Fa
parte della missione del contemplativo mantenere vivo nel mondo il senso del
peccato. In questo, egli è il discendente dei profeti dell'Antico Testamento,
perché questa era anche la loro missione.
Il contemplativo è uno che, come il servo di Jhwh,
«conosce il patire», non solo per il suo peccato, ma per il peccato di tutto il
mondo, che prende su di sé perché è un uomo tra gli uomini e non si può
dissociare dalle opere degli altri uomini. La vita contemplativa del nostro
tempo è quindi necessariamente modificata dai peccati della nostra epoca. Essi
fanno scendere su di noi una nube di oscurità di gran lunga più terribile
dell'innocente notte dell'inconoscienza.
È la notte oscura dell'anima ad essere discesa su
tutto il mondo.
La contemplazione nell'epoca di Auschwitz e Dachau, Solovky e Karaganda è qualcosa di più buio della contemplazione all'epoca dei Padri della Chiesa.
La contemplazione nell'epoca di Auschwitz e Dachau, Solovky e Karaganda è qualcosa di più buio della contemplazione all'epoca dei Padri della Chiesa.
E proprio per questa ragione, l'urgenza di cercare una
traccia di luce spirituale può essere una tentazione sottile di peccato. È
certamente peccato se significa un rifiuto deciso del fardello della nostra
epoca, una fuga nell'irrealtà e nell'illusione spirituale, fino al punto da non
condividere la miseria degli altri uomini.
- Padre Merton Thomas -
da: L'Esperienza interiore. Note sulla contemplazione", San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, pp. 198-199
Il contemplativo, tramite una semplice risoluzione di
non uscire dalla presenza di Dio, vi si conserva incessantemente, qualunque
cosa faccia e a qualunque impiego si dedichi durante il giorno, poiché egli ha
contratto, con la grazia della sua attrazione e del suo esercizio continuo,
un'abitudine così forte di produrre l'atto soave e amoroso della
contemplazione, che egli lo produce quasi insensibilmente in mezzo alle
occupazioni e alle faccende, ora più forte ora più debole, secondo il potere
che ha di raccogliersi.
- François Malaval -
Pratica facile per elevare l'anima alla contemplazione, Dial I
La cecità nei confronti delle cose esteriori è un problema di interpretazione e valutazione. Il contemplativo non cessa di conoscere gli oggetti esterni.
Ma cessa di essere guidato da essi.
Cessa di dipendere da essi.
Cessa di trattarli come definitivi.
Li valuta in un
modo diverso, ed essi non sono più oggetto di desiderio o di paura, ma
rimangono neutri e come se fossero vuoti fin quando anch'essi non siano stati
riempiti dalla luce di Dio.
- Thomas Merton -
da: L'Esperienza interiore. Note sulla contemplazione", San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p.
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Buona giornata a tutti. :-)
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