C’erano una volta
un uomo anziano e un vecchio asino.
Un giorno, l’asino cadde in un pozzo ormai
esaurito, ma profondo.
Il povero animale ragliò tutto il giorno e l’uomo cercò
di pensare a come tirarlo fuori dal pozzo. Alla fine, però, pensò che l’asino
era molto vecchio e debole, senza contare che da tempo aveva deciso di riempire
di terra il pozzo che era ormai prosciugato.
Decise di seppellire là il vecchio
asino.
Chiese a diversi vicini di aiutarlo; tutti presero una pala e cominciarono
a gettare terra nel pozzo. L’asino si mise a ragliare con tutta la forza che
aveva. Dopo un po’, però, tra lo stupore generale, dal pozzo non venne più
alcun suono. Il padrone dell’asino guardò nel pozzo, credendo che l’asino fosse
morto, ma vide uno spettacolo incredibile: tutte le volte in cui veniva gettata
una palata di terra nel pozzo, l’asino la schiacciava con gli zoccoli.
Il suo
padrone e i vicini continuarono a gettare terra nel pozzo, e l’asino continuò a
schiacciarla, formando un mucchio sempre più alto, finché riuscì a saltare
fuori.
Una scimmia da un albero gettò una
noce di cocco in testa ad un saggio. L’uomo la raccolse, ne bevve il latte,
mangiò la polpa e con il guscio si fece una ciotola.
- Carlos Castaneda -
“Fin da quando nasciamo gli altri ci dicono che il mondo è in un determinato modo, e naturalmente noi non abbiamo altra scelta che accettare che il mondo sia come gli altri ci hanno detto che è.
Il bambino apprende come deve percepire il mondo per essere pienamente integrato.
Passo dopo passo, gli viene resa familiare una descrizione del mondo che egli impara a percepire, mantenere e difendere come “la vera realtà”.
La ragione induce gli uomini a dimenticare che la descrizione è soltanto una descrizione, ma prima che arrivino a capirlo, hanno intrappolato la loro essenza in una gabbia da cui emergono raramente nel corso della vita.”
- Carlos Castaneda -
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