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sabato 28 febbraio 2015

La luna che ho conosciuto - Josè Saramago -


Quando comparvero le prime case della brughiera della Caparica, il giorno stava finendo. Presi il Pinhal d’El-Rei, detta anche Pineta delle Paure, e dopo circa due chilometri decisi di accamparmi in una piccola radura. 
La notte scendeva velocemente. Tutt’intorno, i pini si fondevano in una muraglia nera, compatta come le pareti di un pozzo. Mangiai, non ricordo più cosa, stesi la coperta, misi lo zaino sotto la testa, e attesi il sonno, che tardò. Non mi sentivo bene. Tuttavia, per farla breve, il mio tremore non aveva nulla a che vedere con il freddo. Ammetto che si trattava di paura.
La gioventù però ha molte risorse. Sicchè finii per addormentarmi beatamente. Verso mezzanotte (o prima?) mi svegliai. In prossimità del mare c’era da aspettarsi che l’aria rinfrescasse, e la coperta di casa di non poteva sostituire la tenda. Mi coprii meglio che potei e mi girai sull’altro fianco. 
Fu allora che accadde. Sulla vetta dei pini, alla mia sinistra, posava la luna più grande che i miei occhi avessero mai visto. Gialla, con striature color sangue, era enorme, terribilmente vicina – e silenziosa. 
Cerco di spiegarmi. C’erano la grandezza, la vicinanza e il colore – ma c’era anche il silenzio. Rinuncio a spiegarmi. C’era il silenzio.
Era questa la luna che ho conosciuto. La storia non è nè pittoresca nè impressionante – se non per chi l’ha vissuta. Ma ognuno parli di quel che sa. Del resto, ora che gli uomini approderanno sulla luna e ci cammineranno sopra, so anche che, nossignore, la luna non perderà il suo mistero, neppure per quelli che vi andranno e che ne torneranno. Non sarà rubata ai poeti e agli innamorati. Sapere che stanno lassù due uomini, o duecento, o diecimila –  toglie forse qualcosa alla profondità del chiaro di luna? 
Sarà meno evocativa e misteriosa la luce della luna piena che si spande sulla terra?  Se da lontano vedo un’isola, una città, una montagna, il fatto che siano abitate diminuirà di un atomo la loro bellezza?
Si tranquillizzino i sognatori, i contemplativi. Anche la terra vista da lontano è, a quanto dicono, uno spettacolo di indescrivibile bellezza. E per quel che so gli occhi degli astronauti non si accorgono delle bruttezze terrestri.
Or dunque, amici miei, non perdiamo la terra, che è ancora l’unico modo per non perdere la luna.


- Josè Saramago - 

Winslow Homer (1836-1910) , Moonlight, 1874

È questo il difetto delle parole.
Stabiliamo che non c’è altro mezzo d’intenderci e di spiegarci, e finiamo con lo scoprire che restiamo a metà della spiegazione e così lontani dal comprenderci che sarebbe stato molto meglio lasciare agli occhi e al gesto il loro peso di silenzio.
Forse anche il gesto è un di più.
In fin dei conti, non è altro che il disegno di una parola, il muoversi di una frase nello spazio.
Ci restano gli occhi e il loro accesso privilegiato alle apparizioni.

- Josè Saramago -
Da “Di questo mondo e degli altri” 

Immagine di Igor Morski

C'è chi passa la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di una fiume, sono lì solo per farci arrivare all'altra sponda, quella che conta è l'altra sponda. 

- José Saramago -


Un uomo sulla luna non sarà mai interessante quanto una donna sotto il sole.

Leopold Fechtner -




Buona giornata a tutti. :-)









domenica 25 gennaio 2015

L'altro - José Saramago

Non dobbiamo avere paura
delle differenze d’opinione.
Se tutti la pensassimo allo stesso modo
il mondo sarebbe molto noioso.
Ma non vale la pena uccidere
per le differenze d’opinione.
Dobbiamo cercare di comprendere l’altro
per una semplice ragione:
perché noi siamo
l’altro dell’altro.


- José Saramago -


                                            


... il viaggio non finisce mai

... il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. 
E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in 
narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia 
della spiaggia e ha detto: "non c'è altro da vedere", sapeva che
non era vero. 
Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che 
si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, 
vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la 
prima volta pioveva, vedere le messi verdi, 
il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che 
non c'era. 
Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per 
tracciarvi a fianco nuovi cammini. 
Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.

- Jose Saramago –

da "Viaggio in Portogallo




La gelosia ha da entrar nell'amore . . . 
come nelle vivande la noce moscata . . . ci ha da essere, 
ma non si ha da sentire . . . 

- F . Algarotti -




E’ questo il difetto delle parole. Stabiliamo che non c’è altro mezzo
d’intenderci e di spiegarci, e finiamo con lo scoprire che restiamo a 
metà della spiegazione e così lontani dal comprenderci che sarebbe 
stato molto meglio lasciare agli occhi e al gesto il loro peso di 
silenzio. 
Forse anche il gesto è un di più. In fin dei conti, non è altro che il 
disegno di una parola, il muoversi di una frase nello spazio. 
Ci restano gli occhi e il loro accesso privilegiato alle apparizioni.

- Josè Saramago - 

da "Di questo mondo e degli altri"























Buona giornata a tutti. :-)


















lunedì 9 settembre 2013

Lettera di Abramo Lincoln all'insegnante di suo figlio (1830) -

Il mio figlioletto inizia oggi la scuola: per lui, tutto sarà strano e nuovo per un po' e desidero che sia trattato con delicatezza.E' un'avventura che potrebbe portarlo ad attraversare continenti, un'avventura che, probabilmente, comprenderà guerre, tragedie e dolore.Vivere questa vita richiederà fede, amore, coraggio. 
Dovrà imparare, lo so, che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri.
Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe; che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso… Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico, cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce, e gli insegni il segreto di una risata discreta. Gli faccia imparare subito che i bulli sono i primi ad essere sconfitti…. Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri….

Ma gli lasci anche il tempo tranquillo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare…
Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando…
Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi.
Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore…
Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini, ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso.
Gli insegni, se può, come ridere quando è triste.
Gli insegni che non c’è vergogna nelle lacrime.
Gli insegni a schernire i cinici ed a guardarsi dall’eccessiva dolcezza.
Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima.
Gli insegni a non dare ascolto alla gentaglia urlante e ad alzarsi e combattere, se è nel giusto.
Lo tratti con gentilezza, ma non lo coccoli, perché solo attraverso la prova del fuoco si fa un buon acciaio.
Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente.
Lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso.
Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in sé stesso, perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano.
So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare…
È un così caro ragazzo, mio figlio!

- Abraham Lincoln -

La lettera che, attribuita, ad Abraham Lincoln venne scritta nel 1830 all'insegnante di suo figlio.


«Tutto ci dice che l’educazione è il fattore cruciale per la riuscita di una comunità e dei nostri ragazzi. Allora perché abbiamo totalmente abdicato a questa funzione?». Le ragioni sono due. 
«Per un malefico paternalismo i genitori hanno voluto risparmiare ai figli la fatica implicata nel vivere, ma così hanno spianato la strada verso il nulla. Invece di lanciarli verso una meta ambiziosa, corrispondente al loro cuore, hanno preferito evitargli la fatica della salita». 
Le conseguenze sono drammatiche, perché «i giovani avvertono la sfiducia». 
Il malinteso senso di protezione «è un giudizio negativo sulle loro capacità di crescere ed essere se stessi, ed essi colgono questo giudizio anche se resta implicito».

- don Julián Carrón -





Penso che per gli studenti sarebbe molto meglio partire dalla contemporaneità.
Si rimane sempre indietro di un secolo; nella scuola si vive come dentro una specie di capsula senza collegamento con il tempo presente, mancano i nessi.


- José Saramago -


«Mi spaventa un’Italia senza un ideale adeguato, un utilitarismo perseguito senza alcun punto di fuga ideale. Questo non può durare». 

don Giussani del 1992



La passività dei giovani, il torpore che li avvolge ha radici «nello scetticismo degli adulti che non propongono qualcosa per cui valga la pena muoversi. 
È difficile oggi trovare adulti che non siano scettici. Come descrive Leopardi, la natura dell’uomo è non poter essere soddisfatto di nulla: invece vengono offerte risposte facilone che non risvegliano tutta la loro capacità».
C’è una seconda fonte di questa impostazione educativa: il pensiero del Novecento che ha tolto all’uomo la responsabilità delle proprie azioni. 
«L’io è in balia di altro. Per Freud erano forze psicologiche più grandi di lui, per il marxismo le colpe sociali, per il darwinismo gli antecedenti biologici. 

Il risultato è che l’io non c’è più, un sasso travolto dalla corrente».
Ma se l’uomo è irriducibile ai suoi antecedenti biologici, antropologici e sociali, c’è una speranza anche per le generazioni di oggi. 
Non sono prigioniere del mondo che gli è stato creato attorno. «Basta un minimo di rapporto con i ragazzi per scoprire che il loro io c’è. 
Capiscono benissimo. Non devono studiare legge per capire che cosa è giusto. Il criterio per giudicare è nella loro natura di uomini». E allora si riparte proprio da questo cuore, dal «punto infiammato» di un io sepolto dal torpore, dalla noia, dalla mancanza di adulti che proponga loro una sfida all’altezza delle loro attese. 

- don Julián Carrón -




Chi dunque è in grado di risvegliare l’io dei giovani e degli adulti? «È la sfida della nostra generazione, per qualsiasi ambito»….. 
«Non basta una lezione o un richiamo etico, occorre un adulto che con la sua vita faccia interessare l’altro uomo alla sua vita e al suo destino. 
Solo un testimone può risvegliare le esigenze nascoste dell’io, sfidare la ragione, il cuore, la libertà. Una proposta vivente che suscita il personale impegno con se stessi, senza evitare la fatica personale della verifica. 
L’educazione non è convincere, plagiare, ma il rapporto tra due libertà. Quando sono sfidati i ragazzi sono entusiasti. Il problema è che nessuno li sfida». 


(don Julián Carrón)


Buona giornata a tutti. :-)























martedì 9 aprile 2013

Amare perdendo di vista se stesse - Simona Oberhammer -



Ci sono donne che amano con tutte se stesse, fino a perdere il proprio cuore - e la propria anima- da qualche parte.
Quando l'amore femminile viene dato perdendo di vista se stesse, ci si smarrisce. Si vaga disconnesse dal proprio nucleo interiore, dalla propria anima.
Ma se perdiamo la connessione interiore, l'amore diventa ben poca cosa: l'albero maturo pronto a donare i suoi frutti si trasforma in rami secchi. 

Non si possono formare frutti sani e rigogliosi se non c'è più la nostra calda presenza interiore. Se non c'è un fuoco vivo e palpitante che alimenta il nostro amore. Diventiamo fredde senza il nostro calore. 
Oppure possessive, nel tentativo di scaldarci. 
O ancora ossessive, nella ricerca di una stabilità che manca.
Certe volte le donne mi raccontano:
«Se non sono sempre con lui ho la sensazione di essere inutile, di non avere un mio valore ».
« Sono sospettosa, gelosa. Dove si troverà adesso? Con chi sarà in questo momento? Cosa starà facendo senza di me?» »Se lui mi lascia io cosa farò?».
«Gli piacerò abbastanza? Ho paura di perderlo».
«Sembrava una bellissima storia d'amore, di quelle che durano…invece, se mi guardo come sono ora, ecco come mi sento: invecchiata, risucchiata, ripiegata. Sono morta dentro».
«Con lui mi capita di sentirmi la metà di nulla ».
Sono frasi che parlano di un amore che guarda solo al di fuori.

Un amore che non è scaldato dalla propria presenza viva e intensa, dalla passione prima di tutto per se stesse.
Ma se amiamo in questo modo è difficile diventare delle persone interessanti, vitali e intensamente presenti. 
Si perde fiducia, dignità, capacità di far emergere le proprie potenzialità.
Ci si svaluta.
Amare perdendo di vista se stesse… significa camminare nel mondo dell' amore …senza la propria forza ... senza la propria anima ...

(Simona Oberhammer )

Fonte: Simona Oberhammer - La Via Femminile
Se vuoi saperne di più:
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__codice-deu.php?pn=2668



La magia è un modo di percepire ciò che ci circonda.
La vita è piena di magia, per chi la vuole vedere.
Ed è quando inizi a guardati intorno con occhi diversi che iniziano ad accadere cose meravigliose.

- Simona Barè Neighbors -




Si dice che ogni persona è un’isola, e non è vero,
ogni persona è un silenzio,
questo sì, un silenzio,
ciascuna con il proprio silenzio,
ciascuna con il silenzio che è.

[José Saramago - La caverna]

 


Che ti diano gioia

Che il sole e la luna ti diano gioia,
che le stagioni ti diano gioia.
O tu che abiti il mondo sapendo
che è la Casa di tuo Padre,
a te soprattutto l'uomo tuo fratello
dia grande gioia.

- N. Hikmet -




Ama la Vita!
Perché è l’unico regalo che non riceverai due volte.



L’amore non è cieco, è presbite:
prova ne sia che comincia a scorger i difetti man mano che s’allontana.

- Oscar Wilde -





Buona giornata a tutti. :-)