Che cosa è la vita? A questa domanda fondamentale di
qualsiasi filosofia Gesù risponde con una singolare affermazione: «Io sono la
risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se morisse, vivrà; e chiunque
vive e crede in me, non morirà mai» (Gv 11,25s).
Sono parole di difficile comprensione: Gesù è la risurrezione.
Chi crede in lui, risuscita già ora dalla morte alla vita, è già passato dalla morte alla vita.
Sono parole di difficile comprensione: Gesù è la risurrezione.
Chi crede in lui, risuscita già ora dalla morte alla vita, è già passato dalla morte alla vita.
Secondo Giovanni, molti sono coloro che, pur essendo vivi, sono morti: non
vivono infatti in maniera autentica, bensì vivono solo in superficie.
Chi crede in Gesù, invece, capisce chi è veramente lui e risuscita già in questa vita terrena dalla tomba delle sue paure, della sua autocommiserazione, delle sue inibizioni, della sua debolezza, del suo lato oscuro.
La sua risurrezione si realizza nel quotidiano, nel passaggio, giorno dopo giorno, dalle tenebre alla luce, dall'immobilismo alla vitalità, dall'orizzonte ristretto al cielo aperto.
Chi crede in Gesù, invece, capisce chi è veramente lui e risuscita già in questa vita terrena dalla tomba delle sue paure, della sua autocommiserazione, delle sue inibizioni, della sua debolezza, del suo lato oscuro.
La sua risurrezione si realizza nel quotidiano, nel passaggio, giorno dopo giorno, dalle tenebre alla luce, dall'immobilismo alla vitalità, dall'orizzonte ristretto al cielo aperto.
Per dimostrare che cosa intende Gesù quando dice: «Io
sono la risurrezione», Giovanni racconta la storia di Lazzaro. Gesù risuscita
Lazzaro, che è morto e riposa già da quattro giorni nella tomba. Le sue mani e
i suoi piedi sono avvolti in bende, il suo volto è coperto da un sudario.
Giace nel sepolcro, chiuso da una grossa pietra e già manda odore.
Chi giace dietro la pietra della mancanza di rapporti con gli altri, è tagliato fuori dalla vita; va quindi incontro alla decomposizione e tutto in lui finisce per avere un cattivo odore. Il suo volto è coperto da un sudario: la vita diventa solo una maschera; quello che è veramente è come morto. È legato mani e piedi, non è veramente libero. La risurrezione significa che la parola di Gesù, che è parola d'amore, passa attraverso la pietra per raggiungere l'amico. La parola d'amore riporta in vita l'amico. Scioglie le bende che lo avvolgono e lo stringono in una morsa. Lo libera dalla maschera dietro la quale si nasconde. La risurrezione di Lazzaro dimostra che chi crede in Gesù vivrà, anche dopo la morte. Quest'ultima non può sciogliere i legami d'amore. L'amore è più forte della morte: attraversa qualsiasi pietra, scioglie qualsiasi immobilismo. Quello che morirà sarà sì il nostro corpo, ma non il nostro vero Io. La fede va oltre la morte, arriva alla vita eterna. Nella fede siamo già passati, in questa vita terrena, dalla morte alla vita, dall'immobilismo alla vitalità, dalla mancanza di rapporti umani all'amore.
L'affermazione di Gesù «Io sono la risurrezione» ha acquistato per me un nuovo significato grazie al romanzo Delitto e castigodel russo Dostoevskij. Dostoevskij ha posto il testo biblico della risurrezione di Lazzaro come motto all'inizio del suo romanzo. Sonja, che è diventata prostituta a causa della sua povertà, legge il racconto della risurrezione di Lazzaro all'assassino Raskolnikov. Nel romanzo Sonja stessa diventa Gesù, che chiama Lazzaro e Io invita a uscire dalla tomba. Con il suo amore, Sonja scioglie il cuore di pietra dell'assassino e risveglia in lui sentimenti dimenticati. Trasforma il prigioniero isolato, privo di rapporti con gli altri, che tratta i suoi compagni di prigionia in modo burbero, poco affabile, in un uomo affettuoso, pieno d'amore. Trovo coraggioso il fatto di aver scelto Sonja, una donna, per incarnare la figura di Gesù.
Sonja, la prostituta, vive nella sua vita il mistero di Gesù risurrezione.
Di Raskolnikov scrive Dostoevskij: «Egli era risuscitato e lo sapeva, lo sentiva in tutto e per tutto con il suo nuovo essere, lei però — lei sì — viveva soltanto in lui».
Quando l'amore di una donna risveglia alla vita un uomo o, viceversa, l'amore di un uomo risveglia alla vita una donna, si ha la risurrezione; in quel momento, diventa evidente cosa intende Gesù quando dice «Io sono la risurrezione».
Gesù è la sorgente dell'amore di Sonja, un amore che non si è lasciato intimorire dalla durezza e dal rifiuto, durato anni interi, dell' assassino.
Sonja ha percepito nell'amore di Gesù la forza della risurrezione, tanto da riuscire a risvegliare alla vita e all'amore l'uomo chiuso in se stesso, ostile a qualsiasi rapporto con gli altri.
Osserva la tua vita: in qual misura puoi parlare di vita autentica e in quale misura di vuoto e routine?
Che cosa rende la tua vita degna di essere vissuta?
Quando nella tua vita hai fatto esperienza della risurrezione?
Che cosa ti ha fatto uscire dal tuo torpore, risvegliandoti alla vita?
Che cosa ti ha fatto uscire dalla tomba della tua paura e della tua rassegnazione?
Quando sei risuscitato dalla tua mancanza di rapporti umani?
È probabile che in tutte queste esperienze di risurrezione tu non abbia mai pensato a Gesù. Tuttavia - ce lo dice il vangelo di Giovanni - quando risuscitiamo dalla morte alla vita, incontriamo Gesù, anche se non lo vediamo, anche se non pensiamo a lui. Quando nella tua vita si ha la risurrezione, Gesù è in te, Gesù risuscita dentro di te.
Chi giace dietro la pietra della mancanza di rapporti con gli altri, è tagliato fuori dalla vita; va quindi incontro alla decomposizione e tutto in lui finisce per avere un cattivo odore. Il suo volto è coperto da un sudario: la vita diventa solo una maschera; quello che è veramente è come morto. È legato mani e piedi, non è veramente libero. La risurrezione significa che la parola di Gesù, che è parola d'amore, passa attraverso la pietra per raggiungere l'amico. La parola d'amore riporta in vita l'amico. Scioglie le bende che lo avvolgono e lo stringono in una morsa. Lo libera dalla maschera dietro la quale si nasconde. La risurrezione di Lazzaro dimostra che chi crede in Gesù vivrà, anche dopo la morte. Quest'ultima non può sciogliere i legami d'amore. L'amore è più forte della morte: attraversa qualsiasi pietra, scioglie qualsiasi immobilismo. Quello che morirà sarà sì il nostro corpo, ma non il nostro vero Io. La fede va oltre la morte, arriva alla vita eterna. Nella fede siamo già passati, in questa vita terrena, dalla morte alla vita, dall'immobilismo alla vitalità, dalla mancanza di rapporti umani all'amore.
L'affermazione di Gesù «Io sono la risurrezione» ha acquistato per me un nuovo significato grazie al romanzo Delitto e castigodel russo Dostoevskij. Dostoevskij ha posto il testo biblico della risurrezione di Lazzaro come motto all'inizio del suo romanzo. Sonja, che è diventata prostituta a causa della sua povertà, legge il racconto della risurrezione di Lazzaro all'assassino Raskolnikov. Nel romanzo Sonja stessa diventa Gesù, che chiama Lazzaro e Io invita a uscire dalla tomba. Con il suo amore, Sonja scioglie il cuore di pietra dell'assassino e risveglia in lui sentimenti dimenticati. Trasforma il prigioniero isolato, privo di rapporti con gli altri, che tratta i suoi compagni di prigionia in modo burbero, poco affabile, in un uomo affettuoso, pieno d'amore. Trovo coraggioso il fatto di aver scelto Sonja, una donna, per incarnare la figura di Gesù.
Sonja, la prostituta, vive nella sua vita il mistero di Gesù risurrezione.
Di Raskolnikov scrive Dostoevskij: «Egli era risuscitato e lo sapeva, lo sentiva in tutto e per tutto con il suo nuovo essere, lei però — lei sì — viveva soltanto in lui».
Quando l'amore di una donna risveglia alla vita un uomo o, viceversa, l'amore di un uomo risveglia alla vita una donna, si ha la risurrezione; in quel momento, diventa evidente cosa intende Gesù quando dice «Io sono la risurrezione».
Gesù è la sorgente dell'amore di Sonja, un amore che non si è lasciato intimorire dalla durezza e dal rifiuto, durato anni interi, dell' assassino.
Sonja ha percepito nell'amore di Gesù la forza della risurrezione, tanto da riuscire a risvegliare alla vita e all'amore l'uomo chiuso in se stesso, ostile a qualsiasi rapporto con gli altri.
Osserva la tua vita: in qual misura puoi parlare di vita autentica e in quale misura di vuoto e routine?
Che cosa rende la tua vita degna di essere vissuta?
Quando nella tua vita hai fatto esperienza della risurrezione?
Che cosa ti ha fatto uscire dal tuo torpore, risvegliandoti alla vita?
Che cosa ti ha fatto uscire dalla tomba della tua paura e della tua rassegnazione?
Quando sei risuscitato dalla tua mancanza di rapporti umani?
È probabile che in tutte queste esperienze di risurrezione tu non abbia mai pensato a Gesù. Tuttavia - ce lo dice il vangelo di Giovanni - quando risuscitiamo dalla morte alla vita, incontriamo Gesù, anche se non lo vediamo, anche se non pensiamo a lui. Quando nella tua vita si ha la risurrezione, Gesù è in te, Gesù risuscita dentro di te.
- Anselm Grün -
da: "Nuovi volti di Gesù, pp. 114-116"
Il pensiero della propria morte desidera rendere più
intensa la nostra vita.
Se la mia vita è destinata a finire, desidero vivere con consapevolezza l'istante presente.
Se la mia vita è destinata a finire, desidero vivere con consapevolezza l'istante presente.
Entrando consapevolmente nella solitudine e rinunciando
ad ogni distrazione, mi si rivela Dio nel suo mistero. La solitudine è una
parte essenziale del cammino spirituale.
Se accetto il fatto di essere solo la mia vita diventa
feconda per gli altri.
Forse non ho molti incontri con le altre persone, ma ho la mia aura. E non importa se io incontri molte o poche persone, mi lascio dietro la mia aura personale.
Forse non ho molti incontri con le altre persone, ma ho la mia aura. E non importa se io incontri molte o poche persone, mi lascio dietro la mia aura personale.
Preghiera a Gesù Crocifisso
Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che prostrato alla tua
santissima Presenza ti prego con il fervore più vivo di stampare nel mio cuore
sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati e di
proponimento di non offenderti più, mentre io con tutto l’amore e con tutta la
compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che
disse di Te, o mio Gesù, il santo profeta Davide: “Hanno forato
le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa”.
- Pater, Ave e Gloria ( per l'acquisto dell'indulgenza plenaria)
(A colui che recita questa preghiera dopo la Comunione, dinanzi all'immagine di Gesù Crocifisso, è concessa l'indulgenza plenaria nei singoli venerdì del tempo quaresimale e nel venerdì santo; l'indulgenza parziale in tutti gli altri giorni dell'anno. Pio IX)