Il disagio nella Chiesa di fronte alle sortite che contestano apertamente il Magistero. Ecco come riconoscere alcuni fra gli errori più diffusi, anche fra i credenti. Per evitare di fare “naufragio nella fede”.
Ogni tanto capita, con la stessa ripetitività delle stagioni. Una personalità del mondo cattolico rilascia un'intervista nella quale prende le distanze dall'insegnamento della Chiesa. A questo punto i giornali - giustamente - rilanciano con grande fragore la notizia, gli intellettuali discutono, il mondo cattolico ufficiale soffre in silenzio per non alimentare scandali.
E il popolo dei fedeli rimane disorientato, stordito. Come un gregge nel quale qualche pecora si mettesse a contestare l'affidabilità del pastore.
In realtà, questi episodi hanno alcuni elementi fra
loro comuni, che permettono di smascherarli per quello che sono: l'espressione
dell'antica e mai sopita ambizione dell'uomo di essere norma a sé stesso.
L'adesione alla Chiesa è un atto insieme di libertà e di sottomissione: fede e
ragione si sostengono, ma l'atteggiamento richiesto al cuore dell'uomo è
innanzitutto l'umiltà.
Dio, e non l'uomo, è l'artefice della Creazione. E
dunque, Dio e non l'uomo è il Legislatore. Dunque, la verità è stata affidata
da Cristo alla Chiesa.
Spetta al Papa custodirla, in conformità alla Tradizione
e in comunione con i vescovi. I teologi, gli intellettuali, i sinodi, i
convegni ecclesiali, e perfino i singoli vescovi sono voci senza dubbio
interessanti; ma non sono la Chiesa.
Ora, basta rileggere alcuni esempi di queste
"voci fuori dal coro" del Magistero, per riconoscere che esse mettono
a repentaglio la salvezza stessa delle anime.
Ricordiamo che, per l'uomo, il
rischio più grande è fare "naufragio nella fede", e perdere così la
vita eterna, come San Paolo ricorda con toni accorati a Timoteo.
Ecco una
sintesi dei principali errori che si ritrovano in queste sortite, compiute da
cattolici in stato confusionale.
1. L'importante è dialogare: meglio evitare divisioni
che dire la verità.
Il cattolico "dialogante" ritiene che affermare
delle verità oggettive, insegnate dalla Chiesa e confermate dalla ragione
umana, sia un atto di prevaricazione, frutto di preconcetti e di posizioni
pregiudiziali.
La Chiesa deve scendere dalla sua scomoda cattedra, per lasciare
il suo posto ai non credenti, che assumono il compito di insegnare la (loro)
verità ai cattolici, che brancolano nel buio. Questo tipo umano sogna un Papa
che si affacci dalla sua finestra, solo per benedire e salutare in molte lingue.
Ma che sia muto ogni volta che ci sia di affermare verità scomode e impopolari
sulla dottrina della fede e della morale.
L'importante è evitare affermazioni
apodittiche. E siccome i dieci comandamenti sono quanto di più apodittico si
possa immaginare, ecco che si propone di ritirare dal mercato il decalogo,
almeno nelle sue prescrizioni più contestate.
2. La verità forse esiste, ma l'uomo non può
conoscerla.
Per questo cattolico, la Chiesa non può dirimere sempre ogni
controversia morale, perché esistono delle "zone grigie", delle aree
nebbiose dove la verità non si distingue, e dove la cosa migliore è aprire un
dibattito. Quali sono queste zone grigie? Quelle nelle quali si manifesta una
diversità di opinioni nella società. Dunque, in una società pluralista e
relativista, tutta la vita morale può diventare una sconfinata "zona
grigia", riducendo l'autorità della Chiesa al silenzio praticamente su
tutto.
Saranno da evitare in particolare pronunciamenti su divorzio, aborto,
fecondazione artificiale, eutanasia.
3. La verità è un prodotto del dialogo.
Per questo
genere di cattolici, la verità non preesiste alla discussione. Non è una realtà
che c'è, e che l'uomo ha il compito di scoprire con l'aiuto della Chiesa. No:
la verità si rinnova continuamente, grazie alla dialettica: le
"parti" esprimono rispettosamente delle posizioni, e così si
raggiunge un punto di mediazione (provvisorio) che costituisce la verità
accettabile da tutti in quel momento. Se, ad esempio, uno dice che l'aborto è
lecito, e un altro dice che non è lecito, la verità prodotta sarà che l'aborto
è un po' lecito: si può fare in certi casi.
4. Anche se sei ignorante, dialoga lo stesso.
Per
discutere, è buona regola sapere ciò di cui si parla. Ma la foga di dialogare è
così forte, in alcuni cattolici, che si va al confronto senza essere preparati.
Il tuo interlocutore dice, ad esempio, che l'ootide non è un essere umano?
Prendi subito per buona questa solenne corbelleria. Mentre dovresti sapere che
dal primo momento della fecondazione in poi il nuovo organismo vivente (anche
con due pronuclei, cioè allo stadio di ootide) è caratterizzato da uno sviluppo
coordinato, continuo e graduale, che permette di qualificarlo appunto come
individuo (umano) e come vivo (A. Serra e R. Colombo, Identità e statuto
dell'embrione umano: il contributo della biologia in Pontificia Accademia Pro
Vita, Identità e statuto dell'embrione umano, Libreria Editrice Vaticana, Città
del Vaticano 1998).
All'ignoranza scientifica si accompagna talvolta
un'imbarazzante impreparazione morale: potrà così accadere che si giustifichi
l'aborto facendo leva sul principio della legittima difesa; tesi assurda, che
implicherebbe attribuire al concepito il ruolo di "ingiusto
aggressore"!
5. Bisogna inventare un "cattolicesimo sostenibile".
Il cattolicesimo oggi è diventato impresentabile di fronte
alla modernità: bisogna aggiornarne gli elementi più scomodi per renderlo
sostenibile, un po' come affermano gli ambientalisti di fronte allo sviluppo.
La prima regola per questo lifting è astenersi dal giudicare frettolosamente:
meglio discutere serenamente per non creare inutili divisioni, e far derivare
le regole da ciò che i più pensano e fanno.
La sociologia sostituisce la
riflessione morale e soppianta la legge naturale. La prassi genera la norma.
Per cui, se a gente chiede la fecondazione artificiale, noi gliela dobbiamo
dare.
6. Il male non si combatte: si regolamenta.
Secondo
questo falso cattolicesimo, si può anche riconoscere che una certa condotta sia
cattiva. Ma - in base al principio assoluto che si deve dialogare con tutti -
bisogna in un certo senso dialogare anche con il male. E scendere a patti con
esso. Quindi, le leggi dello Stato non vieteranno l'aborto. Se lo facessero, si
creerebbero inutili divisioni. Meglio regolamentare il fenomeno. Così, il male
non consiste più nell'atto dell'uccidere il concepito.
Il male è l'aborto
clandestino (che minaccia la vita delle donne) mentre l'aborto legale diventa
"buono", perché fatto secondo le norme dello Stato. Verranno uccisi
molti innocenti, è vero; ma sarà salva la pace sociale e il dialogo permanente
con tutti i sopravvissuti.
7. Chi compie il male va capito e giustificato.
La
Chiesa insegna una dottrina esigente e offre insieme un perdono senza limiti da
parte di Dio. Invece, per il cattolico del dissenso (dal Papa) il perdono
sostituisce la dottrina. Siccome chi commette un male può agire in circostanze
molto difficili, allora occorre sospendere il giudizio sulla sua condotta, ed
evitare ogni condanna. Questo approccio non ha solo valenze morali - potremmo
dire "da confessionale" - ma pretende di avere conseguenze giuridiche
e politiche.
Esempio: una donna abortisce. Peccato, ma poiché ha vissuto un
dramma, come può la società prevedere una pena, anche lieve, per la sua
condotta?
E ancora: un uomo elimina con l'eutanasia sua moglie. Non è bello.
Però, vista la sua sofferenza, quale giudice potrà dichiararlo colpevole?
Questo criterio potrà essere applicato ad altre infinite "zone
grigie": un uomo scopre che la moglie lo tradisce, e la uccide. Ma in
quest'ultimo caso, il cattolico politicamente corretto si dichiarerà
inflessibile e per nulla comprensivo, nonostante le "terribili
circostanze" in cui il delitto è avvenuto.
Come si vede, quello che alla fine ci resta in mano
è soltanto un pallido ricordo del cattolicesimo. Un corpo freddo e morto, che
ha perso per strada l'amore per la Verità e la certezza della presenza viva e
reale di Cristo in mezzo alla Chiesa. Un cattolicesimo senza croce e senza
testimonianza, in fuga di fronte al martirio quotidiano dell'incomprensione del
mondo. Non rimane che aiutare questi fratelli con l'apostolato della verità. E
pregare per loro, perché grande è il pericolo che rappresentano per la salvezza
di molte anime. A cominciare dalla loro.
- Mario Palmaro -
© IL TIMONE – N. 54 - ANNO VIII - Giugno 2006 -
pag. 10 - 11
Fonte: iltimone.org
"...Domandiamoci allora: c'è qualche speranza per
noi, così come siamo, con le debolezze che abbiamo, nel punto in cui ci
troviamo, non all'inizio, non prima di incontrare Cristo, non prima di
incontrare il movimento, ma adesso, in mezzo al guado? C'è speranza per
noi?"
- don Julian Carron -
"Nella corsa per afferrarlo"
Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione, aprile 2014
Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione, aprile 2014
dipinto di Gerhard Nesvadba
Ed ecco, Signore, che ti prego per chi non ti prega: o non vuole, o non può, o non sa. Per il carcerato e per il suo carceriere; per l'oppressore e per la vittima;. per il bambino che non ha ancora parola, per il morente che non ha più voce. E ti lodo per l'albero... Anch'io metto foglie, a primavera, e la mia bocca fiorisce nel papavero: ti parlo fatta cielo, fatta terra, fatta erba e prato, distesa ad accogliere il tuo passo...
(Adriana Zarri)
"Insegnami,
Iddio, a pregare
sul mistero di una foglia appassita,
sulla luce che manda un frutto maturo,
su questa libertà: vedere, sentire, respirare,
sapere, desiderare e fallire.
Insegna alle mie labbra a ringraziarti e darti lode
nell’eternità del tuo tempo, il mattino e poi la sera,
affinché il mio giorno non sia mai come quello di ieri
una pigra abitudine".
sul mistero di una foglia appassita,
sulla luce che manda un frutto maturo,
su questa libertà: vedere, sentire, respirare,
sapere, desiderare e fallire.
Insegna alle mie labbra a ringraziarti e darti lode
nell’eternità del tuo tempo, il mattino e poi la sera,
affinché il mio giorno non sia mai come quello di ieri
una pigra abitudine".
(Leah Goldberg)
Buona giornata a tutti :-)