E' nella lotta che proviamo a Dio il nostro
amore, e nell'accettazione dei dolori che ci manda.
C'era una volta una grande santa (credo che
sia santa Teresa) che si lamentava con Nostro Signore dopo la tentazione, e gli
diceva: «Dove dunque sei stato, Gesù mio amatissimo, dove sei stato durante
questa terribile tempesta? ». Nostro Signore le rispose: «Ero al centro del tuo
cuore, e gioivo nel vederti lottare ».
Se siete tentati di superbia, offrite la
tentazione per ottenere l'umiltà; (se siete tentati) da pensieri disonesti
(offrite la tentazione) per ottenere la purezza; se è contro il vostro prossimo,
(per ottenere) la carità.
Offrite anche. la tentazione per chiedere la
conversione dei' peccatori: ciò indispettisce il demonio e lo mette in fuga,
poiché la tentazione si rivolge contro di lui.
Come il buon soldato non ha paura del
combattimento, così il buon cristiano non deve aver paura della tentazione.
Tutti i soldati sono bravi in caserma: è sul campo di battaglia che si fa la
differenza tra i coraggiosi e i codardi.
Ecco come egli (il demonio) si comporta di
solito con i peccatori che ritornano a Dio. Li lascia gustare le dolcezze dei
primi momenti della loro conversione, perché sa bene che non ci guadagnerebbe
niente: sono troppo fervorosi.
Aspetta qualche mese finché il loro ardore sia
passato; poi comincia col far trascurare loro la preghiera, i sacramenti, li
attacca con diverse tentazioni. Poi, vengono le grandi lotte: è allora
soprattutto che bisogna chiedere la grazia di non lasciarsi abbattere.
Tre cose sono assolutamente necessarie
contro la tentazione: la preghiera per illuminarci, i sacramenti per
fortificarci e la vigilanza per preservarci.
Il demonio viene soltanto quando perdiamo
la presenza di Dio, perché sa bene che altrimenti non ci guadagnerebbe niente.
Non bisogna ascoltare il demonio che cerca
sempre,dopo che ci ha fatto fare il male, di gettarci nella disperazione.
Le prove mostrano chiaramente quanto
un'opera sia gradita a Dio.
Si dice qualche volta: «Dio castiga coloro
che ama ».
Non è vero. Le prove, per coloro che Dio ama, non sono castighi, sono grazie.
Non è vero. Le prove, per coloro che Dio ama, non sono castighi, sono grazie.
Le condanne del mondo sono benedizioni di
Dio.
Soltanto le croci ci daranno sicurezza nel
giorno del giudizio.
Quando verrà quel giorno, come saremo felici dei nostri
dolori, fieri delle nostre umiliazioni e ricchi dei nostri sacrifici.
Oh, quanto è sapiente e vero cristiano
colui che sa sopportare gli inconvenienti della sua posizione con calma e
rassegnazione! E' questa la via della santità e della felicità, e il nostro
titolo di gloria nei cieli, perché quaggiù, tutti gli uomini dal sovrano al
pastore, dalla gloria del comando all'abnegazione della dipendenza che è tanto
gloriosa dinanzi a Dio, tutti gli uomini soffrono in mille modi differenti, i
ricchi come i poveri, i sapienti come gli ignoranti, i sani come gli ammalati,
in una parola, tutti.
- Santo Curato d'Ars -
Per molti credenti adulti, confessarsi davanti al
sacerdote è uno sforzo insostenibile – che induce sovente a scansare il
Sacramento – o una pena tale che al dunque trasforma un momento di verità in un
esercizio di finzione.
San Paolo, nella Lettera ai Romani commentata da Papa Francesco, fa esattamente il contrario: ammette pubblicamente davanti alla comunità che nella “sua carne non abita il bene”..
San Paolo, nella Lettera ai Romani commentata da Papa Francesco, fa esattamente il contrario: ammette pubblicamente davanti alla comunità che nella “sua carne non abita il bene”..
"La vocazione non è frutto di un progetto umano o
di un'abile strategia organizzativa. Nella sua realtà più profonda, è un dono
di Dio, un'iniziativa misteriosa e ineffabile del Signore, che entra nella vita
di una persona seducendola con la bellezza del suo amore, e suscitando di
conseguenza un donarsi totale e definitivo a questo amore divino."
- Papa Benedetto
XVI -
dal messaggio del 21 gennaio 2011
dal messaggio del 21 gennaio 2011
La confessione dei peccati fatta con umiltà è ciò che
la Chiesa chiede a tutti noi, come ricorda l’invito di S. Giacomo: “Confessate
tra voi i peccati”.
Ma non per fare pubblicità, ma per dare gloria a Dio e riconoscere che è Lui che mi salva. Ecco perché, per confessarsi si va dal fratello, il fratello prete: è per comportarsi come Paolo. Soprattutto,con la stessa concretezza.
Alcuni dicono: ‘Ah, io mi confesso con Dio’. Ma è facile, è come confessarti per e-mail, no?
Ma non per fare pubblicità, ma per dare gloria a Dio e riconoscere che è Lui che mi salva. Ecco perché, per confessarsi si va dal fratello, il fratello prete: è per comportarsi come Paolo. Soprattutto,con la stessa concretezza.
Alcuni dicono: ‘Ah, io mi confesso con Dio’. Ma è facile, è come confessarti per e-mail, no?
Dio è là lontano, io dico le cose e non c’è un faccia a faccia,
non c’è un quattrocchi. Paolo confessa la sua debolezza ai fratelli faccia a faccia.
Altri: ‘No, io vado a confessarmi’ ma si confessano di cose tanto eteree, tanto nell’aria, che non hanno nessuna concretezza.
Altri: ‘No, io vado a confessarmi’ ma si confessano di cose tanto eteree, tanto nell’aria, che non hanno nessuna concretezza.
E quello è lo stesso che non
farlo. Confessare i nostri peccati non è andare ad una seduta di psichiatria,
neppure andare in una sala di tortura: è dire al Signore ‘Signore sono
peccatore’, ma dirlo tramite il fratello, perché questo dire sia anche
concreto. ‘E sono peccatore per questo, per questo e per questo’.
Concretezza, onestà e anche una sincera capacità di vergognarsi dei propri sbagli: Come i bambini.
I piccoli hanno quella saggezza: quando un bambino viene a confessarsi, mai dice una cosa generale. ‘Ma, padre ho fatto questo e ho fatto questo a mia zia, all’altro ho detto questa parola’ e dicono la parola. Ma sono concreti, eh? Hanno quella semplicità della verità. ...
. Ma c’è una cosa bella: quando noi confessiamo i nostri peccati come sono alla presenza di Dio, sempre sentiamo quella grazia della vergogna. Vergognarsi davanti a Dio è una grazia. E’ una grazia: ‘Io mi vergogno’. Pensiamo a Pietro quando, dopo il miracolo di Gesù nel lago: ‘Ma, Signore, allontanati da me, io sono peccatore’. Si vergognava del suo peccato davanti alla santità di Gesù Cristo”.
Concretezza, onestà e anche una sincera capacità di vergognarsi dei propri sbagli: Come i bambini.
I piccoli hanno quella saggezza: quando un bambino viene a confessarsi, mai dice una cosa generale. ‘Ma, padre ho fatto questo e ho fatto questo a mia zia, all’altro ho detto questa parola’ e dicono la parola. Ma sono concreti, eh? Hanno quella semplicità della verità. ...
. Ma c’è una cosa bella: quando noi confessiamo i nostri peccati come sono alla presenza di Dio, sempre sentiamo quella grazia della vergogna. Vergognarsi davanti a Dio è una grazia. E’ una grazia: ‘Io mi vergogno’. Pensiamo a Pietro quando, dopo il miracolo di Gesù nel lago: ‘Ma, Signore, allontanati da me, io sono peccatore’. Si vergognava del suo peccato davanti alla santità di Gesù Cristo”.
- papa Francesco, 25 ottobre 2013 -