“Signore
Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di noi peccatori!
Signore
Gesù, nato sotto le bombe di Kiev, abbi pietà di noi!
Signore
Gesù, morto in braccio alla mamma in un bunker di Kharkiv, abbi pietà di
noi!
Signore
Gesù, mandato ventenne al fronte, abbi pietà di noi!
Signore
Gesù, che vedi ancora le mani armate all’ombra della tua croce, abbi pietà di
noi!
Perdonaci
Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano,
continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi. Perdonaci,
se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti
di morte.
Perdonaci,
Signore, se continuiamo ad uccidere nostro fratello,
se
continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere
Abele.
Perdonaci,
se continuiamo a giustificare con la nostra fatica la crudeltà,
se con il nostro dolore legittimiamo l’efferatezza dei nostri gesti.
Perdonaci
la guerra, Signore.
Signore
Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo!
Ferma
la mano di Caino!
Illumina
la nostra coscienza,
non sia fatta la nostra volontà, non abbandonarci al nostro agire!
Signore, fermaci!
E quando
avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui.
E' nostro fratello.
O
Signore, poni un freno alla violenza!
Fermaci, Signore!”
È la preghiera di Mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, ripresa da Papa Francesco al termine dell’udienza del 16 marzo 2022
Un soldato entra in una casa e trova
dei soldati russi che mangiano con il cucchiaio di legno da una zuppiera
comune. Tutti rimangono increduli, lui ha in mano il fucile, ma nessuno si
muove.
Chiede alla padrona di casa se può avere anche lui un po’ di minestra.
La donna prende un piatto e lo riempie, così, con semplice grande gesto: “Mi
metto il fucile in spalla e mangio.
Il tempo non esiste più. I soldati russi mi
guardano.
Le donne mi guardano. I bambini mi guardano.
Nessuno fiata. C’è solo
il rumore del mio cucchiaio nel piatto”.
Il soldato ringrazia la donna, che risponde con semplicità. Poi esce dalla casa: “I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi”. Dei giovani, costretti a essere nemici per forza in nome di una patria, hanno superato così quel confine. La loro vera "patria" è diventata improvvisamente quella casa, quelle donne che offrono un piatto di minestra e i nemici sono la fame, il gelo, la stupidità umana.
Il soldato ringrazia la donna, che risponde con semplicità. Poi esce dalla casa: “I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi”. Dei giovani, costretti a essere nemici per forza in nome di una patria, hanno superato così quel confine. La loro vera "patria" è diventata improvvisamente quella casa, quelle donne che offrono un piatto di minestra e i nemici sono la fame, il gelo, la stupidità umana.
[Mario Rigoni Stern, "Il sergente
nella neve"]
- Mario Rigoni Stern -
Buona giornata a tutti :-)
Nessun commento:
Posta un commento