Quando nacque il mio Dolore lo nutrii con amore e lo curai teneramente. Come tutte le creature viventi esso crebbe, forte, bello e traboccante di mirabili delizie. Ci amavamo reciprocamente e amavamo il mondo che ci circondava; poiché il Dolore aveva il cuore tenero, e il mio dal Dolore veniva conquistato. Quando il mio Dolore ed io discorrevamo insieme, i giorni erano alati e le notti ornate di sogni; poiché il linguaggio del Dolore era eloquente, e il mio con lui lo diventava. Quando camminavamo insieme, la gente ci rivolgeva sguardi delicati e sussurrava parole di dolcezza estrema. Ma c’era anche chi osservava invidioso, perché il Dolore è nobile ed io ne ero orgoglioso. Ma come tutte le creature viventi il mio Dolore morì ed io sono rimasto solo a pensare ed a soppesare. Ora, quando parlo, le mie parole ricadono con un suono grave. Quando canto i miei amici non vengono più ad ascoltare. Quando cammino per la strada nessuno più mi degna di uno sguardo. Solo nei miei sogni sento una voce misericordiosa che dice: “Guarda, lì riposa l’uomo il cui Dolore è morto”. - Khalil Gibran - Niente mi manca in questa solitudine; sulla finestra splende la luna, attorno, i fiori. Ryokan, monaco dello Zen - La vita felice 1994 - Il rimpianto è il prezzo che si paga per aver vissuto momenti indimenticabili. Buona giornata a tutti :-) |
domenica 27 marzo 2022
Il dolore – Khalil Gibran
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