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lunedì 8 agosto 2011

Romeo e Giulietta, Mercuzio: atto I, scena IV - William Shakespeare

Ah! Allora, lo vedo, la regina Mab è venuta a trovarti.
Essa è la levatrice delle fate, e viene,
in forma non più grande di un'agata
all'indice di un dignitario,
tirata da una muta di piccoli atomi,
lungo il naso degli uomini, mentre sono addormentati.
Con esili zampe di ragno son fatti i raggi delle ruote del suo carro;
ali di cavallette per mantice,
la ragnatela la più sottile per tirelle;
brina di raggi di luna per pettorali,
osso di grillo per manico della frusta, un filamento sottilissimo per sferza;
un moscerino di grigia livrea è il cocchiere,
grosso appena metà di un piccolo verme tondo,
estratto con uno spillo dal pigro dito di una fanciulla.
Un guscio di nocciola per cocchio,
scavato dallo scoiattolo falegname o da una vecchia larva,
da tempo immemorabile son essi i carrozzieri delle fate.
Così messa Mab cavalca notte dopo notte,
attraversa la mente degli innamorati facendoli, così, sognar l'amore;
o anche le rotule dei cortigiani che nel sogno si inchinano in salamelecchi;
o sulle dita degli avvocati perché sognino laute parcelle;
talvolta sulle labbra delle dame così che sognino d'esser baciate,
e spesso, quando irritata dai loro aliti guasti per i troppi dolci, Mab vi lascia delle pustole.
Talvolta galoppa lungo il naso di un cortigiano,
così che senta, in sogno, l'odore d'una petizione a pagamento;
talaltra solletica il naso di un prevosto col crine d'un porcello della decima,
inducendolo a sognare un altro benefizio parrocchiale.
A volte le capita di passare lungo il collo di un soldato,
e quindi il sogno è tutto un tagliare forestieri gargarozzi,
di brecce, di imboscate, di lame spagnole, e di brindisi con enormi, colmi, bicchieri;
poi, all'improvviso, un tamburo rulla nell'orecchio si sveglia e salta su di botto,
e dopo avere smoccolato per la paura una bestemmia o due,
riprende a dormire morto di sonno. Questa è la vera Mab
che nella notte intreccia le criniere dei cavalli
e fa con i loro crini dei nodi magici
che portano sventura a chi li prova a districare.
È questa la strega, che quando le pulzelle giacciono supine,
le pressa perché imparino a "portare"
così che imparino a essere donne di "buon portamento".
Questa è lei.

(William Shakespeare)
Fonte: Romeo e Giulietta di William Shakespeare, Mercuzio: atto I, scena IV)
James C. Christensen
La regina mab nelle rovine
Queen Mab in the Ruins

La regina Mab :  è una fata citata nella tragedia di Shakespeare-Romeo e Giulietta,  in uno dei monologhi più celebri della storia del teatro. in questo monologo, la regina Mab è descritta come una minuscola creatura che si posa sui volti dei dormienti e ne realizza i desideri in sogno, per poi svegliarli di soprassalto e farli riaddormentare. In qualche occasione è portatrice di sventure . Mercuzio parla di sogni e fa presagire il destino dei due amanti .Nel momento in cui Mercuzio parla della regina Mab, Romeo ha il presentimento di disgrazia, riguardo alla festa dove incontrerà Giulietta per la prima volta, a causa di un sogno che ha fatto. Questo infastidisce Mercuzio , che non riconosce la premonizione dell'amico Romeo, ed imputa al "mal d'amore" i funesti pensieri. Mercuzio, risponde che i sogni spesso sono bugiardi, e da il via al discorso che condizionerà l'andamento della scena che sino a questo momento è quella tipica di un gruppo di adolescenti che passeggiano per la strada.Il discorso della regina mab è totalmente fantasioso, come se fosse detto ad un bambino, descrivendo questa piccola creatura che vola attraverso l'aria in una piccola carrozza guidata da un moscerino. Ma….attenzione che  la copertura della carrozza della regina è fatta di ali di cavallette , il che implica che qualcuno deve avere staccato le ali dalle cavallette per farle. Lo stesso per le gambe di ragno, o le ossa di grillo, altri elementi di costruzione  della carrozza .


mercoledì 6 luglio 2011

Romeo e Giulietta - Scena V - William Shakespeare

Scena V - L'orto dei Capuleti

Romeo e Giulietta, grazie all'aiuto di Frate Lorenzo si sono uniti in matrimonio. Il frate li ha sposati nella speranza che dall'amore dei due giovani scaturisse poi la pace fra le rispettive famiglie.
Romeo, coinvolto suo malgrado in una rissa, uccide Tebaldo cugino di Giulietta. Il Principe condanna Romeo all'esilio a Mantova. I due sposi riescono a passare insieme un'unica notte d'amore.
Giulietta - Vuoi già partire? L'alba è ancor lontana.
Era dell'usignolo,
non dell'allodola, il cinguettio
che ha ferito poc'anzi il trepidante
cavo del tuo orecchio. Un usignolo,
credimi, amore; è lui che canta, a notte,
laggiù sull'albero di melograno.

Romeo - No, cara, era l'araldo del mattino,
l'allodola; non era l'usignolo.
Guarda, amor mio, quante strisce di luce
maligne sfrangiano le rade nuvole
che si dissolvono laggiù all'oriente.
Le fauci della notte sono spente
e già s'affaccia il luminoso giorno,
quasi in punta di piedi,
sugli alti picchi brumosi dei monti.
Debbo andarmene e seguitare a vivere,
o restare e morire.
Quel barlume laggiù
non è ancora la luce del mattino.
Io la conosco bene: è una meteora
che il sole irradia e rende luminosa
perché ti sia torciere questa notte
a illuminarti la strada per Mantova.
E però resta. Non devi partire.

Oh, che m'arrestino pure, m'uccidano!
S'è così che tu vuoi, io son felice!
Son pronto a dir con te che quel grigiore
laggiù non è lo sguardo del mattino,
ma soltanto un riflesso smorto e pallido
della faccia di Cinzia;
e a negare con te che sia l'allodola,
a martellar gli archivolti del cielo
con le sue note, sopra il nostro capo.
L'ansia di rimanere
è più forte di quella di partire.
O morte, vieni, e sii la benvenuta!
Così vuole Giulietta, e così sia!
Sei soddisfatta adesso, anima mia?
Parliamo pure. Non è ancora giorno.

È giorno, invece, è giorno! Ahimè, fa' presto!
Va'! È l'allodola quella che canta,
ora, con quel suo verso fuori tono,
sforzandolo con aspre dissonanze.
Dicono che l'allodola
sa modulare in dolci variazioni
le note del suo canto; questa no,
perché in luogo di dividere le note
in armonia, divide noi. L'allodola,
dicono pure, ha scambiato i suoi occhi,
col ripugnante rospo.
Che si siano scambiate anche le voci?
Perché questa, che va destando il giorno,
ci strappa trepidanti dalle braccia
l'uno dell'altro, e mi ti porta via.
Vattene, va', si fa sempre più chiaro.
Sempre più chiaro in cielo,
sempre più buio dentro i nostri cuori.

(William Shakespeare)



Romeo e Giulietta, 1968, diretto da Franco Zeffirrelli. Gli attori principali, entrambi premi Oscar: Leonard Whiting (Romeo) 17 anni, Olivia Hussey (Giulietta) 16. Per questa scena di nudo tra due minorenni, Zeffirelli dovette ottenere un permesso speciale dalla censura italiana. In America e in Inghilterra il film uscì “solo per adulti”. Alla stessa Hussey fu proibito entrare in sala per vedere il film perché ritenuto per adulti a causa della sua breve scena di nudo, e lei commentò. "come è possibile che non possa vedere sullo schermo qualcosa che - vedo nello specchio ogni giorno - ".
Se ti interessa il monologo di Romeo sotto il balcone: 
http://leggoerifletto.blogspot.com/2011/06/romeo-e-giulietta-atto-ii-scena-ii.html
Se ti interessa il duetto di Giulietta e Romeo al balcone:
http://leggoerifletto.blogspot.com/2011/06/romeo-e-giulietta-nel-giardino-dei.html

sabato 25 giugno 2011

Romeo e Giulietta, nel giardino dei Capuleti, Scena II - Shakespeare William

Scena  II - Verona, il giardino dei Capuleti
E' notte fonda e Romeo è nel giardino dei Capuleti. Giulietta appare al balcone
Giulietta
(Come avesse sentito un rumore, o forse assorta in tristi pensieri, sospirando)
Ahimè!..

Romeo (tra sé) - Dice qualcosa... Parla ancora,
angelo luminoso, sei sì bella,
e da lassù tu spandi sul mio capo
tanta luce stanotte
quanta più non potrebbe riversare
sulle pupille volte verso il cielo
degli sguardi stupiti di mortali
un alato celeste messaggero
che, cavalcando sopra pigre nuvole,
veleggiasse per l'infinito azzurro!

Giulietta - Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?
Ah, rinnega tuo padre!...
Ricusa il tuo casato!...
O, se proprio non vuoi, giurami amore,
ed io non sarò più una Capuleti!

Romeo (Sempre tra sé) - Che faccio, resto zitto ad ascoltarla,
oppure le rispondo?...

Giulietta - Il tuo nome soltanto m'è nemico;
ma tu saresti tu, sempre Romeo
per me, quand'anche non fosti un Montecchi.
Che è infatti Montecchi?...
Non è una mano, né un piede, né un braccio,
né una faccia, né nessun'altra parte
che possa dirsi appartenere a un uomo.
Ah, perché tu non porti un altro nome!
Ma poi, che cos'è un nome?...
Forse che quella che chiamiamo rosa
cesserebbe d'avere il suo profumo
se la chiamassimo con altro nome?
Così s'anche Romeo
non si dovesse più chiamar Romeo,
chi può dire che non conserverebbe
la cara perfezione ch'è la sua?
Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome,
che non è parte della tua persona,
e in cambio prenditi tutta la mia.

Romeo (forte) - Io ti prendo in parola!
D'ora in avanti tu chiamami "Amore",
ed io sarò per te non più Romeo,
perché m'avrai così ribattezzato.


Giulietta - Oh, qual’ uomo sei tu,
che protetto dal buio della notte,
vieni a inciampar così sui miei pensieri?

Romeo - Dirtelo con un nome,
non saprei; il mio nome, cara santa,
è odioso a me perché è nemico a te.
Lo straccerei, se lo portassi scritto.

Giulietta - L'orecchio mio non ha bevuto ancora
cento parole dalla voce tua,
che ne conosco il suono:
non sei Romeo tu, ed un Montecchi?

Romeo - No, nessuno dei due, bella fanciulla,
se nessuno dei due è a te gradito.

(Shakespeare William)
Fonte: Romeo e Giulietta di William Shakespeare, Romeo: atto II, scena II
se sei interessato alla prima parte clicca qui sotto:
se sei interessato alla seconda parte clicca qui sotto:
http://leggoerifletto.blogspot.com/2011/06/romeo-e-giulietta-atto-ii-scena-ii.html


Romeo e Giulietta (1968) regia di Franco Zeffirelli.

Gli attori principali  Leonard Whiting (Romeo)  17 anni, Olivia Hussey (Giulietta) 16.

mercoledì 8 giugno 2011

Romeo e Giulietta, atto II, scena II - William Shakespeare

Scena II, Notte fonda, La festa è terminata e Romeo è nel giardino dei Capuleti, Giulietta appare al balcone

Romeo: 
Oh! Quale luce vedo sprigionarsi da quella finestra lassù?
È l'oriente, lassù, e Giulietta è il sole.
Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna,
già pallida di rabbia ed ammalata

uccidi perché tu, che sei sua ancella,
sei di gran lunga di lei più splendente.
Non restare sua ancella, se invidiosa essa è di te;
La verginal sua veste s'è fatta d'un colore verde scialbo
e soltanto le sciocche lo indossano. Gettala via!..
Oh, sì, è la mia donna, l' amore mio. Ah, s'ella lo sapesse!
Ella mi parla, senza dir parola. Come mai?...
Parlano i suoi occhi ed io le risponderò.
Oh! Ma che sto dicendo... Presentuoso ch'io sono!

Non è a me, ch'ella discorre.
Due luminose stelle,
tra le più lucenti del firmamento,
avendo da sbrigar qualcosa altrove,

si sono partite dalle loro sfere
e han pregato i suoi occhi di brillarvi
fino a che non ritornino...E se quegli occhi
fossero invece al posto delle stelle,
e quelle stelle infisse alla sua fronte?
Allora, sì, lo splendore del suo volto

farebbe impallidire quelle stelle,
come il sole la luce d'una lampada;

e tanto brillerebbero i suoi occhi 
su per i campi del cielo, che gli uccelli
si metterebbero tutti a cantare,
credendo fosse finita la notte...
Guarda com' ella posa la sua gota

a quella mano...Oh, fossi un guanto su quella mano
e potessi sfiorarle la guancia!

(William Shakespeare)
Fonte: Romeo e Giulietta di William Shakespeare, Romeo: atto II, scena II
se sei interessato alla prima parte clicca qui sotto:
http://leggoerifletto.blogspot.com/2011/05/romeo-e-giulietta-scena-v-la-casa-dei.html


Romeo e Giulietta, 1968, diretto da Franco Zeffirelli. Il film è stato girato in inglese ed ha  vinto due premi Oscar (per la miglior fotografia e i migliori costumi) e tre Premi Golden Globe (miglior film straniero in lingua inglese, miglior giovane promessa maschile e femminile).
Nella foto la protagonista femminile:  Olivia Hussey (Giulietta) 16 anni.




mercoledì 11 maggio 2011

Romeo e Giulietta, Scena V, La casa dei Capuleti - William Shakespeare -

Scena V - Verona, la casa dei Capuleti
Romeo  -Oh, ch'ella insegna perfino alle torce come splendere di più viva luce!
Par che sul buio volto della notte ella brilli come una gemma rara pendente dall'orecchio d'una Etiope.
Bellezza troppo ricca per usarne, troppo cara e preziosa per la terra!
Ella spicca fra queste sue compagne come spicca una nivea colomba in mezzo ad uno stormo di cornacchie.
Finito questo ballo, osserverò dove s'andrà a posare e, toccando la sua, farò beata questa mia rozza mano...
Ha mai amato il mio cuore finora?...
Se dice sì, occhi miei, sbugiardatelo, perch' io non ho mai visto vera beltà prima di questa notte.

dialogo fra Giulietta e Romeo nella scena in cui si incontrano per la prima volta:

« Romeo – Se con indegna mano profano questa tua santa reliquia (è il peccato di tutti i cuori pii), queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.

Giulietta – Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo torto, ché nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve. Anche i santi hanno mani, e i pellegrini le possono toccare, e palma a palma è il modo di baciar dei pii palmieri.

- Santi e palmieri non han dunque labbra?

- Sì, pellegrino, ma quelle son labbra ch'essi debbono usar per la preghiera.

– E allora, cara santa, che le labbra facciano anch'esse quel che fan le mani: esse sono in preghiera innanzi a te, ascoltale, se non vuoi che la fede volga in disperazione.

– I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono.

– E allora non ti muovere fin ch'io raccolga dalle labbra tue l'accoglimento della mia preghiera. (la bacia) Ecco, dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato.

– Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!

– O colpa dolcemente rinfacciata! Il mio peccato succhiato da te! E rendimelo, allora, il mio peccato. (la bacia ancora)

– Sai baciare nel più perfetto stile. 
 (William Shakespeare)

Romeo e Giulietta, 1968, diretto da Franco Zeffirrelli. 
Il film è stato girato in inglese ed ha  vinto due premi Oscar (per la miglior fotografia e i migliori costumi) e tre Premi Golden Globe (miglior film straniero in lingua inglese, miglior giovane promessa maschile e femminile).Gli attori principali sono molto vicini all'età dei personaggi originali; Leonard Whiting (Romeo) aveva 17 anni, Olivia Hussey (Giulietta) 16. A causa della scena di nudo tra i due e la minore età dei protagonisti, (Giulietta spostando il lenzuolo scopre il seno), Zeffirelli dovette ottenere un permesso speciale dalla censura italiana. 
In America e in Inghilterra il film uscì “solo per adulti”. 
Alla stessa Hussey fu proibito entrare in sala per vedere il film perché ritenuto per adulti a causa della sua breve scena di nudo, e lei commentò. "come è  possibile che non possa vedere sullo schermo qualcosa che  - vedo nello specchio ogni giorno - ". 
La canzone "Ai giochi addio" (What is a youth) è cantata da Bruno Filippini.

Buona giornata a tutti. :)