lunedì 11 luglio 2016

da Etty Hillesum, " Lettere. 1941-43 - Etty Hillesum

A Osias Kormann
Amsterdam, mercoledì 4 novembre 1942Mercoledì pomeriggio

Kormann, mio Kormann, qui abbiamo già un tempo così piovoso e freddo, chissà come state voi, con quella scarsità di cibo e coperte. Oggi il mio cuore è così, così triste pensando a voi. Ma chissà, forse voi non c’entrate affatto, e sono piuttosto io a essere un po’ depressa e impaziente perché la tiro tanto per le lunghe. E allora come stai, mio caro? Hai già traslocato e hai avuto molte seccature per questo?
Durante una delle nostre passeggiate attorno al campo giallo di lupini abbiamo parlato di desideri e del loro adempimento. Te ne ricordi ancora?
In una lettera del mio poeta Rainer Maria Rilke c’è un passo splendido su questo tema. Forse il tuo collega Haussmann ribadirebbe amaramente: «Non è tempo di poeti e di filosofi». 
Io non so se abbia ragione, in ogni caso ti trascrivo quelle poche frasi, forse ti faranno piacere in un momento di calma (se mai ti succede di averne): «Mi capita spesso di domandarmi se la realizzazione ha davvero a che fare con i desideri. 
Certo, quando il desiderio è debole, è come una metà che, per essere qualcosa di autonomo, necessita della realizzazione, la quale funge appunto da seconda metà. Ma i desideri possono crescere meravigliosamente, sino a diventare qualcosa di intero, di compiuto, di integro, che non necessita di completamento, che cresce, prende forma e si riempie attingendo esclusivamente da se stesso. Talvolta verrebbe da pensare che proprio questa doveva esser stata la causa della grandezza e dell’intensità di una vita, l’aver accondisceso a desideri troppo grandi, che dall’interno, quasi fossero spinti da un meccanismo a scatto, si gettavano fuori nella vita, azione dopo azione, effetto dopo effetto, non sapendo nemmeno più qual era in origine la loro meta e tramutandosi, in modo puramente elementare, alla stregua di un’impetuosa cascata d’acqua, in esistenza immediata, in lieto coraggio, così come gli eventi e le occasioni le mettevano in circolo».
Questo è tutto, per oggi. Salutami per favore il dottor Petzal per cui provo tanta simpatia.
Rivedo spesso il suo viso, segretamente malinconico sotto una maschera d’ironia. Non credo che avrà la vita facile nella sua casupola sovraffollata.
Ahimè, forse la vita non sarà facile per nessuno di voi… Vorrei tanto ritornare presto per sapere come ve la cavate.
lo credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori. Spesso penso che dovremmo caricarci il nostro zaino sulle spalle e salire su un treno di deportati.
La prossima volta altra musica. Arrivederci, mio caro.

- Etty -
(da Etty Hillesum, " Lettere. 1941-43)


" Vorrei tanto qualcosa di saldo. ' Niente è eterno, solo il cambiamento '. Ogni tanto lo dimentico e cerco un punto fermo..."

- Etty -



" Fermati così, come un uccellino malato, rannicchiato su se stesso, e sappi che tutto si mette a posto e non sprecare tutta l'energia ribellandoti contro la tua stessa mancanza di forze ."

- Etty -



" Non si tratta, infatti, di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. Se noi.. non sapremo offrire al mondo impoverito... nient'altro che i nostri corpi salvati a ogni costo e non un nuovo senso delle cose attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione, allora non basterà! "

- Etty -


Di nuovo arresti, terrore, campi di concentramento, sequestri di padri sorelle e fratelli. Ci s’interroga sul senso della vita, ci si domanda se abbia ancora un senso: ma per questo bisogna vedersela esclusivamente con se stessi, e con Dio. Forse ogni vita ha il proprio senso, forse ci vuole una vita intera per riuscire a trovarlo.

- Etty -

Buona giornata a tutti. :-)