Nel vangelo secondo Luca, gli
apostoli chiedono a Gesù: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni
Battista ha insegnato ai suoi discepoli»
(Luca 11, 1).
Osserviamo anzitutto che
la domanda degli apostoli non nasce all’inizio del loro incontro con Gesù,
bensì più tardi, quando si accorgono, quando vedono che Gesù prega, si ritira
a pregare.
Analogamente, la nostra domanda
sulla preghiera nasce quando vediamo altri pregare intensamente, quando nella
preghiera comune ci accorgiamo che intorno a noi c’è una qualità di
preghiera che ci affascina e vorremmo fare nostra.
Gesù rispose ai discepoli "Quando pregate dite così":
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane
quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri
debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male» (Matteo 6,
9-13).
Preghiera semplicissima, che
abbiamo imparato a recitare fin da bambini, eppure ricchissima. In essa c’è la
scoperta della parola “Padre”, Dio Padre come nuovo orizzonte della vita. E,
dalla scoperta della paternità di Dio, ci porta a comprendere che il “Padre
nostro” riassume il progetto di Dio su di noi.
Il testo è diviso chiaramente in
due parti.
Le parole sono elementari – nome, Regno, sia santificato, volontà,
pane, peccati, tentazioni – e nello stesso tempo non sono completamente
spiegabili e vanno quindi vissute come mistero.
Per esempio, che cosa significa
pane quotidiano?
Il termine greco, che traduciamo con “quotidiano”, fa discutere da
secoli gli esegeti: c’è chi traduce l’aggettivo con “oggi”, chi con “domani”.
Forse il senso più ovvio è, appunto, “quotidiano”, ma non ne abbiamo la certezza
filologica. Così pure è strana l’espressione: “sia santificato il tuo nome”.
E,
ancora, “non ci indurre in tentazione”, che può essere male interpretata,
quasi che sia Dio a indurci in tentazione.
Di fatto, il “Padre nostro” contiene
delle affermazioni allusive a tutta la realtà del regno di Dio; recita delle
parole che danno una sintesi dell’ insegnamento di Gesù e, per comprenderle a
fondo, dovremmo rileggere buona parte del vangelo.
A noi, però, preme capire che
cosa ha voluto insegnarci Gesù, quali sono i contenuti che Gesù vuole da ogni
nostra preghiera.
Dire “Padre” non significa fare
uno sforzo di immaginazione o avere una certa idea di Dio, bensì entrare nel
modo di pregare di Gesù che sempre si rivolge a Dio chiamandolo “Padre”.
Vuol
dire che l’invocazione “Padre” è l’atmosfera della preghiera, l’orizzonte nel
quale la preghiera si compie.
Tale orizzonte, che è suo, Gesù ce lo mette nel
cuore, ce lo dona, ce lo comunica. Dire “Padre”, ci rende disponibili,
fiduciosi, abbandonati, sicuri di essere ascoltati, ci fa superare paure e
incertezze.
Con “venga il tuo Regno” esprimiamo l’augurio, l’ansia per la
manifestazione di quella realtà che indichiamo con il nome “Regno” e che può essere
espressa in mille altri modi: giustizia, fraternità, trionfo della vita,
sconfitta della morte, situazione dove non ci saranno né lacrime né lutti, capacità di
conoscerci e di amarci fino in fondo, pienezza del Corpo di Cristo realizzata
nella Chiesa, unità vera tra tutti gli uomini e tutti i popoli.
Con questa espressione noi
anticipiamo e attendiamo il progetto di Dio nella storia.
Il tuo Regno, non il
regno di Dio che io mi immagino, ma quello che il Padre prepara, mi dona, mi
mette nelle mani, mi fa realizzare giorno dopo giorno.
Il progetto di Dio ha
delle caratteristiche di pienezza, assolutezza, purità, chiarezza, luminosità,
che possono essere soltanto sue.
Noi le intuiamo quando cerchiamo di
realizzarle, perché il Regno si concretizza nella figura del nostro progetto umano, nella
nostra figura di Chiesa, di rapporti fraterni vissuti nella pienezza
evangelica, nella nostra figura di costruzione del mondo nuovo.
Ma è il tuo, o
Padre! Noi lo accettiamo da te e tu ce lo riveli sempre più grande, sempre più
elevato delle nostre richieste umane.
Nella dinamica tra il regno quale
progetto che noi costruiamo quotidianamente, e il Regno che Dio ci dà e che è
più grande del nostro progetto, la preghiera ci rende attivi.
Ci fa
disponibili, pronti all’ eventuale conflitto che si potrebbe determinare tra il
regno come lo vediamo noi e il Regno come Dio ce lo dona nella sua infinita e
misteriosa sapienza. E il conflitto che si è realizzato, per esempio, nella
preghiera di Gesù al Getsémani: «Padre, non la mia volontà, ma la tua si
compia», venga non il mio regno, ma il tuo. Quindi, l’espressione “venga il tuo
Regno” ci forma allo spirito battesimale : con essa entriamo nella realtà
vissuta del nostro Battesimo.
Ci domandiamo: ma che cosa
occorre perché venga il Regno, perché il progetto di Dio si realizzi? che cosa
occorre perché tale realizzazione sia efficace e possibile? A ciò risponde la
seconda parte della preghiera.
Se avessimo composto noi il
“Padre nostro” avremmo certamente scritto una lunga lista di condizioni esterne
e interne. Gesù, invece, ne menziona tre. Perché il Regno si realizzi, abbiamo
bisogno di perseverare nell’oggi attraverso il pane quotidiano.
Abbiamo bisogno
di molta misericordia e di perdono reciproco, mediante la capacità di accoglierci
e il perdono che Dio dà alle nostre continue cadute e incapacità nella
realizzazione del Regno.
Abbiamo bisogno del sostegno di Dio per non cedere
alla tentazione quando viene la prova e il Regno sembra oscurarsi intorno a
noi. Nella prima parte del “Padre nostro” eravamo descritti come desiderosi
anticipatori del Regno: “Venga, sia santificato, sia fatta la sua volontà”;
nella seconda parte siamo descritti come poveri pellegrini del Regno .
Possiamo paragonare questi
momenti della preghiera con i sentimenti che abbiamo nel cuore. Abbiamo nel
cuore, come parola fondamentale rivolta a Dio, l’appellativo di Padre e lo ripetiamo con
fiducia, con abbandono, con tenerezza.
Recitando il “Padre nostro”
potremmo sostare a lungo su questa semplicissima parola: Padre, come faceva
santa Teresa di Gesù Bambino.
Abbiamo nel cuore, come desiderio
fondamentale, la pienezza del progetto di Dio a cui la nostra vita è chiamata a
dedicarsi, attraverso il Battesimo e la presenza in tutte le realtà di
questo mondo, in ogni forma di servizio ai fratelli, alla Chiesa, alla società.
Abbiamo nel cuore un umile
sentire di noi che ci fa domandare nella preghiera cose essenziali e adatte
alla nostra debolezza.
Uniamoci a tutti i fratelli e le
sorelle che, insieme con noi, soffrono particolarmente debolezza e povertà
sulla via del Regno. Penso a coloro che sono vittime di violenza, a coloro che
hanno una vita anche familiare faticosa, quasi al limite dell’intollerabile, ai
numerosi malati. Al bisogno che tanta gente ha del pane quotidiano
della speranza, di quel respiro di forza che permette di vivere la giornata
accogliendola.
Ci sono poi coloro che mancano
della prospettiva del Regno, che non credono a un progetto di Dio nella loro
vita e perciò non hanno un futuro, non sanno dove dirigersi, non hanno niente
che li attragga o che li spinga a impegnarsi per un domani migliore.
Impariamo a pregare per tutti,
preghiamo con tutti, soprattutto con chi incontriamo ogni giorno e che vorremmo
fare entrare nel nostro desiderio e, attraverso l’invocazione del Padre, renderli
partecipi di questa stupenda preghiera e del senso della paternità di Dio che
Gesù ci dona di vivere.
La preghiera del “Padre nostro”,
così come abbiamo cercato di comprenderla, ci ha mostrato come dev’essere ogni
nostra preghiera.
– Rivolgerci con Gesù, nella
grazia dello Spirito, al Padre, offrendogli ciò che siamo, tutta la nostra
vita: è ciò che accade nell’Eucaristia in ogni celebrazione liturgica della
Chiesa.
– Avere presente il mirabile
disegno di salvezza di Dio, disegno nel quale si inserisce la nostra storia
personale e che si è rivelato pienamente nel mistero pasquale di Gesù crocifisso e
risorto. In tale disegno, la preghiera ha lo scopo, e lo ripeto, di condurci
verso la carità operosa, perché Dio è mistero di Amore, di Carità.
– Credere che Dio esaudirà le
nostre preghiere se fatte nel nome di Gesù, conformandoci, immedesimandoci
nella sua condizione di Figlio e se hanno come richieste, come contenuti, i
desideri del Regno, il desiderio di compiere la volontà del Padre, di lasciarci
guidare dallo Spirito Santo.
- card. Carlo Maria Martini -
Tratto da : Ritrovare se stessi – “Un percorso Quaresimale”
Le divisioni tra i cristiani, mentre
feriscono la Chiesa, feriscono Cristo, e noi divisi provochiamo una ferita a
Cristo: la Chiesa infatti è il corpo di cui Cristo è capo.
Sappiamo bene quanto
stesse a cuore a Gesù che i suoi discepoli rimanessero uniti nel suo amore.
Basta pensare alle sue parole riportate nel capitolo diciassettesimo del
Vangelo di Giovanni, la preghiera rivolta al Padre nell'imminenza
della passione: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome,
quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi»
(Gv 17,11).
- Papa
Francesco -
Padre nostro invisibile che sei nei cieli
sia santificato in noi il tuo Nome
perché tu ci hai santificato
attraverso il tuo Spirito Santo.
Venga su di noi il tuo regno,
regno promesso agli amanti del tuo Amore.
La tua forza e le tue benevolenze
riposino sui tuoi servi
qui nel mistero e là nella tua misericordia.
Dalla tua tavola inesauribile
dona il cibo alla nostra indigenza
e accordaci la remissione delle colpe
perché tu conosci la nostra debolezza.
Noi ti preghiamo:
salva coloro che hai plasmato
e liberali dal maligno che cerca chi divorare.
A te appartengono il regno
e la potenza e la gloria, o Signore:
non privare della tua bontà i tuoi santi.
sia santificato in noi il tuo Nome
perché tu ci hai santificato
attraverso il tuo Spirito Santo.
Venga su di noi il tuo regno,
regno promesso agli amanti del tuo Amore.
La tua forza e le tue benevolenze
riposino sui tuoi servi
qui nel mistero e là nella tua misericordia.
Dalla tua tavola inesauribile
dona il cibo alla nostra indigenza
e accordaci la remissione delle colpe
perché tu conosci la nostra debolezza.
Noi ti preghiamo:
salva coloro che hai plasmato
e liberali dal maligno che cerca chi divorare.
A te appartengono il regno
e la potenza e la gloria, o Signore:
non privare della tua bontà i tuoi santi.
dal Breviario Caldeo
Buona giornata a tutti. :-)