Fin qui ho parlato come un cittadino e un maestro che crede con la sua scuola e la sua lettera di aver reso un servizio alla società civile, non di aver compiuto un reato.
Ma poniamo di nuovo che voi lo consideriate reato.
Quest'accusa se fatta a me solo e non anche a tutti i
miei confratelli mette in dubbio la mia ortodossia di cattolico e di sacerdote.
Sembrerà infatti che condanniate le idee personali di un prete strano. Ma io son parte viva della Chiesa anzi suo ministro.
Se avessi detto cose estranee al suo insegnamento essa mi avrebbe condannato. Non l'ha fatto perché la mia lettera dice cose elementari di dottrina cristiana che tutti i preti insegnano da 2000 anni.
Se ho commesso reato perseguiteci tutti.
Sembrerà infatti che condanniate le idee personali di un prete strano. Ma io son parte viva della Chiesa anzi suo ministro.
Se avessi detto cose estranee al suo insegnamento essa mi avrebbe condannato. Non l'ha fatto perché la mia lettera dice cose elementari di dottrina cristiana che tutti i preti insegnano da 2000 anni.
Se ho commesso reato perseguiteci tutti.
Ho evitato apposta di parlare da non-violento.
Personalmente lo sono.
Ho tentato di educare i miei ragazzi così. Li ho indirizzati per quanto ho potuto verso i sindacati (le uniche organizzazioni che applichino su larga scala le tecniche non-violente). Ma la non-violenza non è ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa. Mentre la dottrina del primato della coscienza sulla legge dello Stato lo è certamente.
Ho tentato di educare i miei ragazzi così. Li ho indirizzati per quanto ho potuto verso i sindacati (le uniche organizzazioni che applichino su larga scala le tecniche non-violente). Ma la non-violenza non è ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa. Mentre la dottrina del primato della coscienza sulla legge dello Stato lo è certamente.
Mi sarà facile dimostrarvi che nella mia lettera ho
parlato da cattolico integrale, anzi spesso da cattolico conservatore.
Cominciamo dalla storia.
La storia d'Italia fino al 1929 nella mia lettera è
identica a come la raccontavano i preti in seminario prima di quella data. Il
mio vecchio parroco mi diceva che La Squilla, il giornale
cattolico di Firenze, aveva in vetta e in fondo uno striscione nero. Portava il
lutto del Risorgimento!
In quanto alla storia più recente cioè al giudizio
sulle guerre fasciste, può anche darsi che qualche mio confratello sia
intimamente un nostalgico, ma è notorio che la gran maggioranza dei preti
sostiene un partito democratico che fu il principale autore della Costituzione
(dunque anche della parola ripudia).
Veniamo alla dottrina.
La dottrina del primato della legge di Dio sulla legge
degli uomini è condivisa, anzi glorificata, da tutta la Chiesa.
Non andrò a cercare teologi moderni e difficili per
dimostrarlo. Si può domandarlo a un bambino che si prepara alla Prima
Comunione: «Se il padre o la madre comanda una cosa cattiva bisogna obbedirlo?
I martiri disobbedirono alle leggi dello Stato. Fecero bene o male?».
C'è chi cita a sproposito il detto di S. Pietro:
«Obbedite ai vostri superiori anche se son cattivi». Infatti. Non ha nessuna
importanza se chi comanda è personalmente buono o cattivo. Delle sue azioni risponderà lui davanti a Dio.
Ha però importanza se ci comanda cose buone o cattive
perché delle nostre azioni risponderemo noi davanti a Dio.
Tant'è vero che Pietro scriveva quelle sagge
raccomandazioni all'obbedienza dal carcere dove era chiuso per aver
solennemente disobbedito.
Il Concilio di Trento è esplicito su questo punto
(Catechismo III parte, IV precetto, 16°paragrafo): «Se le autorità politiche
comanderanno qualcosa di iniquo non sono assolutamente da ascoltare. Nello
spiegare questa cosa al popolo il parroco faccia notare che premio grande e
proporzionato è riservato in cielo a coloro che obbediscono a questo precetto divino»
cioè di disobbedire allo Stato!
Certi cattolici di estrema destra (forse gli stessi che
mi hanno denunciato) ammirano la Mostra della Chiesa del Silenzio. Quella
mostra è l'esaltazione di cittadini che per motivo di coscienza si ribellano
allo Stato. Allora anche i miei superficialissimi accusatori la pensan come me.
Hanno il solo difetto di ricordarsi di quella legge eterna quando lo Stato è comunista e le vittime son cattoliche e di dimenticarla nei casi (come in Spagna) dove lo Stato si dichiara cattolico e le vittime sono comuniste.
Hanno il solo difetto di ricordarsi di quella legge eterna quando lo Stato è comunista e le vittime son cattoliche e di dimenticarla nei casi (come in Spagna) dove lo Stato si dichiara cattolico e le vittime sono comuniste.
Son cose penose, ma le ho ricordate per mostrarvi che
su questo punto l'arco dei cattolici che la pensano come me è completo.
Tutti sanno che la Chiesa onora i suoi martiri. Poco
lontano dal vostro Tribunale essa ha eretto una basilica per onorare l'umile
pescatore che ha pagato con la vita il contrasto fra la sua coscienza e
l'ordinamento vigente. S. Pietro era un «cattivo cittadino». I vostri
predecessori del Tribunale di Roma non ebbero tutti i torti a condannarlo.
Eppure essi non erano intolleranti verso le religioni.
Avevano costruito a Roma i templi di tutti gli dei e avevano cura di offrir
sacrifici ad ogni altare.
In una sola religione il loro profondo senso del
diritto ravvisò un pericolo mortale per le loro istituzioni. Quella il cui
primo comandamento dice: «Io sono un Dio geloso. Non avere altro Dio fuori che
me».
A quei tempi pareva dunque inevitabile che i buoni
ebrei e i buoni cristiani paressero cattivi cittadini.
Poi le leggi dello Stato progredirono. Lasciatemi dire,
con buona pace dei laicisti, che esse vennero man mano avvicinandosi alla legge
di Dio.
Così va diventando ogni giorno più facile per noi esser riconosciuti buoni cittadini. Ma è per coincidenza e non per sua natura che questo avviene.
Non meravigliatevi dunque se ancora non possiamo obbedire tutte le leggi degli uomini. Miglioriamole ancora e un giorno le obbediremo tutte.
Vi ho detto che come maestro civile sto dando una mano anch'io a migliorarle.
Così va diventando ogni giorno più facile per noi esser riconosciuti buoni cittadini. Ma è per coincidenza e non per sua natura che questo avviene.
Non meravigliatevi dunque se ancora non possiamo obbedire tutte le leggi degli uomini. Miglioriamole ancora e un giorno le obbediremo tutte.
Vi ho detto che come maestro civile sto dando una mano anch'io a migliorarle.
Perché io ho fiducia nelle leggi degli uomini. Nel
breve corso della mia vita mi pare che abbiano progredito a vista d'occhio.
Condannano oggi tante cose cattive che ieri sancivano.
Oggi condannano la pena di morte, l'assolutismo, la monarchia, la censura, le
colonie, il razzismo, l'inferiorità della donna, la prostituzione, il lavoro
dei ragazzi. Onorano lo sciopero, i sindacati, i partiti.
Tutto questo è un irreversibile avvicinarsi alla legge
di Dio. Già oggi la coincidenza è così grande che normalmente un buon cristiano
può passare anche l'intera vita senza mai essere costretto dalla coscienza a
violare una legge dello Stato.
Io per esempio fino a questo momento sono incensurato.
E spero di esserlo anche alla fine di questo processo. È un augurio che faccio
ai patrioti. Chissà come patirebbero se potessero leggere le tante lettere che
ricevo dall'estero.
Da paesi che non hanno il servizio di leva o riconoscono l'obiezione.
Quelli che le scrivono sono convinti di scrivere a un paese di selvaggi. Qualcuno mi domanda quanto dovrà ancora stare in prigione il povero padre Balducci.
Da paesi che non hanno il servizio di leva o riconoscono l'obiezione.
Quelli che le scrivono sono convinti di scrivere a un paese di selvaggi. Qualcuno mi domanda quanto dovrà ancora stare in prigione il povero padre Balducci.
Dicevamo dunque che oggi le nostre due leggi quasi
coincidono. Ci sono però dei casi eccezionali nei quali vige l'antica
divergenza e l'antico comandamento della Chiesa di obbedire a Dio piuttosto che
agli uomini.
Ho elencato nella lettera incriminata alcuni di questi
casi. Posso aggiungere altre considerazioni.
Proprio in questi giorni ho avuto conforto dalla Chiesa
anche su questo punto specifico. Il Concilio invita i legislatori a avere
rispetto (respicere) per coloro
i quali «o per testimoniare della mitezza cristiana, o per reverenza alla vita,
o per orrore di esercitare qualsiasi violenza, ricusano per motivo di coscienza
o il servizio militare o alcuni singoli atti di immane crudeltà cui conduce la
guerra».
(Schema 13 paragrafo 101. Questo è il testo proposto
dalla apposita Commissione la quale rispecchia tutte le correnti del Concilio.
Ha quindi tutte le probabilità d'essere quello definitivo).
Quei 20 militari di Firenze han detto che l'obiettore è
un vile. Io ho detto soltanto che forse è un profeta. Mi pare che i Vescovi
stiano dicendo molto più di me.
Ricorderò altri tre fatti sintomatici.
Nel '18 i seminaristi reduci di guerra, se vollero
diventare preti, dovettero chiedere alla Santa Sede una sanatoria per le
irregolarità canoniche in cui potevano essere incorsi nell'obbedire ai loro
ufficiali.
Nel '29 la Chiesa chiedeva allo Stato di dispensare i
seminaristi, i preti, i vescovi dal servizio militare.
Il canone 141 proibisce ai chierici di andare volontari
a meno che lo facciano per sortirne prima (ut citius liberi evadant)!
Chi disobbedisce è automaticamente ridotto allo stato laicale.
Chi disobbedisce è automaticamente ridotto allo stato laicale.
La Chiesa considera dunque a dir poco indecorosa per un
sacerdote l'attività militare presa nel suo complesso. Con le sue ombre e le
sue luci. Quella che lo Stato onora con medaglie e monumenti.
E infine affrontiamo il problema più cocente delle ultime guerre e di quelle future: l'uccisione dei civili.
La Chiesa non ha mai ammesso che in guerra fosse lecito
uccidere civili, a meno che la cosa avvenisse incidentalmente cioè nel tentare
di colpire un obiettivo militare. Ora abbiamo letto a scuola su segnalazione
del Giorno un articolo del
premio Nobel Max Born (Bullettin of
the Atomic Scientists, aprile 1964).
Dice che nella prima guerra mondiale i morti furono 5%
civili 95% militari (si poteva ancora sostenere che i civili erano morti
«incidentalmente»).
Nella seconda 48% civili 52% militari (non si poteva
più sostenere che i civili fossero morti «incidentalmente»).
In quella di Corea 84% civili 16% militari (si può
ormai sostenere che i militari muoiono «incidentalmente»).
Sappiamo tutti che i generali studiano la strategia
d'oggi con l'unità di misura del megadeath (un milione di morti) cioè che le
armi attuali mirano
direttamente ai civili e che si
salveranno forse solo i militari.
Che io sappia nessun teologo ammette che un soldato
possa mirare direttamente (si può ormai dire esclusivamente) ai civili. Dunque
in casi del genere il cristiano deve obiettare anche a costo della vita. Io
aggiungerei che mi pare coerente dire che a una guerra simile il cristiano non
potrà partecipare nemmeno come cuciniere. Gandhi l'aveva già capito quando
ancora non si parlava di armi atomiche.
«Io non traccio alcuna distinzione tra coloro che
portano le armi di distruzione e coloro che prestano servizio di Croce Rossa.
Entrambi partecipano alla guerra e ne promuovono la causa. Entrambi sono
colpevoli del crimine della guerra» (Non-violence
in peace and war. Ahmedabad 14 vol. 1).
A questo punto mi domando se non sia accademia
seguitare a discutere di guerra con termini che servivano già male per la
seconda guerra mondiale.
Eppure mi tocca parlare anche della guerra futura
perché accusandomi di apologia di reato ci si riferisce appunto a quel che
dovranno fare o non fare i nostri ragazzi domani.
Ma nella guerra futura l'inadeguatezza dei termini
della nostra teologia e della vostra legislazione è ancora più evidente.
È noto che l'unica «difesa» possibile in una guerra di
missili atomici sarà di sparare circa 20 minuti prima dell'«aggressore». Ma in
lingua italiana lo sparare prima si chiama aggressione e non difesa.
Oppure immaginiamo uno Stato onestissimo che per sua
«difesa» spari 20 minuti dopo. Cioè che sparino i suoi sommergibili unici
superstiti d'un paese ormai cancellato dalla geografia. Ma in lingua italiana
questo si chiama vendetta non difesa.
Mi dispiace se il discorso prende un tono di
fantascienza, ma Kennedy e Krusciov (i due artefici della distensione!) si sono
lanciati l'un l'altro pubblicamente minacce del genere.
«Siamo pienamente consapevoli del fatto che questa
guerra, se viene scatenata, diventerà sin dalla primissima ora una guerra
termonucleare e una guerra mondiale. Ciò per noi è perfettamente ovvio»
(lettera di Krusciov a B. Russell, 23-10-1962).
Siamo dunque tragicamente nel reale.
Allora la guerra difensiva non esiste più. Allora non
esiste più una «guerra giusta» né per la Chiesa né per la Costituzione.
A più riprese gli scienziati ci hanno avvertiti che è
in gioco la sopravvivenza della specie umana.
(Per esempio Linus Pauling premio Nobel per la chimica
e per la pace).
E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito
o no distruggere la specie umana?
Spero di tutto cuore che mi assolverete, non mi diverte
l'idea di andare a fare l'eroe in prigione, ma non posso fare a meno di
dichiararvi esplicitamente che seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che
ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico
hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura.
Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e
maestri d'ogni religione e d'ogni scuola insegneranno come me.
Poi forse qualche generale troverà ugualmente il
meschino che obbedisce e così non riusciremo a salvare l'umanità.
Non è un motivo per non fare fino in fondo il nostro
dovere di maestri. Se non potremo salvare l'umanità ci salveremo almeno
l'anima.
(don Lorenzo Milani)
Riprenditi la stola,
il camice e questo abito scomodo.
Sono qui, ben piegati,
in ordine come quando
li hai consegnati a me.
Riprenditi questa chiesa,
questo cortile,
questa gente che mi assedia
e che cerca di strapparmi di dosso
brandelli di misericordia e comprensione.
Non ne ho per tutti.
Non ne ho nemmeno per me stesso.
Riprenditi tutto, Dio mio.
Il dono che mi hai fatto
non riesco a farlo stare da nessuna parte.
È troppo ingombrante.
È troppo prezioso.
È troppo.
Riprenditi anche queste mani
che non sanno benedire,
e questo sangue
che scorre in solitudine
dentro vene troppo strette.
Vorrei continuare.
il camice e questo abito scomodo.
Sono qui, ben piegati,
in ordine come quando
li hai consegnati a me.
Riprenditi questa chiesa,
questo cortile,
questa gente che mi assedia
e che cerca di strapparmi di dosso
brandelli di misericordia e comprensione.
Non ne ho per tutti.
Non ne ho nemmeno per me stesso.
Riprenditi tutto, Dio mio.
Il dono che mi hai fatto
non riesco a farlo stare da nessuna parte.
È troppo ingombrante.
È troppo prezioso.
È troppo.
Riprenditi anche queste mani
che non sanno benedire,
e questo sangue
che scorre in solitudine
dentro vene troppo strette.
Vorrei continuare.
Vorrei andare fino in fondo
e renderti ogni cosa.
Ma non sarei io.
Mentirei.
Fingerei.
È solo stanchezza, Signore.
Perdonami.
Rivestimi di Te.
Ributtami là in mezzo.
Restituiscimi alla gente.
Più umile.
Più ricco della tua ricchezza.
Più povero delle mie certezze.
Ributtami là in mezzo.
Ridammi tutto.
Rinnova tutto.
Moltiplica tutto.
Andrò fino in fondo.
Anche se sarò ancora spaventato.
Anche se sarò ancora
al di sotto delle aspettative.
Ridammi tutto.
Rivestimi di Te.
Don Mimmo
Fonte: Vita Diocesana Pinerolese
Altopiano di Asiago - 17.6.1918
“Avete detto ai vostri ragazzi che la Prima
Guerra mondiale si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter
ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande
maggioranza della Camera era con lui (450 su 508).
Era dunque la Patria che li chiamava alle armi? E se anche li chiamava, non chiamava forse a un’ “inutile strage” (l’espressione non è di un vile obiettore di coscienza, ma di un Papa).
Era nel ’22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito non la difese. Stette ad aspettare gli ordini che non vennero.
Era dunque la Patria che li chiamava alle armi? E se anche li chiamava, non chiamava forse a un’ “inutile strage” (l’espressione non è di un vile obiettore di coscienza, ma di un Papa).
Era nel ’22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito non la difese. Stette ad aspettare gli ordini che non vennero.
Se i suoi preti l’avessero educata a guidarsi
con la coscienza invece che con l’Obbedienza ‘cieca, pronta, assoluta’, quanti
mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo. (50 milioni di morti)”.
dalla lettera ai cappellani militari (1965)
dalla lettera ai cappellani militari (1965)
O mio amato Gesù,
tienimi forte e tieni accesa la fiamma del mio amore.
Per te ogni momento
della mia giornata.
Non permettere mai
che questa fiamma
d’amore per te
tremoli o muoia.
Non permettere che
io sia debole in presenza delle tentazioni,
Dammi le grazie
necessarie per onorare la mia vocazione,
la mia devozione e
la mia fedeltà,
e per difendere gli
insegnamenti della Chiesa.
Ti offro la mia
fedeltà in ogni momento.
Garantisco il mio
impegno a combattere nel tuo esercito,
così che la Chiesa
Cattolica possa risorgere nella gloria per accoglierti,
caro Gesù quando
ritorni di nuovo. Amen.
Volevo dire tante
cose, ma forse basta questa vignetta...buona giornata a tutti. J