Fulgenzio, era un buon padre e un ottimo marito, ma un
triste e desolato giorno la sua giovane moglie morì.
Un dolore immenso e rovente dilaniò la sua esistenza.
Niente riusciva ad attenuare la sua sofferenza. Cercava invano brandelli di consolazione nei suoi bambini che
lo fissavano smarriti. Come specchi, gli umili occhioni gli rimandavano l’immagine
della loro madre tanto amata. Neanche più ricordava il tempo in cui lavorava
cantando. Il lavoro come il pane gli era diventato amaro e pesante.
Una sera rannicchiato nel letto piangeva silenziosamente per non svegliare i bambini, quando gli apparve una figura dolce e rassicurante, che lo prese per mano.
Era la Vergine Addolorata.
Una sera rannicchiato nel letto piangeva silenziosamente per non svegliare i bambini, quando gli apparve una figura dolce e rassicurante, che lo prese per mano.
Era la Vergine Addolorata.
“Vieni con me, Fulgenzio”
gli disse. “Vieni con me: ti porterò al Fiume della Pace. Chiunque si bagna nelle
sue acque troverà la consolazione che cerca”.
Camminarono nella notte per molto tempo.
Camminarono nella notte per molto tempo.
Ad un certo punto, Fulgenzio cominciò a sentire il
rumore di acque scroscianti. Un fiume immenso, dalle acque pure e trasparenti, scorreva
davanti a loro.
“Immergiti nel Fiume della Pace, pellegrino del dolore” gli intimò la Vergine “le sue acque scioglieranno la tua pena e la tua angoscia”.
“Immergiti nel Fiume della Pace, pellegrino del dolore” gli intimò la Vergine “le sue acque scioglieranno la tua pena e la tua angoscia”.
Fulgenzio si immerse. Il suo corpo fu avvolto da un
conforto pieno di vigore e serenità, una
pace balsamica che guariva le sue ferite.
Dopo
quell’immersione salutare, Fulgenzio, chiese alla Madonna: “Da dove viene
quest’acqua miracolosa?”
“Sono le lacrime
del mondo” rispose la Vergine. “tutte le lacrime del mondo si raccolgono in
questo fiume.
Lacrime amare, di paura, di dolore, di delusione, di
sconfitta, di rabbia.
Ma anche le lacrime più dolci, quelle versate per
amore, per il ritorno di una persona cara, per uno scampato pericolo”.
Fulgenzio udì i sospiri e i gemiti di tutti coloro che
avevano versato quelle lacrime, e comprese che anche le sue lacrime erano ormai
un unico pianto, puro e indistinto che scorreva nelle acque di quel fiume. Si
sentì in comunione totale con tutto il dolore e la gioia del mondo.
Fu in quel momento che la Madre di Dio gli parlò del
dolore di suo Figlio, e Fulgenzio sentì il pianto di Cristo davanti alla tomba
di Lazzaro, il pianto nel Getsemani, il suo pianto ai piedi della Croce.
Fulgenzio si ridestò improvvisamente, il cuscino era
ancora bagnato, ma una pace profonda si era impadronita di lui.
Non siamo figli del dolore, ma della compassione.
Don Bruno Ferrero
Fonte: I figli semplicemente fioriscono (pag.76,77) ed.
Elledici
La Pietà del Bellini
Sant ' Agostino si rese
conto di di un aspetto singolare che riempì di stupore e di gioia il suo cuore: capì che lungo tutto il suo cammino era la Verità che lo stava cercando e che l'aveva trovato.
Lasciamoci trovare e afferrare da Dio, per aiutare ogni persona che incontriamo ad essere raggiunta dalla Verità.
- Papa Benedetto XVI -
Struzzi
Ma noi solitamente facciamo spallucce e mettiamo la testa sotto la sabbia. C’è
una scambio di battute, nel film “La grande bellezza”, che è un simbolo
perfetto del nostro tempo vacuo e superficiale.
“Come stai , caro?”, chiede Jep Gambardella ad Andrea.
E lui: “Male. Proust scrive che la morte potrebbe coglierci questo pomeriggio. Mette paura Proust. Non domani, non tra un anno, ma questo stesso pomeriggio, scrive”.
La replica di Jep è questa: “Vabbè, intanto adesso è sera, dunque il pomeriggio sarebbe comunque domani”.
E lui: “Male. Proust scrive che la morte potrebbe coglierci questo pomeriggio. Mette paura Proust. Non domani, non tra un anno, ma questo stesso pomeriggio, scrive”.
La replica di Jep è questa: “Vabbè, intanto adesso è sera, dunque il pomeriggio sarebbe comunque domani”.
E’ un cinismo compiaciuto che oggi è molto diffuso
(ci si sente furbi e spiritosi a buttarla in battuta), ma che nasconde una
disperata inermità.
Del resto già Pascal diceva che gli uomini, non
sapendo trovar rimedio alla morte, decisero, per rendersi felici, di non
pensarci. Ma quale felicità? Quella del ballo sul Titanic?
Più che una grande bellezza, una grande tristezza.
Più che una grande bellezza, una grande tristezza.
Dev’esserci anche un qualche meccanismo psicologico
che si è interiorizzato per evitare di guardare l’abisso. Freud sosteneva che
“in fondo nessuno di noi crede alla propria morte”.
Così quando arriva è troppo tardi per pensarci. Ma
la si sconta vivendo, avvertiva il poeta. E specialmente vivendo la morte delle
persone che amiamo.
In quel caso – e capita a tutti – per un attimo,
un’ora o un giorno il teatro delle chiacchiere e dei burattini che è la
quotidianità scompare e ci si trova ammutoliti davanti alla realtà.
- Antonio Socci -
- Antonio Socci -
“Le cose tutte
quante hanno ordine tra loro,
e questo è forma che l’universo
a Dio fa simigliante”.
Dante Alighieri
Paradiso canto I
e questo è forma che l’universo
a Dio fa simigliante”.
Dante Alighieri
Paradiso canto I
Buona giornata a tutti :-)