L’incredibile profezia di Clive Staples
Lewis, l’autore delle “Cronache di Narnia”, tratta dal libro “Lettere di
Berlicche”, pubblicato nel 1942.
L’autore parla col diavolo. Domanda: «Come hai fatto a portare così tante anime all’inferno, in quel momento?». Risposta: «Con la paura; strategia eccellente, vecchia ma sempre attuale». Ma di cosa avevano paura? Di essere torturati? Delle guerre? Di morire di fame? No, risponde il diavolo: «Era la paura di ammalarsi». Poi infatti si sono ammalati, e sono morti. E non c’era una cura, per quelle malattie? «Sì, che c’era».
Allora non capisco, si arrende l’autore. «Visto che nessuno gli ha insegnato che la vita e la morte fossero eterne – risponde il diavolo – loro pensavano di avere una sola vita, e cercavano di conservarla anche a costo di perdere tutti i sentimenti più preziosi». E così «non si abbracciavano, non si salutavano, non hanno avuto contatti umani per giorni. Hanno finito i loro soldi (hanno perso il lavoro, hanno finito i risparmi), ma si sentivano fortunati, malgrado tutto», avendo perso «anche la loro intelligenza: una volta la stampa diceva una cosa, e il giorno dopo diceva la cosa opposta, ma loro hanno creduto a tutto».
Ride, il diavolo, al pensiero della fine della loro libertà: «Non uscivano di casa, non andavano a trovare i parenti». I
l mondo era diventato «un campo di concentramento, con prigionieri volontari. Hanno accettato di tutto, pur di prolungare la loro patetica vita solo per un giorno», senza sapere che sarebbe stato perfettamente inutile (se non a creare la loro schiavitù e quindi la loro rovina).
fonte:https://www.bufale.net/la-profezia-di-cs-lewis-non-esiste-le-lettere-di-berlicche-e-la-falsa-citazione/
- G.
Orwell -
"Sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno. E niente ci tira addosso i mali peggiori come l'andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione."