Dimmi, Giuseppe, quand'è che hai conosciuto Maria?
Forse un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio con l'anfora sul capo e con la mano sul fianco, snello come lo stelo di un fiordaliso?
O forse un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l'arco della sinagoga?
O forse un meriggio d'estate, in un campo di grano, mentre, abbassando gli occhi splendidi per non rivelare il pudore della povertà, si adattava all' umiliante mestiere di spigolatrice?
Quando ti ha ricambiato il sorriso e ti ha sfiorato il capo con la prima carezza, che forse era la sua prima benedizione e tu non lo sapevi; e poi tu la notte hai intriso il cuscino con lacrime di felicità?
Ti scriveva lettere d'amore? Forse sì; e il sorriso, con cui accompagni il cenno degli occhi verso l'armadio delle tinte e delle vernici, mi fa capire che in uno di quei barattoli vuoti, che oramai non si aprono più, ne conservi ancora qualcuna. Poi una notte, hai preso il coraggio a due mani, sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta, e le hai cantato sommessamente le strofe del Cantico dei cantici: "Alzati, amica mia, mia bella e vieni! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, e se n'è andata. I fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro".
E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero.
È venuta sulla strada, facendoti trasalire.
Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto. Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvé. Di un angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento che vi sovrastava.
Forse un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio con l'anfora sul capo e con la mano sul fianco, snello come lo stelo di un fiordaliso?
O forse un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l'arco della sinagoga?
O forse un meriggio d'estate, in un campo di grano, mentre, abbassando gli occhi splendidi per non rivelare il pudore della povertà, si adattava all' umiliante mestiere di spigolatrice?
Quando ti ha ricambiato il sorriso e ti ha sfiorato il capo con la prima carezza, che forse era la sua prima benedizione e tu non lo sapevi; e poi tu la notte hai intriso il cuscino con lacrime di felicità?
Ti scriveva lettere d'amore? Forse sì; e il sorriso, con cui accompagni il cenno degli occhi verso l'armadio delle tinte e delle vernici, mi fa capire che in uno di quei barattoli vuoti, che oramai non si aprono più, ne conservi ancora qualcuna. Poi una notte, hai preso il coraggio a due mani, sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta, e le hai cantato sommessamente le strofe del Cantico dei cantici: "Alzati, amica mia, mia bella e vieni! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, e se n'è andata. I fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro".
E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero.
È venuta sulla strada, facendoti trasalire.
Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto. Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvé. Di un angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento che vi sovrastava.
Poi ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre. Fu allora che la stringesti per la prima volta al cuore, e le dicesti tremando: "Per te, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria. Purché mi faccia stare con te". Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente. (...) E io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore.
Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore.
Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura.
Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza.
La carità ha fatto il resto, in te e in lei.
Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore.
Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura.
Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza.
La carità ha fatto il resto, in te e in lei.
- don Tonino Bello -
...Per intraprendere seriamente il cammino verso la
Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore - la festa più
gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico - che cosa può esserci di più
adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio? Per questo la Chiesa, nei
testi evangelici delle domeniche di Quaresima, ci guida ad un incontro
particolarmente intenso con il Signore, facendoci ripercorrere le tappe del
cammino dell’iniziazione cristiana: per i catecumeni, nella prospettiva di
ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi
e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui...
- Papa
Benedetto XVI –
"Prendete a
Modello la Famiglia di Nazareth
che, pur chiamata ad una missione incomparabile,
fece il nostro stesso cammino,
tra gioie e dolori,
tra preghiera e lavoro,
tra speranze e prove angustianti,
sempre radicata nell'adesione alla volontà di Dio".
che, pur chiamata ad una missione incomparabile,
fece il nostro stesso cammino,
tra gioie e dolori,
tra preghiera e lavoro,
tra speranze e prove angustianti,
sempre radicata nell'adesione alla volontà di Dio".
Dal Magistero di san
Giovanni Paolo II, papa
Arca di salvezza
Mio Signore, unico
Bene a cui anela la mia anima,
tu mi hai attirata
nella solitudine perché tutto
il mio essere stia
raccolto in te in silenzio di adorazione,
in preghiera di
lode e di supplica
per tutti i tuoi
figli, miei fratelli sparsi per le aspre vie del mondo.
Il tuo tabernacolo
d'amore
sia la mia arca di
salvezza in cui rimango sempre per attirare anche loro.
Dammi lacrime di
sincera compunzione per la mia miseria
e i miei peccati,
distendi sui miei occhi l'ombra della tua croce
e distilla nel mio
cuore il sangue preziosissimo che sgorga
dal tuo costato.
Veglia sui miei
passi di giorno
e sul mio riposo di
notte; difendimi dal maligno
e custodiscimi
nella tua pace,
affinché in questa
povera creatura che io sono
si possa
manifestare agli smarriti di cuore
la tua bontà
smisurata verso tutti
e la splendida
gloria del tuo Amore.
Buona giornata a tutti. :-)