Quando vide che il tramonto stava dipingendo di viola
le nubi, Eleazar si accorse, come ridestandosi da un sogno, di averla fatta
grossa.
Che cosa avrebbe detto a casa? Gli avrebbero creduto? Ma soprattutto che cosa avrebbero mangiato, quella sera, il babbo e la mamma?
Che cosa avrebbe detto a casa? Gli avrebbero creduto? Ma soprattutto che cosa avrebbero mangiato, quella sera, il babbo e la mamma?
Fu quest'ultimo pensiero a spingerlo di corsa verso i
12 canestri allineati accanto a un pozzo abbandonato. Vuoti! Vuoti anch'essi
come la sua bisaccia, che sentiva rendergli sul fianco floscia come un pensiero
inutile.
La sua bisaccia che poche ore prima conteneva un
tesoro: cinque pani e due grandi pesci essiccati.
Che cosa era successo? Perché si era prestato con tanta
spontaneità, lui - l'unico che avesse con sé un po' di cibo - a quell'incredibile
gioco cui aveva assistito con stupore, gioia, emozione, sino a dimenticare il
correre del tempo?
Stentava ancora a raccapezzarsi, in quel susseguirsi di
eventi: la richiesta del suo prezioso cibo da parte dei discepoli di Gesù, il
suo sì immediato, e poi il movimento continuo della mano del Rabbi
nell'estrarre dalla sua bisaccia quel che non poteva contenere: migliaia di
pani, migliaia di pesci, a saziare le migliaia di persone tra le quali si era
infilato anche lui quasi per caso, per curiosità, per udire parole che solo in
parte aveva capite ma che gli erano scese nel cuore come il più squisito dei
cibi.
E poi, quell'allegro desinare in gruppi a forma di
aiuole di cinquanta, cento persone, rese un po' ebbre dell'abbondanza del cibo
spirituale e di quello materiale; al punto che il Rabbi, vedendo lo spreco dei
rifiuti nell'erba, aveva ordinato di raccoglierli in dodici cesti.
Tutto straordinario, incredibile, quasi magico. Ma la
conclusione? Lui, che pure si era saziato, aveva completamente dimenticato i
suoi cinque pani e i suoi due pesci.
Ce n'erano talmente tanti! Ce n'erano, appunto... Ma
adesso, che tutti se n'erano andati, pure i cesti degli avanzi erano stati
svuotati. E lui che era costretto a tornare a casa a raccontare cose dell'altro
mondo, però a mani vuote.
A Eleazar venne un groppo in gola, un grosso nodo di
pianto e rabbia.
E diede un gran calcio all'ultimo cesto. Vide così, acceso dall'ultimo raggio dell'ultimo sole, un piccolissimo lampo. Gli si avvicinò.
E diede un gran calcio all'ultimo cesto. Vide così, acceso dall'ultimo raggio dell'ultimo sole, un piccolissimo lampo. Gli si avvicinò.
Era un pesciolino non più lungo del suo mignolo,
rimasto incastrato fra le maglie del cesto. Lo raccolse, e fu allora che notò
una formica trascinare una mollica di pane dieci volte più grande di lei.
Raccolse anche la mollica. Forse, mostrando a casa quei
minuscoli avanzi, avrebbe potuto illustrare meglio tutte le meraviglie cui
aveva assistito.
Ne era assai poco convinto, Eleazar, ma tentar non nuoce.
Ne era assai poco convinto, Eleazar, ma tentar non nuoce.
Fu così che lo avrete già capito, Eleazar trasse quella
sera a casa, sul povero tavolo disadorno, di fronte alle ghirlande di occhi dei
fratellini e di mamma e papà, non uno ma diecimila pesciolini piccini e
diecimila briciole di pane.
Sinché il tavolo fu colmo sino al soffitto, e i
pesciolini scivolavano a terra e ai piedi del tavolo si moltiplicavano pure i
gatti e le galline facendo un gran chiasso.
Alla fine, smise di affondare la mano nella bisaccia,
perché le dita gli dolevano, il sole era ormai alto, i fratellini dormivano per
la grande abbuffata. Mamma e papà continuavano a chiedergli di quell'uomo,
Gesù, e di quale magia avesse fatto lui, il loro figliolo generoso e distratto.
E lui non sapeva che rispondere, se non con un sorriso.
- Piero Gribaudi -
da: "Bimbi del Vangelo"
Moltiplicazione
dei pani e dei pesci
mosaico in S. Apollinare Nuovo, Ravenna
È la vita a costituire l'unica realtà e il vero
mistero.
La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue
fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note.
La vita persiste,
passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia.
Lo so. Io sono la vita.
Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni
di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto
ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando
di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre
sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e
che io ho fuggevolmente abitato.
- Jack London -
«Sulla vita affettiva, sulla personalità e
lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli "esperti" sanno tutto. E i
genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo,
essi diventano spesso eccessivamente appesantiti e possessivi nei confronti dei
loro figli, fino a non correggerli.
Tendono ad affidarli sempre più agli "esperti", anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli.
E questo è gravissimo!»
Tendono ad affidarli sempre più agli "esperti", anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli.
E questo è gravissimo!»
- Papa Francesco -
20 maggio 2015
Preghiera all’angelo custode
"Angelo Santo, amato da Dio,
ti prego, per amore a Gesù Cristo,
che quando sarò ingrato e ostinatamente
sordo ai tuoi consigli,
tu non voglia, per questo
abbandonarmi;
al contrario, riportami subito sulla
retta via, se ho deviato;
insegnami, se sono ignorante;
rialzami, se sono caduto;
sostienimi, se sono in pericolo e
conducimi alla felicità eterna.
Amen."
- San Giovanni Berchmans -
Buona giornata a tutti. :-)