Il proprium dell’uomo è l’educazione, perché
l’educazione è quella cosa misteriosa per cui, per il fatto stesso che
esistiamo, educhiamo.
Tutti in qualche modo educano e tutti sono educati continuamente, perché la vita è un’educazione continua, se per educazione si intende appunto non un addestramento, non l’acquisizione di determinate competenze, che sono un aspetto dell’educazione, ma se si intende una compagnia che gli adulti fanno, che una generazione di adulti fa a una generazione di giovani, perché questa generazione di giovani risponda all’attesa che ha di felicità, di bene, che la vita sia buona, che la vita sia una cosa positiva.
Se l’educazione è questo, sempre educhiamo, tutti educhiamo; poi c’è quel mestiere particolare che è il genitore e quel mestiere particolare che è l’insegnante che hanno una loro fisionomia e una loro caratteristica.
- Franco Nembrini -
Tutti in qualche modo educano e tutti sono educati continuamente, perché la vita è un’educazione continua, se per educazione si intende appunto non un addestramento, non l’acquisizione di determinate competenze, che sono un aspetto dell’educazione, ma se si intende una compagnia che gli adulti fanno, che una generazione di adulti fa a una generazione di giovani, perché questa generazione di giovani risponda all’attesa che ha di felicità, di bene, che la vita sia buona, che la vita sia una cosa positiva.
Se l’educazione è questo, sempre educhiamo, tutti educhiamo; poi c’è quel mestiere particolare che è il genitore e quel mestiere particolare che è l’insegnante che hanno una loro fisionomia e una loro caratteristica.
- Franco Nembrini -
L’altra malattia dei genitori è
l’ossessione per la riuscita, per la prestazione del figlio.
Non si
tollerano più i fallimenti, gli errori, le imperfezioni fisiche: il bimbo deve
essere capace, il migliore se possibile in ogni ambito, bello, perfetto.
«Quando una cultura cancella il fallimento si distrugge, perde di vista il
fatto che l’essenziale nella vita non è essere perfetti, ma amare la stortura,
le bizzarrie».
Il disagio giovanile è legato a questo rapporto rovesciato con i
genitori.
I giovani sono depressi, senza slancio, senza desiderio.
«Siamo di fronte a
giovani che hanno tutto, ma non desiderano niente», e sono dipendenti dagli oggetti tecnologici. Vivono un’apatia
frivola e una connessione continua. Ma come possiamo fare per
sconnetterli. Per riaccendere in loro la vita?
Con la nostra passione, con la nostra
vita. Avviene per contagio».
- Massimo Recalcati -
“Arriva un momento in cui i figli ti si
staccano dalle mani,
come sull'altalena, quando li spingi per un pezzo e poi li lasci andare.
Mentre salgono più in alto di te, non puoi fare altro che aspettare, e sperare che si reggano saldi alle corde.
L'oscillazione te li restituisce, prima o poi, ma diversi e mai più tuoi”.
- Paolo Giordano -
come sull'altalena, quando li spingi per un pezzo e poi li lasci andare.
Mentre salgono più in alto di te, non puoi fare altro che aspettare, e sperare che si reggano saldi alle corde.
L'oscillazione te li restituisce, prima o poi, ma diversi e mai più tuoi”.
- Paolo Giordano -
“La maestra Gisella”
Buona giornata a tutti. :-)
Nessun commento:
Posta un commento