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martedì 18 febbraio 2014

La mistica della maternità - Bombeck Erma -

Una volta una bambina di undici anni mi scrisse:
Signora Bombeck, non capisco le mamme.
Com'è che mia madre riesce a colpire chiunque, ovunque e a qualunque distanza con una scarpa?
Come fa a capire, senza girare la testa, quando siamo in macchina, che sto facendo le boccacce a mio fratello sul sedile posteriore? 
Come fa a guardare la televisione in soggiorno e a sapere che io sto rubando i biscotti in cucina?
Nemmeno i miei amici capiscono le mamme. 
Vorrebbero sapere come fa la mamma ad accorgersi con una sola occhiata che hanno mangiato un pezzo di pizza e bevuto tre coche tornando da scuola prima di cena. O dove perderanno il maglione che odiano.
A volte il telefono suona e prima ancora che tiriamo su la cornetta lei dice: «Cinque minuti!» Fa venire i brividi!

Siamo tutti d'accordo sul fatto che nessuno al mondo possiede una vista, un udito e un odorato come quello delle mamme. 
Un mio amico mi ha raccontato che una volta aveva un pezzetto di gomma da masticare avvolto nella stagnola e nascosto in una scarpa e sua madre ha detto: «Dammi quella gomma. Vuoi rovinare la suoletta?»
Dato che tu scrivi sempre di bambini, pensavamo che potessi spiegarci un po' le mamme. Cordialmente tua, Caterina.

Cara Caterina e amici:

La tua lettera è molto divertente.
In realtà, la maternità non ha nulla di sacro o di mistico. Siamo state tutte bambine normali come te, poi siamo cresciute e abbiamo sviluppato una normale vista a raggi X, due occhi dietro la testa, un udito bionico e un olfatto affinato dal continuo odore di scarpe da ginnastica bagnate. 
(Non chiedermi che cosa significa «olfatto». Guarda sul dizionario.) 
Noi mamme non abbiamo mai considerato eccezionali queste capacità. 
Le definiamo istinti di sopravvivenza. Senza di esse saremmo mortali e vulnerabili. (Non fare quella faccia. Resterai congelata in quell 'espressione e allora che farai?)
Un giorno, quando si saranno sviluppati in te i geni della maternità, anche tu saprai chi sta rovistando nel frigorifero mentre partecipi alla riunione genitori-insegnanti. Saprai che le scarpe sono bagnate e piene di fango anche senza riuscire a trovarle. Capirai che il tuo bambino ti sta mentendo anche se ha la Bibbia in una mano, il rosario nell'altra e sta in piedi sotto un ritratto del papa.
Le mamme sono gente normale, davvero. Non abbiamo la pretesa di essere perfette o di sapere tutto sull'allevamento dei figli.
Ti dirò che dopo tutti questi anni ci sono ancora moltissimi aspetti dei bambini di cui non so assolutamente niente, lo confesso. 
Per esempio...
Chi è non-lo-so?
Per quanto ricordi, la nostra casa ha sempre ospitato un quarto bambino... Non-lo-so. Tutti lo vedono tranne me. Io so soltanto una cosa, che è odioso. «Chi ha lasciato aperta la porta d'ingresso?» «Non-lo-so.»
«Chi ha lasciato il sapone a mollo nell'acqua?» «Non-lo-so.»
«Chi ha mangiato la banana che tenevo da parte per la torta?» «Non-lo-so.»
Sinceramente, Non-lo-so mi farà diventare matta. 
Ha perso due ombrelli, quattro paia di stivali e una bicicletta. Deve restituire tredici libri alla biblioteca, da tre anni non porta a casa un compito in classe da firmare e una volta ha lasciato un thermos pieno di latte in macchina per tre settimane.
L'altro giorno ha suonato il telefono. Mi sono precipitata di corsa dalla cassetta delle lettere, mi sono fatta un taglio a una gamba, mi sono spezzata un'unghia aprendo la porta e sono arrivata al telefono in tempo per vedere mio figlio riappendere la cornetta. 
«Chi era?» ho chiesto senza fiato. «Non-lo-so. Ha riattaccato.»
Quando ho raccontato questa storia alla mia vicina, mi ha detto: «Sta' allegra. Anch'io ho un bambino invisibile da anni».
«Come si chiama?»
«Nessuno.»
«È odioso?»
«Al confronto Pierino la Peste è un angioletto. Ha rotto il coperchio di un portadolci antico, fa a pezzi il giornale prima che qualcuno riesca a leggerlo, e una volta, mentre guidavo la macchina con tutti i bambini dentro, mi ha quasi steso con una mazza da baseball.»
«Ah!» ho detto io amaramente, «dovresti vedere Non-lo-so. 
L'altra sera, quando è uscito, ha lasciato tredici luci accese. 
Se mi chiedi per quanto ancora potrò sopportarlo, francamente, non-lo-so.»
Stamattina a colazione ho detto a mio marito: «Chi vuole il fegato per cena?»
Lui ha alzato gli occhi e ha detto: «Per-me-è-lo-stesso».

Questo può significare soltanto una cosa. Non-lo-so ha un fratello.

(Erma Bombeck)


Mamma per sempre

Una mamma è mamma a tempo pieno, senza ferie o permessi, né congedo per pensione. 
Una mamma è mamma per tutta la vita, tra alti e bassi, gioie e dolori. 
La gravidanza non finisce dopo i nove mesi, continua nell'allattamento e poi per quanto la madre lotti per tagliare i cordone ombelicali di affetto sensazioni e pensieri (attaccamento psicologico) verso i figli, non ci riuscirà mai per il resto della sua vita.



Illustrazione: Monica Carretero 

E' difficile essere donna perché devi:

Comportarti come una signora.
Mostrarti sempre curata e bella come una ragazzina.
Essere fragile ma dimostrarti sempre forte.
E lavorare come un mulo…



Dipinto: Cayetano De Arquer

"Il segno che la vita è continuamente ricevuta
per essere offerta è per esempio nel nostro ombelico. 
Ma se davvero ti guardi l’ombelico, che cosa scopri?
Una cicatrice.
La tua prima cicatrice,
che è la testimonianza ineffabile
del tuo rapporto con un altro,
della tua relazione con tua madre,
che fu per te la prima dimora.
E se non l’avessi incontrata non saresti mai nato.
Cosicché il nostro ombelico
ci ricorda la nostra dipendenza originale da un altro,
ci ricorda che non ci siamo fatti da noi stessi
e che nel mezzo di noi stessi c’è questa ferita,
questa ferita che è il segno di un dono,
questa ferita che ci chiama a donare a nostra volta,
a non temere le ferite
se sono per dare la vita.

(Fabrice Hadjadj) 



Buona giornata a tutti:-)


















martedì 10 dicembre 2013

“Buona giornata” – Erma Bombeck -

L'espressione «buona giornata» fu coniata la settimana in cui finì la provvista di gasolio, l'acqua cominciò a scarseggiare, aumentarono le tariffe telefoniche, venne razionata la benzina e i prezzi della carne, del caffè e dello zucchero fecero il grande balzo in avanti. Era come se fosse finito il periodo di garanzia concesso al paese. «Buona giornata» era proprio l'espressione giusta.
Ecologia diventò la parola d'ordine. Mio marito si trasformò in un genio del riciclaggio. Fino a qualche anno prima credeva che il riciclaggio fosse un programma supplementare della lavatrice che gli strappava i bottoni dalle camicie e gli riduceva in brandelli la biancheria. Ora passa le giornate a trasformare in portasciugamani gli attaccapanni.
Un giorno mia figlia infilò la testa in cucina e mi disse che la situazione dell'ozono era precaria.
«Fammi capire», dissi. «La macchina perde l'antigelo? le mie cavità nasali stanno per emettere fumo? oppure qualcuno ha acceso l'accendino vicino alle carte ammucchiate nel seminterrato?»
«Sto parlando delle confezioni spray», gemette lei. «Non intendo più usarle e anche tu dovresti fare lo stesso. Ti rendi conto che il governo sta preparando un progetto di legge che proibirà l'uso dei prodotti spray contenenti fluorocarburi?» «Non mi sembra che ci fosse bisogno di sottoporre la questione al governo», dissi. «Mamma! Di certo hai potuto renderti conto da te di come i fluorocarburi contenuti nei prodotti spray stiano danneggiando lo strato atmosferico che protegge la terra dalle radiazioni solari.»
«Ma certo!» annuii. «Per non parlare di quando per sbaglio ci si spruzza il detersivo per il bagno sui denti. Voglio dire, chi vuole avere i denti schiumanti e deodorati?»
«Non posso crederci, mamma.» Sorrise. «Ti rendi conto che questa è la prima conversazione seria che io e te riusciamo a intavolare da anni?»
Passai in bagno e mi spruzzai le ascelle con un po' di deodorante. Può darsi che questi siano gli unici due ozoni che riuscirò mai ad avere, e ho intenzione di tenermeli stretti.
Buona giornata...


A mano a mano che la tecnologia della compagnia telefonica diventava più sofisticata, l'uso del telefono si faceva maledettamente complicato. Non mi ero mai resa conto del significato esatto della parola complicato fino a quando la compagnia dei telefoni lanciò una campagna pubblicitaria intesa a farmi risparmiare.
Tutte le volte che sollevavo il ricevitore, mi sembrava di vedere la faccia di un'impiegata della compagnia su un teleschermo, con mezza cornetta che le spuntava dall'orecchio. Diceva: «Usi la teleselezione. Risparmierà il sessanta per cento di notte e durante i fine settimana. Le tariffe diminuiscono con il diminuire della distanza. Ventidue minuti di conversazione con Nashville le costeranno come dieci minuti in un giorno feriale all'ora di punta».
Una domenica mi trovai a caricare la sveglia per le tre di notte, a chiamare in teleselezione un tizio di Nashville che non mi era mai andato a genio e a conversare con lui per quattro minuti, tutto questo per risparmiare un dollaro e venticinque cent. Era un'occasione che non potevo perdere. In effetti, nel corso di quattro settimane, riuscii a risparmiare abbastanza da telefonare a mia sorella nell'Ohio a un'ora civile, durante la settimana e con una centralinista ad annunciare la chiamata. Mi adattai alla situazione perché sapevo che si stavano facendo grandi progressi nel campo delle comunicazioni. Comunque la chiamata di una centralinista che mi chiedeva se avessi fatto una telefonata nel Nord Carolina e, nel caso di risposta affermativa, se potevo comunicarle il numero, perché non era stato registrato, mi colse assolutamente impreparata.
«Come ha fatto ad avere il mio numero?» le chiesi. «Non c'è, sulla guida.» «Dal servizio informazioni», disse lei.
«Vergogna», dissi io. «Che razza di spreco. E lo sa che se mi avesse telefonato durante il fine settimana, invece che all'ora di punta di un giorno lavorativo, avrebbe potuto risparmiare trentadue cent durante il primo minuto di conversazione?» «Ma io...»
«Non solo, se mi telefonerà per avere informazioni del genere altre tre volte questo mese, pagherà venti cent per ogni telefonata. Questi sono soldi. Suppongo che stia telefonando da un apparecchio d'ufficio, al cui numero viene addebitato l'intero costo del servizio, il che significa che ogni minuto di conversazione con me le viene a costare quaranta cent. Senta, mia cara, ora le farò un grosso favore e riattaccherò. Non credo che possa permettersi di parlare con me.»
Buona giornata...


L'Ammutinamento della Carne arrivò senza preavviso. Un giorno si mangiava di più e si pagava di meno, e quello dopo vennero immessi sul mercato duecentosettantotto prodotti per arricchire gli hamburger.
Le massaie non restarono con le mani in mano. Manifestarono davanti ai negozi, mangiando per protesta cibo per cani.
Alzarono cartelli con la scritta: BOICOTTATE LA CARNE. SUCCHIATEVI IL POLLICE.
E vennero pubblicati centinaia di libri di cucina povera per affrontare la crisi. (La cucina povera, $ 19.95.)
Da un giorno all'altro i macellai diventarono gli ospiti più ambiti ai cocktail e alle feste, al posto dei medici. Mi vergognavo come una ladra, ma non potei fare a meno di comportarmi come tutte le altre massaie.
«Com'è il filetto oggi, Fred?» chiesi un giorno al macellaio, quando chiamò il mio numero.
Si guardò intorno con aria circospetta. «Sei una mia buona cliente da due anni, Erma.
Mi hai curato il bambino quando c'era l'epidemia di influenza e mi hai prestato i soldi per aprire il negozio. Favori del genere non si dimenticano. (Feci un sorriso.)
Posso finanziarti l'acquisto di un filetto al sei per cento per trentasei mesi.»
«Ci vediamo a casa mia sabato sera?» dissi sorridendo.
«Puoi scommetterci», disse lui, agitando la mano in segno di saluto.
Avevo perso ogni pudore. «Ma guarda, è proprio Fred Astor. Odio tirare in ballo questo argomento a una festa, Fred, ma mi chiedevo se potessi darmi qualcosa per una bistecca dura. Il termometro segna normale e le ho già somministrato due cucchiai di 'ammorbidente'.»
Mi guardò con aria annoiata. «Dalle due aspirine e telefonami domattina», disse. «Ora, se vuoi scusarmi, stavo parlando con questa signora. Il suo girello ha un orzaiolo all'occhio.»
Restai lì, confusa. Chissà perché, mi sentivo meglio solo per aver toccato la mano dell'uomo che aveva toccato una costoletta...
Far la fila davanti al banco della carne un giorno dopo l'altro era molto deprimente.
Mi trovai a esaminare tagli di carne che in tempi normali avrei giudicato adatti a esser conservati in formalina al museo di storia naturale.
«Che cos'è quello?» chiesi un giorno a Fred. «Là nell'angolo.»
«Lingua.»
«Di chi?»
«Un anonimo benefattore», rispose lui seccamente. «E questa è trippa», disse, alzando un contenitore.
«Ah, davvero?» dissi io debolmente.
«Hai mai provato lo zampino di porco?»
«No, non si può mai sapere dove li hanno infilati.»
«Pollo?»
«Farò finta di non aver sentito.»
Feci segno a Fred di avvicinarsi: «Senti, Fred, ricordi quel filetto che mi hai finanziato la settimana scorsa? Be', dopo che gli hai tolto un po' di grasso, ha avuto uno choc e...»
«Non faccio visite a domicilio», disse lui freddamente.
«Allora perché non fai un salto a casa nostra domani sera», dissi. «Ci sarà un po' di gente e...»
«Il mercoledì gioco a golf», disse lui.
Buona giornata...
Quando il prezzo del caffè salì a due dollari l'etto, decisi di boicottarlo. Ci provai, ma sono fondamentalmente debole e non riesco a sopportare il dolore.
Ero conscia del fatto che sei etti di caffè costavano più del cappotto che avevo comprato ai tempi del mio matrimonio, ma non riuscivo a farne a meno.
Non potete immaginare le pressioni che esercitavano su di me le donne del quartiere.
Una mattina, mi trovai praticamente a correre a casa di Sara. Mi aveva invitato a far quattro chiacchiere davanti a una tazza da caffè.
Appena dentro la porta, Sara disse: «Vuoi una tazza?»
Mi mise in mano una tazza vuota.
«E il caffè dov'è?» chiesi.
«Non ho mai detto che ci sarebbe stato anche il caffè.»
«Senti, Sara, se è uno scherzo non è divertente. Hai idea di quello che darei per una tazza di caffè? Venderei i miei figli.»
«Saremmo tutte disposte a fare lo stesso.»
«Venderei il mio corpo.»
«Esagerata.»
«Sara, venderei il trofeo del bowling.»
«Vuoi cercare di darti una regolata? Dobbiamo restare unite, altrimenti il prezzo del caffè andrà alle stelle.»
«Senti», dissi, riacquistando la padronanza di me stessa, «non ho mai pensato che avrei finito con il fare un'ammissione del genere, ma io sono più vecchia di tutte voi e ricordo perfettamente la Grande Penuria di Caffeina del 1942, durante la guerra» «Non ne ho mai sentito parlare», disse Sara.
«Non sai quanto sei fortunata», dissi. «Io l'ho vista, mia madre, senza la tazza di caffè del mattino.
Lo spettacolo più penoso a cui abbia mai assistito. L'ho vista tostarsi e imburrarsi la mano e poi metterla nel piatto di mia sorella. L'ho vista sbattere la testa contro uno sgabello. L'ho sentita dire che c'era uno spiffero d'aria e invece aveva solo battuto le palpebre. Quando credeva che nessuno la stesse guardando, infilava la testa nel barattolo del caffè e inalava come una matta. Mio padre la sorprese mentre tentava di radersi la lingua. Uno spettacolo spaventoso.»
«Dev'esser stata un'esperienza terribile, per una bambina», cercò di confortarmi Sara, «ma fatti coraggio, non durerà a lungo.»
«Lo so», gemetti, «ma un giorno senza moka è un giorno senza sole.»
Non si può reggere a lungo una situazione del genere. Tornando da scuola dopo colazione, entrai di corsa in un bar e urlai: «Una tazza di caffè, per favore... posso pagare con un assegno di conto corrente?»
Buona giornata...

(Erma Bombeck)



Buona giornata a tutti (in modo particolare alle mamme :-)






mercoledì 13 novembre 2013

La lettera mai spedita - Bombeck Erma -

L'altro giorno ho trovato una lettera per mia sorella che mi ero dimenticata di imbucare.
Bastava aggiornarla un po', per spedirla. Dopo «Il piccolo ormai...» ho cancellato «ha imparato a stare sul vasino» e ho scritto «finisce gli esami delle scuole superiori il mese prossimo».
E nel PS, dove avevo scritto «oggi ho trovato il primo capello bianco» ho cancellato «bianco» e ci ho scritto «nero».
Il resto della lettera andava ancora bene. «Mi sono messa a dieta perché ormai scoppio anche dalla pelle. I ragazzi sono impossibili e io mi sento sempre più fuori dalla realtà. La settimana prossima dipingerò il bagno e scriverò al resto della famiglia.» Il mio guaio è che non mi piace scrivere lettere, a meno che abbia qualcosa di veramente eccitante da raccontare. 
La gente capace di scrivere lettere emozionanti o elettrizzanti mi fa soggezione.
Ho un gruppo di amici che mi scrivono solo una volta all'anno... dalla crociera. Sanno che impazzirò di invidia e mandano cartoline con paesaggi stupendi, che cominciano con «Tesoro: ti pensiamo tanto, saltando da un'isola all'altra», e finiscono con «Devo scappare. C'è un tipo che assomiglia come una goccia d'acqua a Robert Redford che mi insegue per tutta la nave».
Altri amici delle cui lettere farei volentieri a meno sono quelli che hanno i figli superdotati. Le loro missive traboccano di notizie su Roberto che ha appena vinto una borsa di studio per Harvard. (E così intelligente che per laurearsi gli basterà starsene con il sedere su una sedia e respirare per quattro anni l'aria dell'università.) 
C'è anche Emy, nove anni, che vince tutte le gare di atletica leggera, si fa i vestiti da sé, ha appena venduto un articolo a Selezione e ha intenzione di passare le vacanze estive a leggere la Bibbia. E non dimentichiamo il piccolo Tom, che si alza durante la notte e si cambia i pannolini da sé. (E tu-sai-chi porta ancora le mutandine di plastica sotto la tenuta da football?)
Quelle che veramente non posso sopportare, però, sono le persone che scrivono su carta da lettera e busta coordinate. È facile scrivere quando si ha tutto il necessario a disposizione! Per me invece è già difficile trovare un pezzo di carta senza macchie o scarabocchi, una matita e un francobollo.
Oggi nella cassetta delle lettere ho trovato una lettera di mia sorella. 
Nella frase «Sono contenta che la guerra sia finita», ha cancellato la parola «guerra» e l'ha sostituita con «Natale». Dice che la loro nuova Dauphine va benissimo, poi ha cancellato Dauphine e ha scritto Toyota.
Io e mia sorella abbiamo lo stesso carattere recessivo, il Crampo dello Scrittore.

- Erma Bombeck - 
Fonte: "Se la vita è un piatto di ciliege perchè a me solo i noccioli?"



Non esiste un genitore perfetto, quindi basta essere un genitore vero.


Il rapporto tra madre e figlio è paradossale e, per un senso, tragico. Richiede il più intenso amore da parte della madre, e tuttavia questo stesso amore deve aiutare il figlio a staccarsi dalla madre e a diventare indipendente.

- Erich Fromm - 


Non sei da accordare, devi solo trovare chi ascolta la tua melodia.



Io ringrazio me stesso per aver trovato sempre la forza di rialzarmi e andare avanti, sempre.

- Oscar Wilde -





Se tutti lo facessero anche solo una volta al giorno...
regalare un sorriso, 
immagini che incredibile contagio di buon umore si espanderebbe sulla terra????

Buona giornata a tutti :-)





Preghiera della sera

 Signore, al termine di un altro giorno ti consegno la mia storia:
le mie afflizioni e le mie gioie,
i miei dubbi e le mie certezze,
lo sconforto e la speranza,
gli affetti e le delusioni.
Ti ringrazio,
per l'aiuto e il bene ricevuto:
la pazienza nelle cose irrisolte,
la serenità nelle emergenze,
la calma negli imprevisti.
Non abbandonare chi è solo,
allevia le sofferenze di chi è stremato dal dolore,
solleva chi è depresso e sfiduciato,
sorreggi chi vacilla nella fede.
Signore, al termine di un altro giorno ascolta e benedici.

Buona giornata a tutti. :-)

























venerdì 17 maggio 2013

Dovrebbe esserci una legge... - Bombeck Erma -


Quando nel corso degli umani eventi è in pericolo la propria sanità mentale, diventa necessario alzare una voce nel deserto.
È in nome della giustizia per le genti... ma soprattutto per me... che pronuncio la seguente dichiarazione, nella speranza che assicuri la pace della mente a tante persone.

La dichiarazione dei diritti del bambino

Articolo primo: è severamente proibito a chiunque abbia l'abitudine di mangiare aglio avvicinarsi a meno di cinque chilometri da un lattante, pena l'annegamento per sputo.

Articolo secondo: qualunque idiota venga sorpreso a fare il solletico sotto i piedi di un lattante fino a farlo svenire, o a buttarlo in aria appena mangiato, incorrerà in severissime pene pecuniarie.

Articolo terzo: il lattante colpevole di minzione improvvisa in grembo ad amici o parenti in visita avrà diritto a un veloce cambio di pannolini. Pubbliche dichiarazioni, descrizione di particolari e visite turistiche al sopramenzionato non sono considerati necessari.

Articolo quarto: la decisione di mangiare o meno omogeneizzato di pollo spetta al «nutrito», non alla «nutrice». Se poi il nutrito deciderà di sputare l'omogeneizzato di pollo di cui sopra in faccia alla nutrice, l'atto dovrà essere considerato l'espressione di un'opinione, non una dichiarazione di guerra.

Articolo quinto: ai bambini dev'esser lasciata piena libertà di vocalizzo, anche in chiesa, nei luoghi pubblici, durante i film e nelle ore notturne.
Non hanno ancora avuto modo di imparare che le risate e l'allegria devono durare tutta una vita e quindi non vanno sprecate.

Primo emendamento: è severamente proibito alloggiare un neonato in una casa priva di teneri abbracci, amore e risate.

(Bombeck Erma)
 Fonte: “Se la vita è un piatto di ciliegie, perché a me capitano solo i noccioli?” di Erma Bombeck





C'è un bambino in ognuno di noi. Ha delle necessità. disperatamente ci chiama.
Desidera vivere spensierato, leggero. E' stato caricato con troppi doveri e regole.
Gli è stata rubata una parte dell'infanzia. Solo tu puoi dargli ciò di cui più ha bisogno.
Lo puoi fare.
Fallo giocare, lascia che si diverta, che faccia scemate, che rida, che salti spensierato e libero e divertiti con lui.
Tutto ciò che dai a lui lo dai a te. La sua gratitudine sarà immensa.

- Gustav Birth -



I nostri bambini hanno bisogno più fiducia da parte nostra. Facciamo capire loro quanto sono importanti. Quanta forza portano dentro di sé. Così evitiamo di farli dipendere dai giudizi dei maestri, degli amici, e a volte persino dai nostri. Man mano che crescono cessiamo di essere genitori e diventiamo loro amici.

- Gustav Birth - 


Le donne sono le peggiori nemiche di se stesse. E i sensi di colpa sono il principale strumento della tortura che si autoinfliggono.


- Erica Jong - 



Smettiamo di implorare altri per ricevere amore e sicurezze.
Siamo noi che dobbiamo darceli altrimenti la nostra felicità dipenderà sempre da altri.

Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 12 aprile 2013

Saluti e baci - Bombeck Erma

Questo paese ha urgente bisogno di un regolamento sull'opportunità o meno di salutare le persone con un bacio.
O siamo tutti d'accordo, o niente.
In tutta franchezza, personalmente non saluto più nessuno con un bacio dall'età di sette anni, dopo una traumatica esperienza con un'insegnante di pianoforte appassionata di aglio e cipolla.
Riusciva a farmi eseguire il “Valzer del minuto”  in dieci secondi.
Soltanto quando cominciai a comparire come ospite in alcuni programmi TV, mi capitò di nuovo di vedere persone adulte darsi i bacini in pubblico. Era strano.
Mi baciavano quando arrivavo allo studio, mi ribaciavano con lo stesso entusiasmo quando tornavo dal bar, dalla sala trucco o dalla toilette. 
Non solo, ma quando li ritrovavo sul set si comportavano come se non mi avessero più vista dai tempi della prima guerra mondiale, a Parigi, dove mi avevano lasciata come morta, in preda a un febbrone da cavallo.
In effetti salutare la gente con un bacio non è semplice.
Per prima cosa bisogna stabilire chi bacia e chi viene baciato.
Una volta definito questo particolare, non bisogna avere esitazioni.
Il baciarne deve afferrare il baciando per le mani o per le spalle e baciarlo da sinistra (solo i vampiri si avvicinano da destra).
Se decidete di baciare un'altra donna, fate attenzione agli orecchini: potrebbero accecarvi; alle spille: potrebbero sgonfiarvi le protuberanze; ai capelli: sono spesso causa di asfissia. (Una volta mi è capitato di venir punta e sgonfiata dalla spilla appuntata a un cartellino di riconoscimento con la scritta: «Salve, mi chiamo Ines Funk».)

La durata del bacio è un particolare di grande importanza.
Quanto deve durare, un bacio, per non superare i limiti del buon gusto? 
Ho visto presentatori baciare le loro ospiti con tanto entusiasmo da far pensare che:

a) stessero praticando la respirazione bocca a bocca a una morta,
b) dopo lo spettacolo avrebbero rapito la malcapitata su ali di tulle lasciandosi dietro una scia di confetti.

Un bacio di saluto dovrebbe essere una cosina rapida e impersonale e al tempo stesso traboccare della passione contenuta di un orangutan in calore.
Alcuni baci sono così spontanei che li si dà puntando gli occhi addosso a chi vien dopo.
I presbiti hanno altri problemi. Mi è capitato di abbracciare per ben cinque minuti un distributore automatico del caffè, ripetendo con insistenza: «Come, non ti ricordi di me, Fiorenza?»

È opinione generale che per una donna, baciarne un'altra, specialmente se le due si vedono sempre, sia una cosa «senza senso».
L'altro giorno ho baciato uno con uno stuzzicadenti in bocca. 
Ho detto: «Ahi!»

(Erma Bombeck)

 Fonte: “Se la vita è un piatto di ciliegie, perché a me capitano solo i noccioli?” di Erma Bombeck


La follia è ereditaria: te la passano i tuoi figli. 

- Erma Bombeck -




«Non esistono manuali per il matrimonio. Se ci fossero non si sposerebbe più nessuno.
Sarebbe come leggere un libro sulla nascita dei bambini: entrambi gli argomenti appaiono peggiori di come siano in realtà.
Non ci sono garanzie sul fatto che una volta giunti a casa il matrimonio funzioni, così come non esiste la possibilità di cambiare la merce, di ottenere uno sconto o di trovare un tipo di pile garantite a vita.
Si tratta piuttosto di una professione ad alto rischio.»

(da "Troppo tardi per tradire" di Erma Bombeck)



"Il problema non è che siamo noi che siamo grasse, sono le taglie che sono piccole."

(Geppi Cucciari)




Buona giornata :-)