«Caro
amico, due anni fa una gentile vecchia signora di Tolosa aveva fatto testamento
in mio favore. Dopo aver recuperato l’eredità fui convinto da un gentiluomo
presso cui alloggiavo a imbarcarmi con lui per Narbona.
Il vento era così
favorevole che ci avrebbe portati in un giorno a Narbona, se Dio non avesse
permesso a tre brigantini turchi che incrociavano nel golfo di Lione di
piombare su di noi e attaccarci con tanto impeto che tre dei nostri uomini
furono uccisi e tutti gli altri feriti, e tra loro anch’io, che ricevetti una
ferita di freccia che mi servirà da orologio per il resto della mia vita.
Carichi di bottino, i pirati si diressero in Barberia.
Al nostro arrivo lì, fummo esposti in vendita. Ci condussero in piazza, dove i mercanti vennero a esaminarci, proprio come si fa quando si compra un cavallo o un bue.
Ci fecero aprire la bocca e mostrare i denti, esaminarono le nostre ferite e ci fecero camminare, trottare e correre.
Al nostro arrivo lì, fummo esposti in vendita. Ci condussero in piazza, dove i mercanti vennero a esaminarci, proprio come si fa quando si compra un cavallo o un bue.
Ci fecero aprire la bocca e mostrare i denti, esaminarono le nostre ferite e ci fecero camminare, trottare e correre.
Fui comprato da un vecchio, medico farmacista e
abilissimo nell’estrarre le quintessenze. Era un tipo molto umano e gentile.
Erano cinquant’anni che lavorava cercando di scoprire la pietra filosofale,
tutto invano per quel che riguardava la pietra, ma con lusinghiero successo per
quanto concerneva un altro metodo di trasformare i metalli.
Il vecchio mi aveva
preso a ben volere e amava parlarmi di alchimia e ancor di più della sua
religione, adoperandosi come meglio poteva per convertirmi, promettendomi
grandi ricchezze e tutto il suo sapere.
Dio sostenne sempre in me la sicurezza
che un giorno sarei fuggito grazie alle costanti preghiere che offrivo a lui e
alla Beata Vergine Maria, al cui unico intervento io credo fermamente di dovere
la mia liberazione.
Morto l’anziano, fui venduto dal nipote ad un cristiano
rinnegato di Nizza in Savoia, che mi portò nella sua casa, un posto
terribilmente caldo e sabbioso. Una delle sue mogli, turca di nascita, fu
strumento dell’infinita misericordia di Dio nello strappare suo marito
all’apostasia, riportarlo in seno alla Chiesa e liberarmi dalla schiavitù.
Siccome era curiosa di conoscere il nostro modo di vivere, mi ordinò di cantare
le lodi del mio Dio.
Io iniziai a recitare, con le lacrime agli occhi, il
salmo: «Sui fiumi di Babilonia». Poi cantai la Salve Regina» e diverse altre
preghiere. Fu veramente splendido vedere come ella fosse rapita da tutto ciò.
Quella sera non mancò di dire al marito quanto egli avesse avuto torto ad
abbandonare la sua religione, che lei considerava molto buona, da quanto le
avevo detto del nostro Dio e anche da alcuni inni di lode che avevo cantato in
sua presenza. Ascoltandoli, disse, aveva provato una gioia così celeste da non
credere che il paradiso dei suoi antenati potesse darle tanto piacere come
quello provato mentre lodavo il mio Dio, e concluse che quanto aveva udito da
me era realmente meraviglioso.
Quella donna fece sì che suo marito mi dicesse,
il giorno dopo, che egli aspettava solo la prima occasione perché tutti e due
fuggissimo in Francia e che Dio sarebbe stato glorificato da quanto egli avrebbe
fatto. Fuggimmo su una piccola imbarcazione e arrivammo a Aigues-Mortes il 15
giugno.
Poco dopo raggiungemmo Avignone, dove Sua Signoria il Vice‑Legato, con
le lacrime agli occhi e la voce rotta dai singhiozzi, lo riconciliò con Dio».
- Marcelle Auclair -
da: La parola a San Vincenzo de' Paoli, ed Cittadella Nuova, 1971
Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l'intenzione dell'orazione.
Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l'orazione.
Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio.
La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa.
E` una grande signora: bisogna fare ciò che comanda. Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte.
Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni».
Da alcune «Lettere e conferenze spirituali» di san Vincenzo de' Paoli, sacerdote; (Cfr. lett, 2546, ecc.; Correspondance, entretiens, documents, Paris 1922-1925, passim)
C'è un membro
della Compagnia che, accusato di aver derubato un compagno, e pubblicamente
definito come ladro - benchè‚ non fosse vero - tuttavia non ha mai voluto
giustificarsi. Un giorno, vedendosi così ingiustamente accusato, pensava tra sè
e sè: "Non ti discolpi? Ciò di cui ti accusano non è vero!".
"Oh! no, rispose, rivolgendo il suo pensiero a Dio, bisogna che io
sopporti pazientemente questo oltraggio".
E così fece. Che cosa accadde in
seguito?
Sei mesi dopo, il vero ladro, che era andato a vivere cento leghe
lontano da qui, riconobbe la sua colpa e scrisse chiedendo perdono.
Ecco, Dio,
talvolta, vuol provare alcune persone e perciò permette che succedano simili
fatti.
- Marcelle Auclair -
da: La parola a San Vincenzo de' Paoli, ed Cittadella Nuova, 1971
Buona giornata a tutti. :-)
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