gesù, Figlio di Dio, a Cesarea di Filippo, lo aveva
spinto ad opporsi a Lui, quando aveva predetto la riprovazione e la croce:
“Questo non ti accadrà mai!”, aveva dichiarato Pietro categoricamente (Mt 16,
22).
Il suo concetto di Messia comportava un’immagine di maestà, di grandezza
divina.
Doveva apprendere sempre di nuovo che la grandezza di Dio è diversa
dalla nostra idea di grandezza; che essa consiste proprio nel discendere,
nell’umiltà del servizio, nella radicalità dell’amore fino alla totale
auto-spoliazione.
E anche noi dobbiamo apprenderlo sempre di nuovo, perché
sistematicamente desideriamo un Dio del successo e non della Passione; perché
non siamo in grado di accorgerci che il Pastore viene come Agnello che si dona
e così ci conduce al pascolo giusto..
- papa Benedetto XVI -
dalla "Omelia durante la
Santa Messa nella Cena del Signore" 20 marzo 2008
San Giovanni in Laterano