Ve ringrazio de
core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa ? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…
ma che li fate a fa ? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…
Pé st’amore sò nato
e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto,senza ascolto.
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto,senza ascolto.
La gente fa er
presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.
- Trilussa -
Nel tempo liturgico dell'Avvento ci
prepariamo a rivivere il mistero della nascita del Redentore: evento così
antico e pur sempre misteriosamente nuovo. E' antico perchè affonda le sue
radici nell'eterno disegno di Dio. Sempre nuovo, perchè, sprigiona, di
generazione in generazione, la sua inesauribile energia redentrice nell'attesa
del ritorno di Cristo.
In fondo la scelta dell'angelo di annunciare ai
pastori l'evento della nascita rivela quella tendenza che si ritrova ampiamente
in tutto il Vangelo di Luca, dove i primi destinatari della buona notizia sono
gli emarginati, gli ultimi, quelli che si trovano alla periferia religiosa e
sociale.
- Bruno Maggioni -
da: “Meditazioni sul Vangelo di Luca”, Ed. Messaggero
Essi connettono la gloria di Dio «nel più alto dei
cieli» con la pace degli uomini «sulla terra». La Chiesa ha ripreso queste
parole e ne ha composto un intero inno.
Nei particolari, però, la traduzione delle parole dell’angelo è controversa.
Il testo latino a noi familiare veniva reso fino a poco tempo fa così: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà».
Questa traduzione viene respinta dagli esegeti moderni - non senza buone ragioni come unilateralmente moralizzante.
La «gloria di Dio» non è una cosa che gli uomini possono produrre («Sia gloria a Dio»). La «gloria» di Dio c’è, Dio è glorioso, e questo è davvero un motivo di gioia: esiste la verità, esiste il bene, esiste la bellezza.
Queste realtà ci sono - in Dio - in modo indistruttibile.
Più rilevante è la differenza nella traduzione della seconda parte delle parole dell’angelo.
Ciò che fino a poco tempo fa veniva reso con «uomini di buona volontà» è espresso ora, nella traduzione della Conferenza Episcopale Tedesca, con «Menschen seiner Gnade» (uomini della sua grazia).
Nella traduzione della Conferenza Episcopale Italiana si parla di «uomini, che egli ama».
Allora, però, ci si interroga: quali sono gli uomini che Dio ama? Ce ne sono anche alcuni che Egli non ama?
Non ama forse tutti come creature sue? Che cosa dice dunque l’aggiunta: «che Dio ama»? Ci si può rivolgere una simile domanda anche di fronte alla traduzione tedesca.
Chi sono gli «uomini della sua grazia»?
Esistono persone che non sono nella sua grazia? E se sì, per quale ragione?
La traduzione letterale del testo originale greco suona: pace agli «uomini del [suo] compiacimento».
Anche qui rimane naturalmente la domanda: quali uomini sono nel compiacimento di Dio? E perché?
Ebbene, per la comprensione di questo problema troviamo un aiuto nel Nuovo Testamento. Nella narrazione del battesimo di Gesù, Luca ci racconta che, mentre Gesù stava in preghiera, il cielo si aprì e venne una voce dal cielo che diceva: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22). L’uomo del compiacimento è Gesù. Lo è, perché vive totalmente rivolto al Padre, vive guardando verso di Lui e in comunione di volontà con Lui.
- papa Benedetto XVI -
Nei particolari, però, la traduzione delle parole dell’angelo è controversa.
Il testo latino a noi familiare veniva reso fino a poco tempo fa così: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà».
Questa traduzione viene respinta dagli esegeti moderni - non senza buone ragioni come unilateralmente moralizzante.
La «gloria di Dio» non è una cosa che gli uomini possono produrre («Sia gloria a Dio»). La «gloria» di Dio c’è, Dio è glorioso, e questo è davvero un motivo di gioia: esiste la verità, esiste il bene, esiste la bellezza.
Queste realtà ci sono - in Dio - in modo indistruttibile.
Più rilevante è la differenza nella traduzione della seconda parte delle parole dell’angelo.
Ciò che fino a poco tempo fa veniva reso con «uomini di buona volontà» è espresso ora, nella traduzione della Conferenza Episcopale Tedesca, con «Menschen seiner Gnade» (uomini della sua grazia).
Nella traduzione della Conferenza Episcopale Italiana si parla di «uomini, che egli ama».
Allora, però, ci si interroga: quali sono gli uomini che Dio ama? Ce ne sono anche alcuni che Egli non ama?
Non ama forse tutti come creature sue? Che cosa dice dunque l’aggiunta: «che Dio ama»? Ci si può rivolgere una simile domanda anche di fronte alla traduzione tedesca.
Chi sono gli «uomini della sua grazia»?
Esistono persone che non sono nella sua grazia? E se sì, per quale ragione?
La traduzione letterale del testo originale greco suona: pace agli «uomini del [suo] compiacimento».
Anche qui rimane naturalmente la domanda: quali uomini sono nel compiacimento di Dio? E perché?
Ebbene, per la comprensione di questo problema troviamo un aiuto nel Nuovo Testamento. Nella narrazione del battesimo di Gesù, Luca ci racconta che, mentre Gesù stava in preghiera, il cielo si aprì e venne una voce dal cielo che diceva: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22). L’uomo del compiacimento è Gesù. Lo è, perché vive totalmente rivolto al Padre, vive guardando verso di Lui e in comunione di volontà con Lui.
- papa Benedetto XVI -
I regali più costosi e preziosi non si chiamano
"phone " "gioielli" o "automobile".
Si chiamano " Tempo", "Amore"e "Vita".
Si chiamano " Tempo", "Amore"e "Vita".
Da qualche anno si ripete il solito stupido disegno di
cancellare le nostre tradizioni natalizie, in particolare quello più
caratteristico: il presepe.
Non mancano presidi o insegnanti che con una grande
dose provocatoria, impediscono ai propri studenti anche a quelli non cattolici,
di poter giovarsi del messaggio universale di pace del Santo Natale.
Per la
verità a cancellare totalmente il Natale ci aveva pensato Erode, con il suo
metodo radicale, ora ci provano in tanti modi i fautori del “multiculturalismo”,
della “libertà”, della “democrazia”, alla fine la scusa è quella di non
“offendere” lo “zero-virgola” di alunni islamici presenti nelle scuole.
Buona giornata a tutti. :-)